Articoli/Come esprimiamo a Dio il nostro grazie

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"Sempre e per ogni cosa ringraziate Dio nostro Padre, nel nome di Gesù Cristo nostro Signore" (Efesini 5:20 TILC). Il cristiano è consapevole che la sua stessa vita e ciò che gli serve per preservarla ed arricchirla, è dono di Dio: per questo sempre Lo ringrazia. Lo ringrazia particolarmente per quanto Dio gli ha provveduto nel suo Signore e Salvatore Gesù Cristo. Non si tratta, però, solo di "dire grazie" così come si insegna la regola di buona educazione ai bambini quando ricevono qualcosa. Il cristiano è chiamato ad esprimere la sua riconoscenza con fatti, con azioni, anzi, con l'intera sua vita consacrata all'adempimento della volontà rivelata di Dio.

E' per questo che nella tradizione latina della chiesa cristiana, più che di "ringraziare" o "rendere grazie" a Dio, si parla di rendergli "azioni di grazie", la actio gratiarum. Il versetto citato viene tradotto nella Vulgata: "Gratias agentes semper pro omnibus in nomine Domini nostri Iesu Christi Deo et Patri".

Se poi andiamo all'originale greco "εὐχαριστοῦντες πάντοτε ὑπὲρ πάντων ἐν ὀνόματι τοῦ Κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ τῷ Θεῷ καὶ Πατρί", scopriremo che "rendere grazie" è εὐχαριστέω (eucharisteó), da cui deriva "Eucaristia", il termine non ufficiale per l'ordinanza della Cena del Signore. Si tratta di quanto fa Gesù stesso celebrando la sua ultima cena pasquale con i suoi apostoli. L'apostolo Paolo scrive: "Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie (ευχαριστήσας), lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me»" (1 Corinzi 11:23-24), pure tradotto nella Vulgata: "Ego enim accepi a Domino, quod et tradidi vobis, quoniam Dominus Iesus, in qua nocte tradebatur, accepit panem et gratias agens fregit et dixit: 'Hoc est corpus meum, quod pro vobis est; hoc facite in meam commemorationem'”.

Gesù ringrazia Dio per quel pane (e il suo significato esistenziale) e con quel pane. La celebrazione stessa della Cena del Signore diventa così espressione di riconoscenza verso Dio così come nella legge mosaica l'azione di grazie si esprimeva con la confessione pubblica di riconoscenza verso Dio e con un'oblazione sacrificale. La Cena del Signore rimanda così ai sacrifici di ringraziamento dell'Antico Testamento, prefigurazione del sacrificio ultimo del Cristo sulla croce del Calvario, e di cui la nostra celebrazione della Cena del Signore è commemorazione.

Da quanto abbiamo sommariamente considerato, vediamo così come la nostra espressione di riconoscenza verso Dio si esprime molto di più che con espressioni verbali (quelle della preghiera e del canto di lode ed adorazione). Essa è "azione di grazia": passa attraverso la nostra pubblica testimonianza, la partecipazione al culto ed alla Cena del Signore, l'ubbidienza alla volontà di Dio in tutta la nostra vita. In ultima analisi, è la nostra vita intera che deve diventare un unico "culto spirituale", come dice l'apostolo Pietro: "anche voi, come pietre viventi, siete edificati per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pietro 2:5).