Discussione:Predicazioni/Matteo/Al di là delle apparenze
Oggi viviamo più che mai nell'epoca dell'apparire, dell'apparenza ingannevole. L'industria cinematografica è maestra in quest'ambito. Non tutto ciò che "appare", però, è quello che sembra, sia in positivo che in negativo. C'è chi appare grande, meraviglioso, bello e seducente, ma si tratta di un inganno, perché la realtà è ben diversa. C'è però anche chi appare insignificante, umile, di poco conto e valore, chi "non attira gli sguardi", che "non fa chiasso" ma che nasconde valori importanti, bellezza, ciò che più conta nella vita. Solo "pochi intenditori" se ne rendono conto, non le persone superficiali che badano all'apparenza.
La gloria e l'identità straordinaria del Salvatore Gesù Cristo era nascosta allora agli occhi dei più e ancora oggi si nasconde nella "orrenda visione" di un uomo inchiodato su una croce. Solo pochi si rendono conto che proprio lì, invece, si nasconde Dio, la sapienza, la bellezza, la nobiltà, il vero amore, la giustizia, la vita, i valori ultimi dell'esistenza, quelli che salvano la nostra miserabile umanità. La gloriosa e unica identità di Gesù di Nazaret Dio la rivela a pochi eletti. Sì, non temiamo di usare questa espressione. E' ciò che accade, nel testo biblico che oggi consideriamo, nell'episodio evangelico della Trasfigurazione. Gesù un giorno prende con sé i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, e li porta - solo loro - su un monte, dove a essi egli rivela la gloria della sua identità, quella che ai più è nascosta. Si tratta di una sorta di "anteprima" dell'esperienza che I discepoli di Gesù faranno più tardi quando saranno testimoni della Sua risurrezione dai morti, della Sua vittoria sul peccato e sulla morte - anche questa riservata ad un numero limitato di persone. Tutto questo è del tutto coerente con gli eterni propositi di Dio - c'è un motivo ben chiaro - com'é evidente da tutto l'insegnamento biblico per chi, senza pregiudizi, ne affronta lo studio. Leggiamo così il testo di Matteo 17:1-9.
Lettura di Matteo 17:1-9 - La trasfigurazione. Gesù rivela in anteprima ad alcuni suoi discepoli la sua gloriosa identità.
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Ecco così che Gesù prende con sé in disparte i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce su un alto monte. Essi vengono condotti in alto, elevati, "educati", estratti dalle masse di questo mondo, per raggiungere un livello superiore rispetto alla percezione comune. "In alto" vengono fatti accedere alla dimensione di Dio stesso, quella che trascende questo mondo e dalla quale possono avere una prospettiva più ampia sulla realtà. Essi ricevono la grazia, il privilegio, di accedere alla presenza immediata di Dio stesso, normalmente inattingibile dalla creatura umana decaduta. A questa dimensione bisogna esserne "invitati" perché nessuno, contaminato com'è dal peccato, può essere ammesso alla santità di Dio. Si tratta dell'esperienza di Mosè, strumento scelto da Dio per liberare il Suo popolo e per dargli la Sua Legge. Si tratta pure dell'esperienza del profeta Elia. Il racconto della trasfigurazione di Gesù qui ricorda il modo in cui Mosè aveva condiviso la gloria del Signore dopo la sua visita alla montagna. Leggiamo quanto troviamo nell'Esodo 24:12-18 - Mosè, strumento di Dio per la rivelazione della Sua legge, viene chiamato a salire sul Monte Sinai per riceverla solennemente.
Il Signore disse a Mosè: 'Sali da me sul monte: quando sarai lassù, io ti darò le tavole di pietra su cui ho scritto gli insegnamenti e la legge per istruire gli Israeliti'. Mosè, accompagnato da Giosuè suo aiutante, salì sul monte di Dio, dopo aver detto agli anziani: 'Aspettateci qui fino al nostro ritorno! Aronne e Cur restano con voi; chiunque avrà una questione da regolare si rivolga a loro!'. Mosè salì dunque sul monte. La nube coprì la cima del monte e il Signore si manifestò sul Sinai in tutta la sua gloria. Essa appariva agli occhi di tutto il popolo come un fuoco divorante. La nube coprì il monte per sei giorni; al settimo il Signore dal mezzo della nube chiamò Mosè, e Mosè entrò nella nube e salì sulla cima. Egli rimase là quaranta giorni e quaranta notti. (TILC).
Davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni Gesù, così, viene trasfigurato davanti a loro: il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce: è lo splendore di una realtà molto diversa da questo mondo. E' pure una ben attestata dottrina biblica che ai giusti, o giustificati, verrà dato un giorno nuovi corpi glorificati per entrare alla presenza di Dio (cfr. 1 Cor 15:42-49; 2 Corinzi 5:1-10) per condividere la sua gloria. Questa gloria Gesù, l'unigenito Figlio di Dio, la vive pienamente dall'eternità. Facendosi uomo per coloro che Gli sono stati affidati affinché ricevano la grazia della salvezza, Egli non ha mai contaminato la sua divina gloria. E' così che questi discepoli vedono Gesù trasfigurato e ottengono un'anteprima privata della grande gloria che Gesù avrebbe di nuovo avuto in seguito alla sua esaltazione.
L'apparizione con Gesù di Mosè ed Elia che "conversano" con Lui è pure significativa del fatto che non solo Gesù fa loro ripetere quell'esperienza, ma che c'è un indissolubile legame di continuità fra Gesù e tutto ciò che rappresenta l'Antico Testamento e che il Signore e Salvatore Gesù Cristo ne è il compimento ultimo.
Molti anni dopo, lo stesso apostolo Pietro, riflettendo su questa esperienza della trasfigurazione di Gesù scriverà le seguenti parole. Ascoltiamole.
Lettura di 2 Pietro 1:16-21 - L'apostolo Pietro era stato costituito da Dio fra I testimoni più importanti della persona ed opera del Cristo. In questo testo della sua seconda epistola egli mette in evidenza non solo la veracità della sua testimonianza, ma anche quella degli antichi profeti di Israele e, con loro, quella dell'intera Bibbia, Parola di Dio.
Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio.
Testimonianza indubitabile, parola solidissima, verità incontrovertibile. Quanto disprezzo, derisione e dileggio tutto questo riceve nel nostro mondo! Quanta ignoranza e presunzione! Non sorprende: un mondo che era giunto a inchiodare su una croce il Signore della gloria credendo di liberarsene è il mondo dei perduti che pervicacemente continua anche oggi a riprodursi con le stesse caratteristiche. Pensa di vincere, di prevalere. Di esso il Signore Iddio se ne prende gioco, perché sarà spazzato via come merita. Lo illustra bene il salmo numero due che leggiamo proprio al termine della nostra riflessione.
Lettura del Salmo 2 - In questo salmo regale l'autore afferma lo status speciale del re davidico scelto da Dio stesso e mette in guardia le nazioni e i loro sovrani di sottomettersi all'autorità di Dio e al suo vice-reggente scelto abbandonando le loro futili pretese.
Perché questa rivolta di popoli, queste assurde pretese delle genti? Contro il Signore e il re da lui scelto si ribellano i re, cospirano i capi e gridano: 'Liberiamoci dal loro dominio, spezziamo le nostre catene!'. Dal suo trono nel cielo, però, ride il Signore e li disprezza. A loro si rivolge adirato e, spargendo terrore, proclama: 'Sono io che ho posto il mio re in Sion, montagna a me sacra'. Questo è il decreto del Signore al suo re: 'Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi: ti darò i popoli in possesso, sarà tua tutta la terra. Potrai distruggerli con scettro di ferro, ridurli a pezzi come vasi d'argilla'. Signori e potenti del mondo, mettete giudizio, ascoltate: Servite il Signore con rispetto, adoratelo con grande timore: ché non scoppi improvviso il suo sdegno e voi non perdiate la vita. Felice chi confida nel Signore. (TILC).
Se tu che ascolti o leggi, giungendo fino a questo punto, ti rendi conto che è proprio così, come la Parola del Signore descrive, sei chiamato da Dio a ravvederti dall'aver escluso dalla tua vita il Signore della gloria trasgredendo I suoi giusti comandamenti. Allora potresti trovarti proprio fra coloro che Dio misericordiosamente vuole far oggetto della grazia della salvezza. Certo, è scritto che pochi sono gli eletti, ma tu non lasciarti turbare da questo. Abbandonati con fiducia al Salvatore Gesù Cristo e, crescendo nella conoscenza del Signore e della Sua Parola ne comprenderai il motivo, sicuro che tutto ciò che Egli compie è giusto e buono e ne sarai riconoscente. Felice chi confida nel Signore.