Evangelo/Fiducia
FIDUCIA
«Non riponete la fiducia nell'uomo che è un soffio di vento''.A che serve?» (Isaia 2:22 TILC).
Un errore fatale
C'è un errore fatale che spesso molti fanno in religione: credere nell'uomo, nelle sue capacità e risorse. Religione dovrebbe essere soprattutto un rapporto di fiducia e di dipendenza con Dio ma accade spesso che, al contrario, sia l'essere umano al centro di tutto.
Si crede nelle proprie capacità di conquistarsi da soli la salvezza eterna, si divinizzano esseri umani rendendo loro il culto, ci si serve di immagini religiose, di segni ed oggetti ai quali si attribuisce potere magico, ci si affida ciecamente ad autorità religiose umane e tradizioni ritenute infallibili...
Certo, ci è difficile immaginare Dio, ci sembra astratto e lontano, vorremmo vedere e toccare, preferiamo concezioni semplici e quelle che ci vengono più spontanee... tutto questo è comprensibile, ma Dio non è un uomo e l'uomo non è e non sarà mai Dio: c'è una sostanziale differenza fra il Creatore e la creatura, e fra essi non c'è e non ci sarà mai confusione.
La necessità di una riforma
Dobbiamo superare una concezione rozza e materialista della religione, dobbiamo liberarci dalle superstizioni e dalle primitive paure che ci bloccano e ci condizionano.
Questo molti lo comprendono, ma la risposta non è liberarci del tutto dalla religione come alcuni ritengono di dover fare (sarebbe come il classico "buttare via il bambino con l'acqua del bagno"!) ma riformare la nostra religione, ripulirla, raffinarla, renderla conforme a verità.
Dobbiamo giungere a conoscere chi è Dio e a renderGli il culto che Gli è dovuto (il culto religioso spetta a Lui solo) e dobbiamo avere una concezione realistica e sobria della creatura, dell'essere umano, conoscendo quali siano i suoi limiti e vere possibilità.
Il criterio ultimo della verità
Come si fa a ripulire in questo modo le nostre concezioni su Dio e sull'uomo, come si fa a riformare la nostra religione? Qual è il modello verace a cui dobbiamo conformarci? Chi stabilirà per noi ciò che è giusto da ciò che è sbagliato? Chi può dire a questo riguardo una parola autorevole? Non è questione di opinioni: una parola autorevole la può dire solo la Bibbia, la Parola di Dio.
Da sempre hanno cercato di farla tacere togliendola dalle mani della gente. C'era un tempo in cui veniva duramente perseguitato chi la leggeva e voleva metterla in pratica; oggi dicono che è un libro "difficile" che può essere veramente capito solo da "specialisti"; c'è chi la relativizza e chi la discredita (è ovvio: è pericolosa per chi vuole mantenere il dominio sulle coscienze). Noi però vogliamo prenderla sul serio quale veramente essa dice ed ha dimostrato di essere: Parola di Dio. Desideriamo che sia la Bibbia ad essere il criterio ultimo di verità, regola della nostra fede e della nostra condotta.
Per questo, nel breve saggio che oggi ti sottopongo, vorrei passare in rassegna alcuni aspetti delle concezioni oggi più diffuse quanto a religione, mostrare il loro fatale errore ed indicare quale, invece, è la concezione corretta, quella che Dio ci ha mostrato nella Bibbia. Si potrebbe dire certo molto di più di quanto il nostro limitato spazio ci permette, ma può già essere un inizio per stimolarti a proseguire la ricerca.
La radice del problema
Avevamo iniziato con l'osservare che c'è un errore fatale che spesso molti fanno in religione: credere nell'uomo, nelle sue capacità e risorse. Avevamo affermato che la religione dovrebbe essere soprattutto un rapporto di fiducia e di dipendenza con Dio, ma accade spesso che, al contrario, sia l'essere umano al centro di tutto. Perché tutto questo?
Per chi conosce la Bibbia questo non è motivo di sorpresa alcuna: mettere l'uomo al posto di Dio è il peccato fondamentale che ci ha alienato da Lui.
