Filosofia/Il metodo del tenente Colombo

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Il metodo del tenente Colombo

Che tattica usate per conquistare qualcuno alla fede cristiana? Come impostate il confronto con una persona che attacca o mette in discussione le vostre persuasioni? Quanto successo di solito avete? Il termine “tattica” può sembrare sconveniente, ma rispondere “a caso” ai nostri interlocutori o “come viene” non è neanche proprio sensato. Che cosa possiamo imparare al riguardo dallo stesso Signore Gesù e dai Suoi apostoli? Il noto apologeta evangelico Greg Koukl, direttore del centro di studi apologetici ed insegnamento “Stand to Reason”[1] e professore di apologetica cristiana alla Biola University[2], è molto istruttivo al riguardo. Ha pubblicato un libro di apologetica dal titolo “Tactics” (Tattiche) e l’ho udito ieri a Londra in una conferenza organizzata dal Christian Heritage London. Le metodologie che insegna le ha chiamate scherzosamente “il metodo del tenente Colombo”, e sono molto efficaci.

 

Viviamo in un tempo in cui il cristiano evangelico si trova sovente attaccato in modo militante nelle sue persuasioni da persone che sostengono posizioni diverse dalle sue, in particolar modo da chi si professa relativista, scettico e ateo. Sottoposto a massiccia propaganda ideologica generalmente avversa alla fede cristiana da parte della società in cui vive, spesso non si trova all’altezza di difendere in modo efficace la sua fede e ancor meno di promuoverla con argomentazioni persuasive per i suoi avversari, non di rado molto abili nelle tecniche dialettiche. Di fronte a radicati pregiudizi, in un’atmosfera in cui la fede cristiana tradizionale viene spesso liquidata con sufficienza come un anacronismo carico di “concezioni mitologiche” che non valgono neppure la pena di essere considerate, i metodi tradizionali di evangelizzazione si rivelano non solo inefficaci, ma sempre di più oggetto di scherno e di fastidio. Come rispondere, poi, a coloro che, professandosi cristiani, sollecitati da questa stessa cultura, operano una radicale revisione della fede cristiana biblica, modificandola per renderla più “accettabile” al mondo? Di fronte a tutto questo, le sfide della società in cui vive, il cristiano evangelico non può permettersi di rimanere impreparato. Deve imparare a difendere e promuovere la sua fede attorno a sé rispondendo alle sollecitazioni che riceve nel modo migliore, vale a dire in quello stesso modo che la Parola di Dio gli insegna. Rimangono oggi più che mai valide le esortazioni bibliche che dicono:

“Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno” (Colossesi 4:6).

“Siate sempre pronti a render conto [a rispondere a vostra difesa] della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo” (1 Pietro 3:15-16).

“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti [intelligenti, scaltri] come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10:16).

"Il servo del Signore non deve litigare [contendere], ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine [correggendo con dolcezza] gli oppositori [quelli che contraddicono la fede cristiana] nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi [voglia loro concedere di ravvedersi] per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi [ritornino in sé], escano [sfuggano, si sottraggano] dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà" (2 Timoteo 2:24-26).

“...predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” (2 Timoteo 4:2).


Questo è il compito dell’antica disciplina cristiana dell’apologetica che anche oggi è estremamente importante che ogni cristiano sappia padroneggiare ed ogni comunità cristiana insegnare diligentemente.

Proprio per sapere come ingaggiarci un una conversazione significativa e produttiva con chi ci fa domande sulla nostra fede o ci contraddice opponendovisi, esistono diversi approcci all’apologetica cristiana e strumenti per apprenderla. Uno dei più efficaci, è stato sviluppato dall’apologeta cristiano americano Greg Koukl che, nell’istituto che dirige, in conferenze e nei libri che ha pubblicato, insegna tecniche relativamente facili da apprendere anche per i cristiani meno esperti. Si tratta di tecniche, appunto, che permettono di rapportarci agli altri, nei contraddittori, in modo non aggressivo e gradevole, senza polemizzare o "fare prediche" ma in maniera accattivante. Questo può essere realizzato facendo soprattutto uso di domande ed altre tecniche per guidare noi la conversazione e rivelare i presupposti fallaci e contraddizioni nascoste della posizione di chi ci sta difronte. Si tratta di un metodo che, attraverso semplici domande, intende far cadere in contraddizione il nostro interlocutore, farlo riflettere senza attaccarlo, mettendolo in crisi, e questo senza neanche tanto esporgli le nostre idee, seminando quei semi che il Signore stesso, nella Sua sovranità, potrà avvalersi per attirarlo a Sé con la Sua Parola.

Il libro di Koukl può essere condensato in otto tattiche di base. La prima metà del libro è dedicata alla tattica primaria chiamata “Il metodo del tenente Colombo”

Il metodo “Colombo” (Columbo) è ispirato ad una serie televisiva statunitense[3] di genere poliziesco interpretata da Peter Falk (il primo episodio nel 1968) che mostra un detective apparentemente incompetente che magistralmente riesce a incastrare il sospettato malvivente attraverso una rapida serie di domande. Inizia con quelle che appaiono essere domande maldestre ed innocue che gradualmente si focalizzano e colgono in contraddizione rivelando la verità nascosta. È la tattica di Colombo. Ti mette al posto di guida. Senza essere offensivo o sgradevole, apre un ricco dibattito ed interazione. Ti permette di comprendere chi ti sta davanti e ti acquista persino spazio per pensare.

Un altro modo per utilizzare la tattica di Colombo è descritta al capitolo quattro, vale a dire quella di forzare il contraddittore a difendere di fatto le sue persuasioni. Koukl lo chiama “capovolgere l’onore della prova” (p. 70). Usare delle domande esige che l’interlocutore fornisca solide argomentazioni per difendere la sua posizione.

