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Il malfattore appeso in croce che Cristo salva
Nel contemplare la scena della crocifissione di Cristo mi sono spesso chiesto che cosa avrebbero detto ai malfattori appesi accanto a Cristo gli esponenti delle religioni di questo mondo. Ecco un criminale, senza dubbio un peccatore, le cui cattive azioni, se poste su una bilancia, avrebbero di gran lunga pesato di più di quelle buone. Essere inchiodati ad una croce avrebbe escluso per lui qualsiasi possibilità di fare buone opere per guadagnarsi a quel punto la salvezza. Sarebbe davvero interessante sentire che cosa le religioni di questo mondo avrebbero potuto dirgli. In ogni caso, a parte forse l'universalista che afferma che tutti alla fine saranno salvati, indipendentemente dalle proprie opere (cosa incompatibile con l'insegnamento della Bibbia), ogni religione esigerebbe che quell'uomo, in qualche modo, procurasse di scendere dalla croce per fare qualcosa di "meritorio" e così essere salvato (qualunque cosa esse intendano per salvezza). Che cosa gli direbbe il portavoce dell'Islam? Che gli direbbe un Mormone o un Testimone di Geova? Che cosa gli direbbe un buddista? Che cosa gli direbbe il Cattolicesimo romano? (1).
Certe religioni esigerebbero da lui che si facesse battezzare, altre che si sottoponesse ad un lungo periodo di istruzione e di devozioni di qualche tipo, mentre altri gli chiederebbero, prima della sua morte, di fare maggiori opere buone sperando che esse possano superare quelle cattive. Ecco però il mio punto: quell'uomo non avrebbe potuto trovare salvezza nell'ambito di quei sistemi religiosi, perché era bloccato senza scampo su una croce. Inchiodato su una croce non avrebbe certo potuto aiutare degli anziani ad attraversare la strada, fare opere caritatevoli, vivere una vita di servizio verso il prossimo. Non gli sarebbe stato più possibile. Era un caso totalmente disperato... ma aveva accanto a sé, crocifisso, Qualcuno che l'avrebbe potuto salvare, non sulla base delle opere che avrebbe potuto fare, ma sulla base dell'opera che Lui, Gesù, stava compiendo. Solo il vero Gesù della Bibbia, con il vero Evangelo biblico poteva annunciare a quel criminale che quel giorno stesso sarebbe stato con Lui in paradiso!
La salvezza di questo malfattore illustra molto chiaramente l'Evangelo. Una qualunque persona che segua altro che non sia l'Evangelo biblico potrebbe solo essere sommamente perplesso ed incredulo delle preziose parole che Gesù rivolge a quest'uomo, perché secondo i loro sistemi religiosi, sarebbero impossibili da dire. Per loro Gesù, evidentemente, a causa delle Sue terribili sofferenze, in quel momento non poteva che straparlare, non si rendeva conto di quel che stava dicendo! Questo malfattore, però, è forse l'unica persona nell'intera Bibbia alla quale Gesù dia la certezza istantanea della salvezza. Le parole di Gesù: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso" rimuovono ogni dubbio.
Possiamo sapere che cosa stava passando in quel momento nella mente di quell'uomo? Beh, non possiamo comprenderlo del tutto, ma mettendo assieme i pezzi di questo testo biblico possiamo farcene una buona immagine. Quel che è chiaro dai vangeli di Matteo e Marco è che quest'uomo era fra i molti che si erano fatti beffa di Gesù e l'avevano insultato. Eppure, di punto in bianco, egli si volge all'altro malfattore e gli dice: "Neanche tu hai timore di Dio?". Ovviamente, per fare questa domanda all'altro, ora egli stava esprimendo il suo timore di Dio anche per lui. Egli pure era consapevole che la sua condanna fosse esattamente ciò che si meritava per i suoi misfatti. Dice: "Noi ... riceviamo il giusto per le nostre azioni". Egli pure riconosce l'innocenza di Gesù quando afferma: "egli ... non ha fatto nulla di male". Quando poi si volge verso Gesù e gli dice: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», sebbene sapesse che per tutti e tre quel giorno la morte era inevitabile, egli credeva che Gesù avrebbe trionfato sulla morte e che, quindi, sarebbe risorto.
Nell'affermare il fatto che Gesù sarebbe entrato nel Suo regno, egli stava dichiarando la Signoria, o persino la Divinità di Cristo. Quanto egli sapesse di queste cose, noi non possiamo saperlo, ma ovviamente sapeva che Gesù è Re.E' così che questo malfattore è consapevole del giusto giudizio di condanna che egli merita, sapeva della disponibilità della grazia, del perdono, credeva che Cristo era il vero Re e che in Cristo persino per lui vi sarebbe stata speranza, sapeva della prossima venuta del Regno e desiderava poterne far parte.
Quando Dio apre il nostro cuore e la nostra mente al vero ed unico Evangelo biblico, noi pure troviamo assicurazione di sicura salvezza. Quando rinunciamo ad ogni tentativo di giustificarci da soli, sapendo che è solo per grazia che siamo salvati attraverso la sola fede e che questo è il dono di Dio, e non il risultato delle nostre opere, anche noi godremo della dolce grazia salvifica di Dio. "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti" (Efesini 2:8-9).
Questo malfattore è un testimone dell'Evangelo. La sua testimonianza è esattamente quella che anch'io posso rendere. Dio salva dei peccatori attraverso l'opera perfetta di un perfetto Salvatore, con l'aggiunta di niente altro. Alleluia!
(Dal blog del pas. John Samson).
Nota (1): Naturalmente sarebbero illimitati i sofismi che le tendenze più diverse potrebbero addurre per giustificare le loro posizioni e negare l'evidenza stessa del messaggio del Nuovo Testamento, come, ad esempio, chi vede in questo testo non un fatto "veramente accaduto", ma una finzione letteraria con intenti teologici, rilevando, naturalmente, "le contraddizioni" della Bibbia. In ogni caso noi intendiamo attenerci al testo.