Letteratura/Istituzione/Citazioni commentate/Lo scopo della provvidenza di Dio

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Giovanni Calvino, Istituzioni, 1:17 estratti

Lo scopo della provvidenza di Dio  

La Scrittura ci insegna che quanto avviene è stabilito da Dio.

La provvidenza di Dio tende a far conoscere quale cura abbia Dio del genere umano e soprattutto come egli vegli attentamente sulla sua Chiesa che Egli tutela più da vicino.

Dio ha sempre delle buone ragioni per fare quello che fa; per insegnare la parola ai suoi o per correggere i loro sentimenti perversi o per domare l'eccessiva vivacità dei loro appetiti, per mortificarli onde rinuncino a se stessi o per scuotere la loro pigrizia; oppure all'opposto, per umiliare gli orgogliosi, annientare gli inganni e i cavilli dei malvagi e dissipare le loro macchinazioni.

Del resto anche se le cause oltrepassano la nostra comprensione o le sono estranee, bisogna tuttavia tenere per certo che esse non cessano di essere nascoste in Dio.

Dobbiamo mantenere l'umiltà e non chiedere a Dio di renderci conto e portare un tale rispetto ai suoi giudizi segreti che la sua volontà sia per noi la causa giustissima di tutto il suo operare.

Quando le cose turbate del mondo ci impediscono di vedere chiaro, dobbiamo essere certi che Dio, nella luce della sua giustizia e della sua sapienza sa moderare queste confusioni per condurle in buon ordine al fine giusto.

Nessuno può dunque riconoscere degnamente e utilmente la provvidenza di Dio se non ha coscienza di trovarsi di fronte al proprio Creatore, a colui che ha costruito il mondo e in tal modo assumerà l'atteggiamento di umiltà che si conviene.

Poiché dunque Dio si attribuisce una autorità a noi sconosciuta di governare il mondo, l'atteggiamento confacente di sobrietà e di moderazione consiste nel sottometterci al suo governo sovrano e considerare la sua volontà modello unico di ogni giustizia e causa giustissima di quanto avviene.

Il cuore dell'uomo credente, convinto che nulla avviene per caso, ma che ogni cosa si attua secondo la provvidenza di Dio, guarderà sempre a lui come alla causa principale di tutto quanto avviene; ma tuttavia non tralascerà di considerare le cause inferiori, nel loro campo.

Inoltre non avrà dubbi che la provvidenza di Dio veglia per la sua conservazione e non permette che nulla avvenga se non per il suo bene e la sua salvezza. Avendo a che fare in primo luogo con gli uomini, in secondo luogo con le altre creature, Egli deve essere certo che la provvidenza di  Dio regna ovunque.

Quando si abbia coscienza di questa realtà ne consegue necessariamente sia una azione di grazie verso la bontà di Dio nel periodo della prosperità, sia la pazienza nel periodo dell'avversità e ancora di più una straordinaria sicurezza per l'avvenire.

La nostra fiducia negli aiuti e mezzi terreni non sarà tale da abbandonarci completamente quando essi saranno in nostro favore o da perdere coraggio quando ci verranno meno, perché la nostra comprensione sarà tesa verso la sola provvidenza di Dio e non ci lasceremo distrarre da essa nella considerazione delle cose presenti.

Se la provvidenza di Dio splende nel cuore del credente, non solo egli sarà libero dal timore e dalla distretta che prima lo opprimevano, ma sarà sollevato da ogni dubbio. Mentre abbiamo buoni motivi per temere la fortuna, abbiamo buone ragioni per osare affidarci liberamente a Dio. Ed è un sollievo meraviglioso sapere che il Signore tiene in mano ogni cosa con la sua potenza, governa con la sua volontà e modera con la sua sapienza, di sorta che nulla avviene senza essere stato da lui stabilito. Anzi ci ha preso sotto la sua protezione, ci ha affidati alla cura dei suoi angeli, affinché né acqua, né fuoco, né spada possano muoverci se non col suo beneplacito.

Sebbene la condizione dell'uomo non abbia alcuna solidarietà e cambi dal giorno all'indomani e persino più sovente, tuttavia essa è nell'insieme governata da Dio, quanti siano i cambiamenti che avvengono.

Per non dilungarmi oltre su questo punto, dirò soltanto che l'ignoranza della provvidenza di Dio costituisce per l'uomo la massima disgrazia, mentre una retta conoscenza di essa significa per lui un'eccezionale beatitudine.

(Giovanni Calvino, Istituzioni, 1:17 estratti) https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Letteratura/Istituzione/1-17