Nel primo libro della Bibbia troviamo il racconto che descrive come il Nemico di tutto ciò che è vero, giusto e buono aveva ingannato Adamo ed Eva. Come era riuscito a convincerli a ribellarsi a Dio? Dicendo loro che non era affatto vero che trasgredendo le leggi di Dio sarebbero incorsi nella morte, come Dio aveva loro intimato, ma che anzi, in quel giorno: «gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, conoscendo il bene ed il male» (Genesi 3:5). Già, "sarete come Dio", non c'è nulla di più allettante: misconoscere che siamo solo creature e pensare di poter fare tutto ciò che ci piace! Molto più avanti nella Bibbia troviamo questo spiegato ancora più chiaramente: «...poiché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi, sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato... e hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Dio in un'immagine simile a quella di un uomo corruttibile... Essi hanno cambiato la verità di Dio in menzogna ed hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen» (Romani 1:21,23,25). Vedete dunque: misconoscere Dio, cambiare la verità in menzogna, e mettere sugli altari ...un essere umano, una creatura (sia letteralmente che figurativamente)! Comodo, non è vero? Chi vuole vivere senza Dio mette al centro l'essere umano come misura di tutte le cose e chi proprio non sa rinunciare alla religione mette sugli altari un uomo! ...e chi proprio non vuole rinunciare ad essere "cristiano" adatta il cristianesimo ai propri gusti ed inclinazioni applicando etichette cristiane a ciò che rimane sempre e fondamentalmente culto dell'uomo!
Vediamone alcune illuminanti conseguenze.
Il mito dell'uomo buono e la triste realtà
Vi sono alcuni "inguaribili ottimisti" che, come se non bastasse lo spettacolo della miseria, corruzione e degradazione dell'essere umano ogni giorno sotto i nostri occhi, insistono col dire che l'uomo è fondamentalmente buono, che ha Dio nel cuore e che -se solo volesse, e nelle giuste condizioni ambientali- potrebbe creare il paradiso sulla terra. Un simile uomo basterebbe esortarlo, istruirlo, guidarlo e ...saprebbe fare il bene. Non solo, ma credono che con un po' di aiuto... avrebbe la capacità di conquistarsi da solo la salvezza eterna presso Dio, con i propri sforzi, meriti, opere... e se proprio non ce la facesse Dio, alla fine, sarebbe sempre pronto a perdonarlo, a "chiudere un occhio" sulla sua "debolezza".
Sarebbe bello fosse così, ma questa non è l'immagine che Dio dà dell'uomo nello stato in cui oggi si trova.
Ascolta: «...i disegni del cuore dell'uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza» (Genesi 8:21). «Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato» (Geremia 17:9); «Non c'è alcun giusto, neppure uno. Non c'è alcuno che abbia intendimento, non c'è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c'è alcuno che faccia il bene, neppure uno... i loro piedi sono veloci per spandere il sangue, sulle loro vie c'è rovina e calamità... non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi... tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:10-18,23).
Se pensi che tutto questo sia "eccessivo" (e non si tratta nemmeno di tutte le possibili citazioni) dimostri proprio fino a che punto il Nemico ti abbia ingannato su te stesso!
Si, altro che "uomo buono" che con la sua "buona volontà", seguendo le leggi di Dio, potrebbe redimersi dalle conseguenze del suo malfare: il testo biblico precedente continua dicendo: «Tutto questo lo dice la Bibbia e noi sappiamo che lo dice per coloro che sono sotto il dominio della legge. Perciò tutti chiudano la bocca e il mondo intero si riconosca colpevole davanti a Dio, perché nessuno potrà essere riconosciuto giusto da Dio in base alle opere che la legge comanda. La legge serve soltanto a far conoscere ciò che è male» (Romani 3:19,20 TILC).
