Filosofia e apologetica/Pentecostalismo/Questioni varie

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Questioni sollevate dai Pentecostali e dai Carismatici

Spesso cristiani “pentecostali” o “carismatici”, di fronte sia a credenti che a non credenti, sollevano questioni tipiche del loro approccio alla fede cristiana che, ad attento esame, si rilevano però del tutto fallaci (falsi problemi) o comunque non in armonia con le Sacre Scritture (dovute ad una lettura errata o equivocata, fraintesa delle stesse), oppure ancora molto discutibili per i criteri o presupposti che sottintendono. E’ quindi necessario esaminarle oggettivamente con attenzione, facendo come i credenti della Berea di cui è scritto: “Costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così” (At. 17:11).

1. E’ giusto concentrare prevalentemente l’attenzione sullo Spirito Santo?

E’ molto comune fra i Carismatici ed alcuni Pentecostali parlare costantemente dello Spirito Santo. Evidentemente è il loro “cavallo di battaglia”, il loro specifico o “specializzazione”. Tutto questo, però, è molto discutibile. E’ vero che lo Spirito Santo è Dio (At. 5:3,4), ma nei Suoi rapporti con l’umanità Egli ha scelto di non essere esaltato Egli stesso, ma piuttosto di esaltare il Figlio, il Signore Gesù Cristo: “Ma quando verrà il Consolatore, che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me” (Gv. 15:26).  In nessun luogo delle Scritture ci viene insegnato che lo Spirito Santo testimoni di Sé stesso, ma che al contrario testimoni di Cristo. Perché allora i Carismatici ed i Pentecostali, che affermano di essere ripieni della potenza dello Spirito Santo, parlano sempre di Lui e non tanto o prevalentemente di Colui del quale Egli venne per testimoniare? Perché, e facciamo un’ipotesi, lo Spirito Santo li guiderebbe a testimoniare di Lui  invece che del Figlio? Non potrebbe essere che essi avessero ricevuto uno …spirito sbagliato che si fa falsamente passare per lo Spirito Santo? Non sarebbe la prima volta che succede.

Si, Gesù promise che non avremmo mai ricevuto uno spirito cattivo se avessimo domandato lo Spirito Santo. Difatti è scritto: “E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lu. 11:11-13). Il Padre, di fatto dona lo Spirito Santo a tutti coloro che Glielo chiedono. Si ha però la netta impressione che non sia tanto Lui che molti carismatici e pentecostali chiedono, ma una “esperienza” fine a sé stessa, intesa magari come “segno di autenticità” della loro fede. Notate il caso di Simon Mago: “Imposero quindi loro le mani ed essi ricevettero lo Spirito Santo. Or Simone, vedendo che per l'imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, dicendo: «Date anche a me questo potere, affinché colui sul quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo». Ma Pietro gli disse: «Vada il tuo denaro in perdizione con te, perché tu hai pensato di poter acquistare il dono di Dio col denaro” (At. 8:17-20).

Molte volte questo viene preceduto da autentici rituali e vane ripetizioni di parole fatte passare per preghiere. Sono tanto ansiosi di ricevere uno spirito che generalmente essi trascurano le cose stesse che sono richieste per ricevere il vero Spirito, lo Spirito Santo. Gesù dice che il Padre avrebbe donato lo Spirito Santo a chi avrebbe invocato Dio come Padre, ma chi può invocare Dio come Padre se non autentici credenti, persone dunque salvate. Gesù dice: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi” (Gv. 14:15-17). Se vogliamo ricevere la potenza dello Spirito Santo nella sua pienezza per testimoniare di Cristo in modo efficace (non per “dare spettacolo” o per motivi carnali come l’orgoglio spirituale, la conformità alla pratiche del gruppo, o per motivi venali) bisogna essere davvero in condizione di salvezza ed osservare i Comandamenti. Notate come Gesù associ l’osservanza dei Suoi comandamenti con il Suo decidere di pregare affinché i Suoi discepoli ricevessero il Consolatore, lo Spirito Santo. Non si può “giocare con Dio” e poi cercare di ricevere la potenza dello Spirito Santo nella sua pienezza per la testimonianza a Cristo, perché il solo spirito che ricevereste sarebbe qualcosa che si fa passare come tale, ma che in realtà proviene dall’Avversario di Dio.

