Corsi/Esaminiamo/05

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Capitolo 4

ALCUNE TEORIE SULL'ISPIRAZIONE

"La dottrina sull'ispirazione è soprannaturale: per questo presenta diversi problemi all'umana comprensione. Come può un autore umano, che riporta conoscenze e pensieri propri, essere guidato a scrivere esattamente ciò che Dio gli ordina?

Questo genere di problemi ha prodotto diverse ipotesi sui limiti del controllo divino sugli autori umani: le "teorie dell'ispirazione": ogni interprete della Bibbia segue una o più di queste teorie. Partire dal concetto giusto è di importanza fondamentale, perché l'interpretazione di tutta la Bibbia sarà costruita basandosi sulla teoria dell'ispirazione adottata".

III. Dio ha ispirato tutto?

Attraverso la storia il cristianesimo ha sempre sostenuto che le parole stesse della Scrittura sono ispirate e che questa ispirazione include ogni parte della Bibbia. Questo concetto è conosciuto come ispirazione verbale e plenaria cioè di ogni parola e di tutta la Bibbia.

A. L'ispirazione verbale

Ispirazione verbale significa che le stesse parole usate dalla Scrittura nei documenti originali sono state quelle che esattamente Dio ha voluto fossero usate.

Le scritture stesse ci parlano di ispirazione verbale. Geremia 1:9 dice: "Allora il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e mi disse: Io metto le mie parole sulle tue labbra". Gesù disse in Matteo 5:18 "Perché vi assicuro che fino a quando vi sarà il cielo e la terra, nemmeno la più piccola parola, anzi, nemmeno una virgola, sarà cancellata dalla legge di Dio; e così fino a quando tutto non sarà compiuto".

Gesù stesso dunque insegnava l'ispirazione verbale, cioè che ogni frase, ogni parola, ogni più piccolo particolare persino della calligrafia è stato scelto da Dio e la chiesa ha sempre creduto questo.

E' importante che le parole stesse delle Scritture siano state scelte da Dio, perché spesso un intero passo dipende dalla forma di una sola parola o dall'ordine delle parole.

In Galati 3:16 è scritto: "Ora Dio ha fatto le sue promesse ad Abramo e alla sua discendenza. La Bibbia non dice 'e alle sue discendenze', come se si trattasse di molti; dice invece 'e alla sua discendenza', indicando così una sola persona che è Cristo".

Qui la parola italiana 'discendenza', come in greco, ha pure valore collettivo, e si potrebbe tradurre come 'discendenti' (v. Romani 4:13; 9:7) qui Paolo fa forza sul fatto che si tratta comunque di un singolare ed applica il testo a Cristo, discendente di Abramo per eccellenza. Paolo cita Genesi 22:18, e si potrebbe arrivare ad una tale esattezza solo se Dio controllasse gli scrittori in modo che scrivessero stesse parole volute da Dio.

Il significato di Genesi 14:18 "E Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino" dipende dall'ordine delle parole. In Ebrei 7:2 troviamo l'interpretazione di questo: "Il suo nome significa re di giustizia', e inoltre egli è anche re di Salem, che significa 're di pace'". E' significativo l'ordine delle parole perché la giustizia precede la pace nel cuore del credente, come pure fra le nazioni (Salmo 85:10; Giacomo 3:17,18).

[questa è la versione Riveduta, più fedele all'originale, tradotta erroneamente nella TILC che non vede la sottigliezza. "In quell'occasione il re di Salem, Melchisedek, portò pane e vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo"]

Ne troviamo altri esempi in Ebrei 2:8 l'autore mette l'accento sul plurale "su tutte le cose" per proclamare la signoria universale di Cristo. In Ebrei 12:26,27 l'accento è posto sulla parola "ancora una volta". Vedi anche che i comandamenti di Dio a Geremia si basano su parole ed ordini specifici e non su un'idea generale (Gr. 17:19; 15:19; 26:2; 36:2).

