Predicazioni/Galati/Quelle di Dio non sono "promesse elettorali"
Quelle di Dio non sono "promesse elettorali"!
Le promesse dei politici! Sappiamo bene che cosa siano: semplici "promesse elettorali"! Spesso fatte solo per raccogliere consensi e voti, sono parole altisonanti che, se ci va bene, vengono poi adempiute solo in minima parte ...e "poi ci spiegheranno" il motivo perché non le abbiano realizzate. Le promesse di benedizione fatte da Dio ad Abraamo e alla sua discendenza sono fondate su un preciso patto o contratto inalterabile. Ce ne parla l'Apostolo nel frammento di Galati che consideriamo oggi. Possiamo crederci. Potremmo esserne anche noi i destinatari?
"Fratelli, io parlo alla maniera degli uomini: se un patto è ratificato, benché sia patto d'uomo, nessuno l'annulla o vi aggiunge qualche cosa. Ora le promesse furono fatte ad Abrahamo e alla sua discendenza. La Scrittura non dice: «E alle discendenze» come se si trattasse di molte, ma come di una sola: «E alla tua discendenza», cioè Cristo. Or io dico questo: la legge, venuta dopo quattrocentotrent'anni, non annulla il patto ratificato prima da Dio in Cristo, in modo da annullare la promessa. Infatti, se l'eredità derivasse dalla legge, non verrebbe più dalla promessa. Or Dio la donò ad Abrahamo mediante la promessa" (Galati 3:15-18).
C'è chi cerca cerca presso Dio "grazie", benedizioni e favori di carattere esclusivamente materiale. Sicuramente possono essere bisogni reali, ma il dono di Dio per eccellenza, il più importante fra tutti, quello che dobbiamo implorargli di impartirci, è ben altro perché ha valenza eterna e non temporanea. Si tratta del dono della sua grazia in Gesù Cristo. E' il dono della riconciliazione con Lui, della ristabilita comunione con lui ottenuto attraverso la fede nella persona e nell'opera di Gesù Cristo. E' la benedizione più grande ed è la sorgente di ogni altra benedizione. Si tratta del dono che Dio fa ai peccatori ravveduti che si affidano al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Promessa sicura stabilita fin dall'antichità, questo è grazia, cioè espressione dell'incondizionata generosità di Dio, la grazia che sola ha la potenza di generare "l'uomo nuovo". Non si tratta di vuote promesse e pie intenzioni come fanno le religioni di questo mondo (che includono pure quelle politiche e "laiche" di vario tipo).
Nel testo biblico che consideriamo oggi, troviamo due insegnamenti. (1) Le benedizioni di Dio concesse ad Abraamo ed alla sua discendenza sono state fissate in un patto firmato e ratificato, hanno carattere permanente: non sono state, non sono e non saranno modificate. (2) Le benedizioni di Dio concesse ad Abraamo si estendono fino alla sua "discendenza ultima", cioè il Cristo (il Messia) e di esse sono partecipi tutti coloro che sono in comunione con lui.
In primo luogo, per spiegare il carattere permanente del patto suggellato da Dio con Abraamo, l'Apostolo si avvale qui di un'analogia, un paragone preso dalla vita di tutti i giorni. Quando un testamento, un patto o una promessa, è fatto in modo giuridicamente valido, messo per iscritto, firmato e ratificato, a nessuno è consentito di annullarlo o alterarlo. Niente lo può cambiare o pregiudicare quali che siano in futuro le circostanze. Tale è e rimane in vigore secondo i termini che in esso sono stabiliti. Se questo vale a livello umano, molto di più vale per Dio, il quale mantiene sempre fedelmente ciò che ha promesso e suggellato con un patto. Egli non cambia idea, né aggiunge nuove clausole non concordate in precedenza. Le benedizioni accordate da Dio ad Abraamo erano espressione della grazia di Dio e basate sulla fede di Abraamo (il suo completo ed incondizionato abbandono a Dio). Esse non erano dipendenti o "guadagnabili" dall'osservanza, da parte sua, di cerimonie, leggi o regolamenti. La legge divina, infatti, è stata data solo più tardi, 430 anni dopo, e non altera in alcun modo i termini del patto originario come se ora le benedizioni di Dio dipendessero dalla sua osservanza. Ciò che la legge divina prescrive ha un'altra funzione.
