Gli atei non esistono
Gli atei non esistono
I non-credenti conoscono Dio: l’apologetica presupposizionalista e l’ateismo.
“Tutti gli uomini già conoscono Dio - molto prima che l’apologeta intraprenda una conversazione con loro - e non possono evitare di avere una tale conoscenza… Non mancano loro né informazioni né evidenze. (...) Tutti gli uomini sanno che Dio esiste (...) In senso vero e significativo, tutti gli uomini già sono ‘credenti', anche i ‘non-credenti’ che non vi rispondono in modo appropriato confessandolo apertamente e vivendo in maniera ubbidiente secondo la conoscenza che hanno di Dio” (Greg Bahnsen, Van Til’s Apologetic, 179-180).
Un punto di importanza cruciale della apologetica presupposizionalista è che persino degli atei increduli realmente conoscono Dio. Ogni creatura umana conosce Dio. Nessuno lo può evitare. Nessuno può sfuggirvi. Questa conoscenza non è conoscenza salvifica, ma è conoscenza soppressa. È una conoscenza ignorata e persino disprezzata. La citazione fatta qui sopra del famoso presupposizionalista Greg Bahnsen è solo un esempio. C. L. Bolt, promotore dell’apologetica presupposizionalista, allo stesso modo dice: “Dio è percepito chiaramente dalle cose che sono state create. Ancora, questa percezione è così chiara che tutti sono inescusabili. Non solo tutti noi crediamo in Dio, ma conosciamo Dio” (C. L. Bolt, citato più sotto).
Che possiamo dire di queste affermazioni? Quale ne è il punto secondo la prospettiva presupposizionalista? Questa affermazione è fermamente radicata nella discussione che fa l’apostolo Paolo dell’ira di Dio in Romani 1 e 2. È necessario quindi che tutti i cristiani riflettano sulla nozione che Dio è conosciuto da tutti. L’apologetica presupposizionalista ha riflettuto molto su questi argomenti e noi qui rifletteremo su queste introspezioni.
Che cosa si intende per “conoscenza di Dio”? È necessario definire bene che cosa si suppone essere esattamente questa conoscenza. Greg Bahsen nota in: “L'apologetica del Van Til” che questa pretesa è, in parte, che “[Tutte le persone/ non-credenti] posseggono le “evidenze” che giustificano la credenza che Dio esista” (182).
Notate come vi sia un’importante distinzione nel pensiero presupposizionalista su ciò che significhi questa conoscenza di Dio. John Frame rende chiaro che vi è un senso per il quale il non-credente conosce Dio ed un altro senso in cui non lo conosce (Frame, The Doctrine of the Knowledge of God 49, citato più in basso). Secondo Frame, il non-credente conosce abbastanza verità su Dio da renderlo inescusabile e potrebbe conoscere molto di più…”, ma i non-credenti sono privi di quell'ubbidienza ed amicizia con Dio che è essenziale alla "conoscenza" nel senso pieno biblico del termine - la conoscenza propria al credente" (ibid. 58). Il non-credente, inoltre, secondo Frame, si trova nello stato in cui combatte contro la verità: il non-credente nega, ignora, o reprime psicologicamente la verità, fra i modi per rapportarsi a Dio come verità (ibid.). Frame, inoltre, rende chiare le ragioni per le quali le creature umane conoscono Dio almeno in modo limitato: "Dio è presente con tutte le sue opere perché si rapporta con ciascuna di esse sulla base di precise regole da lui stabilite (che chiamiamo 'patto') e non si può eludere il fatto ... che tutte le cose sono sotto il suo controllo ed ogni conoscenza ... è un riconoscimento delle norme divine di verità. Nel conoscere una qualsiasi cosa, quindi, noi conosciamo Dio" (18). Frame elabora il concetto in questo modo: "In quanto Dio è il supremamente presente, non è mai possibile prescindere da lui. Dio non è escluso dal mondo ... tutta la realtà rivela Dio" (20). Questa conoscenza, quindi, dovrebbe essere la consapevolezza appariscente ed ovvia di Dio che si trova nell'ordinamento creato. Non si tratta di conoscenza salvifica, ma di una conoscenza che rende colpevoli tutte le creature umane che la respingano. Tutti dovranno rendere conto di sé stessi a Dio.