Inoltre, in rapporto a Luca 11:11-13, bisogna rilevare come esso non dica non essere possibile ricevere uno spirito sbagliato, ma che il Padre non darà mai ciò che non sia davvero utile e salutare. Se doveste ricevere un sasso, una serpe, o uno scorpione, allora sapreste che non è stato Dio a darveli, ma che avevate domandato in modo errato. Giacomo dice: “Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Gm. 4:3).

Dobbiamo quindi accuratamente evitare una qualsiasi religione o una versione spuria del cristianesimo che esalti costantemente lo Spirito Santo e menzioni raramente o solo secondariamente il Signore Gesù Cristo, del quale il vero Spirito Santo, Dio onnipotente, è venuto a testimoniare.

2.  Un cristiano deve oggi ancora attendere la discesa su di lui dello Spirito Santo?

No, non è in armonia con le Scritture affermarlo. Non c’è una sola linea nelle Scritture che, dopo l’avvenimento storico della discesa dello Spirito Santo sulla chiesa cristiana nel giorno di Pentecoste, esorti ad attendere ancora lo Spirito Santo.

Nell’Antico Testamento la Pentecoste era celebrata 50 giorni dopo la Festa delle Primizie (Le. 23:16). La Festa delle Primizie tipizzava la risurrezione del Signore Gesù Cristo (1 Co. 15:23). La Festa della Pentecoste tipizzava la venuta dello Spirito Santo. Il Signore Gesù rimase con i Suoi discepoli 40 giorni dopo la Sua risurrezione (At. 1:3) prima di ascendere al cielo. Dieci giorni più tardi (il che faceva 50 giorni dopo la risurrezione di Cristo), lo Spirito Santo scese nel giorno di Pentecoste (“Il cinquantesimo”). Egli venne nel giorno stesso in cui la Scrittura aveva detto che sarebbe venuto. I discepoli attesero finché “giunse il giorno della Pentecoste” (At. 2:1). Notate attentamente che non fu la disponibilità dei discepoli che causò la discesa dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste, ma Questi venne perché la Sua venuta era stata predetta per quel giorno particolare dei piani di Dio. Pentecoste era il compleanno terreno dello Spirito Santo, proprio come il giorno della nascita di Cristo era il Suo compleanno terreno. Inoltre, l’incarnazione, la crocifissione e la risurrezione del Signore Gesù Cristo non saranno ripetute. Allo stesso modo la Pentecoste non è mai stata e non sarà mai ripetuta. Cristo morì una volta per tutte sulla croce del Calvario, e lo Spirito Santo venne per la chiesa cristiana una volta per sempre a Pentecoste.

Si tratta quindi di un vero e proprio insulto verso lo Spirito Santo “attenderne la venuta” perché, sia lode a Dio, lo Spirito Santo è già venuto! Aspettereste alla stazione ferroviaria un amico che sia già arrivato? Certo No. Allo stesso modo nessun credente nel Signore Gesù Cristo deve “attendere” che lo Spirito Santo scenda nel suo cuore. Lo Spirito Santo è già nel suo cuore, se questi è un autentico cristiano, se ha riposto in Cristo la sua fiducia per essere salvato. Ringraziatelo di esservi venuto! Non potreste essere cristiani se lo Spirito Santo non fosse venuto nel vostro cuore. Ascoltate che cosa dice la Parola di Dio: “Se lo Spirito di Dio abita in voi, non siete più nella carne ma nello Spirito. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui” (Ro. 8:9). In questo testo lo Spirito Santo è chiamato in tre modi diversi: “lo Spirito”, “lo Spirito di Dio”, e “lo Spirito di Cristo”. Molti sbagliano a pensare che “lo Spirito di Cristo” significhi avere il carattere e la disposizione di Cristo. Niente affatto. Si tratta semplicemente di un altro dei nomi biblici dello Spirito Santo.

La domanda: “Avete ricevuto lo Spirito Santo, quando avete creduto?” (At. 19:2) non era stata rivolta a cristiani. Se fossero stati cristiani, Paolo non li avrebbe battezzati “nel nome del Signore Gesù” (At. 19:5). No, come mostra il contesto, essi erano discepoli di Giovanni Battista e non sapevano nulla del Calvario o di Pentecoste.

