Predicazioni/Chi era Giunia: uomo o donna?
Chi era Giunia? Era una donna o no?
Il nome Giunia (Junia) compare fra quelli citati dall'apostolo Paolo nei suoi saluti al termine dell'epistola ai Romani: "Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me" (Romani 16:7 Riv.), "Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me" (CEI). Nell'originale greco compare come: "ασπασασθε ανδρονικον και ιουνιαν τους συγγενεις μου και συναιχμαλωτους μου οιτινες εισιν επισημοι εν τοις αποστολοις οι και προ εμου γεγονασιν εν χριστω".
Nella storia dell'interpretazione di questo versetto due sono le questioni che sono state molto dibattute: (1) Il nome Giunia è maschile o femminile? (2) E' da intendersi che Andronico e Giunia siano apostoli ("apostoli insigni" come afferma la Bibbia cattolica), oppure semplicemente che sono stimati fra gli apostoli (come sembrano suggerire le versioni protestanti: "sono segnalati fra gli apostoli")?
I.
Il nome Giunia era un nome femminile latino molto comune che significa "giovanile". E' stata proclamata santa dalla Chiesa cattolica romana e la sua memoria viene celebrata il 17 marzo insieme ad Andronico.
L'elenco di "santi e beati della Chiesa cattolica" afferma: "Sono assai scarse le informazioni sul loro conto contenute negli scritti paolini, ma la tradizione cristiana ha sopperito a tale carenza tramandando non poche leggende su questi misteriosi santi. Lo stesso nome di Giunia non è chiaro se sia il nome di un uomo, contrazione di Giuniano, o di una donna, in questo caso sorella o piuttosto moglie di Andronico, come infatti ipotizzarono il Crisostomo e molti altri studiosi più recenti. Andronico e Giunia sarebbero allora una coppia di coniugi giudeo-cristiani, proprio come Aquila e Priscilla citati poco prima da San Paolo, che per il loro zelohttp://santiebeati.it/dettaglio/90677 ]. meritarono l’appellativo di “apostoli”. Secondo Ippolito di Roma, Andronico sarebbe stato uno dei settanta discepoli inviati da Gesù, poi vescovo in Pannonia, mentre il “Catalogus virorum apostolicorum” lo vuole vescovo in Spagna. Andronico e Giunia, mai inseriti nel Martyrologium Romanum, sono festeggiati dalla Chiesa greca al 30 giugno insieme a tutti i santi del Nuovo Testamento" [Santi Andronico e Giunia di Roma Sposi, discepoli di San Paolo
E' accertato come il nome "Giunia" sia stato pregiudizialmente inteso come nome maschile soltanto dall'anno 1298 circa dal Cattolicesimo al tempo di papa Bonifacio VIIILa Wikipedia su di lui afferma: "Fu l'ultimo papa a concepire la Chiesa come una istituzione al di sopra delle genti e degli Stati, tutti ad essa sottomessi. A lui si deve la fondazione dell'Università "La Sapienza" di Roma e la costruzione del Duomo di Orvieto e di Perugia. Bonifacio VIII fu un papa dedito al culto della sua immagine. Si fece ritrarre, ancora in vita, in tantissime immagini; cosa che nessun Pontefice prima di lui aveva mai fatto. Statue in marmo e bronzo raffiguranti la sua persona si trovano a Firenze, Orvieto, Bologna, nel Laterano e ad Anagni. Persino Giotto lo immortalò in un celebre affresco nell'atto di leggere, dalla loggia di San Giovanni in Laterano, la bolla con la quale proclamava il Giubileo dell'anno 1300. Benedetto Caetani fu un personaggio estremamente controverso che visse in un periodo di transizione. Diversi sono gli storici che lo giudicano un personaggio cinico e dispotico, gran peccatore, avido di ricchezze e di potere. Diversi segni fanno supporre che fosse superstizioso tant'è che usava, ad esempio, coltelli aventi per manico corna di serpente e portava al dito un anello appartenuto a re Manfredi di Svevia. La leggenda popolare sosteneva addirittura che avesse strappato personalmente tale anello dal cadavere del Re. E' aspramente criticato da Dante in tutto l'Inferno, tanto che il sommo Poeta scriverà che nella Bolgia dei Simoniaci c'è già un posto riservato a lui. Si dice anche che nel delirio dell'agonia, sul letto di morte, abbia continuato a lanciare anatemi, bestemmie, minacce e maledizioni contro tutto e tutti. È molto noto per le citazioni del vescovo Traversaro in cui esprimeva tutto il