Escatologia/La Nuova Terra

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La Nuova Terra


 In questo capitolo tratteremo della condizione finale di coloro che sono in Cristo. La Bibbia insegna che i credenti, dopo la morte, vanno in cielo. Che essi saranno felici durante lo stadio intermedio fra la morte e la risurrezione, ci è insegnato chiaramente nella Scrittura. La loro felicità, però, sarà provvisoria ed incompleta. Per il compimento della loro felicità essi dovranno attendere la resurrezione dei corpi e la Nuova Terra che Dio creerà al culmine della Sua opera redentrice. A questa Nuova Terra volgiamo ora l'attenzione.

Importanza della dottrina

La dottrina della Nuova Terra, come ci viene insegnata dalla Scrittura, è importante.

1) E' importante, in primo luogo, per ben comprendere la vita che verrà. Si ha spesso l'impressione, infatti, da certi inni che si cantano in Chiesa, ma anche dalla cultura popolare riflessa nei mass-media (spesso in modo ironico), che i credenti glorificati passeranno l'eternità in una specie di paradiso etereo da qualche parte nello spazio. Si parla in tanti inni di una "dimora celeste". Questo, però, rende giustizia all'escatologia biblica? Forse che passeremo l'eternità in qualche luogo dello spazio, vestiti di tuniche bianche, suonando l'arpa, cantando canzoni, e saltando da nuvola a nuvola? Al contrario, la Bibbia ci assicura che Iddio creerà una Nuova Terra sulla quale vivremo alla gloria di Dio con corpi glorificati e risuscitati. Su quella Nuova Terra, quindi, noi speriamo di trascorrere l'eternità, godendone le bellezze, esplorando le sue risorse, ed usandone i tesori alla gloria di Dio. Dato che Dio renderà questa Nuova Terra Sua dimora, e dato che dove Dio dimora lì c'è il paradiso (o cielo), allora continueremo ad essere "in cielo" proprio abitando su questa Nuova Terra. Il cielo e la terra, infatti, non saranno più separati come lo sono ora, ma saranno uno (vedi Ap. 21:1-3). Lasciare però la Nuova Terra fuori dalla nostra considerazione quando pensiamo alla condizione finale dei credenti significa impoverire grandemente l'insegnamento della Bibbia sulla vita a venire.

2) In secondo luogo la dottrina sulla Nuova Terra è importante per comprendere bene la dimensione piena del programma redentivo di Dio. Nel principio, così leggiamo in Genesi, Dio creò il cielo e la terra. A causa della caduta nel peccato della creatura umana, sulla creazione fu pronunciata una maledizione. Dio mandò Suo Figlio nel mondo per redimere quella creazione dai risultati del peccato. L'opera di Cristo, quindi, non è solo quella di salvare certi individui, e neppure solo quella di salvare un innumerevole schiera di persone redente dal Suo sangue. L'opera totale di Cristo non è nulla di meno che redimere l'intera creazione dagli effetti del peccato. Quel proposito non sarà realizzato fintanto che Dio non avrà prodotto una Nuova Terra, fintanto che il Paradiso perduto non diventerà in Paradiso riconquistato. Abbiamo bisogno di comprendere con chiarezza la dottrina della Nuova Terra, quindi, al fine di vedere il programma redentivo di Dio in dimensioni cosmiche. Dobbiamo renderci conto che Dio non sarà soddisfatto fintanto che l'intero universo non sarà purgato dai tutti i risultati della caduta umana.

3) Una terza ragione per cui questo argomento è importante è per ben comprendere la profezia dell'Antico Testamento. Molte profezie dell'A. T. parlano di un glorioso futuro per la terra. Queste profezie ci parlano di un tempo futuro in cui la terra diverrà molto più produttiva di quanto lo sia oggi, che i deserti fioriranno come le rose, che l'aratore sorpasserà il raccoglitore, e che le montagne stilleranno vino dolce. Esse ci dicono che non si udrà più sulla terra il suono dei pianti, e che i giorni del popolo di Dio saranno come i giorni di un albero. Esse ci dicono che sulla terra il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, e che nessuno farà del male o distruggerà sulla santa montagna di Dio, dato che la terra sarà piena della conoscenza dell'Eterno come le acque coprono il mare.

L'equivoco dei dispensazionalisti

I dispensazionalisti accusano gli a-millenialisti di "spiritualizzare" le profezie tanto da mancare di cogliere il loro vero significato.

John F. Walwoord, per esempio, dice: "Alle molte promesse fatte ad Israele, viene dato [dagli a-millenialisti] uno dei due trattamenti. Dagli a-millenialisti tradizionali agostiniani, queste promesse vengono trasferite alla Chiesa con un'interpretazione spiritualizzata. La Chiesa oggi è il vero Israele ed eredita le promesse che Israele perse nel respingere Cristo. L'altro, il tipo di a-millenialismo più moderno sostiene che le promesse di giustizia, pace e sicurezza, siano immagini pittoriche del paradiso che saranno adempiute solo là, non sulla terra".