3. Dobbiamo perseguire il battesimo dello Spirito Santo?

No, non è scritturale perseguire il cosiddetto “battesimo dello Spirito Santo” come se fosse una “seconda benedizione” che il credente debba aspettarsi e che sia accompagnata da esperienze mistiche particolari. Non c’è alcun luogo delle Sacre Scritture dove si venga esortati a perseguire un battesimo dello Spirito Santo, cercare di ottenerlo. Nemmeno una volta Paolo, Pietro, o Giovanni scrivono alcunché su credenti che “ricevono il loro battesimo”, o “hanno la loro Pentecoste personale”. Perché no?

E’ la stessa Parola di Dio che ne fornisce risposta. “Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito” (1 Co. 12:13). Notate esattamente che cosa dice la Parola di Dio. Quanti credenti sono stati battezzati dallo Spirito Santo? Il Pentecostalismo all’unanimità dice: “alcuni” mentre il testo biblico dice tutti. Quand’è che i credenti sono battezzati nello Spirito Santo? Al tempo in cui furono incorporati nella Chiesa, il corpo di Cristo, alla loro conversione, quando essi “sono nati dallo Spirito” (Gv. 3:8).

Vediamo così come la Parola di Dio dichiari che ogni credente nel Signore Gesù Cristo è battezzato dallo Spirito Santo nello stesso istante in cui è “nato dallo Spirito”. Quindi, perseguire il battesimo dello Spirito Santo significa solo negare ciò che la Parola di Dio afferma già avere avuto luogo. Se siamo “nati dallo Spirito” e “battezzati” dallo Spirito Santo, noi siamo pure suggellati con lo Spirito Santo (Ef. 1:13,14) e lo Spirito Santo dimora in noi (1 Co. 6:19). E’ privilegio di ogni autentico credente quello di essere “ripieno di Spirito Santo” non dopo avere aspettato in questo senso, ma dopo essersi pienamente abbandonati al Suo controllo. Apritevi a che questo Ospite celeste riempia ogni “camera” del vostro cuore e affidate a Lui ogni facoltà del vostro essere. La vostra vita sarà ripiena della Sua gloria, della Sua gioia, della Sua pace, dei Suoi frutti, e della Sua potenza.

Rammentatevi inoltre che lo Spirito Santo è la terza Persona della santissima Trinità. Non si tratta di “un’influenza”, non è un “esso”, “una cosa”, ma una Persona divina che anela a prendere pieno possesso di noi stessi e di guidarci.

“Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo” (1 Gv. 4:1). Trascureremmo questo ammonimento solo a nostro rischio e pericolo. Il modo per “provare gli spirito per vedere se sono da Dio” è mediante la Parola di Dio. “Attenetevi alla legge e alla testimonianza! Se un popolo non parla in questo modo, è perché in esso non c’è luce” (Is. 8:20). Se noi “attendiamo lo Spirito Santo” e “perseguiamo il battesimo di Spirito Santo”, che Dio non ha comandato, perché lo Spirito è già venuto sulla Chiesa cristiana nel giorno di Pentecoste, ci esponiamo a gravi pericoli spirituali e non potremo dire che è stato Dio a mandarci ciò che abbiamo “ricevuto”. Non fate dell’esperienza vostra o altrui il test per verificare ciò che è vero e ciò che è falso perché anche Satana può farci fare esperienze “meravigliose”, e di fatto lo fa. E’ la Parola di Dio quella alla quale dobbiamo ubbidire, non “l’esperienza”. Qualunque “esperienza” che non sia secondo il comando della Parola di Dio è da Satana, non importa quanto “edificante” possa sembrare. Non ci viene detto di copiare le esperienze degli apostoli, ma piuttosto di ubbidire alla Parola di Dio, Parola che Dio ci ha dato attraverso di loro (2 Pi. 1:21). Lo Spirito Santo non conduce mai qualcuno in modo contrario alla Parola che Egli ha ispirato. E’ solo l’orgoglio spirituale che fa in modo di mettere l’esperienza al di sopra della Parola di Dio.

