Catechismi/Catgin/6

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I SACRAMENTI.

I sacramenti

I sacramenti sono stati istituiti per essere un esercizio della nostra fede davanti a Dio e davanti agli uomini. E certamente esercitano davanti a Dio la nostra fede quando la rendono salda nella verità di Dio. Infatti il Signore ci ha offerto gli alti segreti celesti sotto cose carnali, sapendo che ciò era utile per l'ignoranza della nostra carne. Non già che tali qualità siano inerenti alla natura delle cose che ci sono offerte nel sacramento, ma perché dalla parola del Signore esse ricevono tale significato. Poiché sempre precede la promessa, che è compresa nella parola, ma viene poi aggiunto il segno, che conferma e suggella la promessa e ce la rende ancora più attestata, come il Signore vede che è necessario per la nostra incapacità a intendere le cose spirituali. Poiché la nostra fede è tanto piccola e debole che, se non è puntellata da tutti i lati e sostenuta con tutti i mezzi, è subito scossa da ogni lato, agitata e vacillante. Ora essa viene esercitata dai sacramenti pure verso gli uomini, quando si esprime in una confessione pubblica ed è spinta a render lode al Signore.

Che cos'è il sacramento?

Il sacramento è dunque un segno esteriore, col quale il Signore ci esprime e attesta la Sua buona volontà verso di noi. per sovvenire alla debolezza della nostra fede, oppure (per esprimerci brevemente e chiaramente) esso è una testimonianza della grazia di Dio, espressa da un segno esteriore'. La chiesa cristiana usa solo due sacramenti cioè il battesimo e la Cena.

Il battesimo

Il battesimo è stato dato da Dio perché giovasse prima di tutto alla nostra fede in lui e poi anche alla nostra confessione verso gli uomini'. La fede si riferisce alla promessa, per mezzo della quale il Padre misericordioso ci offre il suo Cristo, affinché, rivestiti di lui, partecipiamo a tutti i suoi beni. Tuttavia il battesimo rappresenta particolarmente due cose: la prima è la purificazione che otteniamo per il sangue di Cristo, l'altra è la mortificazione della nostra carne la quale abbiamo avuto mediante la sua morte. Infatti il Signore ha comandato che i suoi siano battezzati per la remissione dei peccati (Matteo 28:19; Atti 2:38). E S. Paolo (Efesini 5:26,27]) insegna che da Cristo suo sposo la Chiesa è stata santificata e nettata col lavacro dell'acqua mediante la parola di vita. E di nuovo (Romani 6:3-11) espone come noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo, cioè che siamo stati sepolti nella sua morte, onde camminassimo in novità di vita.

Con tutto ciò non è però detto che l'acqua sia la causa e neppure lo strumento della purificazione e rigenerazione, ma soltanto che la conoscenza di tali doni si riceve in questo sacramento, atteso che ci vien detto che riceviamo, otteniamo e impetriamo ciò che crediamo esserci stato dato dal Signore, sia che allora per la prima volta ne giungiamo alla conoscenza, sia che avendolo conosciuto prima ne rimaniamo con più certezza persuasi.

Il battesimo serve parimenti alla nostra confessione di fronte agli uomini, poiché è un segno col quale professiamo pubblicamente che vogliamo essere annoverati tra il popolo di Dio, affin di servire e onorare Dio con una medesima fede insieme a tutti i credenti. Poiché dunque, particolarmente mediante il battesimo, viene confermata l'alleanza del Signore con noi, a buon diritto battezziamo i bambini, essendo essi partecipi dell'alleanza eterna, con la quale il Signore promette di essere non solo nostro Dio, ma anche della nostra progenie (Genesi 17:1-14).

La Cena del Signore

La promessa che accompagna il mistero della Cena, dichiara in modo evidente a qual fine esso è stato istituito e a che tende, cioè a confermarci che il corpo del Signore è stato dato una volta in tal modo per noi, che ora è nostro e lo sarà anche in eterno, e che il suo sangue è stato sparso una volta in tal modo per noi, che sarà sempre nostro. I segni sono il pane e il vino sotto i quali il Signore ci presenta la vera, ma spirituale comunicazione del suo corpo e del suo sangue. Questa comunicazione, contenta del vincolo del suo Spirito, non richiede perciò una presenza della carne racchiusa sotto la specie del pane, o del sangue sotto quella del vino. Infatti, sebbene Cristo elevato al cielo abbia lasciato la sua dimora sulla terra, ove noi ancora siamo pellegrini, tuttavia nessuna distanza può impedire alla sua potenza di nutrire i suoi di sé.

Di ciò ci dà nella Cena un insegnamento tanto certo e chiaro, che senza dubbio dobbiamo essere sicuri che Cristo con tutte le sue ricchezze è presente per noi non meno che se fesse reso visibile agli occhi nostri e ne fosse toccato dalle nostre mani. Ed egli è presente con una tale potenza ed efficacia che non reca soltanto al nostro spirito una sicura -fiducia della vita eterna, ma ci rende anche certi della immortalità della nostra carne. Poich'essa è già vivificata dalla sua carne immortale e partecipa in qualche modo alla sua immortalità.

Pertanto, sotto le specie del pane e del vino sono raffigurati il corpo e il sangue, affinché impariamo non solo ch'essi
son nostri, ma che sono per noi vita e nutrimento. Così, quando vediamo il pane consacrato come corpo di Cristo, su
bito dobbiamo intendere questa similitudine, che come il pane nutre, sostiene e conserva la vita del nostro corpo, così il corpo di Cristo è il cibo e la difesa della nostra vita spirituale. Quando il vino ci è presentato come il segno del sangue, dobbiamo pure pensare che quei frutti ch'esso porta al corpo noi li riceviamo spiritualmente dal sangue di Cristo.

Ora siccome questo mistero è un insegnamento della divina liberalità, sì grande verso di noi, ci deve pure ammonire a non essere ingrati verso una benignità tanto generosa, anzi a esaltarla con quelle lodi che si convengono e a celebrarla con rendimento di grazie. Di più ci esorta a stringerci insieme in una unione simile a quella per la quale le membra d'un medesimo corpo sono legate tra loro e congiunte insieme. Infatti, nessuno sprone potrebbe essere più aspro e pungente per muoverci e stimolarci a una reciproca carità, del fatto che Cristo, donandosi a noi, non c'invita solo col suo esempio a darci e a esporci gli uni per gli altri, ma in quanto si comunica a noi tutti, ci fa tutti uno in se stesso.