Letteratura/Con questo standard/14

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Indice generale

Con questo standard (G. L. Bahnsen)

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14. LE CATEGORIE DELLA LEGGE DI DIO

“Riconoscendo le varie categorie della legge di Dio del Vecchio Testamento possiamo comprendere senza difficoltà la permanente validità di ogni sillaba dei comandamenti di Dio per oggi.”

La legge del Signore è valida pienamente e per sempre; in quanto tale possiede oggi autorità morale su tutti gli uomini, come ha fatto precedentemente nell’era del Vecchio Testamento. Questa verità biblica è stata dimostrata in numerosi modi in studi passati — da dottrine cardinali della fede cristiana, da dirette asserzioni della parola di Dio, e da tutte e tre le maggiori prospettive sull’etica: normativa, motivazionale e consequenziale (standard, motivo, e obbiettivo). Su questo soggetto Cristo parlò con forza e chiarezza quando disse: “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota, o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli” (Matteo 5:17-19).

Chi oggi si oppone all’osservanza della legge o alla cura dei suoi dettagli ha molto da spiegare e da difendere alla luce dell’insegnamento della parola di Dio — per esempio la poderosa affermazione del Signore citata sopra. Se la validità della legge (o di una sua porzione) è scaduta nel Nuovo Testamento, come reclamano alcuni, cose ne facciamo di affermazioni scritturali che Dio non altera la sua parola stabilita nel Patto, che non permette sottrazioni dai suoi comandamenti, che è immutabile nel suo carattere morale (che la legge riflette), e che non ha un doppio standard di giusto e di sbagliato? Perché allora è così centrale al Nuovo Patto che la sua legge sia scritta nei nostri cuori? Perché la Bibbia dice che i suoi comandamenti sono eterni? Perché gli scrittori del Nuovo Testamento dicono che l’intero Vecchio Testamento è la nostra istruzione nella giustizia e deve essere ubbidito? Perché citano le sue stipulazioni con autorità e le usano per corroborare il loro insegnamento? Perché ci si aspetta che modelliamo il nostro comportamento su quello di Cristo, mentre ci viene detto che Egli ubbidì quella legge meticolosamente e perfettamente? Perché l’opera di santificazione dello Spirito Santo comporta l’osservanza della legge di Dio? Perché l’amore in particolare riassume la legge? Perché la fede stabilisce la legge che dobbiamo osservare, e perché la grazia di Dio c’insegna a camminare nella via della giustizia della legge? Perché ci è detto in numerosi versi che la legge porta benedizioni a quelli che l’osservano? E perché i requisiti della legge non sono mai criticati o esplicitamente ripudiati nel Nuovo Testamento? Perché quelli che non osservano la legge ma dicono di conoscere il Salvatore sono chiamati bugiardi? La parola ispirata di Dio dice tutte queste cose e anche di più. Cosa possono replicare i detrattori della legge di Dio oggi di fronte a tale insormontabile evidenza della piena validità della legge?

La risposta che viene comunemente data, benché fallace, è che nella legge del Vecchio Testamento troviamo dei dettagli che sono in qualche modo troppo strani o troppo severi da obbedirsi oggi, o che troviamo nella legge delle richieste particolari che non dobbiamo e non potremmo obbedire ai nostri giorni. Naturalmente, risposte come queste non affrontano le questioni poste sopra. Sicuramente Dio era completamente consapevole dei dettagli della legge quando rivelò quelle verità nella sua parola che, come abbiamo osservato sopra, contraddicono il lassismo, l’ignoranza o la disobbedienza della sua legge. Se la Scrittura non fa un’eccezione per noi, non abbiamo la prerogativa morale di fare eccezioni per noi stessi quando si tratta dell’autorità della legge su di noi. Nessun standard extra-biblico, ragione, o sensazione può essere usato legittimamente per allontanarsi dalla legge di Dio perché la parola di Dio ha autorità superiore e incontestabile. Se il Signore dice che i suoi comandamenti sono da osservare, non c’è creatura che possa mettere in discussione la sua parola. Così, dunque, il tentativo di sminuire l’obbedienza alla legge di Dio oggi indicando in quella legge requisiti apparentemente strani o severi è destinato a fallire teologicamente. Rasenta anche la mancanza di rispetto per il Legislatore la cui santità è trascritta per le creature nella legge di Dio. “O uomo, chi sei tu che replichi a Dio” (Romani 9:20). Non è mai nostro compito diventare giudici della legge, perché la nostra chiamata è ad essere facitori della legge (Giacomo 4:11).