State in guardia dal cercare “esperienze eccitanti” perché Satana sarà contento di gratificare il vostro desiderio. Se il diavolo non può trattenervi dalla Parola di Dio, allora cercherà di spingervi al di là della Parola di Dio. Ciò che il Pentecostalismo chiama “battesimo dello Spirito Santo” è una combinazione di super-emozionalismo, ipnotismo ed isteria religiosa indotta da demoni e da suggestioni psicologiche. Il fedele cade in trance, la mente consapevole viene sommersa e prevale la mente inconscia. Questa “esperienza” può sembrare provocare un sentimento di pace, di gioia, di vicinanza a Dio, ma questo è dovuto all’atteggiamento del cuore verso Dio, non alla “esperienza”. In molti casi vi sarà una reazione mentale e spirituale davvero tragica per coloro che cercano di avere questa “esperienza”. Fate attenzione. E’ un “fuoco illecito” e straniero che non potrete controllare.

4.  Il “parlare in lingue” è l’evidenza dell’avvenuto “battesimo dello Spirito Santo”?

In nessun luogo la Parola di Dio fa quest’affermazione, e neppure la indica. Paolo scrive: “Hanno tutti il dono di potenti operazioni? Hanno tutti i doni di guarigioni? Parlano tutti diverse lingue? Interpretano tutti?” (1 Co. 12:30). Questo indica chiaramente che non tutti i credenti parlano in lingue. Però, poco prima, Paolo aveva detto: “Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo” (1 Co. 12:13). E’ chiaro, quindi, che sebbene tutti i credenti vengano battezzati dallo Spirito Santo, non tutti i credenti parlino in lingue. La distinzione che generalmente fanno i Pentecostali fra parlare in lingue ed il dono delle lingue, non è avvalorata dalle Scritture.

Non vi sono che pochi casi di parlare in lingue nel libro degli Atti. Tre di questi casi sono esplicitamente espressi, ed uno è implicito. “Pertanto le lingue sono un segno non per i credenti, ma per i non credenti” (1 Co. 14:22). Lo Spirito Santo significa così l’incorporazione nel corpo di Cristo dei credenti da due gruppi distinti: in primo luogo i credenti d’origine ebraica (Atti 2); in secondo luogo i credenti della Samaria (disprezzati, emarginati, bastardi, in parte Giudei, in parte pagani, At. 8:17); in terzo luogo i credenti d’origine pagana (Cornelio ed altri “cani” pagani, At. 10:5,46); in quarto luogo, i discepoli di Giovanni Battista (At. 19:1-6). La Parola di Dio dichiara: ”le lingue cesseranno” (1 Co. 13:8). Dopo che i primi rappresentanti di questi quattro distinti gruppi (Giudei, Samaritani, Gentili, e discepoli di Giovanni Battista) furono incorporati nel corpo di Cristo, non c’è più menzione alcuna del parlare in lingue quando lo Spirito Santo scende nei cuori dei credenti.

La chiesa di Corinto è la comunità cristiana più degradata di cui si parli nel Nuovo Testamento. Si era divisa in fazioni. Denunciavano l’un l’altro nei tribunali civili. Tolleravano fra di loro un uomo che viveva con la moglie di suo padre come se fosse sua moglie. Avevano pervertito grossolanamente la Cena del Signore. Erano essi che esaltavano il parlare in lingue. Nessun lettore privo di pregiudizi può leggere i capitoli da 12 a 14 senza vedere come Paolo sia preoccupato per questa pratica e come tenti in ogni modo di moderarla. Dice: “Io ringrazio il mio Dio, perché parlo in lingue più di voi tutti. Ma nell’assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole in altra lingua” (1 Co. 14:18,19). Il Pentecostalismo ribalta del tutto l’argomentazione di Paolo, Essi preferiscono dire diecimila parole in lingue sconosciute (cosiddette) che cinque parole con la loro intelligenza!

Considerate, poi, il pandemonio che avviene ai loro culti. E’ difficile giustificarlo soprattutto quando la Parola di Dio dice: “perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi ... Ma ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine” (1 Co. 14:33,40). Come non vedere nella confusione dei culti pentecostali non tanto l’espressione della “libertà dello Spirito” ma l’azione di disturbo di Satana stesso che così confonde menti e cuori?