Una delle caratteristiche di Dio è la Sua santità e la sua giustizia: non c'è alcun perdono a buon mercato per l'uomo presso Dio. Nulla di impuro può sussistere davanti a Lui e l'essere umano è marcio e corrotto, totalmente incapace di giungere (ammesso che lo volesse) agli standard che Dio ha posto per la sua salvezza eterna. «Chi salirà al monte dell'Eterno? Chi starà nel suo santo luogo? L'uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l'animo a vanità e non giura con frode...» (Salmo 24:3,4). Nemmeno i personaggi religiosi più eccellenti avrebbero mai potuto raggiungere il livello di santità che Dio richiede per poter essere salvati. Se leggete le autobiografie di coloro che sono stati proclamati santi scoprirete come erano essi stessi ad ammettere -nonostante le loro conquiste- di essere ben lungi da ciò che dovevano essere, e ben coscienti della loro miseria. L'apostolo Paolo afferma -e parecchio tempo dopo la sua conversione- : «Io scopro questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male... eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre di fatto, servo la legge del peccato. Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà?» (Romani 7:21-25 TILC).
Nessuno si faccia illusioni allora, anche se queste vengono edulcorate dalle "soluzioni" che le varie religioni propongono. Non solo questo mondo è irriformabile, anche con la migliore buona volontà, ma tutti andiamo incontro al giusto giudizio di inappellabile condanna da parte di Dio: «...pensi forse... di scampare al giudizio di Dio?» (Romani 2:5).
Non c'è proprio allora nessuna speranza per l'uomo? Si, solo quella dell'Evangelo di Gesù Cristo che ci parla di qualcun altro che per amor nostro è venuto in questo mondo per poter redimere dalla loro miseria un gran numero di uomini e di donne pagando Lui il prezzo della loro salvezza e mettendoli in condizione di essere rigenerati, rinnovati interiormente, per potere comparire davvero santi ed irreprensibili davanti a Dio. Ascolta un brano fra i tanti della Bibbia che parla della meravigliosa grazia di Dio in Gesù Cristo: «aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e salvatore nostro, Gesù Cristo, il quale ha dato sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere... Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché, giustificati per la sua grazia, fossimo fatti eredi della vita eterna, secondo la speranza che abbiamo. Sicura è questa parola...» (Tito 2:13,14; 3:4-7).
La mediazione unica di Gesù Cristo
Come vedi, grande è l'inganno della mentalità che idealizza l'uomo e gli rende culto. E' questo un buon punto però per introdurre un'altro aspetto del problema: la divinizzazione dell'uomo a fini religiosi.
Nello stato in cui ci troviamo, la distanza che ci separa da Dio è immensa. Pretendere di accedere al Dio tre volte santo è impossibile, sporchi come siamo, farlo come se niente fosse è illusione ed inqualificabile arroganza. Giobbe lo sapeva molto bene. Sapeva bene che poteva gridare fin che voleva ma che Dio, così come egli si trovava era irraggiungibile. Dice: «Grida pure! C'è forse qualcuno che ti risponde? A chi tra i santi ti rivolgerai?» (Giobbe 5:1). E molto realisticamente affermava: «Se sono già stato condannato, perché affaticarmi invano? Anche se mi lavassi con la neve e pulissi le mie mani con la soda, tu mi getteresti nel fango... Egli infatti non è un uomo come me, a cui possa rispondere, e che possiamo comparire in giudizio assieme. Non c'è alcun arbitro fra di noi, che ponga la mano su tutti e due» (Giobbe 9:29-33).
Già, un arbitro, un mediatore è necessario fra Dio e l'uomo, uno che interceda in favore suo, uno che sia Dio e uomo allo stesso tempo. L'Evangelo, però, a questo problema provvede una magnifica risposta. Nella citazione biblica precedente abbiamo introdotto la persona del Signore e Salvatore Gesù Cristo come unica via per la salvezza dall'umana miseria: è Lui la risposta, è Lui l'unico essere umano in cui Dio è sceso per assumere Egli stesso l'opera dell'umana salvezza altrimenti impossibile.
L'Evangelista Giovanni dice: «Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli era nel principio con Dio... E 'la Parola si è fatta carne'ed ha abitato fra di noi... Nessuno ha mai visto Dio, l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere» (Giovanni 1:1,14,18).
