Predicazioni/Galati/Introduzione

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Introduzione

Le nostre meditazioni settimanali sistematiche ci conducono a una lettera apostolica molto importante, quella che Paolo scrive ai cristiani della Galazia. Proclamando l'Evangelo in tutta la sua carica rivoluzionaria, essa contrasta un fenomeno ricorrente nella storia del cristianesimo: il tentativo di addomesticarlo per renderlo più simile alle religioni di questo mondo. Troppo tagliente e pericoloso? Ancora oggi c'è chi lo vorrebbe"smussare", annacquare, ridurre a "più miti pretese". Un tale Evangelo riveduto e corretto, però, non è più l'Evangelo di Cristo, ma altra cosa fondamentalmente, una sua falsificazione priva di potenza. Infatti non può né salvare né trasformare la creatura umana rovinata dal peccato. La lettera ai cristiani della Galazia (Epistola ai Galati) è così considerata una delle più importanti dell'apostolo Paolo. Potremmo dire che si tratti del cuore stesso dell'insegnamento dell'apostolo, l'affermazione più esplicita ed aliena da compromessi dell'Evangelo, come egli afferma: "io non l'ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l'ho ricevuto per una rivelazione di Gesù Cristo" (Galati 1:12).

Questa lettera, forse la più influente del nuovo Testamento, presenta numerose similitudini con quella scritta ai cristiani di Roma ed è stata grandemente stimata nel corso della storia soprattutto come il "cavallo di !attaglia" della Riforma protestante", "il manifesto della libertà in Cristo", la pietra angolare stessa della Riforma. Lettera favorita da Martin Lutero, essa è stata considerata come "il sasso colto dal greto del torrente attraverso il quale, come Davide, i riformatori hanno colpito il gigante Golia del Papato. Martin Lutero si riferiva a questa lettera come a "sua moglie": "L'epistola ai Galati è la mia epistola, ad essa sono come unito in matrimonio. La mia Caterina". Si può veramente dire che Galati incorpori il credo fondamentale della libertà cristiana, la sua Magna Charta, cittadella imprendibile che resiste ad ogni attacco sferrato contro la libertà cristiana, soprattutto quando proviene da coloro ce vorrebbero ridurre la fede cristiana a semplice "religione" fatta di regole, di cerimonie, di feste da cele!rare, tradizioni umane ecc. e renderla pari a tante altre.

Il carattere rivoluzionario della fede cristiana coerente continua ad apparire però, in modo sorprendente al lettore di questa lettera (ieri come oggi) quando la studia attentamente traendone le conseguenze. La Galazia è la zona dove si trovavano le chiese alle quali questa lettera è stata originalmente inviata, corrisponde più o meno al centro-nord dell'attuale Turchia ed è stata chiamata così a causa dell'immigrazione dall'Europa in quella terra di popolazioni celtiche (Galli) intorno al 287-27 a. C. La Galazia diventa una provincia di Roma nell'anno 25 a. C. Le Comunità cristiane erano state costituite in Galazia durante il secondo viaggio missionario dell'apostolo Paolo ed erano formate da convertiti provenienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. Questa lettera ai cristiani della Galazia è stata scritta dall'apostolo Paolo nell'anno 49 o 55 AD durante il suo terzo viaggio missionario.

I problemi ce l'apostolo affronta in questa lettera erano stati causati dai giudaizzanti, cristiani d'origine ebraica che, in modo militante e legalistico insistevano che tutti i cristiani (anche quelli provenienti dal paganesimo) dovessero sottoporsi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica. Essi consideravano l'insegnamento di Paolo "troppo facile", "liberale". Gli contestavano di predicare una grazia a buon mercato. Avrebbero voluto che i cristiani, per poter appartenere al popolo di Dio, si facessero circoncidere, attaccavano l'Apostolo in tre aree. (1) Contestando la sua autorità, (2) affermavano che la salvezza dovesse essere sia per fede che per opere meritorie, (3) sostenevano che la visione di Paolo della vita cristiana conducesse a giustificare comportamenti licenziosi. Tutto questo era molto simile al Fariseismo che lo stesso Gesù aveva combattuto durante il suo ministero terreno.