5.  Dovremmo adorare Dio “neutralizzando” la nostra mente?

I Pentecostali confondono così l’inganno interiore dei propri sentimenti con l’attività soprannaturale di Dio. Vi è la forte tendenza in tutte le forme di Pentecostalismo a liberare la mente da ogni pensiero ed attendere l’azione nella loro vita dello Spirito Santo. Talvolta questo è fatto in privato lasciando uscire dalla propria bocca espressioni incomprensibili e prive di senso per lunghi periodi di tempo (cosa che essi chiamano “il dono delle lingue”). Talvolta questo è fatto nel contesto del culto comunitario e “comandato a bacchetta” in momenti stabiliti, là dove si unisce musica emotivamente seducente appunto a preghiere individuali, espressioni estatiche prive di senso e non interpretate (semmai avessero un senso nascosto) e canto nella più totale confusione.

La cosa più incredibile è che questo tipo di culto è totalmente estraneo non solo a ciò che la Bibbia prescrive e testimonia, ma ha chiari ed esatti paralleli nella pratica comune di molte religioni pagane antiche e moderne (fenomeni spesso indotti da sostanze stupefacenti), come pure in gruppi occultistici. Il meno che si possa dire è che si scambia per “opera dello Spirito” fenomeni psichici del tutto umani. Che abbiano un qualche valore liberatorio per la mente può essere discusso, ma dov’è che nella Bibbia si prescrive una tale forma di culto? Vale perciò la pena di citare per intero il capitolo 14 di 1 Corinzi. Che il lettore vi rifletta sopra attentamente:

“Desiderate l’amore e cercate ardentemente i doni spirituali, ma soprattutto che possiate profetizzare, perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo comprende, ma egli in spirito proferisce misteri. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per edificazione, esortazione e consolazione. Chi parla in altra lingua edifica se stesso, ma chi profetizza edifica la chiesa.

Io vorrei che tutti parlaste in lingue, ma molto più che profetizzaste, perché chi profetizza è superiore a chi parla in lingue a meno che egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione. Ma ora, fratelli, se venissi a voi parlando in lingue, che vi gioverei se non vi parlassi per mezzo di rivelazione, o di conoscenza, o di profezia, o di insegnamento? Le cose inanimate stesse che emettono un suono, come il flauto e la cetra, se non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto o con la cetra? Se infatti la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia? Così anche voi, se con la lingua non proferite un parlare intelligibile, come si comprenderà ciò che è detto? Sarebbe infatti come se voi parlaste all’aria.

Vi sono, ad esempio, tante varietà di suoni di lingua nel mondo, e nessuno di essi è senza significato. Se dunque io non comprendo il significato del suono, sarò come uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me. Così anche voi, poiché siete desiderosi di avere doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa. Perciò chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare, perché, se io prego in altra lingua, il mio spirito ben prega, ma la mia mente rimane infruttuosa. Che si deve dunque fare? Pregherò con lo spirito, ma lo farò anche con la mente; canterò con lo spirito, ma canterò anche con la mente.

Tuttavia, se tu lodi Dio con lo spirito, colui che occupa il posto del profano, come dirà amen, al tuo ringraziamento, poiché egli non comprende ciò che tu dici? Infatti tu puoi anche rendere un bel ringraziamento, ma l’altro non è edificato. Io ringrazio il mio Dio, perché parlo in lingue più di voi tutti. Ma nell’assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole in altra lingua. Fratelli, non siate bambini di senno, ma siate bambini in malizia e uomini compiuti in senno. Sta scritto nella legge: «Io parlerò a questo popolo in lingue straniere e con labbra straniere, ma neppure così mi ascolteranno», dice il Signore. Pertanto le lingue sono un segno non per i credenti, ma per i non credenti mentre la profezia non è per i non credenti, ma per i credenti.

Se dunque, quando tutta la chiesa è riunita insieme, tutti parlano in lingue ed entrano dei profani o dei non credenti, non diranno che voi siete fuori di senno? Ma se tutti profetizzano ed entra un non credente, egli è convinto da tutti, è giudicato da tutti. In questo modo i segreti del suo cuore vengono palesati e così, gettandosi con la faccia a terra, adorerà Dio, dichiarando che Dio è veramente fra voi. Che conviene dunque fare, fratelli?

Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi, chi un salmo, chi un insegnamento, chi parole in altra lingua, chi una rivelazione, chi un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione. Se uno parla in altra lingua, si faccia questo da due o tre al più, e l’un dopo l’altro, e uno interpreti. Ma se non vi è chi interpreti, si taccia nella chiesa chi parla in altra lingua, ma parli a se stesso e a Dio. Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino. Ma se è rivelata qualcosa ad uno che è seduto, si taccia il precedente.31 Tutti infatti, ad uno ad uno, potete profetizzare affinché tutti imparino e tutti siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi.

