Letteratura/Il Regno del Signore/20
Il regno del Signore: Gesù Cristo su tutte le cose |
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La legge morale e la Rivelazione Generale
Le confessioni riformate dicono poco o nulla sull'idea di “legge naturale”. Questo è strano se fosse davvero vero che questo è un insegnamento della tradizione riformata importante ma perduto. Uno degli scopi delle nostre confessioni è ricordarci gli insegnamenti centrali della fede riformata. Stando così le cose, l'enfasi delle confessioni è sempre sulla legge morale di Dio e mai sulla legge naturale.
La Confessione di Westminster parla di una legge divinamente rivelata ad Adamo che è definita non come “legge naturale” ma come un Patto di Opere: “Dio diede ad Adamo una legge contenuta in un patto d’opere, per la quale vincolò lui e tutta la sua posterità ad un’obbedienza personale, integrale, rigorosa e perpetua, con una promessa di vita se vi avessero adempiuto ed una minaccia di morte se l’avessero violata. Contemporaneamente ha dato ad Adamo la forza e la capacità di adempiervi” (cap. 19,”Della legge di Dio”). C'è continuità tra la legge data alla Creazione e la successiva rivelazione morale (cap. 2). “Questa legge, dopo la sua caduta, continua a rappresentare una perfetta regola di giustizia e, come tale, fu data da Dio sul monte Sinai, nei dieci comandamenti, e scritta su due tavole: i primi quattro comandamenti contengono il nostro dovere verso Dio; e gli altri sei, il nostro dovere verso l’uomo”. Questa legge, non un'altra, lega tutti gli uomini, non solo i membri di un “regno redentivo”. Di nuovo, “La legge morale vincola tutti, giustificati o no, alla sua obbedienza; e non soltanto in considerazione del suo contenuto, ma anche per rispetto all’autorità di Dio Creatore che l'ha data. Cristo, nel Vangelo, non annulla in alcun modo questa legge, anzi, rafforza notevolmente il nostro obbligo di osservarla” (cap. 5, enfasi aggiunta).
La Seconda Confessione Elvetica parla della “legge della Natura” che “un tempo fu scritta nel cuore degli uomini dal dito di Dio” (Romani 2:15), poi con quello stesso dito dito fu incisa nelle “due Tavole di Mosè ”(Cap. 12), ma non dice nulla sulla “legge di Natura” come guida autorevole per il “regno comune”, cioè il regno occupato da credenti e non credenti al di fuori della Chiesa. L'uomo nella caduta ha perso una corretta comprensione e uso della legge della coscienza scritta nella creazione. Dice la Confessione Belga: “Ed essendo divenuto malvagio, perverso, corrotto in tutte le sue vie, ha perduto tutti i suoi doni eccellenti che aveva ricevuto da Dio, non essendone rimaste in lui che piccole tracce, che sono sufficienti per rendere l'uomo inescusabile, dato che tutto ciò che è luce in noi è convertito in tenebre …” (Art.14).
I Canoni di Dort (1618) parlano anche della questione dell'insufficienza della legge naturale a causa del peccato che oscura la rivelazione generale. Articolo IV. 3. 4 parla di “barlumi di comprensione naturale” che rimangono nei peccatori caduti, “È vero che, dopo la caduta, ha continuato a esservi nell’uomo un qualche lume naturale, grazie al quale egli conserva ancora una certa conoscenza di Dio e delle cose naturali, discerne fra ciò che è onesto e disonesto e dimostra di avere qualche conoscenza e cura della virtù e della disciplina esteriore. Ma è ben lungi dal poter giungere, mediante questo lume naturale, alla conoscenza salutare di Dio e alla conversione a lui, che anzi non ne usa rettamente neppure nelle cose naturali e civili … ” (enfasi aggiunta)<ref>L’originale in latino dice: “Residuum quidem est post lapsum in homine lumen aliquod naturæ...” Che è stato tradotto da alcuni con “barlumi di luce naturale” mentre la versione RCUS dice: “barlumi di comprensione naturale.” </ref>.
La nostra conclusione: sebbene vi sia un riferimento alla “legge di natura” nei primi credi riformati, non vi si fa appello come a standard per l'obbedienza e la cooperazione reciproca nel “regno comune”. Piuttosto, è presentata come un criterio per il giudizio dell'uomo davanti al santo tribunale di Dio. In forte contrasto, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice molto sulla legge naturale:
L'uomo partecipa alla saggezza e alla bontà del Creatore che gli conferisce la padronanza sui suoi atti e la capacità di dirigersi verso la verità e il bene. La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione il bene e il male, la verità e la menzogna (sez. 1954). Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e doveri fondamentali (sez. 1956). Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi fondamenti su cui l'uomo può costruire l’edificio delle regole morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento morale indispensabile costruire la comunità degli uomini. Procura infine, il fondamento necessario alla legge civile la quale ad essa si riallaccia sia con la riflessione che trae le conseguenze dai principi della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica. (sez. 1959)<ref>“La legge morale naturale” in Catechismo della Chiesa Cattolica Church (Editrice Vaticana, 2003), sezioni indicate sopra. </ref>.