Filosofia e apologetica/Pentecostalismo/Questi sono i segni che

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Questi sono i segni che…

Segni e prodigi indispensabili?

Il discorso addotto dal cosiddetto movimento pentecostale e carismatico che vorrebbe giustificare la sua esistenza, bontà e necessità, facendo appello ai “segni e prodigi” che avverrebbero nel suo mezzo e che corrisponderebbero a quanto il Nuovo Testamento afferma dover accompagnare l’autentica fede cristiana, è del tutto pretestuoso. Già abbiamo avuto modo di considerare abbondantemente in altri saggi come questi “segni e prodigi” siano stati una disposizione transitoria che Dio ha voluto riservare esclusivamente alla chiesa nascente del periodo apostolico per determinati motivi che ora non staremo a ripetere e a dimostrare.

Come considerare, però, quel versetto del vangelo secondo Marco che afferma: “Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno” (Mr. 16:16)? Forse che questi “segni miracolosi” rimangono a tutt’oggi il segno del vero cristiano e chi ne è privo sarebbe da considerarsi indegno del nome che porta, un “cristiano di serie B”, o peggio un mendace?

In realtà chi afferma di fare esperienza di questi fenomeni è ben lungi da essere in grado di scacciare veramente démoni, si guarda bene dal prendere in mano serpenti (a parte i membri di quel gruppo settario che prende esplicitamente il nome di “manipolatori di serpenti”, ma che conta innumerevoli vittime), non beve veleni, e se ne beve muore anche questi, e rare e discutibili sono le vere guarigioni ottenute per imposizione delle mani. Semmai “parla in lingue”, fenomeno facilmente riproducibile e falsificabile, condizione questa di stati alterati della mente che si possono indurre con tecniche ipnotiche e comunque presenti anche in ambienti religiosi non cristiani, oppure può vantare guarigioni ben limitate a fenomeni psicosomatici.

Il testo in esame

Che cosa dice il testo biblico citato di Marco 16? Già il suo contesto letterario lo rende di per sé stesso problematico. Consideriamolo per intero:

Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni (9). Questa andò ad annunziarlo a coloro che erano stati con lui, i quali facevano cordoglio e piangevano (10). Essi, udito che egli viveva ed era stato visto da lei, non lo credettero (11). Dopo questo, apparve in modo diverso a due di loro che erano in cammino verso i campi (12) e questi andarono ad annunziarlo agli altri; ma neppure a quelli credettero (13). Poi apparve agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che l’avevano visto risuscitato (14).E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura (15). Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato (16). Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove (17); prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno» (18). Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (19). E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano” (20), Mr. 16.15-20.

Una conclusione problematica

Il vangelo secondo Marco termina, secondo ampio consenso degli studiosi, al versetto 8: “Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura”. I due più antichi manoscritti del vangelo di Marco a noi disponibili, non contengono, infatti, i versetti da 8 a 20. Questa chiusura, detta “conclusione più lunga” risale probabilmente al secondo secolo. Fu compilata sulla base di dati presi dagli altri vangeli e da Atti, e può essere stata una lista indipendente di apparizioni del Risorto. Secondo alcuni l’autore può essere stato il presbitero Aristione, dato che essi sono attribuiti a lui in un manoscritto armeno scritto nel 989. Esiste però anche in certi manoscritti, una “finale più breve”, sorta probabilmente in Egitto, che dice: “Esse raccontarono in breve ai compagni di Pietro ciò che era stato loro annunciato. In seguito Gesù stesso fece portare da loro, dall’oriente fino all’occidente, il messaggio sacro ed incorruttibile della salvezza eterna”. Né la prima né la seconda di queste chiusure sono nello stile comune a Marco (la maggior parte dei termini originali e delle costruzioni usate non è coerente con esso). Siamo così in presenza di tentativi di fornire a Marco (lasciato incompleto?) una chiusura meno brusca e più positiva” dello “stupore” e della “paura” delle donne. La questione ha dato origine a speculazioni senza fine, ma al momento è insolubile.

Tutte le cose qui predette (eccetto che bere veleno) sono documentate nel Nuovo Testamento, specialmente in Atti. L’apostolo Paolo scrive: “con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo. Così da Gerusalemme e dintorni fino all’Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo” (Ro. 15:19); “Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con distribuzione dello Spirito Santo, secondo la sua volontà” (Eb. 2:4).

Suddivisione del testo

Il testo presenta le seguenti sezioni: 9-11: l’apparizione di Gesù a Maria di Magdala; 12-13: l’apparizione di Gesù ai due viandanti (Lu. 24:13-35); 14: l’apparizione di Gesù agli undici e il rimprovero per la loro incredulità; 15,16: la missione rivolta ai discepoli, una versione indipendente di Mt. 28:18ss; 17,18: i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto; 19: l’Ascensione di Gesù alla destra di Dio; 20: l’ubbidienza missionaria dei discepoli di Gesù con il messaggio confermato da segni miracolosi.

I segni miracolosi

La questione dei segni miracolosi riflette qui un concetto giovanneo: “In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre” (Gv. 14:12).

