Corsi/Essere cristiani/45

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Indice generale

Essere cristiani (J. I. Packer)

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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente.  Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.

Cuore a cuore

45. Liberaci

Il Padre nostro c’insegna a guardare alla vita da tre prospettive. La prima è quella del nostro rapporto vitale con Dio, la seconda ci parla della nostra necessaria dipendenza da Lui, la terza ci mette in guardia contro i pericoli che vorrebbero attentare ad essa. “Liberaci dal male” è un appello rivolto a Dio affinché ci protegga dai pericoli che ci minacciano. Dato che quest’appello deve fare costantemente parte della nostra preghiera, esso presuppone che costanti e ricorrenti siano questi pericoli. Molti formulari di preghiera del tempo della Riforma contengono invocazioni al Signore affinché ci liberi “da tutti i nostri pericoli”. Ad esempio la preghiera per la quarta domenica dopo l’Epifania del libro della preghiera comunitaria della Chiesa anglicana, dice: “O Dio, Tu che sai in quali e quanti grandi pericoli noi viviamo… concedici una tale forza e protezione che possa sostenerci sempre e farci attraversare indenni ogni tentazione”. Se guardiamo attentamente questa frase, essa non è che una versione allargata della richiesta con la quale termina il Padre nostro.

Il pericolo

Nella confortevole routine della nostra vita di solito non pensiamo a noi stessi come persone in pericolo. Dovremmo farlo, però, perché siamo in pericolo. Lasciamo ancora una volta che il libro della preghiera comunitaria ci sia di guida. Esso espande la richiesta “ma liberaci dal male” in cinque richieste distinte e, fra i mali che vi vengono specificati, accanto alle situazioni difficili in cui potremmo incorrere, dice: “Liberaci… dal peccato, dall’astuzia e dagli attacchi del diavolo… dalla cecità del nostro cuore; dall’orgoglio, dalla vanagloria e dall’ipocrisia; dall’invidia, dall’odio e dalla malvagità; da ogni egoismo… dalla fornicazione e da ogni peccato mortale; dalle seduzioni del mondo, della carne e del diavolo… dalla morte improvvisa… dalla durezza di cuore; dal disprezzo per la Tua Parola e comandamenti: buon Signore, liberaci!”.

Vediamo così chiaramente quali siano i pericoli maggiori in cui potremmo incorrere e da dove sorgono. La liberazione di cui abbiamo bisogno non è solo o principalmente dalle circostanze avverse, ma dai mali spirituali in noi stessi, di cui sia le circostanze avverse che quelle favorevoli, potrebbero diventare trampolino di lancio. Il peccato è nel nostro cuore, ed abbraccia ogni tipo d’inclinazione a fare diversamente da ciò che Dio vuole e amare qualcosa o qualcuno più di Dio stesso: questa è la fonte dei pericoli che ci minacciano. Sempre e dovunque rimane per noi il pericolo di essere condotti su una cattiva strada dal peccato che dimora in noi.

L’inganno

Considerate ancora l’elenco di mali che abbiamo citato prima. Ognuno di essi fluisce spontaneamente dal cuore umano decaduto. Satana ne può essere il regista, decidendo lui stesso in quale ordine essi entrino nella scena della nostra vita. Non è necessario che egli li inietti nel nostro sistema: vi sono già presenti! Il peccato, inoltre, opera prevalentemente con inganno: “Cecità… inganno… durezza di cuore”: ecco le parole chiave del metodo operativo del peccato, allo stesso modo in cui “orgoglio… ipocrisia… ed egoismo” sono le parole chiave della manifestazione del peccato. L’orgoglio e l’egoismo si maschereranno come zelo per Dio, per la Sua verità e la Sua chiesa – ed altri mali morali e spirituali regolarmente s’insinueranno in noi sfuggendo alla nostra attenzione quando siamo concentrati su altro. Ecco il modo in cui un puritano chiamava: “il mistero dell’inganno di noi stessi” e ciò che la lettera agli Ebrei chiama: “la seduzione del peccato” (Eb. 3;13).