Implicazioni pratiche della conoscenza di Dio
Di primaria importanza è l'idea che il vero ateismo non esiste. Al contrario, l'ateismo può solo essere ateismo pragmatico o di vita: una vita vissuta come se Dio non esistesse. Ogni creatura umana sa che Dio esiste. L'eminente teologo calvinista William Shedd scrive: "L'unica forma di ateismo che compare nella Bibbia è l'ateismo pratico” (Shedd, Dogmatic Theology, Kindle location 5766). Questo vuol dire che vi è gente che può vivere come se Dio non esistesse, ma di nessuno si può dire che genuinamente manchi di conoscenza di Dio. L'ateismo è una realtà della pratica ma non una realtà oggettiva. La base stessa della negazione di Dio è fondata su verità che possono essere vere solo se Dio esiste. Questo è il carattere distintivo dell'approccio presupposizionalista all'apologetica.
Van Til nota: " È imperativo che l'apologeta cristiano sia attento al fatto che la persona media alla quale deve presentare la religione cristiana affinché l'accetti è molto diverso di essere che egli stesso pensa di essere" (The Defense of the Faith, 92). Ciò che intende è direttamente applicabile alla nostra discussione: gli apologeti cristiani devono tenere in conto il fatto chge la Bibbia afferma chiaramente che coloro che non credono in Dio già conoscono Dio. Questa conoscenza di Dio, inoltre, è della massima importanza. Bahnen scrive: "La conoscenza che abbiamo di Dio non è come il resto delle nostre conoscenze. La conoscenza che tutti gli uomini hanno di Dio ... fornisce la griglia o fondamento di qualsiasi altra conoscenza che essi sono in grado di conseguire. La conoscenza di Dio è il necessario contesto per apprendere qualsiasi altra cosa" (181). Come accennato più sopra, senza Dio non vi può essere conoscenza. Anche il non-credente si appoggia su Dio per ogni vera conoscenza che abbia. Van Til nota: "il nostro significato ... dipende da Dio" (63).
L'apologetica in pratica
Per i presupposizionalisti questo significa che l’apologetica vuol dire ragionare con gente che già conosce Dio e fa uso di questa conoscenza per fondare qualunque conoscenza che abbiano, e nel portarla alla consapevolezza dei loro doppi criteri di cui essi stessi fanno uso. Essi respingono Dio nella pratica, ma accettano Dio nella loro epistemologia. Così, gli apologeti presupposizionalisti fanno uso dell’argomentazione trascendentale: un’argomentazione che cerca di mostrare che senza Dio, le cose che noi prendiamo per scontate (conoscenza, logica, creazione, ecc.) non esisterebbero.
Possono gli evidenzialisti far uso pure delle introspezioni dei presupposizionalisti? Pare che debbano farlo; perché la Bibbia afferma chiaramente che tutti conoscono Dio. Però, il modo in cui gli evidenzialisti possono incorporare questa introspezione è facendo uso di un approccio evidenzialista per portare il non-credente nella consapevolezza della conoscenza che essi respingono in pratica. Potrebbero così proporre un’argomentazione cosmologica per portare il non-credente nella consapevolezza che i loro presupposti sull’universo possono solo essere fondati in un Creatore.
Conclusione
Abbiamo visto come gli apologeti presupposizionalisti fanno uso della conoscenza di Dio attestata in ogni creatura umana da Romani 1 al fine di delineare un approccio presupposizionale generale all’apologetica. Abbiamo pure accennato a come gli evidenzialisti possano pure farne uso nel loro particolare approccio all’apologetica. Abbiamo visto come al cuore di questa argomentazione vi è che ogni creatura umana conosce Dio. Non esistono, quindi, veri atei, ma solo atei nella pratica. Ogni vera conoscenza deve essere radicata sul fatto di Dio. Nessuno potrà tirare fuori scusa alcuna davanti a Dio quando si presenterà al suo giudizio. L’esistenza di Dio è chiara. Il non-credente conosce Dio.
Terminiamo con l’affermazione biblica sullo stato della conoscenza del non-credente, come lo esprime l’apostolo Paolo in Romani 1:18-23.
“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti ...”.