Corsi/Essere cristiani/35
Essere cristiani (J. I. Packer) |
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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente. Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.
Cuore a cuore
35. Voi dunque pregate in questa maniera
"Pregate in questa maniera": così il Signore Gesù introduce le parole del Padre nostro nel Sermone sul monte (Mt. 6:9-13). E' chiaro come questa preghiera debba essere, nella nostra mente, il modello di preghiera, come pure una preghiera di per sé stessa. Che cosa contiene questo modello? Ecco una rapida panoramica.
L'invocazione a Dio, con la quale questa preghiera si apre, è già di per sé stessa carica di significato. Certamente aveva molto sorpreso i discepoli di Gesù, perché nell’ambito della fede israelita, chiamare Dio "Padre" era qualcosa che non si sarebbe mai fatto. Gesù, però, c’esorta a farlo, in altre parole, Egli ci esorta a trovare accesso alla presenza di Dio sulla base del fatto che noi siamo figli nella Sua famiglia, e che Dio ci guarda con amore paterno.
Insieme a questo, poi, ci viene chiesto di collegare il termine "Padre" con "che sei nei cieli", in altre parole, a considerare con attenzione il fatto che Egli sia Dio, sovrano ed esistente di per Sé stesso, il Dio che è sia "là" che "in controllo" di ogni cosa. Da una parte abbiamo così l'amore paterno, ma dall'altra la Sua grandezza trascendente due qualità di Dio, queste, che formano il presupposto d’ogni altra espressione di questa preghiera.
Vengono poi tre richieste che hanno per centro Dio, le quali danno voce insieme all'atteggiamento che Gesù richiede in ciò che Gesù chiama "il primo e più grande comandamento - amare il Signore Iddio nostro con tutto il nostro cuore..." (Mt. 22:38, 37).
La prima richiesta è che il nome di Dio sia santificato. "Nome" nella Bibbia significa "persona". Santificare il nome di Dio significa il riconoscimento della santità di Dio e il sommo rispetto che bisogna avere di Lui in tutto ciò in cui Dio si è rivelato, il culto e l'ubbidienza che a Lui sono dovuti.
La seconda richiesta è che il regno di Dio venga. Il "regno" di Dio significa la pubblica manifestazione del Suo sovrano potere nella salvezza. La preghiera a che il Suo regno venga è il desiderio che la Sua signoria sia vista e che ad essa vi sia sottomissione, il desiderio che si possa fare esperienza della sua grazia per tutto il mondo, fintanto che Cristo ritornerà per rinnovare ogni cosa.
La terza richesta chiede che la volontà di Dio sia compiuta, cioè che tutti i Suoi comandi e propositi possano essere perfettamente adempiuti.
Dio primo, poi l'uomo
Seguono così tre richieste che, questa volta, hanno per centro la creatura umana. Il fatto di averle poste dopo la richiesta a che Dio sia esaltato, ci comunica l'esigenza che ciò che chiediamo a Dio per rispondere a bisogni nostri specifici sia un mezzo per l'esaltazione della gloria del Padre, e giammai il tentativo di piegare la volontà di Dio alla nostra. Ci viene chiesto di chiedere a che ci venga provveduto il cibo a noi necessario, il perdono dei peccati, e la protezione dalla tentazione e dal tentatore ("il maligno" significa "colui che è malvagio, Satana".
Tutti i nostri bisogni, in linea di principio, sono coperti da queste tre richieste: il bisogno di cose materiali, il bisogno per un rinnovamento spirituale, il bisogno per essere soccorsi e guidati.
La parte finale, la lode, attribuisce a Dio il regno (vale a dire lo saluta come l'Iddio sul trono), la potenza (lo adora cioè come il Dio che è in grado di esaudire tutto ciò che abbiamo richiesto), e la gloria (cioè la dichiarazione "noi Ti lodiamo, o Dio" qui ed ora). Forse questa parte finale non era compresa nella formulazione originaria, ma non si può negare come stia benissimo dove sta!
E' Dio che conduce la conversazione
Quando parliamo a genitori e ad amici sulle nostre ansie e problemi, cerchiamo aiuto presso di loro, e spesso loro debbono prendere essi stessi in mano la conversazione per poterle dare una forma significativa, forma che la nostra mente pasticciona non è stata in grado di dare loro. Sappiamo bene che cosa significa riversare i nostri problemi davanti a qualcuno come un fiume in piena ed essere interrotti dal nostro interlocutore che ci dice: "Aspetta un minuto, chiariamo meglio le cose. Ricominciamo con ordine e calma. ...Dimmi come ti senti di fronte a questo fatto... Poi vediamo meglio quale sia il problema reale". Così essi mettono un po' d'ordine ai nostri sentimenti.
Dobbiamo così vedere come il Padre nostro offra a noi delle risposte modello alla serie di domande che Dio ci pone per dare forma alla nostra conversazione con Lui. Così: "Chi pensi tu che io sia? Che cosa sono io per te?" (il Padre nostro che è nei cieli). "Se è così che cos'è che maggiormente dovresti desiderare? "Che il tuo nome sia santificato, che il tuo regno venga, che la tua volontà sia compiuta". Così che cos'è che ora chiedi, come mezzo ad un fine? "Provvigione, protezione, perdono". Poi c'è la chiusura con la lode, che risponde alla domanda: "Com'è che puoi essere così ardito e fiducioso nel richiedere tutte queste cose?""Perché sappiamo che Tu lo puoi fare, e che quando lo fai, esso ti porterà gloria". Spiritualmente, questa serie di domande mette un ordine salutare alla nostra preghiera.
A volte, quando preghiamo, abbiamo l'impressione che non vi sia alcuno ad ascoltarci, e siamo portati a pensare che i nostri sentimenti ci dicano la verità. Ciò che alla fine ci dissipa questa tentazione, in Dio, è il rendersi conto di nuovo (una consapevolezza, certo, ispirata da Dio), che Dio di fatto ci pone delle domande simili a quelle che abbiamo descritto. Il che esige che noi Gli diciamo onestamente ciò che pensiamo di Lui, ciò che vogliamo da Lui e perché.
Tutto questo fa parte dell'insegnamento che ci dà il Padre nostro che, da questo punto di vista è come quelle immagini per bambini contenente un oggetto nascosto. Dapprima guardi e non vedi nulla, poi qualcosa ti colpisce, ed ogni volta che guardi a quella figura, sembra quasi che ti voglia saltare addosso. In questo caso l’oggetto nascosto è Dio che ti fa le domande che il Padre nostro pone, e, frase dopo frase, trovi pure le risposte. E’ solo quando vedi questo che potrai usare il modello di preghiera nel modo inteso dal Suo autore e Maestro.
Per lo studio biblico ulteriore
Una preghiera modello: Giovanni 17.
Domande per lo studio e la riflessione
- Su quale base dovremmo cercare d’entrare alla presenza di Dio?
- Pensi che potrai avere quell’accesso da solo?
- Quali sono le ragioni per cui puoi dire SI o NO? Che cos’ha a che fare il Padre nostro con amare Dio con tutto il cuore?
- Illustra dei modi in cui il Padre nostro potrebbe essere utile per rimodellare le proprie preghiere.