Predicazioni/1Pietro/I privilegi e le responsabilità del cristiano
I privilegi e le responsabilità del cristiano
L’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, porta in sé stesso, proprio per quella ragione, una grande dignità. Essa deve essere sempre onorata, conservata e protetta in qualunque circostanza. Ad averla disonorata, ferita e infangata, però, è la scelta umana di peccare contro Dio e contro la sua legge, buona, santa e giusta – di ribellarsi a Lui. Questa dignità il Salvatore Gesù Cristo, in chi si affida a Lui, Egli la restaura e gliela restituisce pienamente. Si tratta di privilegi che misericordiosamente Dio conferisce ai suoi eletti. Questo, evidentemente, comporta pure responsabilità. L’apostolo Pietro, nella sua prima epistola, di questa dignità e privilegi ne fa ampia descrizione. Che termini usa? Ascoltate quanto egli scrive.
“2…come bambini appena nati, desiderate ardentemente il puro latte della parola, affinché per suo mezzo cresciate, 3se pure avete gustato che il Signore è buono. 4Accostandovi a lui, come a pietra vivente, rigettata dagli uomini ma eletta e preziosa davanti a Dio, 5anche voi, come pietre viventi, siete edificati per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. 6Nella Scrittura si legge infatti: «Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa, e chi crede in essa non sarà affatto svergognato». 7Per voi dunque che credete essa è preziosa, ma per coloro che disubbidiscono: «La pietra, che gli edificatori hanno rigettato, è divenuta la testata d’angolo, pietra d’inciampo e roccia d’intoppo che li fa cadere». 8Essendo disubbidienti, essi inciampano nella parola, e a questo sono altresì stati destinati. 9Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce; 10voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (1Pietro 2:2-10).
1. La rigenerazione. Il primo privilegio è quello di essere stati “rigenerati” spiritualmente ad una nuova vita. Infatti, qui l’Apostolo usa l’espressione: “Come bambini appena nati” (2a). L’Apostolo si rivolgeva, in questa lettera, a persone venute alla fede in Cristo solo da poco tempo e ne parla come a “bambini”. L’esperienza della conversione a Cristo è l’opera di Dio che ci fa spiritualmente rinascere a una nuova vita. E’ per la grazia di Dio che questo è avvenuto.
2. Il cibo per crescere. I bambini, poi, non solo nascono, ma pure crescono – è il privilegio di crescere. La Parola di Dio, come la troviamo nelle Sacre Scritture, è il nutrimento di quel “puro latte” (2b) che ci fa “crescere” (2c) e maturare. Questa parola il cristiano la riceve con gioia (la “gusta”, 3) e l’assimila nella propria vita attraverso la lettura, lo studio e approfondimento di essa. Ecco uno dei motivi per il quale avere a disposizione le Sacre Scritture, ciascuno di noi singolarmente, è, a sua volta, un grande privilegio, anzi, una necessità che niente e nessuno può sostituire. Ecco perché l’Ebraismo prima e poi la Riforma protestante ha dato sempre a ciascuna persona senza distinzione gli strumenti culturali utili a leggere e a studiare le Scritture, contribuendo a combattere l’analfabetismo.
3. Gli strumenti. Leggere e studiare, però, non lo si fa da soli, ma con l’aiuto di tutti gli strumenti – e questo è un altro privilegio della grazia di Dio – che Egli mette a nostra disposizione nell’ambito della comunità cristiana. Infatti, come dice la Scrittura, “Dio stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo” (Efesini 4:11-13).
4. La comunità cristiana. La comunità cristiana è un dono ed un privilegio conferito dalla grazia di Dio. Ciascun cristiano, infatti, singolarmente, è considerato una “pietra vivente” (4a) che insieme agli altri viene usata da Dio per edificare “una casa spirituale” (5). I cristiani non sono da considerarsi individui separati ciascuno solo con il proprio rapporto verticale con Dio, ma necessariamente (“orizzontalmente”) sono associati ad altri con i quali devono “combaciare” armoniosamente per formare un solido edificio spirituale. Di questo edificio il Signore Gesù è preziosa “pietra angolare” (6), la “pietra” più importante. Essere cristiani implica sempre una dimensione comunitaria, la quale indubbiamente è un privilegio, perché in Cristo si cresce assieme e, a questa crescita, ciascuno dà il suo contributo. Il cristiano trova il suo compimento nell’ambito della comunità dei cristiani, altrimenti detta “il corpo di Cristo”.
