Letteratura/Il Regno del Signore/10

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Indice generale

Il regno del Signore: Gesù Cristo su tutte le cose

Introduzione - Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 [

A. Valutazione Biblica

Nel valutare questi insegnamenti recenti cominciamo con la Bibbia. Se vogliamo essere riformati nella nostra comprensione della rivelazione di Dio, dobbiamo prima di tutto essere biblici, dando il giusto peso a tutti i testi e insegnamenti pertinenti. La nostra risposta al paradigma 2K fornirà anche una narrazione alternativa della Bibbia. Ci concentreremo sulle alleanze bibliche e sul loro rapporto con il Mandato Culturale e il Grande Mandato, ma includeremo anche l'esegesi specifica di alcuni passaggi chiave.

La teologia riformata ha avuto una lunga storia nell'interpretare la Bibbia pattiziamente. Tuttavia, negli ultimi anni sono state messe a disposizione molte varianti della teologia del patto. In questa materia siamo aiutati dalle Confessioni Riformate. Pur non trattando tutti i problemi, forniscono il quadro per l’interpretazione.

Assieme alle confessioni riformate affermiamo con forza la rivelazione progressiva e l'unità dei propositi di Dio. Insegnano l'unità delle alleanze di Dio senza ignorare le distinzioni tra di loro. La Bibbia sottolinea che, poiché c'è un solo Dio, sottostante alla sua rivelazione c'è un'unità dovuta all'ispirazione dello Spirito Santo. Per questo motivo, le alleanze della promessa (Efesini 2:12) non sono trattati disparati separati l'uno dall'altro, ma fanno parte dell'economia di Dio per costruire la sua unica casa pattizia (Ebrei 3: 1–6). Il libro degli Ebrei specialmente ci mostra come correlare il Vecchio Testamento al Nuovo<ref>Per aiutarci nella nostra intepretazione indirizziamo il lettore ad una trattazione più completa di O. Palmer Robertson, The Christ of the Covenants (Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 1980); e a Gerard van Groningen, Creation to Consummation, 3 vols. (Dordt College Press, 1996). Vedi specialmente i capitoli 3 e 4 nell’opera di Robertsonon sull’unità e diversità dei patti divini. Un’opera più polare di S. G. DeGraaf: Promise and Deliverance; Presbyterian and Reformed, 1977–1981), trasmette l’approccio generale pattizio. Lungo la nostra panoramica citeremo dalla recensione di John Frame del libro di VanDrunen, A Biblical Case for Natural Law, precedentemente citato. </ref>.

Creazione e il Mandato Culturale

Poiché la teologia 2K abroga il Mandato Culturale o del Dominio per la Chiesa oggi, spetta a noi spiegare in modo più completo perché questo insegnamento non rappresenti adeguatamente la narrativa biblica e la sua teologia del patto.

Cominciamo con il racconto della creazione in Genesi 1. Dio creò per primo l'ambiente culturale in cui l'uomo doveva vivere e servire Dio. Dio creò il cielo e la terra, creò la luce, separò le acque dalle acque e la terra dal mare, pose dei luminari nei cieli, riempì i mari di pesci e i cieli di uccelli e la terra di bestiame, animali, e rettili. Quindi creò l'uomo a sua stessa immagine (Genesi 1: 26–27) affinché l'uomo potesse essere come lui nella sua opera creativa.

All'uomo affidò il compito di gestire tutto ciò che aveva fatto. Il ruolo dell'uomo di vice-reggente 1 della creazione, quindi, non è accessorio al piano di Dio. L'intera Genesi<ref>Una persona che esercita potere delegato in qualità di rappresentante terreno di Dio</ref> si muove verso la creazione dell'uomo e il suo ruolo di amministratore della creazione sotto Dio. La creazione dell'uomo a immagine di Dio e il dono del dominio sono cose distinte ma intimamente correlate. Dio ha creato l'uomo come se stesso perché eserciti il dominio sulla terra (Salmo 8).

