Letteratura/Attributi/13

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Indice generale

Gli attributi di Dio (A. W. Pink)

Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

 

13. La grazia di Dio


La grazia è quella perfezione del carattere di Dio che Egli esercita verso gli eletti. Né nell’Antico Testamento né nel Nuovo mai la si menziona in connessione con l’umanità in generale, ed ancor meno con i ranghi inferiori delle Sue creature. In questo èssa è da distin­guersi dalla «compassione», perché la compassione di Dio è intesa “per tutte le sue opere” (Salmi 145:9). La grazia è l’unica sorgente da cui fluisce la benevolenza, l’amore, e la salvezza di Dia per il Suo popolo eletto.

Questo attributo del divinò carattere venne definito così da Adam Booth nel suo prezioso “Il regno della grazia”: “La grazia è l’eterno, assoluto e libero favore di Dio, che Egli manifesta nella concessione di benedizioni spirituali ed eterne al colpevole ed all’indegno».

La grazia divina è il favore sovrano e salvifico di Dio che Egli esercita nell’impartire benedizioni a gente che non la merita e per le quali non si richiede alcuna compensazione. Anzi, di più, la grazia è il favore che Dio manifesta verso coloro che non solo non hanno alcun titolo personale per ottenerlo, ma che solo meri­tano riprovazione ed inferno. Essa è completamente immeritata e non dovuta, e non c’è nulla che in qualche modo possa renderla auspicabile o desiderata in coloro a cui viene impartita. La grazia non può in alcun modo essere acquistata, guadagnata, o conquistata dalla creatura. Se lo potesse, essa cesserebbe di essere grazia. Ogni qual volta, infatti, si parla di grazia si sottintende che chi la riceve non ne ha alcun titolo e non gli è in alcun modo dovuta. Essa gli perviene come puro atto di benevolenza, che non è nemmeno, dal principio, richie­sta o desiderata.

L’esposizione più completa della stupefacente grazia di Dio si trova nelle Epistole dell’Apostolo Paolo. Nei suoi scritti “grazia” si oppone in modo diretto al merito sulla base di opere compiute e ad un qualsivoglia titolo, di qualunque tipo o grado. Questo concetto risulta del tutto chiaro da Romani 11:6: «E se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia; ma se è per opere, non è più grazia, altrimenti l’opera non sarebbe più opera». Grazia ed opera meritoria non sono più compatibili di quanto non lo siano gli acidi e gli alcali messi insieme. «Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è dono di Dio, e non da opere, perché nessuno si glori» (Efesini 2:8,9). Il favore assoluto di Dio non può consistere di merito umano più di quanto non possano essere mescolati l’acqua e l’olio (v. Romani 4:4,5).

Tre sono le caratteristiche principali della grazia divina, in primo luogo essa è eterna. La grazia era stata programmata prima di essere esercitata, di essa era stato formato il proposito prima di venire impartita. «...che ci ha salvati e chi ha. chiamati con una santa vocazione,. non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo di grazia, che ci, è stata data in Gesù Cristo prima dell’inizio dei tempi» (2 Timoteo 1:9).

In secondo luogo essa è gratuita, nel senso che nessuno ha potuto acquistarla: «…ma sono gratuitamen­te giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione. che è in Cristo Gesù» (Romani 3:24).

In terzo luogo essa è sovrana, perché Dio la esercita e, la impartisce su chi più Gli piace: «. . .così anche la grazia regni». Se la grazia “regna”, allora significa che essa sta sul trono, e l’occupante del trono è sovrano. Per questo esso viene chiamato: «il trono della grazia” (Ebrei 4:16). .

Proprio per il fatto che essa. è un favore ‘immeritato va, da sé che essa debba venire esercitata in modo sovrano. Per questo il Signore dichiara: «Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà» (Esodo 33:19). Se Dio,fosse tenuto ad impartire la grazia a tutti i discendenti di Adamo, gli uomini potrebbero giusta­mente concluderne ché Egli fosse stato giustamente tenuto a portarli in paradiso come giusta contropartita per avere permesso che l’umanità cadesse in peccato. Il sommo Iddio, però, non è in obbligo alcuno verso le Sue creature, e tanto meno verso coloro che Gli sono ribelli.

La vita eterna è un dono, quindi esso non può essere acquistato dalle buone opere, né preteso come un diritto. Dato che la salvezza è «dono», chi avrebbe mai diritto di dire a Dio a chi Egli dovrebbe darlo? Non è che il Donatore rifiuti questo dono a chi di tutto cuore lo desidererebbe, e secondo le regole che Egli ha prescritto. No! Egli non respinge alcuno che venga a Lui con mani vuote nel modo in cui Egli ha stabilito.