Persino il tempo di un verbo è importante. Gesù insiste sul tempo presente per evidenziare la realtà della risurrezione.

In Matteo 22:32 Gesù dice: "A proposito della risurrezione dei morti, non avete mai letto nella Bibbia ciò che Dio ha detto per voi? C'è scritto: sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe'. Perciò è il Dio dei vivi, non dei morti". non ci fosse la risurrezione, egli avrebbe dovuto dire: "Io ero il Dio..." perché erano morti da secoli.

Se le stesse parole della Scrittura non fossero state scelte da Dio, che senso avrebbe studiare con esattezza il significato originale delle parole della Bibbia? E perché mai poi studiare la forma esatta della parola originale se non fosse altro che il risultato di una scelta umana?

Alcuni credono che ispirati fossero solo i concetti e le idee originali e che gli autori li avessero poi espressi con parole proprie. Come fare però ad esprimere questi pensieri se non vi sono precise parole che li possano presentare in modo adeguato? Se le parole della Scrittura fossero solo risultato della scelta umana, come potremmo essere certi che esse esprimano proprio i pensieri di Dio? Ovviamente non potremmo esserne certi, a meno che ovviamente le parole stesse non fossero state scelte proprio da Dio.

Se l'ispirazione non si estende fino alle singole parole della Bibbia allora si perde ogni obiettività e sta all'individuo giudicare se quanto legge sia o non sia la Parola di Dio. Quest'ultima teoria, chiamata

"ispirazione concettuale" in realtà permette all'individuo di essere autorità finale di ciò che è verità e di ciò che si debba o non si debba fare.

Dio invece intende che sia la sua parola quella che dovrà giudicare gli uomini, e non viceversa (Ebrei 4:12; Giovanni 12:18).

B. L'ispirazione plenaria

Ispirazione plenaria significa che ogni parte della Bibbia sia pienamente e interamente ispirata.

La Bibbia stessa si dichiara ispirata nella sua totalità.

2 Timoteo 3:16 dice: "Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da Dio". Secondo questo versetto l'ispirazione include particolari storici, geografici, genealogie, insegnamenti di Gesù ecc. ogni sua parte.

Sebbene certe parti della Bibbia possano essere più utili a qualcuno in una certa situazione e non in

altre, tutte sono ugualmente ispirate. Anche se 2 Timoteo 3:16 si riferisce in modo particolare all'Antico Testamento, il Nuovo si può considerare divinamente anticipato e perciò incluso in questo versetto (vedi 2 Pietro 3:15,16).

Alcuni sostengono che solo certe parti della Scrittura siano state ispirate mentre altre no. Chi crede a questa teoria dell'"ispirazione parziale", potrebbe, per esempio, accettare come ispirate le parole di Gesù e negare l'ispirazione di un altro passo, per esempio il racconto della creazione, di Noè o di Giona, o gli alberi genealogici.

Questa teoria perciò dice che la Bibbia contiene la Parola di Dio, e così sottintende che la Bibbia abbia in sé anche cose non ispirate e discutibili.

Naturalmente qui sorge il problema di sapere chi possa dire l'ultima parola su ciò che è ispirato e su ciò che non lo è? La ragione? Un'autorità ecclesiastica? Alla fine è solo e sempre l'individuo che decide in ultima analisi secondo il suo comodo e con criteri questi si discutibili.

D'altra parte, se crediamo che gli scrittori abbiano sbagliato nel riportare i semplici avvenimenti storici o altro, possiamo davvero fidarci di loro quando parlano di dottrina?

Sebbene si creda che l'ispirazione verbale (di ogni parola) e plenaria (cioè tutta, interamente), si possa applicare solo ai documenti originali, non dobbiamo essere turbati dal fatto che essi non esistano oggi.

Se si perdesse, per esempio, la copia originale della Costituzione della nostra nazione, si saprebbe lo stesso tutto il suo contenuto per tante copie esistenti e nessuno dubiterebbe che esse riportassero integralmente le stesse parole contenute nell'originale.