Più avanti, dopo aver citato e fatto riferimento ad un certo numero di testi profetici sul futuro della terra, Walwoord prosegue dicendo:

"Queste ed altre innumerevoli citazioni alla terra come sfera del regno millenario di Cristo, non possono essere spiritualizzate con alcuna alchimia teologica, come hanno fatto gli a-millenialisti, tanto da farle equivalere al paradiso, alla condizione eterna, o alla Chiesa".

A quanto più sopra affermato si potrebbe rispondere che profezie di questo tipo non dovrebbero essere interpretate come in riferimento o alla Chiesa del tempo presente o al paradiso, se per paradiso si intende qualche luogo chissà dove nello spazio, lontano dalla terra. Profezie di questa natura dovrebbero essere comprese come descrizioni - certamente in linguaggio figurativo - alla Nuova Terra che Dio porterà in esistenza dopo il ritorno di Cristo - una Nuova Terra che durerà, non mille anni, ma per sempre.

Una comprensione corretta della dottrina sulla Nuova Terra, dunque, è in grado di fornire una risposta alle affermazioni dispensazionaliste come quelle prima citate. Essa è in grado pure di fornire una risposta alla seguente affermazione di un altro dispensazionalista:

"Se le profezie dell'Antico Testamento al riguardo delle promesse sul futuro fatte ad Abrahamo e a Davide devono essere adempiute letteralmente, allora vi dovrà essere un periodo futuro, il millennio, in cui esse potranno essere adempiute, perché la Chiesa oggi non le sta adempiendo in alcun senso letterale. In altre parole, l'immagine letterale delle profezie dell'Antico Testamento richiede o un adempimento futuro o un adempimento non letterale. Se esse dovranno essere adempiute nel futuro, allora l'unico periodo che ci rimane per quell'adempimento è il millennio".

Al che si può rispondere: Vi sarà un adempimento futuro di queste profezie, non nel millennio, ma sulla Nuova Terra. Che esse debbano essere letteralmente adempiute è aperto alla discussione; certamente i dettagli come agnelli e lupi, e su montagne da cui fluisce vin dolce, non devono essere compresi in un modo rozzamente letterale, ma come descrizioni figurative di ciò che sarà la Nuova Terra. Non è però corretto dire che riferire queste profezie alla Nuova Terra sia ingaggiarsi in un processo di "spiritualizzazione".

Considerare la dottrina sulla Nuova Terra, quindi, potrà aprirci il significato di larghe porzioni della letteratura profetica dell'Antico Testamento in modi sorprendentemente nuovi. Si impoverisce il significato di questi brani facendoli riferire sono ad un periodo di mille anni precedente lo stadio finale. Vedere però queste profezie come descrizioni della Nuova Terra che attende il popolo di Dio e che durerà per sempre significa vedere questi brani alla loro vera luce.

La dottrina sulla Nuova Terra

Procediamo ora ad esaminare più pienamente ciò che la Bibbia insegna sulla Nuova Terra.

1. Una terra come habitat naturale. Dal primo capitolo del libro della Genesi apprendiamo che Dio promise all'uomo nulla di meno che la terra stessa come propria abitazione ed eredità: "E DIO li benedisse e DIO disse loro 'Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra'" (Ge. 1:28). Dio pose pure l'uomo nel Giardino dell'Eden. Con quel giardino come suo centro, l'uomo doveva dominare, aver dominio, sull'intera terra. Questo era il suo compito. L'uomo però cadde nel peccato, fu cacciato dal Giardino dell'Eden, e gli fu detto che a causa di quel peccato egli avrebbe dovuto morire. Quando l'uomo peccò, non gli fu sottratto il dominio sulla terra, ma la terra su cui avrebbe dominato sarebbe stata sottoposta a maledizione, come leggiamo in Genesi 3:17: "Poi disse ad Adamo: 'Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero circa il quale io ti avevo comandato dicendo: "Non ne mangiare", il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con fatica tutti i giorni della tua vita". Inoltre, l'uomo stessi sarebbe divenuto così corrotto dal peccato tanto da non riuscire più a dominare la terra in modo adeguato.

2. Una promessa di restaurazione. Immediatamente dopo la Caduta Dio diede all'uomo "la madre di tutte le promesse": "E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno" (Ge. 3:15). Le parole furono rivolte al serpente, identificato dal libro dell'Apocalisse come Satana: "il dragone, il serpente antico, che è il diavolo e Satana" (20:2; cfr. 12:9). Questa promessa afferma chiaramente che la testa del serpente - quella che aveva condotto l'uomo a ribellarsi contro Dio - sarebbe stata alla fine schiacciata dal seme della donna, e che quindi la vittoria finale sulla forza del male che aveva disturbato la tranquillità del Paradiso sarebbe stata altrettanto certa.