Tacciano le vostre donne nelle chiese, perché non è loro permesso di parlare, ma devono essere sottomesse, come dice anche la legge. E se vogliono imparare qualche cosa interroghino i propri mariti a casa, perché è vergognoso per le donne parlare in chiesa. E la parola di Dio proceduta da voi o è essa pervenuta a voi soli?

Se uno si stima essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che vi scrivo sono comandamenti del Signore. E se uno lo vuole ignorare, lo ignori. Perciò, fratelli miei cercate ardentemente il profetizzare e non impedite di parlare in lingue. Ma ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine”.

6.  E’ sempre volontà di Dio ed espressione di vera fede quello di guarire?

La Parola di Dio non insegna questo. Certamente “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Eb. 13:8). Sia lode al Suo nome. Egli conserva lo stesso potere oggi di guarire di quanto lo aveva ieri, ed Egli guarisce quando è la Sua volontà amorevole e sapiente. Però, persino durante la vita stessa degli apostoli, segni e prodigi cominciarono a diminuire nella misura in cui non era più necessario per accreditare l’Evangelo. La pretesa dei Pentecostali di “ristabilire” i doni perduti dello Spirito Santo è pura fantasia. Essi non sono mai andati “perduti”. Persino l’apostolo Paolo, che aveva operato grandi miracoli mediante la potenza di Dio, lascia uno dei suoi più stretti collaboratori ammalato a Mileto (2 Ti. 4:20). Inoltre, quando Paolo chiese a Dio di essere liberato dalla sua “spina nella carne” (probabilmente un problema agli occhi causato dall’essere stato lapidato a listra, vedi At. 14:19, e Ga. 4:13-15), e di averlo chiesto al Signore “tre volte” (ripetutamente), Dio rispose semplicemente: “La mia grazia ti basta”.

Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (Gv. 14:12), questi però non sono miracoli fisici, ma spirituali. Gesù faceva risorgere morti. Nessuno oggi fa questo e pochi pretendono di saperlo fare. 3000 anime “morti nei falli e nei peccati” (Ef. 2:1) avevano ricevuto vita in Cristo nel giorno di Pentecoste.

La salvezza delle anime è il miracolo più grande che vi sia. Certamente la liberazione da tutte le conseguenze della caduta di Adamo è resa possibile dall’opera compiuta da Cristo sulla croce, inclusa quella dal peccato, dalla malattia, dalla morte e dalla maledizione di tutta la creazione animale e materiale, ma tutto questo è tutto nei piani di Dio. La liberazione dalla colpa e dalla potenza del peccato è disponibile qui ed ora a ciascuno che crede. La redenzione del corpo, però, è ancora una realtà futura. Paolo dice: “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli, da dove aspettiamo pure il Salvatore, il Signor Gesù Cristo, il quale trasformerà il nostro umile corpo, affinché sia reso conforme al suo corpo glorioso, secondo la sua potenza che lo mette in grado di sottoporre a sé tutte le cose” (Fl. 3:20,21). Noi non dovremmo “aspettare” se fosse possibile redimere ora i nostri corpi. I nostri corpi saranno redenti quando il Signore Gesù ritornerà. Allora Egli trasformerà questi corpi della nostra umiliazione alla somiglianza del Suo glorioso corpo di risurrezione (Fl. 30:20,21). Tutte le infermità, tutte le invalidità, l’afflizione e la morte allora saranno per sempre cosa del passato, a lode e gloria del Suo degno nome. Allora anche la creazione materiale ed animale sarà liberata dalle catene della corruzione (Ro. 8:19-23).

Nei circoli pentecostali e carismatici si cita poi spesso questo testo: “Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore, e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo risanerà, e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati” (Gm. 5:14,15). Si dice che dimostri che laddove vi sia vera fede, v’è pure potenza di guarigione. Si notino però due fatti su questo scritto. In primo luogo esso è indirizzato: “alle dodici tribù che sono disperse nel mondo” (1:1). Fu scritto a cristiani d’origine ebraica che ancora si fondavano sulle promesse giudaiche di risanamento del corpo. Si trovavano nel periodo di mezzo fra le dispensazioni della Legge e della Grazia, fra camminare per visione e camminare per fede. In secondo luogo, dato che “la preghiera della fede” doveva “salvare il malato”, e gli anziani della comunità dovevano pregare, allora se il malato non avesse dovuto guarire, essi avrebbero solo dovuto biasimare sé stessi! I guaritori che oggi si appoggiano a questo testo fanno l’opposto. Biasimano i malati, e non sé stessi, se la guarigione non avviene. Aggiungono così afflizione ad afflizione ai malati che così si sentiranno in colpa per non avere abbastanza fede, cadendo nelle tenebre dell’auto-condanna.