Se però da un mondo di ribelli increduli ed impenitenti, Dio decide di esercitare il Suo sovrano diritto sceglien­done per la salvezza un numero limitato, chi per questo subirebbe un torto? Sarebbe forse Dio obbligato a impor­re un dono a coloro che non lo valorizzano minimamen­te? Sarebbe forse Dio obbligato a salvare coloro che ostinatamente intendono solo e sempre seguire la propria via?

Non c’è nulla che maggiormente infastidisca l’uomo naturale, portandone alla luce la sua innata ed invete­rata inimicizia contro Dio, che insistere sull’assoluta, eterna, e gratuita sovranità della grazia divina. Che Dio abbia in Sé stesso formato il Suo proposito di grazia dall’eternità senza minimamente consultare la creatura, è troppo umiliante per l’altero cuore umano.
Che la grazia non possa in alcun modo essere guadagnata o conquistata dallo sforzo umano è inaccettabile per chi vanta una propria giustizia. Che la grazia estragga dalla massa come oggetto del proprio favore coloro che essa ritiene più opportuno secondo il suo insindacabile ed imperscrutabile giudizio, fa sorgere veementi prote­ste dai ranghi ‘degli arroganti ribelli. L’argilla insorge­rebbe contro il vasaio per chiedergli: «perché mi hai conformato in questo modo?». Non è altro che criminosa insurrezione quella di chi osa mettere in questione la giustizia della sovranità divina.

La grazia discriminante di Dio si rivela quando Egli salva quelle persone che Egli ha sovranamente eletto ad essere i Suoi favoriti. Per “discriminante” intendiamo come la grazia sempre operi una scelta, faccia una differenza, scelga alcuni e passi oltre ad altri. Era una grazia discriminante quella che aveva scelto Abramo dal mezzo di idolatri vicini, per renderlo «amico di Dio”. Era una grazia discriminante quella che salvava “pubblicani e peccatori”, ma che diceva dei religiosi Farisei: «Lasciateli» (Matteo 15:14). Non c’è altro luogo maggiore di questo in cui si veda come la gloria ‘ della gratuita e sovrana grazia di Dio brilli in modo più cospicuo che nell’indegnità e nell’improbabilità dei suoi oggetti.

Questo punto ,venne illustrato superbamente da James Hervey (1751): “Dove il peccato ha abbondato, dice il proclama della Corte celeste, la grazia ha sovrabbondato. Manasseh era un mostro di barbarie, perché aveva permesso che i suoi propri figli venissero sacrificati a degli idoli e gettati nel fuoco, come pure che Gerusalemme venisse macchiata sa sangue. innocente. Manasseh era avvezzo all’iniquità, perché non solo egli moltiplicava, ad un grado totalmente stravagante, le sue sacrile­ghe empietà, ma egli aveva avvelenato i principi e pervertito i costumi dei suoi sudditi, facendoli comportare in modo persino più detestabile degli idolatri pagani (v. 2 Cronache 33).

Ciononostante, per la Sua sovrabbondante grazia, questi viene umiliato e riformato, divenendo figliolo di un amore misericordioso, ed erede di gloria immortale. Ed ecco, quel bieco e sanguinario persecutore, Saulo, quando, spirante minacce e determinato a massacrare, si preoccupava degli agnelli e met­teva a morte i discepoli di Gesù. Quanta devasta­zione egli, aveva causato, quante inoffensive famiglie egli aveva rovinato, e questo ancora non saziava il suo spirito vendicativo. Non erano per lui che un assaggio che, invece di saziare il segugio, lo faceva insistere ancor più sulla pista, sbavando per maggior sangue.

Egli era assetato di violenza e di omicidio, cosi ansioso ed insazia­bile tanto da spirare ancora minacce è strage (Atti 9:1). Le sue parole erano lance e frecce, e la sua lingua come una spada affilata. Era tanto naturale per lui minacciare i cristiani come respirare aria fresca. Anzi, ogni ora che passava egli avidamente desiderava più sangue, più morte, di discepoli innocenti.
Chi mai, secondo i principi dell’umano giudizio, non avrebbe passato su di lui un’inappellabile sentenza di riprovazio­ne, e non l’avrebbe destinato all’inevitabile condanna? Anzi, chi non sarebbe stato pronto a concluderne che, se ci fossero state catene più pesanti ed una cella più profonda nèl mondo dei ‘guai’ non l’avrebbero certamente riservata per questo implacabile nemico di ogni più vera pietà? Ciononostante, ammirate ed adorate i tesori inesauribili della grazia, questo Saulo viene ammesso nella santa compagnia dei profeti, enumerato fra la nobile schiera dei martiri, e reso figura distintissima nella gloriosa compagnia degli apostoli.