3. La sostanza di queste promesse. Ora, in che modo Adamo ed Eva, insieme ad altri che avrebbero udito questa "madre di tutte le promesse", avrebbero visualizzato questa vittoria finale? Su questa questione possiamo solo fare delle supposizioni. Sembrerebbe però, dato che uno dei risultati del peccato è stato la morte, che la vittoria finale avrebbe dovuto in qualche modo implicare l'eliminazione della morte. Inoltre, dato che un altro risultato del peccato era stata l'espulsione dei nostri progenitori dal Giardino dell'Eden, dal quale ci si aspettava che avessero governato il mondo per Dio, sembrerebbe che la vittoria avrebbe dovuto anche significare il ristabilimento di una sorta di paradiso riconquistato, dal quale di nuovo si sarebbe potuto in modo appropriato e senza peccato, governare la terra. Il fatto che la terra fosse stata maledetta a causa del peccato dell'uomo avrebbe pure potuto implicare, come parte della vittoria promessa, che questa maledizione, come pure ogni altro risultato del peccato implicato nella maledizione, sarebbe stata tolta. In un certo senso, quindi, l'attesa di una Nuova Terra era già implicita nella promessa di Genesi 3:15.

4. Un restringimento temporaneo. In Genesi 15 e 17 leggiamo dell'istituzione formale del patto di grazia con Abrahamo e la sua discendenza. Nello stabilire questo patto con Abrahamo Dio temporaneamente aveva ristretto la prospettiva sul patto di grazia al fine di preparare l'allargamento ultimo del patto. Nella promessa di Genesi 3:15 Dio aveva annunziato che, nonostante la caduta dell'uomo nel peccato, Egli era rimasto propenso a concedere grazia. Questa propensione fu definita nel modo più ampio possibile, cioè come diretta "al seme della donna". Nello stabilire formalmente il Suo patto con Abrahamo, però, Dio introdusse temporaneamente una fase particolaristica nel patto di grazia - con Abrahamo e i suoi discendenti fisici - al fine che questi discendenti fisici di Abrahamo potessero essere di benedizione a tutte le nazioni (vedi Ge. 12:3; 22:18). La fase particolaristica del patto di grazia con Abrahamo, quindi, fu seguita nell'era del Nuovo Testamento dall'amplificazione della prospettiva del patto, non più cioè ristretta ad Israele, ma tanto da includere popoli di tutto il mondo.

5. Un successivo ampliamento. Nella questione dell'ereditare la terra, abbiamo una situazione simile: un restringimento temporaneo della promessa è seguito da un successivo ampliamento. In altre parole, proprio come il popolo di Dio all'epoca dell'Antico Testamento era ristretto agli Israeliti, ma nell'era del Nuovo Testamento esso viene allargato a gente di tutto il mondo, così ai tempi dell'Antico Testamento l'eredità della terra era limitata a Canaan, mentre ai tempi del Nuovo Testamento l'eredità viene allargata tanto da includere tutto il mondo. In Genesi 17:8 leggiamo della seguente promessa fatta ad Abrahamo: "E a te, e alla tua discendenza dopo di te, darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in proprietà per sempre; e sarò il loro DIO". Notate come Dio promette ad Abrahamo di dargli la terra di Canaan, non solo ai discendenti di Abrahamo, ma ad Abrahamo stesso. Abrahamo, però, non ereditò mai nulla di più che un pugno di terra: "non gli diede alcuna eredità, neppure lo spazio per posarvi un piede" (At. 7:5). La sua stessa tomba dovette essere acquistata dagli Ittiti (v. Ge. 23). Quale fu l'atteggiamento di Abrahamo per quanto riguarda questa promessa di ereditare la terra di Canaan, promessa mai adempiuta durante il periodo della sua vita? Troviamo una risposta a questa domanda nella lettera agli Ebrei. Al cap. 11, vv. 9,10 leggiamo: "Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio". Con il termine: "la città che ha i fondamenti", noi dobbiamo comprendere la santa città, la nuova Gerusalemme che sarà trovata sulla Nuova Terra. Abrahamo, in altre parole, guardava alla Nuova Terra come il vero adempimento dell'eredità che gli era stata promessa - e così pure fecero i patriarchi. Il fatto che i patriarchi l'abbiano fatto, viene menzionato dall'autore di Ebrei come prova della loro fede: "Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Coloro infatti che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. E se avessero veramente avuto in mente quella da cui erano usciti, avrebbero avuto il tempo per ritornarvi. Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città" (Eb. 11:13-16).

6. Canaan come tipologia. Dal quarto capitolo di Ebrei apprendiamo come la il paese terreno di Canaan non fosse che una tipologia del sabato eterno di riposo che rimane per il popolo di Dio. Gli israeliti nel deserto non avevano potuto entrare nel riposo del paese di Canaan a causa della loro incredulità e disubbidienza, e questi vengono comparati, in questo capitolo, a coloro che, a causa di una simile disubbidienza non potranno entrare nel "riposo sabbatico" della vita a venire (v. 9). Canaan, quindi, non era un fine a sé stessa; essa doveva dirigere l'attenzione alla nuova futura terra. Galati 3:29 dice: "Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abrahamo ed eredi secondo la promessa!". Tutti coloro che sono uniti a Cristo per fede, quindi, sono, in senso lato, progenie di Abrahamo. E la promessa di cui sono fatti eredi deve includere la promessa della terra.

