Bibbia/Esortazioni bibliche a non ritornare al ritualismo ebraico
Esortazioni bibliche a non ritornare al ritualismo ebraico
Nel Nuovo Testamento ci sono diversi passaggi che esortano i cristiani a non ritornare al ritualismo ebraico dell'Antico Patto e a concentrarsi sull'adempimento che si trova in Cristo. Questi insegnamenti appaiono soprattutto nelle lettere paoline e nella Lettera agli Ebrei. Ecco alcuni dei riferimenti più significativi:
1. Lettera agli Ebrei
La Lettera agli Ebrei è probabilmente il testo più chiaro e sistematico su questo tema, in quanto si occupa esplicitamente di dimostrare come il sacrificio e il sacerdozio di Cristo abbiano adempiuto e superato i riti dell’Antica Alleanza.
- Ebrei 8:13: "Dicendo una nuova alleanza, Egli ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antiquato e invecchia è vicino a sparire."
- Questo versetto indica che la prima alleanza, con i suoi riti e ordinamenti, è stata resa obsoleta dalla nuova alleanza in Cristo.
- Ebrei 9:10: "Perché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma."
- Qui l'autore spiega che i riti cerimoniali e le pratiche esterne dell'Antico Testamento erano temporanei e servivano solo fino all'avvento di Cristo, che ha portato la vera "riforma" del culto.
- Ebrei 10:1-4: "La legge, infatti, possiede un'ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose; perciò con gli stessi sacrifici offerti continuamente di anno in anno, essa non può mai rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio."
- Questo passaggio dimostra chiaramente che i sacrifici ripetitivi dell'Antico Testamento erano solo un'ombra della realtà piena e definitiva che si trova nel sacrificio di Cristo. Non avevano il potere di purificare le coscienze come il sacrificio di Cristo.
2. Lettera ai Galati
La Lettera ai Galati è scritta proprio per affrontare la questione del ritorno al ritualismo ebraico, in particolare riguardo alla circoncisione e all'osservanza della Legge mosaica, e mette in guardia i credenti dal ritornare sotto la schiavitù della Legge dopo aver ricevuto la libertà in Cristo.
- Galati 3:24-25: "Così la legge è stata per noi un pedagogo fino a Cristo, perché fossimo giustificati per fede. Ma sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo."
- Paolo spiega che la Legge aveva una funzione temporanea come guida, ma una volta arrivata la fede in Cristo, i credenti non sono più sotto l'obbligo di osservare i riti e le pratiche legali del passato.
- Galati 4:9-10: "Ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi voltate di nuovo verso gli elementi deboli e poveri, ai quali volete di nuovo servire? Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni."
- Paolo rimprovera i Galati per aver voluto tornare alle pratiche rituali della Legge, come l'osservanza di feste e giorni sacri, dopo aver ricevuto la libertà in Cristo.
- Galati 5:1-4: "Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla."
- Paolo ammonisce i credenti che tornare alla circoncisione e alla pratica della Legge equivale a rinnegare la grazia di Cristo. La libertà che Cristo ha portato esclude un ritorno alla schiavitù della Legge.
3. Lettera ai Colossesi
Anche in questa lettera, Paolo mette in guardia i cristiani dal ritornare alle pratiche cerimoniali ebraiche e alle tradizioni umane, sottolineando che Cristo è il compimento di tutte queste cose.
- Colossesi 2:16-17: "Nessuno dunque vi giudichi riguardo al cibo o al bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o a sabati: queste cose sono ombra di quelle che devono venire; ma la realtà è di Cristo."
- Paolo dichiara che i regolamenti alimentari, le festività ebraiche e l'osservanza del sabato sono ombre che prefiguravano la realtà di Cristo. Con Cristo, queste pratiche sono ormai superate.
- Colossesi 2:20-23: "Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché vi lasciate imporre precetti come se viveste ancora nel mondo: ‘Non prendere, non gustare, non toccare’? [...] Esse hanno, è vero, una parvenza di sapienza in una religiosità tutta esteriore, in umiltà e mortificazione del corpo, ma non hanno nessun valore contro i disordini della carne."
- Paolo critica il ritorno alle regole esterne e cerimoniali, perché non hanno alcun potere di trasformare l'essere interiore. La vera trasformazione viene dalla relazione con Cristo.
4. Lettera ai Romani
In Romani, Paolo approfondisce ulteriormente la questione del ruolo della Legge e del rapporto tra la giustizia ottenuta per fede in Cristo e le opere della Legge mosaica.
- Romani 7:6: "Ora però siamo stati liberati dalla Legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, in modo che serviamo in novità di spirito e non secondo la vecchia lettera."
- Qui Paolo insegna che i credenti sono stati liberati dalla Legge mosaica per poter servire Dio in modo nuovo, tramite lo Spirito, piuttosto che attenendosi a pratiche esteriori e cerimoniali.
- Romani 10:4: "Infatti Cristo è il compimento della Legge per la giustizia di chiunque crede."
- Cristo è il fine e il compimento della Legge, il che significa che tutte le sue prescrizioni trovano il loro significato e realizzazione in Lui. Non c'è più bisogno di tornare alla Legge, poiché Cristo ha portato a termine ciò che la Legge prefigurava.
Conclusione
Il Nuovo Testamento, soprattutto nelle lettere di Paolo e nella Lettera agli Ebrei, sottolinea ripetutamente che i credenti in Cristo non devono tornare al vecchio sistema di riti e osservanze dell'Antico Patto. Cristo è visto come il compimento di tutte le prefigurazioni della Legge mosaica, inclusi il sacrificio, il sacerdozio e le pratiche rituali. La fede in Cristo libera i credenti dal dover osservare i rituali cerimoniali dell'antica alleanza, e la vera adorazione si sposta dalla dimensione esteriore a una dimensione spirituale e interiore, centrata sulla relazione personale con Dio attraverso Cristo.