I segni qui citati sono quelli ricorrenti nei sinottici e in Atti: 1) La cacciata dei demoni in nome di Cristo (Mr. 3:15). 2) Il parlare in lingue (At. 2:3ss, 10,46; 1 Co. 12:28). 3) Il prendere in mano serpenti (Lu. 10:19; At. 28:3ss; cfr. Is. 11:8). 4) La guarigione dei malati (Mr. 6:13).

Il “parlare in lingue” non viene citato nei vangeli. Alcuni manoscritti portano “lingue nuove” come parallelo alle formule “nuova alleanza” e “uomo nuovo”. Luca 10:19 afferma: “Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male”, qui si parla di “prendere in mano” serpenti. Il concetto sottolinea la protezione che il Signore accorda ai credenti, ma non tutti i cristiani (neanche i più illustri) sono stati e sono esenti da malattie, da avvelenamento o morsi di serpenti, e neanche da persecuzioni e morti violente. Il più grande fra gli apostoli, Paolo, aveva una malattia cronica da cui il Signore non ha voluto che fosse guarito, è stato duramente colpito da Satana e perseguitato, ed egli stesso è morto come martire della fede. Non è stato protetto da Dio? I suoi guai erano forse segno della riprovazione da parte di Dio? Se fosse così, “i veri cristiani” si potrebbero contare sulla punta delle dita…

Inoltre in nessun altro brano del N.T. si parla del bere veleni senza averne danno. Se ne parla in tradizioni posteriori, come in Papia che fra il 130 e il 140 d. C. riferisce ogni sorta di strane storie, dalle figlie di Filippo (At. 21:9) che risuscitano un morto, fino a Giusto Barabba (At. 1:23) che, nonostante una pozione velenosa, rimane in vita (Eusebio, Hist. Eccl. 3,39,9).

Questa accentuazione dell’elemento carismatico promesso e dato a tutti i credenti (cfr. Lu. 10:17,19), lo ripetiamo, caratterizza la chiesa nascente che Iddio voleva “lanciare” nel mondo anche attraverso fenomeni straordinari, ma si tratta di una “disposizione transitoria”. Questi “doni carismatici” di fatto scompaiono ben presto e sono lungi dall’essere diffusi indiscriminatamente a tutti i credenti, quando la chiesa cristiana si consolida e si istituzionalizza.

Questi doni, semmai, saranno poi strumentalizzati da gruppi ereticali, scismatici e devianti che, col pretesto dei “doni” vogliono avallare la loro presenza e contrapporsi al resto della cristianità auto-proclamandosi “unici e veri” successori degli apostoli. Difatti ancora oggi molti gruppi settari (molto diversi l’uno dall’altro) affermano che la chiesa cristiana post-apostolica si sarebbe corrotta e, dopo secoli di silenzio o di presenza “sotterranea” si sarebbe ri-materializzata proprio nel loro movimento! In ogni caso non esiste e non è mai esistita una chiesa “pura” e “incontaminata”, il Nuovo Testamento stesso testimonia come anche la chiesa primitiva avesse parecchi problemi…

Lo stesso Nuovo Testamento aveva preavvertito sulla facile falsificabilità dei “doni” miracolosi che possono facilmente sedurre ed ingannare, cfr. “La venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi” (2 Ts. 2:9), e quindi questi “doni” vengono ben presto relativizzati.

Il nostro testo evidenzia come i doni carismatici abbiamo fatto allora da vero e proprio propellente dell’annuncio dell’Evangelo in ogni dove: “E quelli se ne andarono a predicare dappertutto”. Gesù stesso aveva però rilevato come il più grande ed importante “segno di riconoscimento” ed attestazione ultima dei Suoi discepoli fosse l’amore: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13:35). Paolo stesso, scrivendo poi ai Corinzi, relativizza l’importanza dei segni miracolosi straordinari, privilegiando il miracolo della predicazione fedele ed efficace e la realtà delle conversioni: “quello che importa è l’essere una nuova creatura” (Ga. 6:15), “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Co. 5:17).

Alla prova dei fatti…

Il testo biblico in esame rimane senz’altro autorevole, ma va letto nel suo contesto ed interpretato nella sua effettiva valenza per oggi. La fede cristiana autentica è certo sempre accompagnata da evidenze della sua autenticità, ma esse vanno ricercate, più che nei segni miracolosi spettacolari, nell’autenticità delle conversioni, nella potenza dello Spirito Santo nella vita dei credenti che opera in loro nuova vita e dinamismo nell’ubbidienza al Signore Gesù in termini pratici, cioè l’imitazione morale e spirituale della Sua opera, nelle opere di solidarietà e d’amore pratico, nella “fede, speranza e carità”, cose che non verranno mai meno.

Ci vuole ben altro che un insulso bla bla “carismatico” per dare evidenza autentica della presenza del Signore nella nostra vita! Forse potrà stupire gli ingenui insieme a conclamati “miracoli”, ma alla prova dei fatti la realtà di questi pretenziosi gruppi è ben al di sotto di quanto vorrebbero far credere nella loro apologetica!

PC