7. Una progenie universale di Abrahamo. Quando alla luce di questa espansione dell'Antico Testamento da parte del Nuovo Testamento, noi leggiamo Genesi 17:8, noi vi vediamo ora una promessa del possedimento eterno ed ultimo da parte di tutto il popolo di Dio - tutti coloro che nel senso più ampio possono essere considerati progenie di Abrahamo, di quella Nuova Terra di cui Canaan era solo tipologia. In questo modo si può vedere quanto significato abbia per tutti i credenti oggi la promessa della Nuova Terra. Limitare la prospettiva di questa promessa ad Abrahamo, come fanno i dispensazionalisti, al possedimento della Palestina da parte degli ebrei credenti durante il millennio, significa grandemente diminuire la portata di questa promessa.

Patrick Fairbairn riassume che cosa significava l'eredità di Canaan, nei seguenti tre punti:

(1) La Canaan terrena non fu mai intesa da Dio, né avrebbe potuto così essere intesa dal suo popolo sin dall'inizio, come l'eredità vera ed ultima che essi avrebbero dovuto occupare; al suo riguardo si è detto e sperato molto che non potrebbe in alcun modo essere realizzato negli stretti limiti di Canaan, e nemmeno sulla terra come ora si trova.

(2) L'eredità, nel suo senso pieno e proprio, era tale da poter essere goduta solo da coloro che sarebbero diventati figli della risurrezione, essi stessi pienamente redenti in anima e corpo, dagli effetti e dalle conseguenze del peccato.

(3) L'occupazione della Canaan terrena da parte della progenie naturale di Abrahamo, nel suo disegno grande ed ultimo, non era che una tipologia dell'occupazione da parte di una Chiesa redenta dell'eredità di gloria ad essa destinata.

Una Terra restaurata o totalmente nuova?

Una questione che dovremmo trattare a questo punto è quella che riguarda la domanda: se la Nuova Terra sarà qualcosa di totalmente altro dal presente, oppure sarà un rinnovamento della terra attuale.

Isaia 65:17 dice: "Poiché ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra, e le cose di prima non si ricorderanno più e non verranno più in mente", ed Apocalisse 21:1: "Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non c'era più". Entrambi i testi parlano di "un nuovo cielo ed una nuova terra". L'espressione "cielo e terra" dovrebbe essere compresa come una maniera biblica di designare l'intero universo. Cielo e terra insieme costituiscono il cosmo. La domanda, però, è questa: l'universo attuale sarà totalmente distrutto tanto da lasciare spazio a qualcosa di totalmente diverso dal cosmo attuale, oppure l'universo sarà essenzialmente lo stesso cosmo attuale, solo rinnovato e purificato?

I teologi luterani preferiscono la prima di queste opzioni: C. G. Berkouwer cita un certo numero di scrittori luterani che favoriscono il concetto di annullamento del presente cosmo e di una completa discontinuità fra la vecchia terra e la nuova. Questi scrittori fanno appello a testi come Matteo 24:29 e 2 Pi. 3:12 che dicono: "Ora, subito dopo l'afflizione di quei giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo chiarore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate", "mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi consumati dal calore si fonderanno?". E' chiaro che avvenimenti cataclismatici accompagneranno la distruzione dell'attuale terra - avvenimenti che costituiranno un giudizio divino su questa terra, con tutto il suo peccato ed imperfezioni.

Dobbiamo respingere, però, il concetto di annichilimento totale in favore del concetto di rinnovamento, per le seguenti ragioni:

1. L'uso del termine kainos. Sia in 2 Pi. 3:13 che in Ap. 21:1 la parola greca usata per designare la novità del nuovo cosmo non è neos, ma kainos. La parola neos significa nuovo rispetto a tempo ed origine, mentre la parola kainos significa nuovo per quanto riguarda natura e qualità. L'espressione: Ouranon kainon kai gen kainen ("un nuovo cielo ed una nuova terra", Ap. 21:1) significa, quindi, non l'emergere di un cosmo totalmente altro rispetti a quello attuale, ma la creazione di un universo che, sebbene gloriosamente rinnovato, si pone in continuità con quello attuale.

2. Una creazione in attesa. Una seconda ragione in favore del concetto di rinnovamento rispetto a quello di annichilimento è l'argomentazione di Paolo in Romani 8. Quando egli ci dice che la creazione stessa attende con ansia che i figli di Dio siano rivelati per poter essere liberi dal decadimento e dalla schiavitù (vv. 20,21), egli dice che sarà l'attuale creazione ad essere liberata dalla corruzione nell'eschaton, non una creazione totalmente nuova e diversa.

3. L'analogia con la risurrezione dei credenti. Una terza ragione è l'analogia fra la nuova terra e la risurrezione dei corpi dei credenti. Vi sarà sia continuità che discontinuità fra il nostro corpo attuale e quello futuro. La differenza fra il nostro corpo attuale e quello di risurrezione, per quanto meravigliosa sia, non elimina la continuità: saremo noi ad essere risorti, e saremo noi ad essere sempre con il Signore. Coloro che saranno risorti con Cristo non saranno degli esseri umano totalmente nuovi, ma il popolo di Dio che ha vissuto su questa terra. Per analogia, noi ci aspettiamo che la Nuova Terra non sarà totalmente diversa dalla terra attuale, ma la terra attuale sarà meravigliosamente rinnovata.

