Confessioni di fede/Augustana/00

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Indice generale

Confessione augustana (1530)

Prefazione - Confessioni_di_fede/Augustana/01/I Dio - Il. Il peccato originale - III. Il Figlio di Dio - IV. La giustificazione- V. Il ministero della chiesa - VI. La nuova obbedienza - VII. La chiesa - VIII. Che cos’è la chiesa? - IX. Il battesimo - X. La cena del Signore - XI. La confessione - XII. La penitenza o conversione - XIII. Funzione dei sacramenti - XIV. L’ordine ecclesiastico - XV. I riti della chiesa - XVI. La vita nella società civile XVII. Il ritorno di Cristo per il giudizio - XVIII. Il libero arbitrio - XIX. La causa del peccato - XX. Fede e buone opere - XXI. Il culto dei santi - XXII. La cena del Signore con ambedue le specie - XXIII. Il matrimonio dei preti - XXIV. La messa - XXV. La confessione - XXVI. La distinzione degli alimenti - XXVII. I voti monastici - XXVIII. Il potere ecclesiastico - Conclusione

 PREFAZIONE<ref>Questa prefazione è stata redatta da Gregorio Heinse. detto Brück, cancelliere dell’elettore di Sassonia.</ref>

Imperatore invitto, Cesare augusto, signore clementissimo.

La vostra maestà imperiale ha indetto la dieta dell’impero ad Augusta perché prenda una decisione sugli aiuti da inviare contro il turco, nemico efferato, ereditario ed antico del nome e della religione cristiana, e per esaminare in che modo si possa resistere al suo furore e ai suoi tentativi con un’organizzazione militare costante e permanente. E, in secondo luogo, perché si deliberi sui contrasti relativi alla questione della nostra santa religione e della fede cristiana, e perché le opinioni e le intenzioni delle parti, in tale questione della religione, siano pubblicamente ascoltate, comprese e valutate in reciproca carità, benevolenza e mansuetudine, affinché, dopo aver corretto quelle posizioni che da una parte o dall’altra siano state trattate in modo contrario all’insegnamento delle sacre Scritture, le nostre diversità si ricompongano e si riducano ad una sola, semplice verità e alla concordia cristiana, in modo che, in avvenire, sia da noi onorata e rispettata un’unica, genuina e vera religione, onde — come viviamo e militiamo tutti sotto un solo Cristo — così pure possiamo convivere tutti in una sola chiesa, in cristiana unità e concordia.

Perciò, quando noi sottoscritti, insieme agli altri elettori, principi e stati, siamo stati convocati alla dieta suddetta, per ottemperare con la prescritta obbedienza all’ordine imperiale, ci siamo affrettati a venire ad Augusta e — sia detto senza alcun vanto — ci siamo presentati fra i primi.

E poiché la vostra maestà imperiale, nell’imminenza dell’inizio degli incontri, aveva fatto proporre, tra l’altro, agli elettori, ai principi e agli altri stati dell’impero qui ad Augusta, che i singoli stati dell’impero, in conformità all’editto imperiale. dovessero mettere per iscritto, in tedesco e in latino, le loro opinioni e le loro intenzioni sulle questioni relative alla fede, per poi presentarle, ci siamo riuniti mercoledì per deliberare e abbiamo nuovamente risposto alla vostra maestà imperiale che, da parte nostra, noi avremmo presentato gli articoli della confessione della nostra fede venerdì prossimo. Per ubbidire dunque alla volontà della vostra maestà imperiale, noi offriamo in questo dibattito religioso la confessione di fede dei nostri predicatori e nostra, e la dottrina tratta dalle sacre Scritture e dalla pura parola di Dio, nella forma in cui essi ce l’hanno insegnata fino a questo momento.