Zaccaria, padre di Giovanni Battista, profetizzò dicendo «Benedetto sia il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e compiuto la redenzione per il suo popolo, e ci ha suscitato una potente salvezza» (Luca 1:68,69).
L'apostolo Pietro testimoniando della sua fede davanti ai capi del popolo ed agli anziani di Israele, afferma: «...e in nessun altro è la salvezza, poiché non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati» (Atti 4:12). L'apostolo Paolo afferma: «...vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo, il quale ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti» (2 Ti. 2:5,6).
L'apostolo Giovanni dice: «Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, 'abbiamo un avvocato'presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è l'espiazione per i nostri peccati» (1 Giovanni 2:1,2).
Ancora Paolo: «Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche 'intercede per noi'» (Romani 8:33,34).
Così la lettera agli Ebrei: «Per questo Gesù è diventato 'garante'di un patto molto migliore. Inoltre quelli erano fatti sacerdoti in gran numero perché la morte impediva loro di durare, ma costui [Cristo] perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non passa ad alcun altro, per cui 'egli può salvare appieno'coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli per sempre per 'intercedere per loro'» (Ebrei 7:24,25), e ancora: «...ma ora, una sola volta, alla fine delle età, Cristo è stato manifestato per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso» (Ebrei 9:26).
Da queste ed altre citazioni possiamo affermare dunque che: Gesù Cristo è l'unico mediatore che ci sia stato dato fra Dio e l'essere umano. Egli è Dio con noi. Egli ha pagato completamente il prezzo della nostra salvezza. Egli può salvarci appieno: i Suoi meriti sono infiniti e nessuno potrebbe pretendere di integrarli come se non fossero sufficienti. Tutti sono salvati per grazia di Dio mediante il ravvedimento e la fede in Lui, nessuno può lucrare né per sé stesso né per gli altri alcun merito davanti a Dio. Egli è il garante della nostra salvezza. Egli solo può intercedere per noi.
Se questo è vero come risulta chiarissimo da questi ed altri testi della Bibbia, è pagano ed offensivo verso Dio fabbricarci altri salvatori, altri mediatori, altri intercessori, altri avvocati, altri dispensatori di grazie. Ciò che Cristo ha compiuto è pienamente sufficiente e disponibile a chiunque voglia avvalersene con fede e non abbiamo bisogno di uomini o donne divinizzati, non abbiamo bisogno né di santi, né di madonne. Rivolgersi a loro, oltre che ad essere un inganno di Satana, è un palese dispregio della completezza e sufficienza di ciò che Cristo ha fatto e può fare per noi.
Tutti i veri credenti dei tempi passati sono stati accolti nella gloriosa comunione con Cristo in Dio, ma essi sono là non perché lo abbiano meritato, ma perché sono stati anche loro salvati per grazia e Dio si è compiaciuto di contarli fra i suoi eletti e di purificarli con il prezioso sangue di Cristo. L'apostolo Paolo diceva: «Ma per la grazia di Dio sono quello che sono; e la sua grazia verso di me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me» (1 Corinzi 15:10).
La stessa Maria, la madre di Gesù, riconosce di essere stata indegnamente scelta da Dio per questo scopo, e riconosce di essere anche lei una peccatrice salvata per grazia: «L'anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, 'mio Salvatore', perché egli ha avuto riguardo alla 'bassezza della sua serva'; poiché ecco, tutte le generazioni mi proclameranno beata» (Luca 1:46-48). Perché "beata", perché noi magnifichiamo il grande amore di Dio per aver dato un così grande onore ad un comune e mortale peccatore, tanto quanto lo era Maria.
Quando un giorno qualcuno loderà Maria con queste parole: «Beato il grembo che ti ha portato e le mammelle che ti hanno allattato» il Signore Gesù risponderà: «Beati piuttosto coloro che odono la parola di Dio e l'osservano» (Luca 11:27,28).