4. L'annullamento sarebbe una vittoria di Satana. Una quarta ragione per preferire il concetto di rinnovamento su quello di annullamento è questo: Se Dio annullasse l'attuale cosmo, Satana avrebbe ottenuto una grande vittoria. In quel caso Satana avrebbe avuto successo nel devastare così a fondo il presente cosmo e la presente terra, tanto da costringere Dio a distruggere tutto e ricominciare da capo. Satana, però, non avrà una simile vittoria. Al contrario, Satana è già stato sconfitto in modo decisivo. Dio rivelerà la piena dimensione di quella sconfitta quando rinnoverà questa stessa terra su cui Satana ingannò l'umanità e finalmente bandirà da essa tutti i risultati delle malvagie macchinazioni di Satana.

A questo riguardo è interessante notare le parole con le quali Edward Thurneysen usò per descrivere la sua comprensione di ciò che sarà la Nuova Terra: "Il mondo in cui entreremo nella Parousia di Gesù Cristo è quindi non un altro mondo; è questo mondo, questo cielo, questa terra; entrambi, però, passati e rinnovati. Saranno queste foreste, questi campi, queste città, queste strade, questa gente, ad essere la scena della redenzione. Attualmente essi sono campi di battaglia, pieni di lotte e di sofferenze di un adempimento non ancora avvenuto; allora saranno campi di vittoria, campi di raccolto, dove il seme che era stato seminato con lacrime sarà cresciuto e mietuto con canti di gioia e portato a casa". Emil Brunner critica quest'affermazione, ritenendola troppo crassa e materialista, e dicendo che non abbiamo diritto alcuno di aspettarci che la nuova terra possa essere come quella attuale. C. G. Berkouwer, però, esprime apprezzamento per la concretezza della speranza di Thurneysen, preferendo questo modo per affermare il futuro piuttosto che descriverlo in modo etereo con concetti spiritualizzati del futuro che non rendono giustizia alla promessa biblica di una Nuova Terra.

Il Nuovo Testamento conferma questo concetto

1. La terra in eredità. Quando comprendiamo in modo giusto gli insegnamenti biblici sulla Nuova Terra, molti altri testi della Scrittura cominceranno ad avere maggiore senso. Nel Salmo 37:1 leggiamo: "i mansueti possederanno la terra e goderanno di una grande pace". E' significativo osservare come la parafrasi di questo testo fatta da Gesù nel Suo Sermone sul Monte rifletta l'espansione che fa in Nuovo Testamento sul concetto di terra: "Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra"(Mt. 5:5). Da Genesi 17:8 abbiamo appreso che Dio promise di dare ad Abrahamo ed alla sua discendenza la terra di Canaan come di un possedimento eterno, ma in Romani 4:13 Paolo parla della promessa ad Abrahamo ed ai suoi discendenti come d'un ereditare il mondo: "…Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo e alla sua progenie mediante la legge, ma attraverso la giustizia della fede".

2. I tempi della restaurazione. Dopo la guarigione dello storpio nel tempio, Pietro fa un discorso ai Giudei raccolti sotto il portico di Salomone, in cui egli dice: "Ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati, e perché vengano dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore, ed egli mandi Gesù Cristo che è stato predicato prima a voi, che il cielo deve ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Dio ha parlato per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dal principio del mondo" (At. 3:19-21). L'espressione "la restaurazione di tutte le cose" (in greco Apokatasteos panton), suggerisce come il ritorno di Cristo sarà seguito dalla restaurazione della creazione alla sua originale perfezione - indicando così una terra rinnovata.

3. Una grande aspettativa. In Romani 8:19-21 Paolo descrive la grande aspettativa per una Nuova Terra da parte dell'attuale creazione, in termini molto vivaci: "Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio, perché la creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma per colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio". In altre parole, non è solo l'uomo ad essere ad attendere con ansia questa Nuova Terra, ma tutta la creazione. Quando i figli di Dio riceveranno la loro glorificazione finale al momento della risurrezione, l'intera creazione sarà liberata dalla maledizione che l'affliggeva. Il testo originale parla di una creazione "in punta di piedi" che attende questo futuro avvenimento. Quando poi Paolo ci dice che l'intera creazione è in doglie di parto, egli suggerisce come le imperfezioni dell'attuale creazione - risultato del peccato - debbano essere considerate come i dolori premonitori della nascita di un mondo migliore. Ancora una volta qui vediamo la redenzione in dimensioni cosmiche.

4. Una proprietà redenta. In Efesini 1:13,14 Paolo parla della nostra eredità: "In lui anche voi, dopo aver udita la parola della verità, l'evangelo della vostra salvezza, e aver creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia della nostra eredità, in vista della piena redenzione dell'acquistata proprietà a lode della sua gloria". Qui l'espressione greca eis apulytrosin tes peripoieseos (lett. al fine della redenzione della proprietà), potrebbe significare "finché non verrà redento ciò che possederemo". Da questo testo è dunque chiaro che lo Spirito Santo è la caparra della nostra eredità. In che cosa consisterà quest'eredità? Di solito riteniamo che questa eredità abbia a che fare con il cielo, il paradiso. Perché però dovremmo restringere questo termine in tal modo? Alla luce dell'insegnamento dell'Antico Testamento, quest'eredità non includerebbe forse pure la Nuova Terra, con tutti i suoi tesori, bellezze e gloria?