Ciò nonostante, sembra che ci siano dei requisiti del Vecchio Testamento che non sono osservati dai cristiani del Nuovo Testamento, e ci sono alcune provvisioni giuridiche che sembrano culturalmente antiquate o quantomeno inapplicabili nel nostro mondo moderno. Come possiamo andare incontro a questo fatto senza diventare giudici della legge e senza contravvenire alla dichiarazione di Cristo che ogni più piccolo dettaglio della legge ha validità permanente? La risposta risiede nel riconoscere la natura delle varie leggi del Vecchio Testamento, tenendo conto delle varie categorie a cui appartengono. Ciò significa che è necessario comprendere le leggi di Dio secondo il loro proprio carattere, scopo e funzione. Solo in quel modo la legge sarà usata “legittimamente” (cf. 1 Timoteo 1:8).

Leggi Morali e Cerimoniali

La distinzione più fondamentale che si può tracciare tra le leggi dell’Antico Testamento è quella tra leggi morali e cerimoniali. (Altre due suddivisioni all’interno di ciascuna categoria verranno menzionate successivamente). Questa suddivisione non è arbitraria od ad hoc perché manifesta un principio o una razionale sottostante. Le leggi morali riflettono la giustizia e il giudizio di Dio assoluti, che guidano la vita dell’uomo nella strada della rettitudine; tali leggi definiscono la santità e il peccato, reprimono il peccato mediante la punizione delle infrazioni, e guidano il peccatore a Cristo per ricevere salvezza. Dall’altro lato, le leggi cerimoniali, o provvedimenti redentivi, riflettono la misericordia di Dio nel salvare coloro che hanno violato i suoi standard morali; tali leggi definiscono la via della redenzione, tipizzano l’economia salvifica di Cristo, e mantengono la santità (o separazione) della comunità dei redenti.

Per illustrare la differenza tra questi due tipi di leggi, il Vecchio Testamento proibiva il furto come precetto morale, ma fece anche la provvisione del sistema sacrificale in modo che i ladri potessero avere i loro peccati perdonati. Quando Cristo venne Egli ubbidì perfettamente ogni precetto morale della legge di Dio, qualificandosi con ciò come nostro Salvatore senza peccato; per poterci salvare Egli depose la sua vita come agnello sacrificale in espiazione per le nostre trasgressioni dando con ciò corpo alle ombre del Vecchio Testamento che annunziavano la redenzione. Mentre la legge morale esprime l’obbligo perpetuo di tutti gli uomini se vogliono essere perfetti com’è perfetto il Padre loro che è in cielo, la legge cerimoniale è il “vangelo in figure”, che proclama la via delle redenzione di Dio per peccatori imperfetti.

Le legge cerimoniale può essere vista come avere due suddivisioni: (1) leggi che dirigono il procedimento redentivo e perciò tipizzano Cristo — per esempio le regole per i sacrifici, il tempio, il sacerdozio, ecc.. e (2) leggi che insegnavano alla comunità redenta la propria separazione dalle nazioni non credenti — per esempio, la proibizione dei cibi impuri (Levitico 20:22-26), del giogo ineguale degli animali (Deuteronomio 22:10), e di certe misture di sementi e di stoffe. (Deuteronomio 22:9, 11).

