Confessioni di fede/Augustana/21
Confessione augustana (1530) |
XXI. Il culto dei santi
Sul culto dei santi insegnano che il ricordo dei santi può essere proposto al fine di imitare la loro fede e le loro buone opere, ciascuno secondo la propria vocazione; così l’imperatore può imitare l’esempio di Davide nel condurre la guerra per scacciare i turchi dalla patria, poiché ambedue sono re. Ma la Scrittura non insegna ad invocare i santi o a chiedere l’aiuto dei santi, perché ci presenta soltanto Cristo come mediatore, riconciliatore, sommo sacerdote e intercessore. È lui che deve essere invocato, ed egli promise che avrebbe esaudite le nostre preghiere; egli approva pienamente questo culto, cioè che lo si invochi in ogni afflizione: «Se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre...» (1 Gv 2:1).
Questa è pressappoco la sostanza della dottrina che si insegna da noi; è facile notare che in essa non vi è nulla che si discosti dalle Scritture, o dalla chiesa cattolica o dalla chiesa romana<ref>La Confessione di Augusta distingue due livelli nella chiesa: la chiesa uni versale, cioè la cristianità nel suo complesso, e la chiesa romana, che viene consi derata parte della chiesa universale.</ref>, per quanto ci è nota dagli scritti dei padri. Stando così le cose, costoro che pretendono che i nostri siano considerati eretici, giudicano senza alcuna umanità e carità. Tutto il disaccordo verte su alcuni pochi abusi<ref>L’espressione «pochi abusi» esprime bene l’irenismo tipico dell’ispirazione melantoniana. Ben altro sarà il tono, per esempio, degli Articoli di Smalcalda, redatti da Lutero nel 1537.</ref> che, senza un fondamento sicuro, si sono insinuati nelle chiese; a proposito dei quali, anche se vi fosse stata qualche divergenza, tuttavia sarebbe stato confacente ai vescovi un atteggiamento di tolleranza per cui, a motivo della confessione di fede che ora abbiamo esposto, sopportassero i nostri, dal momento che neppure i canoni sono così rigidi da esigere che i riti delle chiese siano i medesimi ovunque, né i riti di tutte le chiese furono simili in ogni tempo.
Comunque, presso di noi, gli antichi riti, per la maggior parte, sono stati diligentemente conservati. È falsa infatti la calunnia secondo la quale nelle nostre chiese sarebbero state abolite tutte le cerimonie e tutte le antiche istituzioni. In realtà ci fu una pubblica protesta perché in certe pratiche e consuetudini popolari si erano introdotti alcuni abusi. E questi, poiché non si poteva approvarli in buona coscienza, sono stati corretti in qualche aspetto.
Note