Evangelo/Evangelo in offerta?
Evangelo "in offerta"
Quando evangelizziamo, quali sono i presupposti che ci ispirano? Sono davvero coerenti con l'insegnamento del Nuovo Testamento su Dio, sulla condizione umana e sulla sostanza dell'Evangelo stesso e le sue finalità? Conversioni ingannevoli sono il risultato di presupposti errati sulla natura dellevangelizzazione.
Si prende oggi generalmente per scontato nei circoli evangelici che l'Evangelo della salvezza in Gesù Cristo si debba offrire a tutti indistintamente come qualcosa che una persona, dopo averlo valutato, possa accettare oppure respingere; che l'Evangelo debba essere l'oggetto di una proposta, di un invito, di un'accorata perorazione. Si presume che una persona, così come sta, con le proprie risorse, in dipendenza dalla capacità persuasiva dell'evangelista e in piena libertà (certo con l'assistenza dello Spirito Santo) abbia la facoltà di valutare la convenienza di questa offerta e così di accoglierla oppure di respingerla. Dopo che una persona ha così accolto l'Evangelo, ammettendo di essere un peccatore e dichiarando la sua fede in Cristo come proprio Salvatore, si presume che Dio la rigeneri spiritualmente e gli impartisca le benedizioni promesse.
Tutto questo sembra "non fare una grinza", ma è davvero questa l'evangelizzazione alla quale ci chiama il Nuovo Testamento? O meglio, sono questi i presupposti biblici che la caratterizzano? No. Ciò che prendiamo per scontato al riguardo, se questi sono i nostri presupposti, ad un'attenta verifica, essi si rivelano del tutto fallaci e ci potremmo rendere conto, a nostra vergogna, di avere al riguardo ingannato noi stessi e soprattutto, quel ch'è peggio, di aver eventualmente prodotto delle "conversioni" ingannevoli.
Questi presupposti "non reggono" almeno per quattro cose che dovrebbero essere molto meglio definite: (1) che cos'è l'Evangelo; (2) qual è lo scopo o l'utilità dell'Evangelo; (3) qual è la condizione umana; (4) il ruolo della giustizia di Dio.
1. Che cos'è l'Evangelo?
La nozione comune di che cosa sia l'Evangelo spesso rappresenta un'incomprensione ed una perversione di quanto ci presenta il Nuovo Testamento . "Evangelo" è una trasposizione nella nostra lingua del termine greco euaggelion che, letteralmente, significa "buona notizia". Qual'è, però, questa "buona notizia"? Essenzialmente che Gesù Cristo è venuto in questo mondo per salvare il Suo popolo dai loro peccati.
"Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati" (Matteo 1:21); "L'angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: 'Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore'" (Luca 2:10-11); "Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo" (1 Timoteo 1:15).
Il cuore stesso dell'Evangelo è la Persona e l'opera di Gesù Cristo. L'Evangelo dichiara che l'incarnazione dell'eterno Figlio di Dio aveva in vista uno scopo ben definito, stabilito sin dall'eternità: la salvezza degli eletti, di quelle persone, cioè, alle quali Dio si compiace di accordare la grazia della salvezza e di nessun'altra. Gesù stesso afferma: "Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno" (Giovanni 6:39).
Considerare l'Evangelo, quindi, nel modo che abbiamo delineato all'inizio, cioè come un'offerta proposta a tutti indistintamente, un'offerta da accogliere per essere salvati oppure da respingere a nostro danno, significa di fatto sostenere che Dio, nell'inviare Gesù in questo mondo, non avesse un obiettivo definito, ma che la Sua fosse solo "una possibilità" di salvezza, lasciata aperta a chiunque ritenga di accoglierla. Il sacrificio di Cristo, cioè, secondo questo modo di vedere le cose, non era inteso per procurare la salvezza di persone specifiche, ma semplicemente per rendere possibile la salvezza a tutti. Cristo, cioè, non era sicuro di quanti avrebbero accolto la Sua opera salvifica, ma avrebbe dato la Sua vita in sacrificio sulla base di un semplice "speriamo". Tutto questo contraddice platealmente tutto l'insegnamento delle Scritture, le quali parlano dell'Evangelo non come di un'offerta indiscriminata, ma come dell'opera efficace per la quale Egli procura la salvezza di coloro a cui Dio accorda la Sua grazia, ai Suoi eletti. E' per questo che Cristo sulla croce poteva trionfalmente esclamare: "E' compiuto!" (Giovanni 19:30).
La concezione dell'Evangelo sostenuta correntemente dai moderni circoli "evangelici" è di fatto fondata, quindi, su un'idea non biblica della redenzione, di fatto sull'offerta di un Evangelo ingannevole, basato su presupposti fallaci.