D'altronde gli apostoli e gli angeli stessi rifiutavano con sdegno che qualcuno mai rendesse loro un culto religioso. Gli apostoli Paolo e Barnaba avevano nel nome di Cristo operato nella città di Listra un grande miracolo. Gli abitanti di quella città li avrebbero considerati divinità in terra, ma Paolo grida: «Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo esseri umani con la vostra stessa natura e vi annunziamo la buona novella (di Gesù Cristo)» (Atti 14:15). Cornelio si getta ai piedi di Pietro e fa atto di adorazione, ma Pietro risponde: «Alzati, sono anch'io un uomo» (Atti 10:26). L'apostolo Giovanni ha l'esperienza dell'incontro con un angelo, al vedere il quale cade ai suoi piedi per adorarlo, ma l'angelo afferma: «Guardati dal farlo! Io sono un conservo tuo e dei tuoi fratelli, i profeti, e di coloro che custodiscono le parole di questo libro. Adora Dio!» (Apocalisse 22:9).
Vale dunque il preciso comandamento di Dio, ribadito da Gesù, che dice: «Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo» (Matteo 4:10; Cf. Deuteronomio 6:13), un principio che possiamo riassumere in questo modo: «Il culto religioso deve essere reso a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e a Lui solo; non ad angeli, santi o altre creature; e dopo la caduta, questo non può avvenire senza un mediatore, né per mezzo di un mediatore diverso da Cristo solo» (Conf. di Westminster, 21:2).
Immagini, segni ed oggetti...
Il dovere di conoscere Dio e il Suo piano per la redenzione umana, come pure chi siamo noi, secondo quanto la rivelazione biblica ci insegna, impone a noi pure il dovere di rendere culto a Dio esclusivamente nel modo in cui Egli ha stabilito.
Questo è un principio importante che può essere formulato in questo modo: «La luce della natura mostra che c'è un Dio che ha signoria e sovranità su tutto, che Egli è giusto e buono e che fa del bene a tutti. Perciò è degno di essere temuto, amato, lodato, invocato, creduto e servito con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la forza. Il modo accettevole di adorare il vero Dio, però, è stato rivelato da Lui stesso, e quindi le forme della nostra adorazione sono limitate dalla sua volontà rivelata. Non è lecito adorarlo secondo invenzioni e schemi umani, né secondo i suggerimenti di Satana, né con immagini, né in altri modi non prescritti dalle Sacre Scritture» (Conf. di Westminster, 21:1).
La Parola di Dio afferma: «Avrai cura di mettere in pratica tutte le cose che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla toglierai da esse» (Deuteronomio 12:32). Gesù stesso rimproverava gli scribi ed i farisei con queste parole: «Invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini» (Matteo 15:9), ed aveva affermato a chiare lettere che: «Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Giovanni 4:24).
Immagini religiose. In chiara contraddizione con quanto affermato dalla Parola di Dio, però, una vasta pratica diffusa nella nostra cultura insiste ad usare nel culto immagini religiose, pratica variamente giustificata, ma inaccettabile di fronte al chiaro comandamento di Dio che dice: «Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai» (Esodo 20:4,5). «Non vi farete idoli, non vi erigerete immagini scolpite o alcuna stele e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure, per prostrarvi difronte ad essa; poiché io sono l'Eterno, il vostro Dio» (Levitico 26:1).
La tendenza a materializzare l'oggetto del culto fa parte della natura umana decaduta, ed è tipica del paganesimo, sempre risorgente e variamente mascherato.
Un pane speciale? Altrettanto errato secondo la Parola di Dio è materializzare il pane dell'Eucaristia come se Cristo fosse davvero presente in esso. La Scrittura ci dice che l'Eucaristia è una semplice commemorazione dell'unico sacrificio di Cristo offerto quel tempo per noi «Fate questo in memoria di me» (1 Corinzi 1:15,25) ed un annunzio del suo valore salvifico. Quando Gesù diceva «Questo è il mio corpo» (Matteo 26:26 e paralleli), Egli parlava con un linguaggio figurato, d'altronde tipico per Lui (diceva ad es. "Io sono la porta...", "Io sono la luce...", "Io sono la via, la verità e la vita", "Io sono la vite" ecc.). Quando Gesù aveva fatto quel Suo famoso discorso (Giovanni 6:22 ss) indicando Sé stesso come pane della vita, ed aveva esortato tutti a "mangiare della sua carne", i presenti ne erano rimasti scandalizzati, pensando che Egli fosse impazzito, esortando all'antropofagia. Egli però parlava in senso figurato, tant'è vero che al termine del Suo discorso, Egli osserva: «E' lo Spirito che vivifica; la carne non giova a nulla; 'le parole che vi dico sono spirito e vita'» (Giovanni 6:63). L'apostolo Paolo osservava altresì: «(Dio) ci ha resi ministri idonei del nuovo patto, 'non della lettera, ma dello Spirito', poiché la lettera uccide, ma lo Spirito dà vita» (2 Corinzi 3:6).
