Corsi/Ad immagine di Cristo
Ad immagine di Cristo: l'obiettivo della nostra maturazione spirituale
Immaginate un gruppo di persone, in tutto il mondo, unito dal comune desiderio di far parte della più importante fra le imprese. Questo è il nostro sogno e la nostra visione: vedere gente d’ogni età e cultura, che opera, individualmente e collettivamente, per riflettere consapevolmente il carattere, i valori e la sapienza di Cristo. Immaginate quanta differenza farebbe se mariti e mogli, datori di lavoro e dipendenti, amici e vicini, diventassero tanto liberi di pensare e di amare come faceva Lui. Spero che il seguente articolo rinnovi la vostra persuasione che non esiste al mondo maggiore vocazione di questa.
Qual è l’obiettivo della maturità spirituale? I rabbini giudei avevano, al riguardo, la loro opinione. Facevamo di più che impartire conoscenza della Torah e del Talmud. Il loro obiettivo era quello di lasciare ai loro discepoli qualcosa di sé stessi. Il Siracide, scrivendo 180 prima di Cristo, parlando di un discepolo maturo, esprime così il punto di vista ebraico: “Quando suo padre (il suo maestro) muore, è come se non fosse morto, per ché lascia dietro di sé qualcuno come lui”.
Il Cristo aveva una visione simile per i Suoi discepoli: “Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lu. 6:40). Sebbene Egli non appartenesse ad alcuna scuola di pensiero riconosciuta, Gesù seguiva il modello rabbinico volendo che i Suoi seguaci condividessero con Lui non solo la Sua conoscenza, ma pure la loro vita ed il loro cuore.
Che cosa significa, però, essere come il Cristo? Quale deve essere il carattere che ci contraddistingue come Suo popolo? Verifichiamo che cosa sia quel carattere che la Scrittura definisce come: “conformi all'immagine del Figlio suo” (Ro. 8:29).
Vero o falso? Una persona “conforme all’immagine di Cristo”…
- 1. Manifesta una pazienza illimitata.
- 2. Non si arrabbia mai.
- 3. Rifiuta di apparire negativo oppure critico.
- 4. Perdona tutti.
- 5. Dice a tutti sempre la verità.
- 6. Ha un sorriso per ogni occasione.
- 7. Tratta tutti allo stesso modo.
- 8. Evita la compagnia dei non credenti.
- 9. Condanna la gente priva di principi etici e morali.
- 10. Parla bene di tutti.
- 11. Evita ogni conflitto.
- 12. Sta in pace con tutti.
E’ così? Secondo me, queste sono false impressioni. Eppure è importante per noi considerarle bene. Se non stiamo attenti, potremmo fare l’errore di pensare al nostro Signore allo stesso modo in cui potremmo guardare ad una statua del “Buon Pastore” eretta in un parco pubblico.
Gli atteggiamenti variegati di Cristo
I racconti dei vangeli mettono in evidenza come il nostro Signore non avesse una pazienza illimitata. In due occasioni almeno, Egli con rabbia capovolge i tavoli dei cambiavalute che facevano i loro personali profitti nel Tempio, luogo di preghiera (Gv. 2:15; Mt. 21:12). Poi Egli protesta contro gli atteggiamenti egocentrici del Suoi amici (Mt. 20:20-28) e ancora Egli si oppone fortemente ai leader religiosi che sfruttavano i loro seguaci (Mt. 23:1-39).
Sebbene Gesù non menta mai, Egli non dice tutta la verità a coloro che non erano pronti ad accoglierla (Gv. 2:24; Mt. 10:13-15). Gesù, inoltre, non era sempre felice (Is. 53:1-4). Qualche volta piangeva (Luca 19:41; Gv. 11:35; 12:27). Si prendeva cura persino dei Suoi nemici, ma aveva un affetto speciale per coloro che, sofferenti, Lo amavano (Lu. 6:27-35; Gv. 14:21-23).
