Istruzioni e Dichiarazioni/Dichiarazione di Chicago sull'ermeneutica biblica
Dichiarazione di Chicago (1982)
sull'ermeneutica biblica
La questione dell’autorità, dell'ispirazione e dell’inerranza della Scrittura ha sempre avuto un posto di rilievo nella riflessione evangelica, mentre quella dell'interpretazione ne ha avuto un po’ meno. La dichiarazione qui presentata costituisce un punto di riferimento importante e fu fatta a seguito del Congresso di Chicago dal 10 al 13 novembre. Ad esso parteciparono un centinaio di studiosi che con le loro relazioni e contro-relazioni diedero luogo ad una imponente documentazione di quasi mille pagine.
PREMESSA
Lo scopo del primo congresso del Consiglio internazionale per l’inerranza biblica (24-28 ottobre 1978) fu quello di riaffermare la dottrina dell’inerranza precisandone il contenuto e respingendone le deformazioni.
Dopo quattro anni si ritenne opportuno affrontare anche il tema dell’ermeneutica. L’affermazione dell’inerranza della Scrittura era stata senz’altro necessaria per sottolinearne l’autorità, ma era chiaro che l’adesione ad una simile dottrina avrebbe acquistato il suo valore nella misura in cui sarebbe stato ben interpretato il messaggio della Scrittura. Di qui la necessità di questo secondo congresso che ebbe luogo dal 10 al 13 novembre 1982 a Chicago. Ad esso parteciparono 55 studiosi e 50 osservatori rappresentanti una notevole varietà di chiese, università e organizzazioni. I venticinque articoli che seguono furono redatti da un comitato composto da Carl F.H. Henry, J.I. Packer, Robert Preus, Earl Radmacher, Norman Geisler, Vern Poythress e Roger Nicole e fu sottoscritto da 78 partecipanti al seguito delle varie relazioni e dei vari interventi.
DICHIARAZIONE
Art. 1. Affermiamo che l’autorità normativa delta sacra Scrittura è l’autorità di Dio stesso attestata da Gesù Cristo Signore della chiesa. Respingiamo in quanto illegittima ogni separazione tra l’autorità di Cristo e quella della Scrittura, o una contrapposizione tra l’uno e l’altra.
Art. 2. Affermiamo che come Cristo è Dio e Uomo nel medesimo tempo in una sola Persona così la Scrittura è, in modo indivisibile, Parola di Dio in linguaggio umano. Respingiamo l’idea secondo la quale il carattere umilmente umano della Scrittura la renderebbe soggetta ad errore, così come l’umanità di Gesù fin nella sua umiliazione non implica alcun peccato.
Art. 3. Affermiamo che tutta la Scrittura ha per centro la Persona e l’opera di Gesù Cristo. Respingiamo come non corretta ogni interpretazione della Scrittura che nega o pone nell’ombra il cristo-centrismo della Scrittura.
Art. 4. Affermiamo che 1 Spirito Santo che ha ispirato la Scrittura agisce ancora oggi attraverso la medesima per suscitare la fede nel suo messaggio. Respingiamo la possibilità che lo Spirito Santo conduca ad una comprensione dell’insegnamento biblico che sia contraria alla Scrittura stessa.
Art. 5. Affermiamo che Io Spirito Santo rende capaci i credenti di comprendere la Scrittura e di applicarla alta loro vita. Respingiamo l’idea che l’uomo naturale abbia la capacità di discernere spiritualmente il messaggio della Bibbia al di fuori dell’azione dello Spirito Santo.
Art. 6. Affermiamo che la Bibbia esprime la verità di Dio in forma di proposizioni e dichiariamo che la verità biblica è nel medesimo tempo oggettiva e assoluta. Precisiamo inoltre che una proposizione è vera quando essa rappresenta le cose tali quali sono ed è per contro falsa quando essa le snatura. Respingiamo, anche se la Scrittura ha la funzione di renderci savi a salute, che la sua verità possa essere ridotta a quest'unico compito; rifiutiamo inoltre di limitare la definizione dell’errore all’inganno deliberato.
Art. 7. Affermiamo che il senso di un testo biblico è unico, definito e stabile. Respingiamo l’idea che quest’unico senso escluda la diversità delle applicazioni.
Art. 8. Affermiamo che la Bibbia contiene insegnamenti cd esigenze che si applicano a tutte le culture e a tutte le situazioni, mentre altre, secondo quanto la Bibbia stessa mostra, riguardano solo certe situazioni particolari. Respingiamo l’idea che la distinzione tra esigenze universali ed esigenze particolari della Scrittura possa essere fatta in base ai fattori culturali e ambientali. Neghiamo inoltre che le esigenze universali possano essere relativizzate in quanto dipendenti da una tal cultura o dalla tal altra situazione.
Art. 9. Affermiamo che il termine «ermeneutica», che da un punto di vista storico designa le regole dell’esegesi, può essere usato per far riferimento a tutto quel processo della percezione del senso della rivelazione biblica e al suo impatto sulla nostra vita. Respingiamo l’idea secondo la quale il messaggio della Scrittura proviene, o è dettato, dalla comprensione che ne ha il suo interprete. Respingiamo dunque la teoria secondo la quale l’«orizzonte» dell’autore biblico e quello dell’interprete debbano fondersi in modo tale che l’interpretazione possa distaccarsi dal senso espresso dalla Scrittura.
Art. 10. Affermiamo che 1a Scrittura ci comunica la verità di Dio in espressioni provenienti da una grande varietà di generi letterari. Respingiamo l’idea che i limiti del linguaggio umano rendano la Scrittura inadeguata per comunicare il messaggio di Dio.