La dottrina generalmente nota come transustanziazione, secondo cui la sostanza del pane e del vino viene trasformata nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo dopo la consacrazione da parte di un sacerdote o in qualche altro modo, è in contrasto non solo con la Scrittura, ma anche con il buon senso e la ragione. Inoltre essa sovverte la natura stessa del sacramento ed è stata ed è la causa di numerose superstizioni e di grossolane idolatrie. Il principio stabilito dalla Scrittura è perciò il seguente: «I partecipanti degni, che prendono esteriormente gli elementi visibili di questo sacramento, li ricevono anche interiormente e spiritualmente per fede, realmente e veramente, ma non carnalmente né corporalmente, e si cibano spiritualmente di Cristo crocefisso e di tutti i benefici della sua morte. Il corpo ed il sangue di Cristo non sono presenti né corporalmente né carnalmente in, con o sotto il pane ed il vino, ma sono veramente ma spiritualmente presenti alla fede di chi crede in questa ordinanza, così come gli elementi esteriori sono presenti ai loro sensi» (Conf. di Westminster, 29:7).
In positivo possiamo dunque affermare a proposito del culto che a Dio deve essere reso, che «Fanno parte del culto religioso ordinario che si deve rendere a Dio: la lettura delle Scritture con santo timore; la sana predicazione, e l'ascolto attento della Parola, in obbedienza verso Dio, con intelligenza, fede e riverenza; il canto dei salmi di tutto cuore; come pure la debita amministrazione e il degno ricevere dei sacramenti istituiti da Cristo. A questi vanno aggiunti, da effettuarsi in diversi tempi e stagioni, in modo santo e religioso: i solenni digiuni, e i rendimenti di grazie in occasioni speciali» (Conf. di Westminster, 21:5).
Un'acqua che lava i peccati? La tendenza non biblica ad assegnare ad un oggetto o ad un rito di per sé stesso un potere particolare, lo possiamo anche vedere nel valore che spesso viene dato al battesimo.
Si ritiene che il gesto del battesimo, amministrato in un certo modo, possa conferire di per sé stesso la "grazia santificante" che cancella il peccato originale ed anche attuale, rimettendo tutta la pena per essi dovuta, non solo, ma che esso ci imprima il carattere di cristiani, ci renda figli di Dio ed eredi del paradiso. Lo si ritiene assolutamente necessario per salvarci.
Tutto questo è sbagliato. E' mediante il ravvedimento e la fede personale nel Signore e Salvatore Gesù Cristo che ci vengono conferiti i meriti della passione e morte di Gesù Cristo, veniamo liberati dalle conseguenze eterne del peccato e ci viene aperta, per grazia, la porta del paradiso. E' l'esercizio della fede in Gesù Cristo che ci rende figli di Dio (1 Gv. 1:12) ed è lo Spirito Santo, che accompagna la fede in Cristo, che ci imprime il carattere di cristiani. Il battesimo di per sé stesso non dà proprio nulla, ma è conferma esteriore di quello che è già avvenuto nella vita del credente.
Il battesimo (e la Cena del Signore) diventano efficaci strumenti di grazia, non perché abbiano in sé stessi qualche virtù, o in colui che li amministra ma solo per la benedizione di Cristo, e l'opera dello Spirito Santo in coloro che li ricevono per fede. Pietro scrisse: 1 Pi. 3:21. ...la quale è figura del battesimo (non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di una buona coscienza presso Dio), che ora salva anche noi mediante la risurrezione di Gesù Cristo (1 Pi. 3:21).
