Teologia/Soltanto la grazia: perché sono diventato credente

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Soltanto la grazia

R. C. Sproul

Soli Deo Gloria (per la sola gloria di Dio) è il motto scaturito dalla Riforma protestante e scritto in ogni composizione di Johann Sebastian Bach. Egli infatti, usava apporre le iniziali SDG al termine di ogni suo manoscritto per comunicare l'idea che Dio solo doveva ricevere la gloria per ogni sua composizione così come Dio soltanto deve ricevere il merito per tutte le meraviglie della Sua opera nella creazione e nella redenzione. Al cuore stesso della controversia del XVI secolo sulla salvezza era la questione della grazia.

Non era in questione che l'essere umano avesse bisogno della grazia, ma fino a che punto ne avesse bisogno. La chiesa aveva già condannato il Pelagianesimo che insegnava come la grazia facilitasse la salvezza ma non ne fosse assolutamente necessaria. Da quei giorni, il Semipelagianesimo
ha sempre insegnato come senza la grazia non vi possa essere salvezza. La grazia che è considerata in tutte le teorie semipelagiane ed arminiane, però, non è una grazia efficace. E' una grazia che rende possibile la salvezza, ma non una grazia che renda certa la salvezza.

Nella parabola del seminatore ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Luca 8:4-15]) vediamo come, al riguardo della salvezza, Dio sia l'unico a prendere l'iniziativa a realizzarla. Egli è il seminatore. Il seme che sparge è il Suo seme, corrispondendo alla Sua Parola, ed il raccolto che ne consegue è il Suo raccolto. E' Lui che raccoglie ciò che si era proposto di raccogliere quando aveva iniziato l'intero procedimento. Dio non abbandona il raccolto sulla strada al capriccio delle spine e delle pietre. E' Dio e Dio soltanto che rende certo che una porzione della Sua Parola cada sul buon terreno. Un serio errore nell'interpretazione di questa parabola è quello di presumere che il buon terreno sia la naturale buona disposizione di peccatori decaduti, quei peccatori che fanno la giusta scelta e che rispondono positivamente alla grazia preveniente di Dio. La comprensione riformata classica del buon terreno è che se il buon terreno è ricettivo al seme seminatovi da Dio, è perché Dio soltanto ha preparato il terreno affinché il seme vi germogli senza ostacoli, cresca e produca frutto.

La questione più grande che ogni semi-pelagiano od arminiano deve affrontare a livello pratico, è questa: Perché io ho scelto di credere all'Evangelo ed affidare la mia vita a Cristo, mentre il mio vicino, che ha udito lo stesso Evangelo, ha scelto di rimanervi indifferente o di respingerlo? A questa domanda sono state date molte risposte. Potremmo speculare che la ragione per la quale una persona sceglie di rispondere positivamente all'Evangelo ed a Cristo, mentre un altro no, è perché la persona che risponde positivamente sia più intelligente o meno stupida dell'altra. Se questo fosse il caso, allora Dio ancora rimarrebbe Colui che sostanzialmente provvede la salvezza, perché l'intelligenza è Suo dono, e si potrebbe spiegare che Dio non abbia dato la stessa intelligenza al mio vicino che ha respinto l'Evangelo. Questa spiegazione è ovviamente assurda.

L'altra possibilità da considerare è questa: che la ragione per la quale una persona risponde positivamente all'Evangelo ed il suo vicino no, è perché la prima era una persona migliore, cioè, che la persona che ha fatto la scelta buona e giusta era più retta del suo vicino. In questo caso non solo la carne è di qualche utilità, ma è utile in tutto. Questa è la concezione che sembra prevalere nella maggioranza dei cristiani evangelici, vale a dire, la ragione per la quale essi sono salvati ed altri no, è che essi hanno risposto in modo giusto alla grazia di Dio, mentre gli altri hanno dato la risposta sbagliata.

Potremmo qui parlare non solo della risposta corretta in contrasto con la risposta erronea, ma anche nei termini di una risposta buona ed una cattiva. Se io mi trovo nel regno di Dio perché ho dato una risposta buona invece che una risposta cattiva, io avrei qualcosa di cui vantarmi, vantarmi cioè della bontà attraverso la quale ho risposto favorevolmente alla grazia di Dio. Non ho però mai incontrato un arminiano che abbia risposto alla domanda che ho fatto prima, dicendo: "Oh, la ragione per la quale io sono credente è perché io sono migliore del mio vicino". Essi sarebbero molto restii a dire una cosa del genere. Però, sebbene essi respingano questa implicazione, la logica del Semipelagianesimo implica questa conclusione. Se indubbiamente, in ultima analisi, la ragione per la quale io sono un cristiano impegnato ed un altro no è perché io ho fornito la risposta più appropriata all'offerta di salvezza fattami da Dio, mentre qualcun altro l'ha respinta, allora, secondo una logica inattaccabile, indubbiamente io ho dato la risposta buona ed il mio vicino la cattiva.

Ciò che insegna la teologia riformata è che è sì il credente ha dato la risposta giusta ed il non credente quella sbagliata, ma la ragione per la quale il credente dà la risposta giusta è perché Dio, secondo la Sua sovrana elezione, ha cambiato la disposizione del cuore dell'eletto affinché desse la risposta giusta. Non posso dare a me stesso alcun credito per la risposta che ho dato a Cristo, perché perché allora, per definizione, la grazia non sarebbe più grazia. Dio non solo ha dato avvio alla mia salvezza, non solo ha seminato il seme, ma ha reso sicuro che il seme seminato nel mio cuore germogliasse rigenerandomi attraverso la potenza dello Spirito Santo. La rigenerazione è una condizione necessaria affinché il seme prenda radici e fiorisca. Ecco perché al cuore stesso della teologia riformata sta l'assioma che la rigenerazione precede la fede. E' quella formula, quell'ordine di salvezza, che tutti i semipelagiani respingono. Essi sostengono l'idea che nella loro condizione decaduta di morte spirituale essi possano esercitare la fede e poi essi sono fatti nascere di nuovo. Secondo la loro concezione, essi rispondono favorevolmente all'Evangelo prima che lo Spirito Santo abbia mutato la disposizione della loro anima per portarli alla fede. Quando questo accade, la gloria ne risulta condivisa, in parte a me ed in parte a Dio. Nessun semipelagiano può onestamente dire, allora: "A Dio soltanto la gloria". Per il semipelagiano, certo Dio vuole far grazia, ma, in aggiunta alla grazia di Dio, la mia opera di risposta è assolutamente essenziale. Qui, allora la grazia non è efficace e, in ultima analisi, non è neppure grazia, perché dipende da qualcosa che io debbo essere o operare. Di fatto, però, la salvezza appartiene al Signore, dal principio alla fine. Sì, debbo credere. Sì, debbo rispondere. Sì, debbo ricevere Cristo. Però, per me, per dire di "sì" ad una di queste cose, il mio cuore deve prima essere trasformato dalla potenza sovrana ed efficace di Dio lo Spirito Santo. Soli Deo Gloria.

Il Dott.. R.C. Sproul è fondatore e presidente del Ligonier Ministries e ministro emerito di predicazione ed insegnamento a Saint Andrew's in Sanford, Florida. E' autore del libro: Faith Alone.