Etica/Liberi veramente/Il condizionamento della Caduta implica misure protettive della libertà
F. La libertà biblica tiene sempre conto della Caduta
La Caduta ha comportato la corruzione della natura umana. Questo vuol dire che, nell’attuale fase storica (prima del ritorno del Cristo) anche le migliori imprese umane, incluse quelle del popolo di Dio, sono condizionate da molte contraddizioni, e non potranno qui realizzarsi compiutamente. Il compimento spetta solo all’opera finale del Cristo. La Caduta permea ogni area della nostra vita personale e pubblica. “...perché conosciamo in parte e profetizziamo in parte. Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito” (1 Corinzi 13:9-10). Questa situazione è vera non solo nei nostri matrimoni, famiglie, scuola, e lavoro, ma anche nei nostri sistemi politico ed economici.
La Confessione di fede elvetica così riassume la condizione umana di Caduta:
L’uomo è stato creato da Dio all’inizio a immagine e somiglianza di Dio, in giustizia e vera santità, buono e giusto (Efesini 4:24), ma vinto dall’istigazione (instinctu) del serpente e dalla sua propria colpa, allontanandosi dalla bontà e dalla giustizia. si è reso schiavo del peccato e della morte e si è assoggettato a molte e svariate calamità. E nella condizione in cui si è ridotto in seguito alla sua caduta si trovano anche tutti coloro che sono derivati da lui, cioè assoggettati al peccato, alla morte e a molteplici miserie. Ora, per peccato noi intendiamo questa corruzione naturale dell’uomo che deriviamo dai nostri progenitori e che attraverso di loro è passata in noi.
Essendo da essa immersi [ingolfati] in cattive concupiscenze e distolti da ogni forma di bene, proni ad ogni sorta di male, pieni di ogni iniquità, sfiducia, di sprezzo e odio di Dio, non solo non possiamo fare da noi stessi alcun bene, ma non possiamo neppure pensarlo (2 Corinzi 3:5). Anzi, man mano che invecchiamo, non cessiamo di produrre. come alberi cattivi, frutti completamente bacati (Matteo 12:33 ss). trasgredendo la legge di Dio, sia in pensiero che in azioni e parole cattive, per cui, rendendoci per il nostro merito meritevoli della collera di Dio, noi ci assoggettiamo a giustissime pene, al punto che saremmo tutti rigettati da Dio, se il nostro Signore e Redentore Gesù Cristo non ci avesse soccorsi.
Del resto, con il termine morte noi intendiamo non solo la morte fisica, che tutti gli uomini devono un giorno patire a causa del peccato, ma anche i tormenti eterni che sono dovuti ai nostri peccati e alla nostra corruzione. L’apostolo dice infatti che noi eravamo morti per le nostre colpe e peccati ed eravamo per natura figli dell’ira, come gli altri, ma che Dio, che è ricco di misericordia, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha vivificati insieme con Cristo (Efesini 2:1 ss). Similmente: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato...” (Romani 5:12). Riconosciamo quindi in ogni uomo il peccato originale e confessiamo che tutti gli altri peccati che da esso procedono sono chiamati peccati [...] Del resto, su questo concordiamo perfettamente con s. Agostino che ha tratto dalle sacre Scritture ciò che ha scritto e creduto al riguardo. [...] Infine, quando si dice nelle Scritture o sembra che Dio faccia qualche male, questo non significa che l’uomo non fa alcun male, ma che Dio, nel suo giusto giudizio, tollera che il male sia fatto e non lo impedisce, male che tuttavia egli avrebbe potuto impedire se lo avesse voluto, o perché fa ben usare del male degli uomini, come si è servito dei peccati dei fratelli di Giuseppe, o perché egli governa i peccati degli uomini, affinché non debordino oltre il necessario. A questo proposito, s. Agostino, nel suo Enchiridion, dice: “Anche ciò che si compie contro la volontà di Dio, in un modo meraviglioso e ineffabile non si realizza affatto indipendentemente dalla sua volontà; non avverrebbe, infatti, se egli non permettesse che avvenisse. Ora egli non lo permette per forza, ma di sua spontanea volontà. E colui che è sommamente buono non permetterebbe che avvenisse il male se non perché, essendo onnipotente, può trarre il bene dal male”. [Confessione di Fede elvetica, cap. 8].
Potremmo così chiederci quali sistemi politici ed economici siano maggiormente in grado di confrontarsi con questa condizione decaduta. Talvolta si cita, a questo riguardo, ciò che aveva detto un giorno lo statista inglese Winston Churchill, che disse: “La democrazia è la peggiore forma di Governo, ad eccezione di tutte quelle sperimentate fino ad oggi”, cioè, di fronte al fallimento di tutte le altre è la meno peggio!
Ecco perché è necessario avere non solo un governo ed un apparato statale limitato per impedirne gli inevitabili abusi, ma pure avere forze di bilanciamento tali che dall’esterno lo controllino vigilando su di esso. Dio, nella Sua parola, legittima la funzione di un governo nell’ambito delle strutture di uno stato per “contenere” il manifestarsi eccessivo del peccato, ma pure un governo e lo Stato deve essere costantemente “controllato”, “contenuto” da meccanismi di salvaguardia dei nostri diritti e libertà. Da qui anche la funzione di interposizione dei “magistrati inferiori”.
Anche la libertà economica deve essere in qualche modo “contenuta”, affinché non degeneri allorché forze economiche private diventino un potere monopolistico sempre più potente che pregiudicherebbe quelle stesse libertà che le hanno consentite.
La libertà religiosa è importante e irrinunciabile, ma bisogna vigilare affinché il potere di un’organizzazione ecclesiastica o religiosa abusi dei suoi poteri diventando oppressiva e pregiudicando la stessa libertà che originariamente l’aveva permessa. Le ambizioni monopolistiche della struttura ecclesiastica del Cattolicesimo romano ne sono un esempio, ma altresì può essere detto per quelle dell’Islam, le cui tendenze totalitarie, se acquisissero troppo potere, potrebbero ritorcersi contro la stessa libertà che inizialmente gli era stata concessa.