Quando Dio ha promulgato il Mandato Culturale, lo ha fatto nel contesto più ampio di un Patto di Creazione, distinguendo l'uomo da tutto il resto della natura facendolo a sua immagine<ref>Sembra che “ Mandato Culturale” soa stato coniato da Klaas Schilder. Vedi Robertson, capitolo 5, “The Covenant of Creation.”</ref>. Il mandato pertanto presuppone la natura dell’uomo come portatore dell'immagine di Dio. Fa parte di un'alleanza più ampia, inclusa quella che è stata chiamata Alleanza di vita o di opere. Infatti, il comando è preceduto dalla generale benedizione di Dio su di loro come maschio e femmina. E il comando ha una serie di aspetti.

1. Inizia con un comando: “Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra” (v. 28). È nel contesto della concessione del dominio pattizio che Dio insiste sulla procreazione umana. Mentre è vero che Dio ha consacrato il primo matrimonio, prima di promulgare il Dominio o Mandato Culturale Dio aveva già assegnato ad Adamo il compito di coltivare e custodire il Giardino (Genesi 2:15). Dio associa il matrimonio e i figli al compito di dominio dell'uomo. Dopo tutto, due persone non possono governare un intero pianeta. Il piano di Dio per il dominio dell'uomo richiedeva che l'umanità riempisse il mondo intero. Il matrimonio e i figli, quindi, sono parte integrante del compito di dominio dell'uomo e sono per questo una parte essenziale del mandato stesso. Prevede la formazione della società umana con tutte le sue eventuali istituzioni e associazioni. Il matrimonio quindi non può essere semplicemente una questione di “legge naturale”, ma è stato dato dal comando di Dio come un'ordinanza sulla creazione<ref>Vedi John Murray, Principles of Conduct (Grand Rapids, Eerdmans, 1957), capitoli 2–3. </ref>. E può essere mantenuto solo in obbedienza a Lui quando è usato per la sua gloria, fatto per fede e in accordo con i suoi comandamenti.

2. La prima coppia e i loro discendenti dovevano “riempire geograficamente la terra” attraverso l'esplorazione e l'insediamento. In tal modo, il loro compito era di “sottomettere” la terra attraverso la scoperta e la comprensione scientifica (Genesi 2: 19-20). Doveva includere la gestione dell'ambiente e far emergere la ricchezza e il potenziale nascosti della terra, e tutto questo alla lode di Dio. L'uomo doveva dare ordine alla terra in un modo che seguisse il disegno di Dio. Sottomettere la terra è descritto in 2: 5 come coltivare il suolo (cfr v. 8).

Per fornire ciò di cui avevano bisogno per portare a termine questo grande compito, Dio diede all'uomo le piante che portano seme e gli alberi che portano frutto come cibo. La cultura iniziale dell'uomo era l'agricoltura (Genesi 2:15). Quindi, due parole descrivono il lavoro dell'uomo in relazione al suolo: (1) coltivarlo, prendersene cura o lavorarlo; (2) tenerlo o custodirlo. Dio ama la sua creazione e chiama l'uomo ad essere il suo servitore e custode del suo mondo. L'uomo doveva prendersi cura della terra, non abusarne o sfruttarla per scopi egoistici. Questo lavoro è stato dato per comando divino e non doveva essere inteso come una questione di “legge naturale” perché Dio è il Signore del lavoro e del riposo sabbatico. Tutto il lavoro è stato progettato da Lui per servire la sua gloria; non è mai stato dato come compito comune generico da mantenere indipendentemente dal servizio di Dio.