Art. 11. Affermiamo che le traduzioni del testo della Scrittura ci fanno conoscere Dio al di là delle barriere temporali o culturali. Respingiamo l’idea che il senso dei testi biblici sia talmente legato ai contesti culturali dai quali provengono da renderne impossibile la comprensione dello stesso senso nelle altre culture.
Art. 12. Affermiamo che coloro che traducono la Bibbia o l’insegnamento nel contesto di ogni cultura debbano utilizzare delle equivalenze fedeli al contenuto dell’insegnamento biblico. Respingiamo come illegittimo ogni metodo che non tiene conto delle esigenze della comunicazione tra culture differenti o che distorce iI senso del testo biblico.
Art. 13. Affermiamo che per una corretta esegesi è essenziale tenere conto del genere letterario, della forma e dello stile delle diverse parti della Scrittura. Per questa ragione riteniamo che lo studio dei generi letterari applicati alla Scrittura sia una disciplina legittima. Respingiamo la pratica degli interpreti che attribuiscono a racconti biblici che si presentano come storici dei generi letterari che escludono la storicità.
Art. 14. Affermiamo che gli avvenimenti, le parole e i discorsi riportati dalla Scrittura nelle varie forme letterarie sono conformi a fatti storici. Respingiamo ogni teoria che sostiene che gli avvenimenti, le parole e i discorsi riportati dalla Scrittura sono stati inventati dagli autori biblici o dalle tradizioni che essi hanno incorporato nel testo.
Art. 15. Affermiamo che è necessario interpretare la Bibbia secondo il suo senso letterale o naturale. Il senso letterale è il senso storico-grammaticale, cioè quello espresso dall’autore. L’interpretazione secondo il senso letterale tiene conto di tutte le figure di stile e di tutte le forme letterarie del testo. Respingiamo come illegittimo ogni approccio alla Scrittura che attribuisce al testo un significato che il senso letterale non suffraga.
Art. 16. Affermiamo che per stabilire il testo esatto di un passaggio canonico e il suo significato si devono utilizzare le dovute tecniche critiche. Respingiamo come illegittimi i metodi di critica biblica che pongono in discussione la verità o l’integrità di senso di un testo, senso dato dal suo autore, come pure ogni altro insegna mento della Scrittura.
Art. 17. Affermiamo l’unità, l’armonia e la coerenza della Scrittura e crediamo che essa sia la migliore interprete di se stessa. Respingiamo l’idea secondo la quale la Scrittura può essere interpretata in modo da suggerire che un passaggio ne corregge o ne contraddice un altro. Respingiamo l’idea secondo la quale gli autori sacri che hanno fatto riferimento agli altri autori sacri precedenti o li hanno citati, li abbiano mal interpretati.
Art. 18. Affermiamo che l’interpretazione che la Bibbia dà di se stessa è sempre conforme al senso unico del testo ispirato, che essa non si allontana da questo senso ma piuttosto lo precisa. L’unico senso delle parole profetiche include la comprensione che lo stesso profeta ne ha, ma non è limitato ad esso. Coinvolge necessariamente l’intenzione di Dio messa in evidenza dal loro compimento. Respingiamo l’idea secondo la quale gli autori della Scrittura comprendevano sempre le implicazioni delle loro proprie parole.
Art. 19. Affermiamo che i presupposti dell’interprete della Scrittura devono essere in armonia con l’insegnamento biblico. Respingiamo l’idea secondo la quale la Scrittura dovrebbe essere adattata ai presupposti che le sono estranei o che sono incompatibili con essa quali il naturalismo, l’evoluzionismo, lo scientismo, l’umanesimo e il relativismo.
Art. 20. Affermiamo che poiché Dio è l’autore di ogni verità, tutte le verità, siano esse bibliche o non, sono coerenti e in armonia le une con le altre e che la Bibbia dice la verità quando si riferisce a temi relativi alla natura, alla storia o ogni altra cosa. Affermiamo anche che in certi casi gli elementi extra-biblici sono utili per chiarire ciò che la Bibbia insegna e per suggerire Ia correzione di interpretazioni erronee. Respingiamo l’idea secondo cui dei punti di vista non biblici possano rigettare la Bibbia o avere la precedenza nei suoi confronti.
Art. 21. Affermiamo l’armonia della rivelazione particolare e della rivelazione generale e, conseguentemente, quella dell’insegnamento biblico con i fatti naturali. Respingiamo l’idea che alcuni dei veri fatti scientifici possano essere in disaccordo con il senso autentico di un qualunque testo della Scrittura.
Art. 22. Affermiamo che Genesi 1-11 racconta dei fatti come pure tutto il resto dei libri. Respingiamo la teoria secondo la quale gli insegnamenti di Genesi 1-11 sono mitici. Respingiamo pure l’idea che le ipotesi scientifiche sulla storia della terra e l’origine dell’uomo possano essere invocate per capovolgere ciò che Ia Scrittura insegna sulla creazione.
Art. 23. Affermiamo la chiarezza della Scrittura, in particolare per ciò che concerne il suo messaggio di salvezza. Respingiamo l’idea secondo la quale tutti i passaggi della Scrittura posseggano la medesima chiarezza o siano testimoni allo stesso grado della dottrina della redenzione.
,Art. 24. Affermiamo che il credente può comprendere la Scrittura senza dipendere dalla scienza degli specialisti. Respingiamo tuttavia l’idea che bisogna ignorare lo studio tecnico della Bibbia effettuato dagli studiosi.
Art. 25. Affermiamo che il solo genere di predicazione capace di comunicare la rivelazione divina e le sue applicazioni è quello che espone fedelmente il testo biblico come la Parola di Dio. Respingiamo che si possa annunciare un messaggio da parte di Dio che sia in disaccordo con il testo della Scrittura.