Il Battesimo è un'ordinanza del Nuovo Testamento, istituito da Gesù Cristo ed inteso ad essere segno per la persona battezzata della sua comunione con Lui, nella Sua morte, sepoltura e risurrezione, e del suo essere innestato in Lui, di remissione dei peccati, e di essersi affidato a Dio in Gesù Cristo, per vivere e camminare in novità di vita.
Le autorità religiose e le tradizioni
La religione corrotta che mette l'uomo al centro del culto, materializzando gli elementi della religione, si manifesta anche in un altro modo, che vorrei menzionare qui, anche se solo sommariamente.
Una chiesa perfetta? Il fenomeno si presenta in questo modo: identificando una struttura od organizzazione umana con la sola chiesa di Cristo, "autorizzata e benedetta" in modo unico da Dio, unica depositaria della verità, e nel cui solo mezzo si può trovare salvezza; inoltre identificando il leader religioso che sta al vertice di questa organizzazione come vicario di Cristo, unico successore autorizzato di Pietro e dotato di infallibilità dottrinale perché guidato dallo Spirito Santo. Questa concezione materialista è nettamente in contrasto con quanto la Parola di Dio afferma.
Che cos'è la chiesa di Cristo? Essa ha una realtà essenzialmente spirituale. La chiesa cattolica o universale, la quale è invisibile, è composta dalla somma degli eletti che sono stati, che sono, e che saranno raccolti insieme in unità, sotto Cristo, il Suo Capo. Essa è la sposa, il corpo, il compimento di Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti. La chiesa visibile, la quale sotto l'Evangelo è pure cattolica o universale cioè non confinata ad una nazione come sotto la legge, consiste di tutti coloro che, nel mondo intero professano la vera religione rivelata dalla Bibbia, insieme ai loro figlioli. E' il regno del Signore Gesù Cristo, la casa e la famiglia di Dio.
Una tale chiesa non è identificabile con una particolare organizzazione. Infatti questa chiesa cattolica è stata a volte più, a volte meno, visibile e le chiese particolari, membri di essa, sono più o meno pure a seconda della misura in cui la dottrina dell'Evangelo viene insegnato ed abbracciato, le ordinanze amministrate ed il culto pubblico celebrato con maggiore o minore purezza. Difatti anche le chiese più pure sono soggette a contaminazione e ad errore; alcune sono degenerate al punto da non essere più chiese di Cristo, ma "sinagoghe di Satana" (Ap. 18:2; Ro. 11:1822). Ciononostante vi sarà sempre sulla terra una chiesa per rendere culto a Dio secondo la sua volontà.
Un leader religioso infallibile? E' infine di estrema importanza affermare che -anche se questo potrà dispiacere a qualcuno- che non v'è altro capo della chiesa se non il Signore Gesù Cristo (Cl. 1:18; Ef. 1:22). Il Papa di Roma perciò non può essere in alcun senso il capo della chiesa, ma è da identificarsi piuttosto con l'anticristo, quell'uomo di peccato e figliolo di perdizione, il quale si innalza nella chiesa contro Cristo, e contro tutto quello che è chiamato Dio (Mt. 23:810; 2 Te. 2:8,9; Ap. 13:6), come ha dimostrato ampiamente di essere nel corso della storia, opponendosi od alterando ad arte quanto il Signore ha rivelato nella Bibbia.
Certamente dobbiamo riverire ed avvalerci del contributo dei teologi e degli studiosi della Bibbia, come pure di tutte quelle autorità carismatiche nelle quali, nel corso della storia, chiaramente traspariva lo spirito di Cristo, ma esse rimangono umane, e quanto dicono e fanno deve sempre essere confrontato con quanto afferma la Scrittura, unico criterio di base per stabilire che cos'è la verità, chiara per tutti nelle sue dottrine essenziali, e interprete di sé stessa nei brani più oscuri o controversi.