5. Un regnare sulla terra. C'è un brano nel libro dell'Apocalisse che parla del nostro regnare sulla terra: "E cantavano un nuovo cantico dicendo: Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra" (Ap. 5:9,10). Sebbene alcuni manoscritti abbiano il verbo "regneremo" al presente, i testi migliori presentano il tempo futuro. Il regnare sulla terra di questa grande moltitudine redenta, qui viene rappresentata come il culmine dell'opera redentrice di Dio per il Suo popolo (1).

I testi biblici principali sulla Nuova Terra

I testi biblici principali che parlano della Nuova Terra sono i seguenti:

  • Isaia 65:17-25 e 66:22,23
  • 2 Pietro 3:13
  • Apocalisse 21:1-4

1. Is 65:17-25 (2), contiene forse nell'Antico Testamento una delle descrizioni più sublimi della vita futura del popolo di Dio. In Isaia 66:22,23 (3) C'è un secondo riferimento alla nuova terra. Nei versetti precedenti del cap. 66 Isaia aveva predetto abbondanti benedizioni per il popolo di Dio: Dio darà al Suo popolo grande prosperità (v. 12), conforterà il Suo popolo (v. 13), farà rallegrare il suo popolo (v. 14), li raccoglierà da ogni nazione (v. 20). Nel vers. 22 Dio ci dice attraverso Isaia che il Suo popolo rimarrà davanti a Lui per sempre come i nuovi cieli e la nuova terra che Egli creerà. Dal vers. 23 apprendiamo che tutti gli abitanti della Nuova Terra fedelmente e regolarmente renderanno a Dio il culto che Gli è dovuto. Sebbene questo culto viene descritto con termini presi a prestito dal tempo in cui Isaia vive ("di novilunio in novilunio e di sabato in sabato", queste parole non dovrebbero essere comprese in termini strettamente letterali. Ciò che qui viene predetto è il culto perpetuo di tutto il popolo di Dio, raccolto da ogni nazione, in modi adatti alla gloriosa nuova esistenza che goderemo sulla Nuova Terra.

2. In 2 Pietro 3, l'Apostolo, con le parole "Ma noi, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e nuova terra nei quali abita la giustizia" risponde alle obiezioni degli avversari che dicono: "Dov'è la promessa della Sua venuta?". La risposta di Pietro è che il Signore pospone la Sua venuta perché non vorrebbe che alcuno perisse, ma che tutti giungessero al ravvedimento" (v. 9). Però, Pietro continua e dice che il Giorno del Signore verrà, e che allora la terra e le opere che in essa si trovano verranno bruciate (v. 10). Seguite ora queste parole: "(11) Poiché dunque tutte queste cose devono essere distrutte, come non dovreste voi avere una condotta santa e pia, (12) mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi consumati dal calore si fonderanno? (13) Ma noi, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e nuova terra nei quali abita la giustizia". Il punto che a Pietro preme sottolineare qui è che l'attuale terra debba essere "bruciata", Dio ci darà nuovi cieli ed una nuova terra che non saranno distrutti ma dureranno per sempre. Da questa terra dovrà essere rimosso tutto ciò che è peccaminoso ed imperfetto, perché sarà una terra in cui regnerà la giustizia. L'atteggiamento giusto da tenersi di fronte a questi avvenimenti, dunque, non è quello di prendersene gioco perché ritarderebbero, ma aspettare con ansia il ritorno di Cristo e la Nuova Terra che verrà all'esistenza dopo quel ritorno. Una tale attesa dovrebbe trasformare la qualità della nostra vita al presente: "Perciò, carissimi, aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili, in pace" (14).

3. La descrizione più sorprendente della Nuova Terra nell'intera Bibbia si trova in Apocalisse 21:1-4.

"Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non c'era più. E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima sono passate".

Un'esistenza incomparabilmente bella viene raffigurata in questi versetti. Il fatto che la parola kainos descriva la novità nel nuovo cielo e della nuova terra indica, come abbiamo già detto, che Giovanni vede non un universo totalmente diverso dall'attuale, ma un universo che è stato gloriosamente rinnovato. C'è diversità di opinioni sulla questione se le parole "il mare non c'era più" debba essere inteso letteralmente o figurativamente. Anche se queste parole debbono essere intese letteralmente, senza dubbio esse indicano un aspetto significativo della Nuova Terra. Dato che il mare, nel resto della Bibbia, e particolarmente in Apocalisse (cfr. 13:1; 17:15), spesso raffigura ciò che minaccia l'armonia dell'universo, l'assenza del mare dalla Nuova Terra significa l'assenza di tutto ciò che ne possa influenzare l'armonia.