Quando, allora, è stato stabilito questo patto? Esso porta una data precisa ed essa stabilisce la sua precedenza su ogni altro documento in seguito sopravvenuto che non può cambiarne i termini. La legge mosaica è sopravvenuta 430 anni dopo il patto stabilito con Abraamo. L'Apostolo afferma come i due documenti debbano essere radicalmente distinti e non possano essere confusi. I termini dell'uno e dell'altro sono diversi. Quanto la legge prescrive al tempo di Abraamo non era né contemplato né c'è evidenza alcuna che fosse implicato. Presupporlo non ha alcun fondamento né legittimazione. I termini irrevocabili del patto sono stati stabiliti molto tempo prima che fossero stabilite le leggi mosaiche. La distinzione fra promessa e legge è la stessa che esiste fra Evangelo e legge. Essa è radicale e nessun compromesso o distinguo è possibile: le benedizioni del Patto ci sono impartire per pura grazia, senza alcun presupposto o condizione. L'eredità promessa è dono, grazia, non una ricompensa per aver osservato la legge: "Infatti, se l'eredità derivasse dalla legge, non verrebbe più dalla promessa. Or Dio la donò ad Abrahamo mediante la promessa." (18). L'eredità promessa è un dono. Considerare ricompensa ciò che è già stato ricevuto come dono è illogico ed insensato. Affermare il contrario significherebbe pure offendere il donatore.
In secondo luogo, il testo ribadisce come queste promesse valevano per Abraamo e la sua discendenza, quella che ne avrebbe seguito le orme, le sue "orme paterne". Qual'é la discendenza di Abraamo? Quella dei suoi discendenti fisici (il seme naturale, gli Israeliti), soprattutto gli israeliti animati dalla stessa fede di Abraamo, dallo stesso spirito (il seme naturale-spirituale). La discendenza di Abraamo per eccellenza, però, è il Cristo (il Messia). I concetti che la rivelazione biblica insegna sono espressi attraverso la rilevanza e precisione della grammatica usata (questo contraddice chi oggi disprezza e nega la rilevanza dell'ispirazione verbale del testo biblico). La Scrittura, infatti - come rileva qui l'Apostolo - afferma che le benedizioni di Dio sono impartite ad Abraamo ed alla sua discendenza, non tanto "ai suoi discendenti". Sebbene in italiano il termine tradotto come "discendenza" sia collettivo, esso è pure singolare, esso rimanda alla singolarità del Cristo, il Messia della promessa, che "si nasconde" in quel singolare! E' proprio così che le benedizioni di Dio, suggellate dal patto con Abraamo, si estendono anche a chi israelita non è, ma che in comunione con il Cristo, il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Non è necessario far parte formalmente della nazione ebraica (e sottoporsi alla circoncisione) per poter partecipare a queste benedizioni: bisogna essere in Cristo, essere in comunione con Lui, appartenere a Lui. Infatti: "Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abrahamo ed eredi secondo la promessa" (Galati 3:29). Cristo, discendenza per eccellenza di Abraamo, include così in sé la "comunità multietnica" di coloro che sono in comunione con lui. Nella Chiesa di Gesù, il Cristo, infatti, non c'è alcuna distinzione di nazionalità, razza, condizione sociale o genere. Proprio come la discendenza, progenie è una sola (v. 16), così "voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (v. 28).
Delle promesse dei politici ci si può fidare poco e dobbiamo sempre vigilare perché le mantengano. Delle promesse di Dio in Gesù Cristo, ratificate fin dall'antichità, possiamo fidarci completamente. Esse si realizzano nel tempo e nell'eternità. Vi siete disposti ad esserne i destinatari?
Preghiera
Signore, Ti ringrazio per avermi unito per fede a Cristo e per avermi fatto così partecipe delle benedizioni promesse a Lui ed in Lui. Fa sì che mai io vi interponga i miei "sì, ma, già e però"... ma che fiduciosamente io viva di questa Tua stupefacente generosità. Amen.