2. Qual è lo scopo o l'utilità dell'Evangelo
In secondo luogo, dato che il concetto che l'Evangelo sia "un'offerta" rappresenta un'incomprensione ed una perversione dell'insegnamento del Nuovo Testamento, ne consegue naturalmente che venga travisato e pervertito il proposito o l'utilità dell'Evangelo stesso. Coloro che sostengono il concetto di Evangelo come offerta sembrano credere che la predicazione dell'Evangelo sia il mezzo attraverso il quale una qualsiasi persona possa essere salvata e quindi accolta da Dio oppure perduta in quanto consapevolmente non ha colto l'occasione che gli era stata offerta e che così siano da intendere i concetti biblici di "eletti" e di "reprobi". In altre parole, che queste condizioni siano il risultato dell'esercizio di un presunto "libero arbitrio", di una scelta libera e consapevole della persona stessa.
In nessuna parte del Nuovo Testamento, però, si trova come la buona notizia di Gesù Cristo sia oggetto di un'offerta fatta ai peccatori. La buona notizia, come abbiamo visto, è che Gesù Cristo è venuto in questo mondo per salvare dai loro peccati "il Suo popolo", cioè le persone specifiche che Gli sono state affidate da Dio Padre. Se esaminiamo i sermoni e discorsi che troviamo nei vangeli e negli Atti si vedrà chiaramente come l'Evangelo non sia "un'offerta", ma una dichiarazione, proclamata e spiegata. Dovrebbe poi particolarmente colpire il lettore che offrire Cristo e la vita eterna ai peccatori non sia nemmeno qualcosa che sia affidato ai predicatori!
Coloro che proclamano l'Evangelo sono ambasciatori di Cristo. Il loro compito è semplicemente quello di dichiarare dei fatti, i fatti che costituiscono la buona notizia. Cristo e la vita eterna non sono cosa che sia affidata ai predicatori affinché sia offerta a tutti. La vita eterna è un dono di cui solo Dio ha disponibilità. Questo dono non viene offerto a chiunque decida di afferrarlo, ma viene dato a tutti coloro ai quali è stato destinato da prima della fondazione del mondo e reso manifesto ai suoi destinatari a tempo opportuno. La predicazione dell'Evangelo è il mezzo mediante il quale Dio chiama e riceve a Sé i Suoi eletti quando per loro viene il momento. La proclamazione della buona notizia non è stata mai intesa come qualcosa che possa alterare la condizione degli eletti o dei reprobi, e neanche il mezzo per il quale i peccatori possano diventare eletti o reprobi.
Che cosa intende il Signore quando comanda che l'Evangelo sia predicato ad ogni creatura: "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura" (Marco 16:15)? Predicare l'Evangelo ad ogni creatura non implica che la salvezza sia disponibile per tutti, ma che ora il mandato apostolico si estende al di là del popolo ebraico fino a raggiungere persone di ogni estrazione nel mondo intero. Nessun predicatore ha la facoltà di distinguere chi siano gli eletti e chi siano i reprobi prima che lo Spirito Santo risvegli, rigeneri spiritualmente i primi portandoli al ravvedimento ed alla fede. Intenzione dell'autentico predicatore dell'Evangelo è quella di
chiamare a ravvedimento gli eletti. L'Apostolo Paolo bene comprendeva questo fatto quando scriveva: "Ecco perché sopporto ogni cosa per amor degli eletti, affinché anch'essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna" (2 Timoteo 2:10).
3. Qual'è la condizione umana
In terzo luogo l'idea che l'Evangelo sia un'offerta che la gente possa accettare oppure respingere dopo averla considerata, non considera, anzi, rinnega la descrizione che il Nuovo Testamento fa dell'attuale condizione umana, cioè quel che la teologia chiama la "depravazione totale". "Offrire" l'Evangelo presuppone credere che una persona, così com'essa si trova, prima ancora di essere rigenerata dallo Spirito Santo, possa esercitare fede salvifica. L'invito fatto agli empi ad "accettare Cristo" non solo nega che l'essere umano, così come si trova, sia "spiritualmente morto" (così come lo descrive la Scrittura), ma mina alla base la necessità stessa della grazia di Dio nella salvezza.
Se una persona, così come si trova, è in grado di esercitare la fede necessaria alla propria salvezza, che bisogno ci sarebbe della grazia? La Scrittura, di fatto, presenta la condizione umana in termini molto diversi da quelli che presuppongono i proponenti della "offerta". In Romani 8:7-8 l'Apostolo Paolo nota come: "ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio". Essi, però, contraddicono completamente l'insegnamento di Paolo.
Quando Paolo dichiara che la persona irrigenerata è ostile verso Dio, il sistema dell'offerta implica che una persona possa essere disponibile verso Dio, disponibile a ravvedersi dai propri peccati, disponibile a rinunciare alla propria presunzione di giustizia, disponibile a rinunciare alla propria autonomia per sottomettersi alla signoria di Cristo. Che illusione! Il "convertito" potrà al massimo volere ricevere egoisticamente "i vantaggi" che gli vengono offerti dal predicatore, ma rinunciare a sé stesso per affidarsi completamente a Cristo è ben altra cosa che solo il miracolo della grazia di Dio può rendere possibile. Non è cosa che mai possa venire da una persona "così come si trova". "Un moro può egli mutar la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene?" (Geremia 13:23 Riv.). L'Apostolo dichiara che una persona non rigenerata è ostile verso Dio e non può piacergli, mentre il sistema dell'offerta implica come alcuni possano compiacere a Dio accogliendo l'offerta dell'Evangelo.