Dovremmo oggi pregare per i malati? Si, senza dubbio. La Parola di Dio lo comanda. “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Fl. 4:6,7). Dio può guarire, con o senza mezzi. Preghiamo, dunque ed usiamo i mezzi che Dio ha provveduto lasciandone a Lui il risultato. La maggior parte dei cristiani pregano troppo poco per le loro malattie e dipendono interamente da aiuti e rimedi umani. Questo è sbagliato. Dobbiamo pure rammentarci che il nostro corpo appartiene a Dio ed è dimora dello Spirito Santo. Non dobbiamo abusare di esso nutrendoci in modo errato od eccessivo, e dobbiamo presentarli al Signore per la Sua gloria (Ro. 12:1,2).

7. Segni e miracoli sono la prova d’essere nella verità?

Segni e miracoli non sono – purtroppo – prerogativa di Dio. Eventi che potremmo considerare miracolosi, guarigioni comprese (ammesso che siano veraci) possono essere operati anche da Satana e da chi lo serve (più o meno consapevolmente). Il loro scopo spesso è deviare l’attenzione di chi soffre o di chi – carnalmente – ama e cerca lo spettacolare, il sensazionale, lontano da Dio e dal Suo Cristo, lontano dalla verità rivelata nelle Sacre Scritture. In questo modo, anche se il corpo viene guarito, a che prezzo questo viene realizzato? Al prezzo della dannazione dell’anima (ciò a cui Satana mira) attaccando il cuore di una persona ad un idolo, ad un finto salvatore (personaggio vivo o morto che sia), ad un’esperienza fallace, ad una o più false dottrine. L’inganno potrà anche essere più sottile, quando, per esempio, ci si trova di fronte ad un’ostentata religiosità, ci si riempie la bocca di “Signore, Signore”, ma rinnegandolo poi nei fatti.

Gesù disse: "Non chiunque mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?" E allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità" (Mt. 7:21-23).

Bisogna dunque vigilare anche in questo campo perché l’inganno è sempre alla porta, e non solo ai finti miracoli (ampiamente testimoniati), ma anche ai miracoli veri, il cui fine spirituale, però, non è la salvezza dell’anima, ma la sua dannazione. Non basta nemmeno - come misura - l'assenso teorico a quello che è scritto nella Bibbia; anche i demoni credono in Dio ...però tremano! Satana userà le nostre azioni (come frutto e conseguenza dello Spirito, della nostra fede in lui) o la nostra mancanza d'azioni per giudicarci. Molti settari dovrebbero tremare a quei versi che dicono:.. “…non abbiamo noi fatto in tuo nome molte opere potenti, tanti prodigi, ecc. ecc.?  Ma Egli risponderà:"Andate via da me voi tutti operatori d'iniquità!". Niente di meno! Gente che caccia i demoni , che guarisce malattie inguaribili, che compie cose soprannaturali viene classificata dal Signore "OPERATORI DI INIQUITÀ" ! Questo significa che si possono compiere prodigi anche per forze ed autorità diverse da quelle del Signore, da quelle del Bene!

“Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Voi però state attenti; ecco, io vi ho predetto ogni cosa" (Mr. 13:22,23).

Atteniamoci dunque alla Parola di Dio: “La rivelazione delle tue parole illumina e dà intelletto ai semplici” (Sl. 119:130). Diventiamo questi “semplici” che verificano ogni cosa con il metro della Parola di Dio, ubbidiamo alle Sue parole e a niente altro. Egli ci proteggerà così impedendoci di cadere nelle trappole tese da Satana.  Ho scritto queste cose a voi che credete nel nome del Figlio di Dio, affinché sappiate che avete la vita eterna e affinché continuiate a credere nel nome del Figlio di Dio” (1 Gv. 5:13).