Allo stesso modo il testo originale delle Scritture è stato preservato nelle sue innumerevoli copie. Usando queste, le traduzioni in altre lingue e le citazioni di antichi manoscritti, gli studiosi hanno potuto ricostruire con fedeltà il testo completo della Bibbia.

Due autorevoli studiosi, Wescott e Hort, affermano: "Se escludiamo le relative superficialità, le parole secondo la nostra opinione, ancora dubbie, possono risalire a mala pena alla millesima parte del Nuovo Testamento".

Inoltre, i concetti biblici collegati con le parole in questione sono più che adeguatamente chiarito dal loro uso in qualche altro brano delle Scritture.

La lingua originale dell'Antico Testamento è l'ebraico (qualche breve passo è citato in aramaico,

come Daniele 2:4-7:28) e quella del Nuovo Testamento in greco.

Dai testi ebraici e greci sono state poi fatte traduzioni accurate in italiano e in altre lingue. Ci sono però sempre alcuni punti nelle traduzioni che non esprimono perfettamente il significato della parola greca o ebraica e per questo a volte è necessario riferirsi ad altre traduzioni o alla lingua originale per capire meglio un punto oscuro o discusso.

Uno studio attento mostrerà che criticare la Bibbia per una difficoltà basata sulla traduzione in lingua italiana è assolutamente senza fondamento.

IV. SONO TUTTI D'ACCORDO?

Non tutti sono d'accordo che la Bibbia sia Parola di Dio: ci sono tre ipotesi principali a proposito:

1) La Bibbia è Parola di Dio;

2) La Bibbia è parola di uomini;

3) La Bibbia diventa Parola di Dio.

A. La Bibbia è Parola di Dio

Questo è il punto di vista evangelico e questo è sempre stato il credo del cristianesimo storico. La Bibbia è rivelazione oggettiva di Dio, ispirata ed infallibile (priva di errore) negli scritti originali. Essa è Parola di Dio. Questo corso di insegnamento è basato su questo principio.

B. La Bibbia è parola di uomini

E' il punto di vista comunemente chiamato 'liberale'. I liberali considerano la Bibbia semplicemente come parola di uomini, ispirata a livello umano, come un'altra qualsiasi grande opera letteraria umana. La considerano un libro che può dare buoni consigli e considerano assurda la posizione evangelica.

Essi accettano la posizione critica che la Bibbia sia piena di miti, leggende, contraddizioni ed errori espressi nei pensieri umani intorno a Dio, l'uomo ed il mondo.

Essi ritengono che contenga il progresso storico dei credi religiosi dell'uomo, invece che un messaggio da parte di Dio che irrompe nella storia umana.

Essi pure affermano che il mo-dello di giusto comportamento umano (l'etica) sia stato sviluppato dall'uomo stesso. Molti di loro certo ammirano l'insegnamento di Gesù, insistono però che ciascuno di noi possa sviluppare un proprio codice di comportamento. Non accettano perciò che si accetti la Bibbia come una norma assoluta.

Considerate le prove esposte nei capitoli 1 e 2, è invece evidente che la Bibbia sia molto più di un'opera umana.

C. La Bibbia diventa Parola di Dio

E' il punto di vista della cosiddetta "neo- ortodossia". La neo-ortodossia è una corrente teologica tedesca che considera la Bibbia solo come scritti di uomini che cercano di capire la rivelazione di Dio.

Secondo loro, essa contiene errori, leggende, contraddizioni, miti e superstizioni. Di conseguenza il pensatore neo-ortodosso cerca separare ciò che Dio dice da quelli che considera errori umani.

La neo-ortodossia dice che potenzialmente la Bibbia contiene la Parola di Dio, ma che essa diventa tale solo quando il lettore ne viene particolarmente colpito.

In questo modo la Bibbia viene posta ad un livello puramente soggettivo, spogliandola così da ogni obiettiva autorità.

