Letteratura/Attributi/02

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Indice generale

Gli attributi di Dio (A. W. Pink)

Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

 

2. I decreti di Dio


Il decreto di Dio è il Suo proposito o determinazione al riguardo delle cose future. Abbiamo usato questo termine al singolare come fanno le Scritture stesse (Romani 8:28; Efesini 3:11), perché, al riguardo delle cose future, non esiste che un unico atto della Sua infinita mente. Noi però parliamo come se ce ne fossero molti, perché la nostra mente è in grado di concepirne solo uno alla volta, per pensieri ed eventi consecutivi, o in riferimento ai vari oggetti del Suo decreto i quali, essendo molti, sembra a noi che comportino un distinto proposito per ciascuno di loro. Una mente infinita, però, non procede per passi successivi, da una fase all’altra: «A Dio sono note da sempre tutte le opere sue» (Atti 15:18).

Le Scritture fanno riferimento ai decreti di Dio in molti brani, e con una varietà di termini diversi. La parola “decreto” si trova in Salmi 2:7, ecc. In Efesini 3:11 leggiamo del Suo “proponimento eterno”. In Atti 2:23 del Suo “determinato consiglio e prescienza”. In Efesini 1:9 del mistero della Sua “volontà”. In Romani 8:29 Egli “predestina”. In Efesini 1:9 del Suo “beneplacito”. I decreti di Dio vengono chiamati il Suo “consiglio”, per significare quanto essi siano sommamente saggi. Vengono chiamati la “volontà” di Dio, per mostrare come Egli non fosse condizionato da alcuno, ma agisse secondo il Suo beneplacito. Quando regola della condotta di qualcuno è la sua propria “volontà”, pensiamo di solito a qualcosa di arbitrario ed irragionevole; ma per quanto riguarda la condotta di Dio, a “volontà” viene sempre associata “sapienza” e, di conseguenza, i decreti di Dio vengono indicati come “Il consiglio della sua volontà” (Efesini 1:11).

I decreti di Dio riguardano tutte le cose future senza eccezione alcuna: qualunque cosa avvenga nel tempo era preordinata prima che il tempo iniziasse. Il proposito di Dio riguardava ogni cosa, grande o piccola, buona o cattiva che fosse, sebbene, in riferimento a quest’ultima, dobbiamo fare attenzione ad affermare che, se pure Dio è Colui che disciplina e controlla il peccato, Egli non ne è l’Autore allo stesso modo in cui Egli è l’Autore dei bene. Il peccato non poteva procedere da un Dio santo mediante un alto creativo positivo e diretto, ma solo come concessione ed azione indiretta.

Il decreto di Dio è tanto onnicomprensivo quanto il Suo governo, e si estende a tutte le creature ed avvenimenti. Egli si è occupato sia della nostra vita che della nostra morte; sia della nostra condizione nel tempo che nell’eternità. Dato che Dio opera tutte le cose secondo il consiglio della Sua volontà, noi possiamo apprendere dalle Sue opere ciò che è (era) il Suo consiglio, allo stesso modo in cui possiamo giudicare l’opera di un architetto esaminando l’edificio che è stato eretto sotto la sua direzione.

Dio non ha semplicemente decretato di creare l’uomo, di sottoporgli il controllo della terra, lasciandolo poi vivere secondo le proprie scelte ed arbitrio. Al contrario, Egli ha fissato tutte le circostanze che sarebbero toccate ad ogni individuo, come pure tutti i particolari che dovevano comprendere la storia della razza umana dal suo inizio ai suo termine. Egli non ha semplicemente decretato le leggi generali che avrebbero dovuto servire per il governo del mondo, ma ha stabilito le applicazioni di quelle leggi ai casi particolari. I giorni della nostra vita sono tutti contati, cosi come pure b sono i capelli della nostra testa. Possiamo apprendere quale sia l’ampiezza dei decreti divini dalle dispensazioni della provvidenza in cui essi vengono eseguiti. La cura della provvidenza si estende anche alle creature più insignificanti ed agli avvenimenti più minuti - la morte di un passero e la caduta di un capello.

Consideriamo ora alcune fra le proprietà dei decreti divini. In primo luogo essi sono eterni. Supporre che alcuni di essi siano stati stabiliti nei corso del tempo, significa supporre che siano sopravvenute nuove occasioni, che siano sorti alcuni eventi o combinazioni di circostanze impreviste, i quali abbiano indotto l’Altissimo a formulare nuove risoluzioni. Da questo se ne potrebbe concludere che la conoscenza della Deità sia limitata, e che Egli cresca in saggezza nel corso del tempo, il che sarebbe un’orribile bestemmia. Nessuno che creda che l’intelligenza divina sia infinita - comprendente il passato, il presente ed il futuro - mai darà l’assenso all’erronea dottrina dei decreti temporali. Dio non è ignorante degli eventi futuri che verranno eseguiti dalla volontà umana; Egli li aveva predetti in innumerevoli casi, e la profezia non è che la manifestazione della Sua eterna prescienza. La Scrittura afferma che i credenti erano già stati scelti prima che il mondo iniziasse (Efesini 1:4), si, quella grazia in stata loro “data” allora (2 Timoteo 1:9).

