Catechismi/Bunyan/2
Capitolo 2 - Il peccato dell’Uomo
D.20 In che modo Dio ha fatto l’Uomo?
R. Dio ha fatto l’uomo retto, lo creò ad immagine di Dio (Ecclesiaste 7:29, Genesi 1:27).
D. 21 Quando Dio ha creato l’Uomo, l’ha lasciato senza una regola da seguire?
R. No, gli ha dato una legge nella sua natura, imponendogliela con un precetto positivo che comprendeva, se l’avesse trasgredita, un castigo da patire (Genesi 3:3,6).
D. 22 Qual era il castigo dovuto per quella trasgressione?
R. La morte spirituale nel giorno in cui l’avesse commessa, in seguito la morte temporale, ed alla fine la morte eterna (Genesi 2:17; 3:19; Matteo 25:46).
D. 23 Che cosa vuol dire essere spiritualmente morti?
R. È la condizione dell’essere estranei alla vita di Dio, privi di sensibilità spirituale, con l’intelligenza ottenebrata e dell’essere abbandonati all’ignoranza ed ad ogni dissolutezza (Efesini 4:18-19).
D. 24 Come si manifesta questa estraneità [alienazione] rispetto a Dio?
R. Nell’amore verso i propri peccati, nell’incuranza ed avversione verso Dio, nel tirare sempre fuori delle scuse per giustificare i propri peccati e nell’ignoranza degli eccellenti misteri del suo vangelo benedetto (Efesini 2:3,11-12; Romani 1:28; Efesini 4:18-19).
D. 25 Che cos’è la morte temporale?
R. Vedersi separare il corpo dall’anima; il corpo che ritorna alla terra da cui era stato tratto; lo spirito che ritorna a Dio che l’ha dato (Genesi 3:19; Ecclesiaste 12:7).
D. 26 Che cos’è la morte eterna?
R. Corpo ed anima separati per sempre da Dio ed essere gettati nelle fiamme dell’inferno (Luca 13:27; Marco 9:43).
D. 27 Corpo ed anima vanno all’inferno subito quando muoiono?
R. Il corpo rimane nella tomba fino al suono dell’ultima tromba ma l’anima, se muore malvagia [senza essersi ravveduta], va presentemente dalla faccia di Dio all’inferno, come in una prigione, per esservi trattenuta fino al giorno del giudizio (1 Corinzi 15:52; Isaia 24:22; Luca 12:20).
D. 28 Noi giungiamo al mondo retti come il nostro progenitore?
R. No, egli era venuti al mondo privo di peccato, essendo stato fatto così dall’onnipotente Iddio; ma noi veniamo al mondo peccatori, essendo stati resi così dalla contaminazione prodottasi dopo il suo peccato.
D. 29 Da che cosa appare che veniamo al mondo contaminati?
R. Noi siamo il frutto di una cosa impura, e siamo contaminati fin dal nostro concepimento; siamo per natura “figli d’ira” (Giobbe 14:4; Salmo 51:5; Efesini 2:3).
D. 30 Da che cosa puoi ulteriormente provare questo?
R. Sì, è detto che per la trasgressione di uno solo è venuto su tutti gli uomini il peccato, la morte, il giudizio e la condanna (Romani 5:12,15-19).
D. 31 Giungiamo dunque nel mondo come peccatori?
R. Sì, siamo trasgressori sin dal seno materno e siamo traviati fin dalla nascita (Isaia 48:8; Salmo 58:3).
D. 32 Ma come Adamo è caduto con noi in lui, non è forse lui risorto per fede con noi in lui? Perché egli non ebbe una discendenza fintanto che ebbe la promessa.
R. Egli è caduto come persona pubblica, ma ha creduto alla promessa come persona singola. La fede di Adamo non salvò il mondo, sebbene il peccato di Adamo fosse tale da sovvertirlo.
D. 33 Non è forse vero che alcuni sostengono che noi siamo peccatori solo per imitazione?
R. Sì, essendo stati ingannati. La parola di Dio, però, dice pure che siamo figli d’ira per natura, cioè per nascita e generazione.
D. 34 Puoi addurre ulteriore prova di questo?
R. Sì. Nel giorno che siamo nati, eravamo contaminati nel nostro proprio sangue, e siamo stati “gettati nell'aperta campagna per il disprezzo che si aveva di noi”. Ancora, un tempo, i figli venivano consacrati al Signore ed un sacrificio veniva offerto per loro all’età di un mese, cioè prima che diventassero peccatori per imitazione (Ezechiele 16:4-9; Numeri 18:14-16).
D. 35 Puoi dare prova di questo dall’esperienza?
R. Sì. La prime cose che sbocciano e vengono prodotte nei bambini mostrano la loro ignoranza di Dio, la loro disubbidienza ai genitori, e la loro innata inimicizia alla santità di vita; le loro inclinazioni naturali corrono verso la vanità. Inoltre, i bambini piccoli muoiono; il che non avverrebbe se Dio non si annoverasse come peccatori, perché “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23).
D. 36 Che cos’è il peccato?
R. Il peccato è la trasgressione della legge (1 Giovanni 3:4).
D. 37 Una trasgressione di quale legge?
R. Della legge della nostra natura, e della legge dei Dieci Comandamenti, così com’è riportata nelle Sacre Scritture (Romani 2:12-15; Esodo 20).
D. 38 Quand’è che uno pecca contro la legge di natura?
R. Quando fa qualsiasi cosa che la coscienza gli dice essere una trasgressione contro Dio o contro l’uomo (Romani 2:14-15).
D. 39 Quand’è che noi pecchiamo contro la legge scritta nei Dieci Comandamenti?
R. Quando facciano qualsiasi cosa che vi sia proibito, anche se ne fossimo ignoranti (Salmo 19:12).
D. 40 Quante maniere vi sono per peccare contro queste leggi?
R. Tre. Con pensieri peccaminosi, con parole peccaminose, e con atti peccaminosi (Romani 7:7; Matteo 5:28; 12:37; Romani 2:6).
D. 41 Che succede quando pecchiamo anche contro uno solo dei Dieci Comandamenti?
R. Chiunque osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti. Poiché colui che ha detto: «Non commettere adulterio», ha detto anche: «Non uccidere». Quindi, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge (Giacomo 2:10-11).