suo odio verso il suddetto papa. Queste citazioni possono essere trovate nel celeberrimo Codex Paulinus, scritto da un ignoto autore di nome Paoli. Dario Fo in Mistero Buffo racconta l'aneddoto della "lenguada", usanza dispotica del pontefice, che faceva appendere per la lingua a rispettivi portoni, quei personaggi che rovinavano la sua immagine" (http://it.wikipedia.org/wiki/Bonifacio_VIII) (Benedetto Gaetani 1294-1303) da Egido di Roma (1245-1316) . Da qui la tradizione che ne è conseguita. Bonifacio VIII aveva emesso un decreto per limitare l'attività religiosa delle suore relegandole a conventi di clausura per limitare il potere e l'influenza delle donne nella chiesaPapa Bonifacio VIII nel capitolo Periculoso, De statu Monachorumin sexto, che fu rinnovato dal Concilio di Trento (cap. 5, sess. 25 De Regularibus et Monialibus). Conseguenza di questa custodia della clausura è il divieto che nessuno si accosti ai Monasteri delle Monache e parli con esse senza il dovuto permesso del Custode. Ne consegue che ognuno deve chiederlo ed ottenerlo dal Vescovo; tutti devono essere sottoposti all’autorità direttiva del divieto, come riferiscono i citati autori e come si desume dai precedenti decreti delle Congregazioni. Vedi: http://www.totustuus.biz/users/magistero/b14gravi.htm. E' proprio durante questo periodo che viene alterato il testo biblico trasformando il nome Giunia in Junias (Giuniano, nome senza precedenti antichi) impedendo così che una donna venisse identificata come apostolo. E' senza eccezione che i padri antichi della chiesa, però, considerino Giunia, partner di Andronico, come inequivocabilmente una donna. Solo i copisti medioevali di Romani 17:7, che non potevano immaginare una donna come apostolo, ne cominciano a scrivere il nome al maschile, benché esso come tale nell'antichità non esistesse. L'ipotetico nome maschile Junias non è attestato da alcuna iscrizione antica, ma ricorre più di 250 volte come Giunia (donna) più di 250 volte soltanto fra le iscrizioni dell'antica Roma. Crisostomo (354?-407) scrive: "Quanto grande è la devozione di questa donna che essa sia reputata degna dell'appellativo di 'apostolo'"Chrysostomo, Omelia su Romani 16, in Philip Schaff, ed, A Select Library of the Nicene and Post-Nicene Fathers of the Christian Church, vol. II. Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Pub. Co., 1956, p. 555. Almeno altri 17 padri latini discutono il problema presupponendo che si tratti di una donnaJunia Among the Apostles: The Double Identification Problem in Romans 16:7 by Daniel B. Wallace. Origene di Alessandria (185?-253) considera Giunia una donnaEpistolam ad Romanos Commentariorum 10, 23; 29 , così pure come Girolamo Liver Interpretationis Hebraicorum Nominum 72, 15 (340-419), Atto di Vercelli (924-961), Teofilatto (1050-1108), e Pietro Abelardo (1079-1142). .
II.
La questione se il testo debba essere tradotto: "Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me" (Riveduta), oppure: "Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me" (CEI) non può essere risolta dal testo greco che traslitterato dice: "oitines eisin episemenoi en tois apostolois" (lett. "essi sono rimarchevoli, eminenti, fra gli apostoli"). Le due traduzioni sono entrambi possibili. Sono essi "apostoli fra apostoli" o "apprezzati dagli apostoli"?). Paolo conosceva molto bene Andronico e Giunia. Erano suoi parenti ed erano stati in prigione con lui e li raccomandava. Perché avrebbe detto che gli apostoli li consideravano credenti eminenti (escludendosi come apostolo), perché non dire: "eminenti fra noi apostoli"? Di fatto è molto più probabile che avesse inteso Andronico e Giunia come "insigni apostoli", non nel senso che essi fossero stati testimoni della risurrezione di Cristo (vedi Atti 1:21-26), ma come valenti messaggeri dell'Evangelo ("apostolo" e "messaggero" in greco sono la stessa parola). Questo sembra essere in senso lato l'attribuzione del titolo "apostolo" in altri brani del Nuovo Testamento, nel senso derivato di messaggeri dell'Evangelo, come Barnaba, Silvano, Timoteo, Epafrodito (Vedi 2 Corinzi 8:22-24 ; Filippesi 2:25).