Nessuna di queste leggi viene oggi osservata alla maniera delle ombre del Vecchio Testamento, eppure esse sono confermate anche per noi. Il principio che insegnavano è ancora valido. Per esempio, la legge cerimoniale prescriveva la necessità dello spargimento di sangue per l’espiazione (Levitico 17:11), e in conformità, quando Cristo fece espiazione per noi una volta per tutte “era dunque necessario” che spargesse il proprio sangue per noi (Ebrei 9:21-24); il sistema redentivo del Vecchio Testamento richiedeva che fosse sacrificato un agnello Pasquale, e Cristo è quell’agnello per noi (1 Corinzi 5:7; 1 Pietro 1:19). La legge cerimoniale separava Israele dalle nazioni richiedendo che fosse tracciata una separazione tra cibi puri e impuri e proibendo il giogo ineguale di animali; nel Nuovo Testamento la forma esteriore di tali leggi è stata superata — l’allargamento ai gentili della comunità redenta rende puri tutti i cibi (Atti 10), e il sacrificio di Cristo ha messo fuori funzione il sistema di precetti che separavano i Giudei dai Gentili (Efesini 2:11-20) — ma la richiesta basilare di una santa separazione dal mondo impuro dell’incredulità è ancora confermata e in vigore (2 1 Corinzi6:14-7:1). La legge cerimoniale è pertanto confermata per sempre da Cristo, benché non osservata con la forma delle ombre dai credenti del Nuovo Testamento.

La legge morale di Dio può allo stesso modo essere vista suddivisa in due parti. La divisione ha semplicemente una differenza letteraria: (1) precetti di moralità riassuntivi o generali — per esempio la non meglio specificata richiesta di purezza e onestà sessuale: “Non commetterai adulterio” e “Non ruberai”, e (2) comandi che specificano i precetti generali per mezzo di illustrazioni applicative — per esempio la proibizione dell’incesto e dell’omosessualità, il frodare il propio operaio, o mettere la museruola al bue che trebbia.

I Puritani definirono quest’ultima la casuistica applicata delle “leggi giudiziali” del Decalogo, e sostennero giustamente che noi non siamo oggi tenuti ad osservare queste leggi giudiziali come sono articolate (essendo espresse nel linguaggio di una cultura antica che è tramontata) ma che ci è richiesto di dare ascolto ai principi che le sottendono (o “general equity” —principi generali di giustizia — com’essi la chiamarono). Il Vecchio Testamento richiedeva che fosse posta una ringhiera attorno al tetto di una casa come precauzione di sicurezza, perché in quell’antica società gli ospiti venivano intrattenuti sul tetto piatto delle case; con i nostri tetti spioventi noi non abbiamo bisogno d’avere letteralmente la stessa ringhiera, ma il principio generale che ne sta alla base può benissimo richiedere che abbiamo una ringhiera sulle scale o intorno alla piscina — ancora una volta per proteggere la vita umana.

C’è abbondante evidenza che il Nuovo Testamento ha autorevolmente citato e applicato queste illustrazioni di casuistica a situazioni correnti. Per usare esempi menzionati sopra, il Nuovo Testamento echeggia la legge del Vecchio Testamento nel proibire l’incesto (1 Corinzi 5:1), l’omosessualità (Romani 1:26-27, 32), frodare operai (Marco 10:19) e mettere la museruola al bue che trebbia (1 Timoteo 5:18). Sono disponibili molti altri esempi di comandi etici extra Decalogo fatti osservare nel Nuovo Testamento. Perciò concludiamo che Gesù ha confermato per sempre le leggi morali di Dio, la loro espressione riassuntiva quanto le loro applicazioni caso per caso.

Riconoscendo le varie categorie della legge di Dio del Vecchio Testamento possiamo comprendere senza difficoltà la permanente validità di ogni sillaba dei comandamenti di Dio per oggi. È semplicemente questione di leggere correttamente la legge stessa.