I Corinzi erano gente tanto infame che persino ci si vergognava a citarli in un proverbio. Alcuni di essi erano dediti a vizi così abominevoli ed erano avvezzi a tali atti di ingiustizia da essere un’infamia per la stessa natura umana. Ciono­nostante persino questi figli della violenza e questi schiavi della sensualità erano stati lavati, santificati, giustificati (1 Corinzi 6:9-11). «Lavati nel prezioso sangue di un Redentore morente, “santificati” per la potente opera dello Spirito Santo, “giustificati” attraverso la tenerissima misericordia di un Dio di grazia. Quelli che un tempo erano il fardello stesso della terra, ora sono la gioia del cielo, la delizia degli angeli”.

Ora, la grazia di Dio si manifesta in ed attraverso il Signore ‘Gesù Cristo. «Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la ‘grazia e la verità sono venute per mezzo dì Gesù Cristo» (Giovanni 1:17). Questo non significa che Dio non avesse mai esercitato la grazia verso coloro che erano nati prima della venuta nel mondo del ‘Suo Figlio. Genesi 6:8; Esodo 33:19; ecc. chiaramente mostrano altrimenti. La grazia e la verità, però, sono state pienamente rivelate e perfettamente esemplificate, quando sulla terra è venuto: il Redentore, il quale è’morto sulla croce per il Suo popolo.

È soltanto attraver­so il Mediatore Gesù Cristo che ora la grazia fluisce sui Suoi eletti. «...molto più la grazia di Dio e il dono perla grazia di un uomo, Gesù Cristo, hanno abbondato: verso molti altri.., molto più col oro che ricevono l’abbondanza della grazia e del donò della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno, che è Gesù Cristo; affinché come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore» (Romani 5: 15,17,21).

La grazia di Dio viene proclamata nell’Evangelo (Atti 20:24), il che per il Giudeo che si credeva giusto, era “scandalo” mentre per il Greco, orgoglioso della sua filosofia, era «pazzia» E perché? Perché in essa non c’e nulla che possa gratificare l’orgoglio umano. ‘Esso annuncia che se non fossimo salvati per grazia, non lo potremmo in alcun altro modo. Esso dichiara che al di fuori di Cristo, l’indicibile Dono della grazia di Dio, lo stato della persona umana è senza speranza, irrimedia­bile, disperato.
L’Evangelo si rivolge all’essere umano come creatura colpevole, condannata, perduta come un criminale. Essa dichiara che il moralista più casto è nella stessa terribile condizione del più abominevole fra i peccatori; come pure chi fa professione di religione, non è meglio che l’infedele più profano.

L’Evangelo contempla ogni discendente di Adamo come un peccatore decaduto, contaminato, impotente, e meritevole solo dell’inferno. La grazia, che l’Evangelo diffonde è la sua unica speranza. Tutti, davanti alla santa Legge di Dio si trovano nella posizione di crimi­nali condannati, i quali, non solo stanno aspettando che la sentenza sia pronunciata, ma come persone che già. sono state condannate (Giovanni 3:18; Osea 3:19).

Lamentarsi della parzialità della grazia è suicida. Se il peccatore insistesse di venire giudicato semplicemente sulla base di una legge oggettiva, allora lo stagno di fuoco sarebbe la sua ben meritata fine. La sua unica speranza risiede nell’inchinarsi alla sentenza che la giustizia divina pronunciato contro di lui, dichiarando la sua assoluta giustizia, rimettendosi alla misericordia di Dio, e tendendo mani vuote per poter disporre della. grazia; di, Dio, ora resa,manifesta nell’Evangelo.

La terza Persona della Trinità è Colui che comunica la grazia: per questo Egli è definito come “lo Spirito della grazia” (Zaccaria 12:10). Dio Padre è la sorgente, di ogni grazia, perché è in Sé stesso che Egli ha progettato il patto eterno di redenzione. Dio il Figlio è il solo Canale della grazia. L’Evangelo è l’Editore della grazia. Lo Spirito è Colui che la impartisce. Egli è Colui che applica l’Evangelo con la Sua forza salvifica all’anima: risvegliando gli eletti mentre sono ancora spiritualmen­te morti, vincendo la loro volontà ribelle, sciogliendo il loro cuore di ghiaccio, aprendo i loro occhi ciechi, purificandoli dalla lebbra del peccato. Così possiamo dire con G. S. Bishop:

“La grazia è il provvedimento che viene attuato verso uomini che sono tanto decaduti da non poter sollevare l’ascia della giustizia, così corrotti da non poter cambiare la propria natura, così avversi a Dio da non potersi volgere verso di Lui, così ciechi che non Lo possono vedere, così sordi che non Lo possono udire, e così morti che è Egli stesso che deve aprire le loro tombe e farli risor­gere”.