Karl Barth, teologo neo ortodosso, crede che Dio si sia rivelato esclusivamente nella persona di Cristo. Di conseguenza crede che le parti della Bibbia che riguardano Cristo siano più ispirate delle altre.

Barth non crede che la Bibbia sia l'auto- rivelazione di Dio. Gli evangelici invece, credono che la rivelazione di Dio si sia concretizzata in Gesù Cristo (Giovanni 1:14 e 14:9), e che sia stata anche messa per iscritto, per rivelazione divina, nella Bibbia.

V. CHE IMPORTANZA HA IL FATTO CHE LA BIBBIA SIA ISPIRATA?

Siccome la Bibbia è la stessa Parola di Dio, ne conseguono quattro risultati importanti:

1. La Bibbia è senza errori. Non è possibile che Dio faccia errori. I manoscritti originali erano assolutamente privi di errori. Le traduzioni in italiano, per esempio la versione Riveduta, benché soggette alle limitazioni tipiche di qualsiasi altra traduzione, sono così vicine all'originale da considerarsi assolutamente degne della nostra fiducia.

2. La Bibbia è senza contraddizioni. Un'accusa comune nei confronti della Bibbia è che essa sia piena di contraddizioni, ma c'è una grande differenza fra contraddizioni vere e contraddizioni apparenti. Le prime non sono mai state provate, le altre esistono, ma di solito tendono a sparire alla luce di uno studio più approfondito del brano in questione. Vedremo alcuni di questi problemi in un altro studio.

3. La Bibbia è degna di fede. Se fosse di origine umana, sarebbe soggetta agli stessi errori che caratterizzano le cose umane, ma quale Parola di Dio di essa ci si può assolutamente fidare.

Ogni parola dell'uomo deve essere pesata minuziosamente prima che possa meritare la nostra fiducia, ma la Bibbia può essere accettata nella sua totalità. Le sue promesse sono veraci, i suoi avvertimenti non sono inutili minacce perché verrà il giorno che Dio giudicherà l'uomo sulla base della sua Parola (Giovanni 12:48).

4. La Bibbia è autorevole. Ogni affermazione è sostenuta dall'autorità di Dio, perciò essa deve essere obbedita. Il punto di vista soggettivo di un uomo non è più autorevole di un altro; la Bibbia, però, è la Parola obiettiva di Dio ed ha perciò l'autorevole diritto di dirci come dobbiamo comportarci.

Quale Parola di Dio, essa può esigere da noi una data risposta e noi dovremmo ubbidirci.

Le due domande più importanti per noi sono: "So che cosa essa dice? La sto ubbidendo?" (Giacomo 1:25; Giovanni 13:17).

Conclusione

La Bibbia è "soffiata" da Dio, cioè è essa stessa Parola di Dio. E' anche significativo che questo libro sia indirizzato a me personalmente, dovrei perciò cercare di scoprire ciò che dice e organizzare il mio modo di vita alla luce dei suoi principi.

DOMANDE DI CONTROLLO

Metti una X sulla lettera V se l'affermazione è esatta, sulla lettera F se è sbagliata. Correggi se è sbagliata.

V F 1. Il fatto che talvolta il significato esatto di un intero brano delle Scritture si basi su una parola, per esempio, se viene usata al singolare o al plurale, appoggia la verità che la Bibbia sia verbalmente ispirata.

V F 2. Il Nuovo Testamento è più ispirato dell'Antico.

V F 3. Le affermazioni circa l'ispirazione plenaria e verbale si applicano sia alle traduzioni, sia ai documenti originali.

V F 4. Il punto di vista evangelico sulla Bibbia è che essa è Parola di Dio, malgrado gli atteggiamenti umani nei suoi confronti.

V F 5. L'ispirazione delle Scritture è una garanzia che esse sono senza errori e senza contraddizioni, che sono degne di fiducia ed autorevoli.

V F 6. Se l'uomo deve discernere fra ciò che è e ciò che non è ispirato è il suo giudizio soggettivo a divenire autorità ultima e quindi le Scritture perdono della loro autorità.