Il vers. 2 ci mostra "la città santa, la nuova Gerusalemme", simbolo dell'intera Chiesa glorificata, che viene giù dal cielo sulla terra. Questa Chiesa, ora completamente senza macchia o ruga o alcunché di simile, completamente purificata dal peccato, è ora "pronta come una sposa adorna per il suo sposo", pronta per "le nozze dell'Agnello" (cfr. Ap. 19:7). Da questo versetto apprendiamo come la Chiesa glorificata non rimarrà in cielo lontano nello spazio, ma passerà l'eternità sulla Nuova Terra.

Dal vers. 3 apprendiamo come la dimora di Dio non sarà più lontana dalla terra, ma la terra stessa. Dato che dove dimora Dio, là c'è il cielo, o paradiso, ne concludiamo che nella vita a venire il cielo e la terra non saranno più separati, come lo sono ora, ma confluiranno l'una nell'altro. I credenti continueranno quindi ad essere "in cielo" se pure sulla Nuova Terra. "Essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio": sono le parole familiari della promessa centrale del patto di grazia (cfr. Ge. 17:7; Es. 19:5,6; Gr. 31:33; Ez. 34:30; 2 Co. 6:16; Eb. 8:10; 1 Pi. 2:9,10). Il fatto che questa promessa sia ripetuta nella visione di Giovanni sulla Nuova Terra, implica che solo sulla Nuova Terra Dio finalmente accorderà al Suo popolo le piene ricchezze che il patto di grazia include. Qui ne riceviamo le primizie; allora riceveremo il pieno raccolto.

Le ardite descrizioni del v. 4 suggeriscono molto di più di ciò che di fatto dicono. Non vi saranno lacrime sulla Nuova Terra. Il dolore ed il pianto appartenevano alle cose di prima che allora saranno passate. E non vi sarà più morte alcuna - non più incidenti fatali, non più malattie incurabili, non più servizi funebri, non più addii finali. Sulla Nuova Terra goderemo comunione eterna e inscindibile con Dio e con il popolo di dio, inclusi i nostri cari e gli amici che abbiamo amato e perduto un tempo.

Nel resto del cap. 21 e nei primi cinque versetti del cap. 22, troviamo un'ulteriore descrizione della santa città - che, così possiamo dedurre, sarà al centro della Nuova Terra. Probabilmente tutti i dettagli che di essa ci vengono riportati sono immagini poetiche e simboliche, ma tutto sicuramente sarà di uno splendore radiante, oltre ogni immaginazione. Il fatto che i nomi delle 12 tribù siano incisi sulle dodici porte (21:12) e che il nome dei dodici apostoli sia scritto sulle dodici fondamenta (v. 14) suggerisce che il popolo di Dio sulla Nuova Terra includerà credenti sia dell'Antico Testamento come del Nuovo Testamento. Non vi sarà tempio alcuno in questa città (v. 22) dato che gli abitanti della Nuova Terra avranno comunione diretta e continua con Dio.

Molto significativi sono i vv. 24 e 26, che ci dicono come "le nazioni di quelli che sono salvati cammineranno alla sua luce, e i re della terra porteranno la loro gloria ed onore in lei. Le sue porte non saranno mai chiuse durante il giorno, perché li non vi sarà notte alcuna. In lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni". Si potrebbe dire che, secondo queste parole, gli abitanti della Nuova Terra includeranno persone di grande prominenza e che esercitarono potere sull'attuale terra - re, principi, presidenti e simili. Si potrebbe pure dire che qualunque cosa gli uomini avranno fatto sulla terra per glorificare Dio, pure sarà ricordato nella vita a venire (cfr. Ap. 14:13).

E' possibile tuttavia dire di più. E' forse troppo dire che, secondo questi versetti, le contribuzioni uniche di ciascuna nazione alla vita del mondo attuale arricchirà la vita della Nuova Terra? Forse che noi erediteremo i migliori prodotti della vita e dell'arte che mai la terra abbia prodotto? H. Berkhof suggerisce che qualunque cosa sia stata di valore nella vita attuale, tutto ciò che abbia contribuito alla "liberazione dell'umana esistenza" sarà conservato ed aggiunto alla Nuova Terra.

Per appoggiare questo pensiero egli cita la seguente frase di Abraham Kuyper: "Se un campo sconfinato di conoscenze umane e di capacità umane ora è di fatto possibile, al fine di assoggettarci il mondo visibile e la natura materiale, e se noi sappiamo che questo nostro dominio sulla natura sarà completo nell'eternità, ne possiamo concludere che la conoscenza ed il dominio che abbiamo conseguito oggi sulla natura avrà un significato permanente anche nel regno della gloria".

Dal cap. 22 apprendiamo che sulla Nuova Terra le nazioni vivranno insieme in pace (v. 2) e che la maledizione che si è posata sulla creazione alla caduta dell'uomo, verrà rimossa (v. 3). Ci vien detto che i servitori di Dio Gli renderanno culto o lo serviranno. Il riposo che attende il popolo di Dio nella vita a venire, dunque, non sarà un riposo di semplice ozio. Il fatto che i servitori di Dio regnino per sempre (v. 5) conferma ciò che dice Apocalisse 5:10 (4); in distinzione dal regnare dei credenti deceduti in cielo con Cristo durante i mille anni dello stato intermedio (5), questo sarà un regnare eterno sulla terra da parte dei credenti forniti di un corpo di risurrezione. La gioia più alta ed il privilegio più grande della vita a venire è espressa dal vers. 4 "il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano". In breve, l'esistenza sulla Nuova Terra sarà segnata dalla perfetta conoscenza di Dio, dal perfetto godimento della presenza di Dio, e dal perfetto servizio reso a Dio.