Il concetto dell'offerta è, in ultima analisi, di tipo sinergistico, vede cioè la salvezza come uno sforzo cooperativo fra Dio e l'essere umano, dove è quest'ultimo che deve prendere l'iniziativa. Questa concezione distrugge del tutto la verità scritturale del sola grazia, e chiaramente nega la depravazione totale. "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio" (Efesini 2:8).
Molti, naturalmente ci contesteranno proponendoci testi come Matteo 11:28 e Apocalisse 22:17 come prova che l'Evangelo vada offerto. Questi testi, però, non dicono nulla che l'Evangelo sia un offerta o un invito.
Consideriamo Matteo 11:28 "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo". E' interessante prima di tutto notare come qui il verbo "Venite" sia un imperativo, e quindi un comando. Chi sono, però, coloro che Gesù chiama a venire a Lui? Non chiunque, ma coloro che sono "affaticati ed oppressi". Affaticati ed oppressi da che cosa? Dal peccato. In che modo, però, una persona irrigenerata giunge a sentirsi affaticata ed oppressa dal peccato? Coloro i cui occhi ed orecchi sono stati aperti ed il cuore intenerito dallo Spirito Santo nella Sua opera di efficace rigenerazione. In chi lo Spirito Santo produce tutto questo? Negli eletti. Il Signore Gesù, quindi, si sta rivolgendo qui alle Sue pecore, quelle che rispondono alla descrizione di "affaticati ed oppressi".
Lo stesso è vero per Apocalisse 22:17: "Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». E chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita". L'esortazione qui è riservata a coloro che "odono" e che "hanno sete". Nessuno che prima non sia stato rigenerato dallo Spirito Santo è in grado di "udire" e di aver desiderio per "l'acqua della vita". Se non fosse così come potrebbero persone spiritualmente morte udire ed avere sete? Desidererebbero accostarsi a Dio coloro che Gli sono ostili? Perché mai? La concezione della "libera offerta" nega quanto le Scritture affermano sulla condizione di totale incapacità spirituale degli esseri umani nella loro attuale condizione.
4. Il ruolo della giustizia di Dio
In quarto luogo, il concetto di evangelizzazione come offerta tradisce una fondamentale incomprensione della giustizia di Dio. Molti sostengono che sia necessario offrire l'Evangelo così che Dio possa essere giusto quando condanna all'inferno coloro che lo respingono. Molti lo credono, ma è cosa del tutto ridicola.
In primo luogo, se l'Evangelo fosse offerto a tutti così che Dio possa essere giusto quando condanna all'inferno coloro che lo respingono, che cosa si puòi dedurre per coloro che non hanno mai udito l'Evangelo e che quindi non l'hanno mai respinto? Dio non sarebbe giusto nel condannarli. Questo solo dimostra quanto sia puerile il concetto dell'offerta. Il fatto è che i peccatori sono degni della dannazione sin dal momento della loro concezione, quand'è imputato loro il peccato originale. Vi sono bambini che muoiono prima di aver commesso peccati fattivi e le Scritture dicono chiaramente che "il salario del peccato è la morte" (Romani 6:23). I peccatori durante l'Antico Testamento non avevano mai udito l'Evangelo. "Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via" (Atti 14:16).
Lo stesso si può dire delle moltitudini che sono vissute e sono morte dal primo secolo fino ad ora. Si sostiene forse che Dio sia ingiusto a condannarli? Il concetto dell'offerta risponde a questa domanda in modo affermativo oppure vi risponde con abili sofismi. Inoltre, respingere l'Evangelo è tutto ciò che può fare la persona irrigenerata. Senza dubbio il reprobo respingerà sempre la buona notizia di Gesù Cristo. Questo rifiuto è tale da aggravare la loro condizhione, ma questo rifiuto non è la base della loro condanna. Alla fine si comproverà come Dio sia sempre stato giusto e santo in tutti i modi in cui tratta con i reprobi, che abbiano udito l'Evangelo oppure no.
Concludendo, è essenziale che tutti coloro che credono che l'Evangelo sia un offerta tornino a studiare accuratamente ciò che le Scritture insegnano al riguardo della condizione umana irrigenerata, ciò in cui consiste l'Evangelo e quale sia lo scopo ed il fine della buona notizia. Dato che il Cristo è diventato uomo per salvare il Suo popolo dai loro peccati, allora tutto ciò che procede da questo fatto deve esserne coerente, e questo include la predicazione stessa dell'Evangelo.