Di fronte al pericolo, la persona responsabile si mantiene calma, ma procede con attenzione, stando in guardia, vigilando ed essendo pronta a gridare “aiuto” al primo segno di guaio. Allo stesso modo un cristiano responsabile vigila e prega per non entrare in tentazione (vedi Mt. 26:41) e sulle sue labbra vi sarà spesso il grido di liberazione dal male. Allora sarà al sicuro.

Liberazione

Se vi domandassero: “Che cos’è la vostra vita?” descrivereste solo le circostanze esteriori d’essa, lavoro, amici, ecc., oppure andreste più a fondo? Come esseri umani voi siete creature con un proposito da adempiere, e, volenti o nolenti, descrivereste la vostra vita in termini di obiettivi raggiunti o da raggiungere, sfide, conflitti, frustrazioni, e progressi.

Il modo secolare di valutare una vita, tutto centrato sull’umano, descriverebbe la vita in termini di risultati raggiunti o non raggiunti, di successi e di fallimenti nei compiti affrontati. E’ in questo modo che sono raccontate memorie e biografie di personaggi importanti. Gli scrittori della Bibbia, i personaggi della Bibbia, ed i cristiani per cui la Bibbia è la loro autorità ultima di fede e di pratica, però, lo fanno in modo diverso.

Tanto per iniziare, essi considerano la loro vita nella prospettiva di Dio. Vedono Dio come Colui le cui azioni sono state il fattore decisivo nel dare forma alla loro esistenza, e come l’unico che sia in grado di valutare ciò che essi hanno raggiunto. Inoltre, essi vedono l’agire di Dio nei termini di due concetti principali. Il primo è quello della grazia di Dio nei loro confronti. Come dice un inno cristiano: la vita per loro è grazia dal principio alla fine. Il secondo concetto è quello di liberazione: vedono sé stessi, infatti, come persone liberate in continuazione dai problemi e dall’opposizione che sempre minaccia di ostacolare o di impedire loro il servizio di Dio. L’apostolo Paolo scrive al riguardo delle sue afflizioni in Asia: “Egli ci ha liberati e ci libererà [da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà] ancora” (1 Co. 1:10). Questo è un sentimento tipico del modo in cui l’intera Bibbia ha di considerare la vita, secondo la quale la speranza della misericordia di Dio e la liberazione dal male, dal peccato dentro di noi e dalle tempeste fuori di noi, sono un elemento essenziale della fede in ogni tempo. Per vedere questo basta solo prendersi un po’ di tempo per consultare una concordanza ed esplorare come vengono usate nella Bibbia le parole “liberazione” e “liberare”.

Potete ora vedere la vostra vita nei termini dei pericoli di mali d’ogni sorta che ci minacciano e del costante bisogno che abbiamo che Dio ce ne liberi? Se ancora non lo vedete, credetemi, la vostra vista non è buona. Potreste magari essere come una persona con una benda sugli occhi e con le orecchie tappate, che sta camminando in mezzo ad una strada molto trafficata. Imparate, allora, dal Padre nostro che cosa di fatto stia avvenendo nella vostra vita, chiedete al Signore di mettervi in grado di discernere i pericoli che si devono affrontare e imparare ad invocare il Grande Liberatore: “Poich'egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; io lo proteggerò, perché conosce il mio nome” (Sl. 91:14). Fate veramente vostra questa promessa: è per voi!

Per lo studio biblico ulteriore

Un canto di liberazione: 2 Samuele 22 (=Salmo 18).

Domande per la riflessione e l’approfondimento

  • Che cosa presuppone il fatto che noi si debba pregare regolarmente di essere protetti?=
  • Packer menziona “La liberazione di cui abbiamo bisogno non è solo o principalmente dalle circostanze avverse, ma dai mali spirituali in noi stessi, di cui sia le circostanze avverse che quelle favorevoli, potrebbero diventare trampolino di lancio”.
  • Che cosa intende dire con questo? Che cosa intendeva quel puritano con: “il mistero dell’inganno di noi stessi”?

(12, continua)