Sebbene nessuno mai l’avesse potuto accusare d’aver fatto alcunché di sbagliato, Egli aveva la cattiva reputazione di intrattenersi un po’ troppo con “pubblici peccatori” (Lu. 7:34-39). Si rifiutava di condannare gente immorale e riservava le Sue critiche più aspre ai leader religiosi che regolarmente condannavano altri (Gv. 3:17; Mt. 15:7-14).
I Suoi seguaci Lo consideravano un modello di salute mentale, ma ai Suoi giorni i Suoi nemici Lo accusavano di essere un indemoniato, ed i Suoi propri amici e famiglia di essere impazzito (Gv. 10:20; Mr. 3:21).
Una frase che esprime molti Suoi atteggiamenti
Uno dei discepoli di Gesù riassume la vita del suo Maestro con poche parole soltanto. Secondo Giovanni, il rabbino che aveva trasformato la sua vita era “pieno di grazia e di verità” (Gv. 1:14).
Ogni atteggiamento, infatti, che Gesù assumeva, era radicato in un interesse per gli altri basato sulla comprensione. Egli guariva, confortava, piangeva, insegnava, pregava, capovolgeva i banchi dei cambiavalute, e si opponeva ai leader religiosi, perché Egli comprendeva i bisogni degli altri – e se ne occupava. Diceva la verità con un cuore pieno d’amore.
Imparare da Lui
Coloro che sedevano a tavola con Cristo, o che Lo seguivano attraverso gli uliveti d’Israele, da Lui ricevevano di più che semplice istruzione biblica e dottrina. Passando del tempo con Lui, essi imparavano lo spirito ed il cuore della legge. Scoprivano che i potenti miracoli del loro Maestro, le parabole, e ogni Suo gesto di solidarietà, erano destinati non solo a forgiare la loro mente, ma anche il loro cuore. A piccoli passi, essi gradualmente apprendevano ad amare le persone più che il denaro, o il potere, o la reputazione.
Sulle gradinate del tempio, sulle strade calde e polverose, oppure in una barca sbattuta dalla tempesta, gli uomini e le donne che trascorrevano del tempo con Gesù, in Lui vedevano un carattere tale da costruire un ponte fra terra e cielo. Nei Suoi occhi, essi non solo vedevano il riflesso del Padre Suo celeste, ma anche della gente che Egli amava.
Anche oggi noi impariamo il Suo carattere come facevano i Suoi discepoli – alla Sua presenza. Attraverso le finestre dei vangeli noi vediamo il Maestro dei maestri che raccoglie intorno a Sé i Suoi discepoli e dice loro: Beati sono coloro che vedono il loro bisogno spirituale, che si rattristano per il loro egocentrismo, che affidano il loro cuore a Dio per poter essere utili agli altri (Mt. 5:1-10).
L’apostolo Paolo esprime lo stesso atteggiamento con parole diverse, quando scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Fl. 2:3-5).
L’obiettivo
Maturità spirituale è più che apprendere a fare la cosa giusta al momento giusto. E’ più che chiedersi: “Che avrebbe fatto Gesù?”. Un carattere ad immagine di Cristo ci spinge a chiederci: “Di chi e di che cosa Gesù si occuperebbe?”.
C’è un detto rinomato che merita riascoltare e che dice: Agli altri non importa tanto ciò che noi sappiamo fintanto che non dimostriamo loro quanto a noi loro stiano veramente a cuore.
Padre celeste, troppo spesso il nostro carattere non riflette l’immagine di Tuo Figlio. Ti preghiamo, fa’ attraverso di noi ciò che non siamo stati in grado di fare da noi stessi. Che noi si possa davvero essere il riflesso del carattere di Tuo Figlio – per il Tuo onore, per amor Suo, per il nostro bisogno, e per il bene di tutti coloro che ci conoscono.
Mart de Haan, in: “Been Thinking about”, del 6-7-8 2004, http://www.rbc.net