Finalità di questa dottrina

Questa dottrina sulla Nuova Terra ci dovrebbe dare speranza, coraggio, ed ottimismo in tempi di diffusa disperazione. Sebbene in questo mondo il male sia così prevalente, è confortante sapere che Cristo ha vinto la vittoria finale. Se da una parte gli ecologisti spesso dipingano il futuro di questa terra in termini oscuri e disperanti, è incoraggiante sapere che un giorno Dio preparerà una gloriosa Nuova Terra sulla quale i problemi ecologici che ci affliggono ora non esisteranno più. Questo non vuol dire che non si debba noi far nulla su questi problemi, ma significa che noi operiamo per la soluzione a questi problemi, non con un senso di disperazione, ma con fiducia e speranza.

Abbiamo già affermato come vi sarà sia continuità che discontinuità fra quest'era e la prossima, e fra questa terra e la Nuova Terra. Questo punto è estremamente importante. Come cittadini del Regno di Dio, non ci è permesso guardare a questo mondo in termini dispregiativi come se non valesse nulla e dovesse essere del tutto superato, oppure godere della sua rovina. Dobbiamo indubbiamente operare ora per un nuovo mondo. I nostri sforzi per portare il Regno di Dio nella sua piena realizzazione sono di importanza eterna. La nostra vita cristiana oggi, la nostra lotta contro il peccato - sia individuale che istituzionale - il nostro lavoro missionario, i nostri tentativi per sviluppare una cultura distintamente cristiana, hanno valore non solo per questo mondo, ma anche per la vita a venire.

Mentre viviamo su questa terra, noi prepariamo la vita della Nuova Terra che Dio stabilirà. Si traducono bibbie, si evangelizzano popoli, si trasformano culture. Solo l'eternità rivelerà il pieno significato di che cosa è stato fatto qui per Cristo.

All'inizio della storia Dio ha creato cieli e terra. Alla fine della storia noi vediamo nuovi cieli e nuova terra che sorpasseranno di gran lunga lo splendore dei primi. Al centro della storia c'è l'Agnello che è stato immolato, il primogenito dei morti, il re dei re della terra. Un giorno noi getteremo le nostre corone davanti a Lui "pieni di meraviglia, amore e lode".

[Tratto da: "The Bible and the Future, di Antholy A. Hoekema, Grand Rapids, Michigan, Eerdmans, 1989.Paolo Castellina, martedì 7 ottobre 1997. Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991].


Note

Certo, ci si potrebbe chiedere su chi governeranno questi santi glorificati, dato che sulla Nuova terra tutti gli esseri umani parteciperanno a questo regnare. La migliore risposta, forse è che si tratterà di un regnare sulla Nuova Creazione. L'uomo sarà allora in grado di adempiere in modo perfetto al mandato di aver dominio sulla terra che sulla terra attuale poteva esercitare solo in modo imperfetto. Nella vita a venire, in altre parole, per la prima volta dopo la caduta, l'uomo governerà la terra in modo giusto.

"Poiché ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra, e le cose di prima non si ricorderanno più e non verranno più in mente. Ma voi gioite ed esultate per sempre in ciò che creo, perché, ecco, io creo Gerusalemme per il gaudio e il suo popolo per la gioia. Mi rallegrerò di Gerusalemme e gioirò del mio popolo; in essa non si udrà più alcuna voce di pianto né voce di grida. Non vi sarà più in essa alcun bimbo che viva solo pochi giorni, né vecchio che non compia i suoi giorni, poiché il giovane morirà a cento anni e il peccatore che non giunge ai cento anni, sarà considerato maledetto. Costruiranno case e le abiteranno pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un altro vi abiti, non pianteranno più perché un altro mangi; poiché i giorni del mio popolo saranno come i giorni degli alberi; e i miei eletti goderanno a lungo dell'opera delle loro mani. Non faticheranno invano né daranno alla luce figli per una improvvisa distruzione, perché saranno la progenie dei benedetti dall'Eterno e i loro discendenti con essi. E avverrà che prima che mi invochino io risponderò, staranno ancora parlando che io li esaudirò. Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come il bue e il serpente si nutrirà di polvere. Non faranno più alcun danno né distruzione su tutto il mio santo monte, dice l'Eterno".

"Poiché come i nuovi cieli e la nuova terra che io farò sussisteranno stabili davanti a me, dice l'Eterno, così sussisteranno la vostra progenie e il vostro nome. E avverrà che di novilunio in novilunio e di sabato in sabato ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me, dice l'Eterno".

"ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra" (Ap. 5:10).

"Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero fu dato la potestà di giudicare, e vidi le anime di coloro che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e che non avevano adorato la bestia né la sua immagine e non avevano preso il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Costoro tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni" (Ap. 20:4).