E se ora gli altri elettori, principi e stati dell’impero, in obbedienza al suddetto ordine della maestà imperiale, hanno a loro volta presentato le loro opinioni per iscritto in lingua tedesca e in lingua latina, su questo dibattito religioso, noi ci dichiariamo disposti, per la debita obbedienza verso la vostra maestà imperiale come signore nostro clementissimo, a conferire amichevolmente con i succitati principi, amici nostri, e con gli stati, sulle vie idonee ed accettabili per organizzare un incontro — per quanto sia possibile farlo con equità — affinché, dibattuta pacificamente la questione tra noi che siamo le parti in causa (con la reciproca presentazione delle nostre proposte scritte), al di là di ogni odiosa contesa — a Dio piacendo — sia risolto il dissenso e ricomposto in un’unica vera e concorde religione. Come tutti dobbiamo stare e militare sotto un solo Cristo e confessare un solo Cristo, in conformità all’editto della vostra maestà imperiale, così pure ogni cosa possa essere ricondotta alla verità divina; e questo noi chiediamo a Dio con ferventissime preghiere, acciocché egli ci accordi la sua grazia a questo fine e ci ridoni la pace. Se poi, per quel che riguarda gli altri elettori, principi e stati, nella loro qualità di controparte, questa trattazione della controversia non dovesse procedere in conformità all’editto della vostra maestà imperiale e non si rivelasse fruttuosa, noi invero dichiariamo formalmente che non rifiuteremo alcuna cosa che possa in qualche modo condurre a favorire la concordia cristiana, la quale può essere costruita con l’aiuto di Dio e con buona coscienza; come da questa confessione nostra e dei nostri si degneranno di riconoscere e capire, con animo bene volo, sia la vostra maestà imperiale, sia poi anche gli altri elettori e stati dell’impero, e infine tutti: chiunque sia afferrato dallo zelo e dall’amore per una pura religione e chiunque ascolterà questa controversia con animo imparziale.

Anche in passato la vostra maestà imperiale, nella sua benevolenza, ha comunicato agli elettori, ai principi e agli stati dell’impero, non una sola volta ma a varie riprese (e anche ,nella dieta di Spira, che si è tenuta l’anno del Signore 1526, l’ha fatto leggere in pubblico ad alta voce nella forma di una istruzione imperiale), che la vostra maestà imperiale, in questo problema concernente la religione, per determinati motivi che erano stati allora indicati, non intendeva che si giungesse ad una definizione, ma preferiva adoperarsi presso il pontefice romano<ref>Clemente VII (1523-1534).</ref> perché convocasse un concilio, come è stato esposto più ampiamente l’anno scorso all’ultima dieta di Spira. Infatti in questa dieta la vostra maestà imperiale, prima tramite il signor Ferdinando, re di Boemia e di Ungheria, amico e benevolo signore nostro, e poi tramite l’oratore e i commissari imperiali, fece tra l’altro notificare, in conformità all’istruzione, che la vostra maestà imperiale aveva esaminato e ponderato la deliberazione del luogotenente della vostra maestà imperiale nel l’impero, del presidente, dei consiglieri del governo imperiale e dei delegati degli altri stati che si erano riuniti a Ratisbona, di convocare un concilio generale, e che anche la vostra maestà imperiale riteneva utile che si riunisse un concilio.

E poiché le controversie allora pendenti fra la vostra maestà imperiale e il pontefice romano erano vicine all’intesa e alla riconciliazione cristiana, la vostra maestà imperiale non dubitava che il pontefice romano potesse lasciarsi persuadere a convocare un concilio generale. Pertanto la vostra maestà imperiale comunicava benevolmente che si sarebbe adoperata affinché il pontefice romano acconsentisse a convocare quanto prima tale concilio, annunciandolo con la promulgazione delle bolle.

Nel caso che si verifichi tale evento, se questi dissensi non saranno stati composti amichevolmente fra noi e l’altra parte, noi ci impegniamo qui, nella più completa obbedienza in ogni cosa, a comparire alla presenza della vostra maestà imperiale e ad esporre la ragione della controversia in quel concilio generale, cristiano e libero, sulla cui necessità di convocazione, in tutte le diete imperiali tenutesi negli anni di governo della vostra maestà, vi è sempre stato pieno e completo accordo da parte degli elettori, dei principi e degli stati dell’impero, con deliberazioni di grande rilievo.

A questo concilio e alla vostra maestà imperiale, in questa controversia di estrema gravità e importanza, noi abbiamo già in passato interposto appello nelle forme prescritte e con le debite procedure. A quest’appello noi aderiamo ancor oggi, né intendiamo o possiamo rinunciarvi, per questo o quel trattato, salvo che la controversia non sia stata amichevolmente esaminata e ricondotta alla concordia cristiana, secondo i termini della convocazione imperiale; e di ciò teniamo a fare qui pubblica dichiarazione.

Note