Il lavorare di Dio stabilisce un modello per l'uomo: la settimana della creazione di sei giorni anticipava la settimana lavorativa di sei giorni dell'uomo. Allo stesso modo, Dio si riposò nel settimo giorno come esempio per l'umanità. Infatti, come vediamo nella seconda parte del quarto comandamento dato al monte Sinai, Dio dà l'esempio del lavoro culturale e del riposo dell'uomo (Es. 20:8-11). Dio avrebbe potuto dare un comando all'inizio, ma ha dato l'esempio. Insieme, i sei giorni di lavoro di Dio e un giorno di riposo stabiliscono un modello per l'opera di dominio dell'uomo. Ciò significa che il concetto stesso di un sabato, o un giorno dedicato al riposo e al culto, presuppone le attività culturali di lavoro e governo dell’uomo.

3. Dio ha dato all'uomo il comando di “governare” o avere il dominio sui pesci, sugli uccelli e sugli animali della terra. Quindi il dominio dell'uomo non è assoluto, ma limitato. Davide lo descrisse in modo più espansivo: “Eppure tu lo hai fatto di poco inferiore a DIO, e lo hai coronato di gloria e di onore. Lo hai fatto regnare sulle opere delle tue mani e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi! Pecore e buoi tutti quanti, e anche le fiere della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quello che passa per i sentieri del mare” (Salmi 8: 5–8 ). Qui il termine “dominio” è usato insieme alla frase “posto ogni cosa sotto i suoi piedi”. Ciò dimostra che la direttiva non era limitata solo agli animali, ma includeva tutte le opere delle mani di Dio. E il compito doveva essere svolto per la gloria di Dio (vv. 1, 9). Di nuovo, questa è una questione di statuto divino, non di legge naturale.

Pertanto, il mandato culturale presentato ai nostri primogenitori aveva un obiettivo straordinario: loro e i loro figli dovevano esplorare, sviluppare e migliorare il mondo meraviglioso e non-caduto di Dio. Dovevano costruire una cultura e costruire una società alla gloria di Dio. Il compito richiedeva loro che diventassero scienziati, artigiani, meccanici, inventori, studiosi, musicisti, artisti e politici. Avrebbero dovuto diventare esperti in agricoltura, zootecnia, metallurgia, costruzione navale, commercio e comunicazione. La padronanza di queste abilità avrebbe richiesto una profonda comprensione di fisica, chimica e biologia. La padronanza di queste scienze, a sua volta, avrebbe richiesto una sempre maggiore padronanza della matematica. In breve, il dominio divino avrebbe necessariamente prodotto una cultura intricata e complessa con radici nella matematica e nelle scienze, e frutti nella letteratura e nelle arti.

Il dottor John M. L. Young, missionario e missiologo presbiteriano riformato, osserva:

La prima alleanza di Dio con l'uomo non include anche giustamente quello che abbiamo chiamato il Mandato Culturale di Genesi 1:28, il primo annuncio di Dio agli uomini, la sua prima dichiarazione della sua missione per gli uomini, che stabilisce per loro la sua volontà? Non è il compito culturale che Dio impone all'uomo come sua missione nella vita un elemento fondamentale dell'alleanza di vita in cui all'uomo viene mostrato non solo il modo per evitare la morte e mantenere la vita (obbedienza perfetta) ma anche il modo di vivere, cioè, che cosa comportava quell'obbedienza come obiettivo e compito?.

La situazione storica è che l'uomo deve ora essere informato dal suo Creatore dello scopo della sua creazione (essere il portatore dell'immagine di Dio per riflettere la gloria di Dio) e della natura del suo compito come vice-reggente di Dio. Tre disposizioni descrivono in dettaglio la natura del compito culturale. Il Dio della creazione (Fattore di servitori mediante la sua Parola creatrice), della provvidenza (mediante la sua amministrazione onnipervasiva) e della sovranità universale (mediante il suo potente dominio), incarica il portatore della sua immagine, analogamente, a produrre servi per Dio, per amministrare tutte le cose per il servizio di Dio e per esercitare il dominio sulle creature. Con questi mezzi l'uomo assolve la responsabilità del suo triplice ufficio<ref>John M. L. Young, “The National Church and Foreign Mission,” International Reformed Bulletin: The Christian Message to a Changing World 35 (October 1968): 62–77. Vedi anche “The Place and Importance of Numerical Church Growth” Theological Perspectives on Church Growth, ed. Harvie M. Conn (Nutley, NJ: P&R Publishing, 1976). <ref>.

