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Non chi dice, ma chi fa
"Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Matteo 7:21).
Siamo tutti giustamente stanchi di parole, parole al vento, parole di circostanza, parole che "lasciano il tempo che trovano", parole vuote. Le sentiamo spesso dai microfoni della politica e della religione. Certo apprezziamo chi sa parlare bene e si segue facilmente (un discorso condito una certa dose di intrattenimento fa sempre piacere) ma, alla fin fine quel che conta non sono le parole, ma i fatti. È persino un luogo comune affermarlo. Gesù stesso era un eccezionale predicatore, ma, indubbiamente, le sue parole erano accompagnate da fatti, da opere potenti, non illusorie (oggi ce ne sono molte anche di queste), ma sostanziali. "...vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret; come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com'egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui" (Atti 10:38).
Personalmente, dopo tanti anni in cui ero impegnato in un'occupazione in cui "la parola" era predominante, la mia attuale attività di assistenza diretta a persone anziane e disabili di vario tipo, mi ha portato a meglio apprezzare l'importanza e "il gusto", la soddisfazione, dei "fatti concreti", la pratica del "fare del bene". Non che non lo facessi prima, ma questa svolta nella mia vita la posso considerare indubbiamente provvidenziale per le aumentate e ora prevalenti opportunità in questo senso. Coltivo, è vero, "la parola" in altri modi, ma in maniera che mi pare più equilibrata.
Quando si mette in evidenza l'importanza indubbiamente essenziale delle "opere", però, bisogna fare degli altrettanto essenziali "distinguo". Non tutte le opere sono necessariamente "buone" rispetto ai criteri stabiliti dalla Parola di Dio. Al riguardo è necessario avere un sano atteggiamento critico. Quando il Signore Gesù, infatti, privilegia il "chi fa" rispetto al "chi dice", Egli specifica: "chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". Questo comporta molte implicazioni. Ne rilevo qui alcune.
Si può cadere, ad esempio, nel rischio dell'attivismo fine a sé stesso che disprezza la riflessione critica. Non poche chiese oggi fanno del "sociale" il tutto del loro impegno oppure impostano la loro vita ad un puro pragmatismo tutto finalizzato ad un discutibile "successo" (spesso conseguito "ad ogni costo"). Tutto questo, però, tradisce, una fatale ingenuità e scarso discernimento. Il pragmatismo è così definito: "Dal greco pragma, da pragmatos ("fatto"), dottrina filosofica contemporanea per cui la qualità propria della coscienza non è quella di comprendere la realtà ma quella di agire su di essa in modo da consentire un'azione efficace in grado di esercitare un certo dominio su di essa" (Parodos), nel nostro caso, l'attivismo è a discapito di un'adeguata riflessione critica teologica e filosofica.
Un altro problema "classico" quando si parla di "opere" è la motivazione per la quale le si compie, altrettanto importante dell'opera stessa. Non si può dire, infatti, "basta che la si compia" e poi la motivazione non importa... ma, secondo i criteri biblici, l'opera "vale" quando la si fa nel modo e con le motivazioni giuste.
Secondo l'insegnamento del Nuovo Testamento, sono del tutto futili quelle "opere buone" che si compiono nel tentativo di "guadagnarsi la salvezza" tramite esse perché, in primo luogo, esse sono egoistiche (non motivate da genuino e totale amore verso Dio ed il nostro prossimo, cioè manifestazione di puro amore) e perché, secondo i criteri stabiliti da Dio nella Sua Parola, come "opere meritorie" sono completamente inadeguate a raggiungere l'obiettivo della "giustizia" richiesta da Dio.
Ci si potrebbe allora chiedere a che cosa servano queste "buone opere" se sono, come veramente lo sono, considerate da Dio prive di valore. Le "buone opere", nella prospettiva di Dio, sono importanti, anzi essenziali, ma Dio ha provveduto un metodo per far sì che le opere che noi compiamo siano a Lui gradite: (1) è la Parola di Dio che definisce quali opere siano da considerarsi buone (quelle che corrispondono alla Sua volontà, quelle precisate dalla Sua legge rivelata) e (2) in che modo esse siano di fatto a noi possibili.