Le tradizioni. La fede cristiana non può neppure condizionata in modo vincolante dalle tradizioni che si sono sviluppate lentamente nel corso dei secoli. Lo sviluppo storico di istituzioni come le chiese cristiane non è necessariamente ed automaticamente legittimo, come se qualunque cosa venisse fatta o decisa nelle chiese fosse benedetta dal Signore. Molti errori sono stati commessi dalle chiese come istituzioni, e spesso ad errore si è accumulato errore e questo è divenuto spesso un accumulo di scorie che soffocano il puro deposito di verità contenuto nella Bibbia. Ogni cosa passata, presente e futura, va verificata confrontandola con la Bibbia, parola di Dio autorevole ed unica autorità per quanto riguarda la fede e la condotta del cristiano e delle sue istituzioni.
Il giudice supremo mediante il quale ogni disputa religiosa dovrà essere appianata, ogni decreto di concili, opinione di antichi scrittori, dottrine umane, spiriti privati, dovranno essere esaminati, e alle cui sentenze dobbiamo trovare la nostra pace, non potrà essere altro che lo Spirito Santo che parla tramite le Scritture (Mt. 22:29,31; Ef. 2:20; At. 28:25).
Conclusione
Ecco dunque esposto ampiamente, anche se non in modo evidentemente completo, come vi sia oggi un errore fatale che spesso molti fanno in religione: credere nell'uomo, nelle sue capacità e risorse. Lo ribadisco ancora: religione dovrebbe essere soprattutto un rapporto di fiducia e di dipendenza con Dio ma accade spesso che, al contrario, sia l'essere umano al centro di tutto. Si crede nelle proprie capacità di conquistarsi da soli la salvezza eterna, si divinizzano esseri umani rendendo loro il culto, ci si serve di immagini religiose, di segni ed oggetti ai quali si attribuisce potere magico, ci si affida ciecamente ad autorità religiose umane e tradizioni ritenute infallibili...
Dobbiamo perciò assolutamente superare una concezione rozza e materialista della religione, dobbiamo impegnarci per liberare la nostra fede dalle superstizioni e dalle primitive paure che ci bloccano e ci condizionano. Dobbiamo, in una parola, forti di quanto la Bibbia autorevolmente afferma e riformare la nostra religione, ripulirla, raffinarla, renderla conforme a verità. Dobbiamo giungere ad avere idee chiare su Dio e a renderGli il culto che Gli è dovuto e dobbiamo giungere ad avere una concezione realistica e sobria della creatura, dell'essere umano, conoscendo quali siano i suoi limiti e vere possibilità.
Tutto questo non solo è possibile, ma è doveroso.
Attraverso il messaggio della Bibbia, che oggi ho ribadito attraverso questa mia esposizione, Dio ti vuole parlare. Non è per caso che sei arrivato al termine della lettura di questo scritto. Dio ti vuole parlare perché tu Gli stai a cuore, ed Egli desidera che tu abbia la piena intelligenza di quanto Egli ha rivelato, e che, abbandonando l'errore, tu abbracci la verità rivelata e la viva con coraggio.
Quando l'Apostolo Paolo, parlando alla gente religiosa di Atene, aveva esposto il messaggio dell'Evangelo, denunziando i loro idoli e correggendo il loro pensiero religioso, egli li aveva esortati a rinnegare quanto non è coerente con la Parola di Dio, a confessare onestamente il loro peccato davanti a Dio e ad affidarsi completamente al Signore Gesù Cristo per essere salvati. Egli disse: «Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto, che si ravvedano. Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito [Gesù Cristo]; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti» (Atti 17:30,31).
Molti quel giorno avevano respinto il suo messaggio con sdegno, altri si erano fatti beffa di lui. Alcuni però «si unirono a lui e credettero» (Atti 17:34).
Sarai anche tu fra coloro che hanno accettato quel giorno la completa rivelazione di Dio in Gesù Cristo, come riportata nella Bibbia, per aderire ad essa e solo ad essa per la gloria di Dio? Io prego il Signore che così possa essere.
[Testo del 12 agosto 1992, p. 4934. Tutte le citazioni bibliche qui riportate, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", edizione 1991, La Buona Novella, Brindisi].