5. Il sacerdozio condiviso. E” comunitariamente che i cristiani costituiscono “un sacerdozio santo” (5), vale a dire, insieme servono Dio e la sua causa in questo mondo. Nell’era del Cristo (il Nuovo Testamento) non esistono più sacerdoti in quanto categoria a parte, ma tutti insieme i cristiani hanno il privilegio di essere sacerdoti, mediatori fra gli esseri umani e Dio, e operatori (ciascuno secondo le capacità che Dio gli ha dato), consapevoli ed impegnati, dei propositi di Dio in questo mondo. I sacrifici che essi offrono sono il loro impegno e dedizione verso Dio.
6. La dimensione globale. Anticamente era il popolo di Israele a godere della responsabilità e dell’onere di essere “una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio” (9a). Oggi, gente di tutto il mondo (di ogni popolo, lingua e cultura, non solo ebrei, ma di ogni altra origine), è eletta per essere il popolo di Dio. Insieme, essi proclamano “le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce” (9b). Le popolazioni di questo mondo – si può dire senza timore – rimangono nelle tenebre della propria servitù morale e spirituale, e vengono illuminate quando giunge loro l’annuncio dell’Evangelo e l’intera Parola di Dio. E’ allora che nasce e si sviluppa una civiltà buona e giusta a lode e gloria di Dio. Ed è in questo senso che si può parlare di vero illuminismo. L’umanità si sviluppa solo in comunione con Dio e sotto la guida della Sua legge morale.
7. Un popolo che appartiene a Dio. Individui isolati essi lo erano – non erano “un popolo”. Ora, però, sono “il popolo di Dio”. Erano asserviti ad altri signori, sfruttati per i loro fini e poi abbandonati e gettati via come disutili e rimpiazzati poi da altri poveretti come loro. Essi erano “rigettati”, come lo era stato Cristo stesso in questo mondo, ma per Dio sono diventati “eletti e preziosi”. Ora, attraverso l’opera misericordiosa del Cristo, sono stati “acquistati”, redenti. Essi sono “santi”, vale a dire, sono stati resi “gente a parte”. “Santi”, infatti, nelle Sacre Scritture, non sono individui particolarmente meritevoli o dal carattere eroico, come li si intende talvolta, ma sono persone – con tutti i loro inevitabili limiti e contraddizioni – destinate ad un uso particolare: il servizio di Dio e dei Suoi propositi in questo mondo. E’ così che essi sono “un regale sacerdozio”, un sacerdozio che appartiene al Re, Gesù Cristo.
L’essere umano, dunque, creato ad immagine e somiglianza di Dio, porta in sé stesso, proprio per quella ragione, una grande dignità. Essa deve essere sempre onorata, conservata e protetta in qualunque circostanza. Ad averla disonorata, ferita e infangata, però, è la scelta umana di peccare contro Dio e contro la sua legge, buona, santa e giusta – di ribellarsi a Lui. Questa dignità il Salvatore Gesù Cristo, in chi si affida a Lui, Egli la restaura e gliela restituisce pienamente. Si tratta di privilegi che misericordiosamente Dio conferisce ai suoi eletti. Di questi privilegi l’Apostolo ha qui elencato quello della rigenerazione, del cibo per crescere alla statura di Cristo, gli strumenti per la crescita, la comunità cristiana, il sacerdozio condiviso, la dimensione globale della chiesa cristiana, e l’appartenenza particolare a Dio.
Di questi stupefacenti doni della grazia, ne ringraziamo Dio, li onoriamo valorizzandoli, ne facciamo uso responsabile con gioia ed impegno, e ci adoperiamo affinché di essi sempre più persone ne siano partecipi. Anche per questo motivo condividiamo con voi queste cose. Non è qualcosa che debba essere riservato “per addetti ai lavori”, anzi, perché nostro compito è pure quello di proclamare “le meraviglie di colui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce”.
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