L'Evangelo annunziato dal Nuovo Testamento al riguardo della Persona e dell'opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo risponde a questo secondo punto. Infatti, attraverso l'annuncio dell'Evangelo, Dio, mediante il Suo Santo Spirito, rigenera la persona a cui Dio decide di concedere la Sua grazia e, portandola al ravvedimento e ad affidarsi completamente a Cristo, la abilita a compiere veramente "ciò che vale" agli occhi di Dio. Rigenerata in Cristo, giustificata in Lui, questa persona ora opererà non più per motivi egoistici (la propria salvezza o tornaconto), ma sarà sospinta solo da autentico amore per Dio e per il prossimo.
La prima "opera", così, che noi siamo chiamati a compiere, rinunciando a tutte le nostre presunte "opere meritorie" e ad ogni illusione di salvezza a buon mercato, è la fede in Cristo (l'affidarci completamente a Lui) secondo quanto Gesù stesso mette in rilievo: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Giovanni 6:29). Questo è chiaramente proclamato dal Nuovo Testamento, ad esempio, quando l'apostolo Paolo scrive: "Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità" (2 Timoteo 1:9).
In Cristo e con Cristo (come Suoi discepoli) veniamo trasformati ad immagine Sua, difatti: "...quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Romani 8:29), tanto che si può dire: "Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove" (2 Corinzi 5:17).
C'è un ultimo punto, a proposito delle "opere" che mi preme sottolineare. Rigenerati in Cristo non siamo lasciati, per così dire, a "brancolare nel buio" alla ricerca di opere che noi si possa fare ma, così come ci riconosciamo di essere stati scelti in Lui per la grazia della salvezza, scopriamo di essere, in un certo qual senso, "predestinati" a compiere opere particolari, destinati personalmente a compiere ciò che, nella nostra vita, nelle situazioni e contesto in cui ci troviamo o saremo, sono le opere alle quali, secondo i Suoi proponimenti eterni, siamo destinati.
L'Apostolo scrive: "...siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10). Il messaggio qui è pure chiaro: ci sono opere che Dio ha precedentemente preparato affinché noi e personalmente le compiamo. Ci sono opere "destinate a noi personalmente" e a nessun altro, quelle che noi dobbiamo compiere e nelle quali si trova il senso stesso della nostra vita!
Sicuramente posso applicare questo alla mia situazione. Sono stato immeritatamente
salvato da Dio in Cristo. Le vicende che hanno caratterizzato la mia vita non sono state casuali, ma dovunque io sia stato e nonostante il motivo per il quale ci sono stato, io vi sono stato portato per compiere ciò per il quale ero destinato (e magari anche senza la mia consapevolezza che questo fosse il caso). Così Iddio mi ha posto dove sono ora e mi ha dato, ad esempio, particolari disabili ed anziani da servire in Suo nome perché queste sono le opere che Egli mi ha dato da compiere. Allo stesso modo questi stessi scritti che Egli mi ispira non mi trovo a farli "casualmente" ma porteranno frutto esattamente come e dove Egli ha predisposto che ciò avvenisse. Faccio tutto questo volentieri, con gioia e riconoscenza, non per "guadagnarmi" nulla (a parte il salario che mi serve per vivere), ma per manifestare così il Suo amore, i Suoi valori, la Sua gloria.
Dio "ci crea in Cristo Gesù" e finalizza la nostra vita a compiere ciò che per noi Egli ha preparato. Prenderne coscienza, per ogni figliolo e figliola di Dio, è essenziale. Quali sono le opere che Dio ha precedentemente preparato affinché tu le compissi? Le stai già facendo o avrai ben presto l'opportunità di scoprire quali siano. Magari non sono neanche quelle che tu pensi o hai deciso di voler fare. Dio sicuramente ti porterà a prendere coscienza ed a compiere le opere che Egli per te ha preparato. Le dovrai e potrai fare per la gloria di Dio, con diligenza ed entusiasmo, perché sono e saranno le tue!
Quest'argomento potrebbe essere trattato anche da altri punti di vista ma, per il momento ...penso che questo sia sufficiente.
Paolo E. Castellina, 13 aprile 2011