In secondo luogo i decreti di Dio sono sapienti. La sapienza viene manifestata nel scegliere i fini migliori ed i mezzi più adeguati per conseguirli. Che questo carattere appartenga ai decreti di Dio, è evidente da ciò che di essi noi sappiamo. Essi ci vengono rivelati quando essi vengono eseguiti, ed ogni prova di sapienza nelle opere di Dio, è prova della sapienza del piano sottostante, in conformità dei quale essi vengono eseguiti.

Come il Salmista ha dichiarato: «Quanto sono numerose le tue opere, o Eterno! Le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze» (Salmi 104:24). È indubbiamente solo una minima parte di esse che cade sotto la nostra osservazione, ciononostante, dovremmo procedere qui come facciamo negli altri casi, e giudicare l’intero dal campione, ciò che è sconosciuto da ciò che è conosciuto. La persona che percepisce un’opera di ammirevole abilità in una macchina che ha l’opportunità di esaminare, viene naturalmente condotto a credere che anche le altre parti siano ugualmente ammirevoli. Allo stesso modo noi dovremmo soddisfare la nostra mente quanto all’opera di Dio quando in noi si affollano i dubbi, e scacciare qualunque obiezione che possa essere avanzata da qualcosa che non sappiamo conciliare - alla nostra nozione di quello che sia buono o saggio. Quando raggiungiamo il confine del finito e contempliamo il meraviglioso campo dell’infinito esclamiamo: «O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie!» (Romani 11:33).

In terzo luogo i decreti di Dio sono liberi. «Chi ha preso le dimensioni dello Spirito dell’Eterno, o come consigliere gli ha dato insegnamenti? Con chi si è consultato, perché gli desse intendimento, e gli insegnasse il sentiero della giustizia, gli impartisse conoscenza e gli mostrasse la via del discernimento?» (Isaia 40:13,14). Dio era solo quando aveva stabilito i Suoi decreti, e le Sue determinazioni non erano state influenzate da alcuna causa esterna. Era libero di decretare e di non decretare, e di decretare una cosa e non un’altra. Noi dobbiamo ascrivere questa libertà a Colui che è supremo, indipendente e sovrano in tutto il Suo agire.

In quarto luogo, i decreti di Dio sono assoluti ed incondizionati. La loro esecuzione non dipende da condizione qualsivoglia che si debba o non si debba verificare. In ogni caso in cui Dio ha decretato un fine, Egli ha pure decretato ogni mezzo per raggiungere quel fine. Colui che ha decretato la salvezza dei Suoi eletti, ha pure decretato di operare in loro la fede (2 Tessalonicesi 2:13). «Il mio piano sussisterà e farà tutto quello che mi piace» (Isaia 46:10): questo però non potrebbe avvenire se il Suo consiglio dipendesse su una condizione che potrebbe non verificarsi. Dio però: «opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà» (Efesini 1:11).

Fianco a fianco con l’immutabilità e l’invincibilità dei decreti divini, la Scrittura insegna chiaramente che l’essere umano è una creatura responsabile, responsabile del!e proprie azioni, e se lasciamo che i nostri pensieri siano conformi a quelli della Parola di Dio, sostenere una cosa non ci condurrà a negare l’altra. Diamo per garantito che vi sia una reale difficoltà nel definire dove l’una termini e l’altra finisca. Questo è sempre il caso dovunque vi sia una connessione fra il divino e l‘umano. La vera preghiera è animata dallo Spirito, ciononostante essa è pure il grido di un cuore umano. Le Scritture sono la Parola ispirata di Dio, ciononostante esse sono state scritte da uomini che erano più che macchine in mano dello Spirito. Cristo è sia Dio che uomo. Egli è onnisciente, ciononostante Egli «cresceva in sapienza» (Luca 2:52). Egli era onnipotente, ciononostante Egli «è stato crocifisso per la sua debolezza» (2 Corinzi 13:4). Egli era il Principe della vita, ciononostante Egli morì. Questi sono grandi misteri, ciononostante la fede li riceve senza metter!i in questione.

È stato spesso rilevato nel passato che ogni obiezione che fosse rivolta contro gli eterni decreti di Dio si applica con uguale forza contro la Sua eterna precognizione.

“Che Dio abbia o no decretato ogni cosa che avviene, se noi consideriamo l‘Essere stesso di Dio, è inevitabile dedurne che Egli conosca in anticipo ogni cosa. Ora va da sé che se Egli conosce in anticipo ogni cosa, è inevitabile che Egli la approvi o non la approvi; cioè o Egli desidera che sia o Egli desidera che non sia. Desiderare però che sia significa pure decretarla” (Jonathan Edwards).

Infine cercate con me di assumere per vero e di contemplare l’opposto di quanto fin qui abbiamo affermato. Negare l’esistenza di decreti divini sarebbe concepire un mondo, con tutto ciò che vi avviene, regolato esclusivamente da un cieco destino o da un caso privo di progetto. Allora, quale pace, quale sicurezza, quale conforto ci sarebbe per i nostri poveri cuori e povere menti? Quale rifugio mai ci sarebbe al quale correre in momenti di bisogno e di prova? Nessuno. Non ci sarebbe nulla di meglio che la più nera oscurità e l’orrore abietto dell’ateismo. O lettore, quanto dovremmo essere piuttosto riconoscenti solo a sapere che ogni cosa però è determinata dall’infinita sapienza e bontà! Quale lode e gratitudine sono dovute a Dio per i Suoi divini decreti. È proprio a causa di questi decreti che noi: «Ora noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento» (Romani 8:28). Possiamo allora bene esclamare: «Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen» (Romani 11:36).