Un ultimo modo per utilizzare la tecnica di Colombo, descritta nel capitolo 5 è quella di usare domande guida per portare la conversazione proprio lì dove tu vuoi.

Nel capitolo sette, dal titolo “Suicidio” il lettore viene addestrato ad identificare argomentazioni che “si distruggono da sole” per rilevare la natura auto-confutante della visione dell’avversario. Per esempio, qualcuno potrebbe sostenere “Non esistono assoluti”. Eppure quella è un’affermazione assoluta. Essa commette suicidio. Il capitolo otto espone questa tattica, mostrando come alcune idee possano anche non essere contraddittorie, ma pure commettono in pratica “un suicidio”. Koukl spiega: “La credenza può essere creduta, ma non messa in pratica o promossa. Chiunque sostenga quell’opinione non può evitare di violare le proprie convinzioni. As esempio: “È sbagliato dire alla gente che si sbaglia” (p. 129).

Due tattiche addizionali “rivalità tra fratelli” e “infanticidio” sono trattate nel capitolo nove. Esse pure sono utilizzate per smascherare le argomentazioni auto-confutanti. Il primo pone due obiezioni l’una accanto all’altra e mostra come la coppia sia logicamente incoerente l’una con l’altra. “Dato che si contraddicono vicendevolmente, entrambe le obiezioni non possono essere avanzate al tempo stesso” (p. 141). L’infanticidio mostra come un’affermazione possa auto-distruggersi perché dipende dall’affermazione di un “genitore” che essa nega. Per esempio, gli atei propongono argomentazioni contro l’esistenza di Dio sulla base del male che c’è nel mondo. Senza Dio, però, non c’è base alcuna per stabilire che cosa sia bene e che cosa sia male. L’argomentazione commente un infanticidio…

Il capitolo dieci addestra il lettore a mostrare al suo interlocutore l’oggettiva assurdità della posizione avversa quando è presa per buona così come sta. Koukl riassume così questa tattica: “Primo, ridurre il punto di vista alla sua argomentazione di base, asserzione, principio o premessa. Secondo: far fare all’idea “un giro di prova” per vedere se ne conseguono dei risultati assurdi quando è applicata con coerenza secondo la sua logica. Terzo, invitare la persona a considerare l’implicazione insolita della sua idea e della verità che ne consegue” (p. 156).

Il capitolo undici insegna a come respingere un oppositore bellicoso col metodo del “rullo compressore”. Vi sono persone che interrompono costantemente e non ti lasciano mai interloquire.

Il capitolo dodici, “la borsa di studio Rhodes” insegna a come rispondere efficacemente quando viene invocata la posizione opposta di qualche “specialista”. Infine, il capitolo tredici incoraggia il lettore ad essere bene informato ed istruito sui fatti di un qualsiasi argomento. Dobbiamo fare appello a fatti specifici, date, e statistiche, usando fonti affidabili. Non limitarsi al sentito dire, ma dare i fatti.

Il manuale di tecniche apologetiche del Koukl ha molti aspetti lodevoli, come pure si presta ad alcune perplessità. La forza di questo libro è largamente evidente. È fondato sulla vita reale e “testato su strada”. Sono tattiche che possono essere utilizzate nell’evangelizzazione quotidiana. Koukl non è un teorico, ma un pratico. È un libro che si può leggere e mettere subito in pratica. Un’altra sua forza è il tono, intellettuale ma non accademico. È accessibile, ma non semplicistico. L’autore sa come eludere una polemica non necessaria, ed incoraggia i suoi lettori a fare altrettanto. Lo spirito che traspare nel libro stesso, quello del Koukl, lo rende attraente.

Le sue debolezze risiedono in alcune sue carenze. Koukl non si prefigge di attirare le persone a Cristo. Non predica l’Evangelo chiamando al ravvedimento ed alla fede in Gesù. Quel che si prefigge è molto più modesto: “mettere un sassolino nella scarpa” del suo ascoltatore, dare qualcosa su cui riflettere. Se si considera l’evangelizzazione sia come avvenimento che come processo, Koukl propende per il lato del processo. Un’altra debolezza è esplicitamente menzionata a pagina 27 dall’autore stesso. Koukl mette in guardia sul fatto che di queste tecniche si può abusare. Si tratta, infatti, solo di tattiche. Potrebbero essere usate da cristiani contro cristiani. Per esempio, a pag. 96 Koukl dedica molte pagine a come difendersi qualora queste tecniche fossero usate contro di noi! Come testimoni ed ambasciatori di Cristo, Egli non ci ha affidato delle tattiche, ma il Suo messaggio. Noi non dobbiamo solo mettere “sassolini nelle scarpe”, dobbiamo fare discepoli per Gesù Cristo.

Insomma, il manuale del Koukl è un’utile risorsa per gli evangelizzatori, soprattutto coloro che tendono verso il campo intellettuale. Le “Tattiche” del Koukl addestrano ad essere più efficaci, accattivanti e persuasivi nella propria testimonianza a Cristo. Una volta apprese queste tecniche e sperimentate ci si sentirà meglio a nostro agio nel dialogo spirituale. Se usato correttamente, ci renderà pure uditori migliori. Controbilanciato da altri libri incentrati sull’Evangelo, altre tecniche e strumenti, le otto tattiche di Koukl rappresentano un’ulteriore ed utile risorsa da aggiungere al nostro armamentario.


Note


[1http://www.str.org/ 

[2] Fondata nel 1908 da Lyman Stewart, presidente della Union Oil Company of California, dal ministro presbiteriano Thomas C. Horton e dal pastore Augustus B. Prichard.

[3https://it.wikipedia.org/wiki/Colombo_(serie_televisiva)