Intesa in questo modo, come si potrebbe concepire la vera cultura o una società giusta come una questione “comune” non collegata alla vera religione? È una visione troncata della creazione che immagina che l'uomo possa giustamente adempiere al Mandato Culturale in un regno separato da Cristo. Questo non è il punto di vista della Genesi.

Nel contesto della sua vita sulla nuova terra, il primo Adamo era in regolare contatto verbale con Dio e viveva di ogni parola che usciva dalla sua bocca: rivelazione e legge morale. Per comprendere la legge, l'uomo non era chiamato a guardare all'interno della propria ragione o coscienza, o all'esterno, alla creazione, ma a obbedire a ciò che Dio aveva rivelato per fede. La legge era rivelazionale della volontà di Dio.

Ciò che è stato chiamato il Patto d’Opere, il comando dato da Dio ad Adamo di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, era anche inestricabilmente avvolto dal mandato culturale. La cultura dipendeva dalla vera religione (culto). Scrive Herman Bavinck: “Ma l'uomo può adempiere a questa chiamata nei confronti della terra solo se non rompe il vincolo di connessione che lo unisce con il cielo, solo se continua a credere in Dio alla sua parola e ad obbedire al suo comandamento”<ref>Herman Bavinck, Our Reasonable Faith (Grand Rapids: Eerdmans, 1956), 187.</ref>. Infatti l'albero era un'opportunità per l'uomo di vivere di ogni parola di Dio proprio perché era la parola di Dio. Adamo fu chiamato da Dio a sottomettere la sua mente, volontà e cuore all'autorità della sua Parola rivelata verbalmente al fine di portare avanti adeguatamente l'opera di dominio più ampia e di gran lunga più a lungo termine su tutta la terra. Il Mandato Culturale e il Patto di Opere fanno quindi parte di un più ampio Patto di Creazione stipulato da Dio con Adamo e includono tutto ciò che costituisce la vera religione.

Da nessuna parte vediamo alcuna prova che Dio abbia chiamato l'uomo a vivere secondo la legge della Natura o della Ragione. L'uomo doveva vivere per rivelazione e non trovare un altro standard in se stesso o nel mondo. L'uomo è stato chiamato a scoprire le straordinarie opere di Dio, ma non gli è mai stato affidato il compito di scoprire il bene e male morale con sua propria comprensione. John Frame scrive:

In Genesi 1-3, è chiaro che il carattere morale di Adamo non era sufficiente per dirgli la volontà di Dio. Adamo ricevette istruzioni da parole divine soprannaturali dirette a lui ... Nei racconti successivi, c'è un modello regolare di parole divine e risposte umane (in obbedienza o disobbedienza). ... Questo non significa negare che gli esseri umani acquisiscano una certa conoscenza dalla loro natura creata. ... Il mio problema, quindi, non è con l'affermazione di VanDrunen che la coscienza umana ci fornisce la conoscenza morale. È piuttosto con l'omissione di VanDrunen di qualsiasi ruolo significativo per i comandi soprannaturali di Dio che informano la sua coscienza. Dio ci ha progettati per acquisire la conoscenza morale, non solo dalla rivelazione soprannaturale o naturale, ma da una combinazione organica dei due, in cui per ragione e coscienza applichiamo la rivelazione soprannaturale di Dio alle nostre vite. VanDrunen ignora completamente il dialogo tra il parlare di Dio e la risposta dell'uomo che funge da cornice essenziale della storia biblica<ref>Frame, “Review of Biblical Case for Natural Law.”</ref>.

All'uomo, quindi, fu conferito il Mandato Culturale nel quadro di un più ampio Patto di Creazione, e la regola con cui doveva vivere era la Parola rivelatrice di Dio.

Note