Letteratura/Attributi/09
Gli attributi di Dio (A. W. Pink) |
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8. La santità di Dio
«Chi non ti temerà, o Signore e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu ~ sei santo» (Apocalisse 21:4). Egli solo è indipendentemente, infinitamente, immutabilmente santo. Nella Scrittura ci si riferisce spesso a Lui come «il Santo»: ed è tale perché in Lui si trova la somma di tutte le eccellenze morali. Egli è Purezza assoluta, non turbata nemmeno dalla più piccola ombra di peccato. «Ora questo è il messaggio che abbiamo udito da lui, e che vi annunciamo: Dio è luce e in lui non vi è tenebra alcuna» (1 Giovanni 1:5). La santità è l’eccellenza stessa della natura divina: il grande Iddio è «mirabile nella santità» (Esodo 15:11). È per questo che leggiamo: «Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male e non puoi guardare l’iniquità» (Abacuc 1:13).
Allo stesso modo in cui la potenza di Dio si contrappone alla naturale debolezza della creatura, allo stesso modo in cui la Sua sapienza è completamente priva del più piccolo difetto di comprensione o di follia, così la Sua santità è la stessa antitesi di qualsiasi macchia morale o contaminazione. Anticamente i cantori di Israele «dovevano cantare all‘Eterno e dovevano lodarlo per lo splendore della sua santità» (2 Cronache 20:2 1). “La potenza è la mano o il braccio di Dio, l’onniscienza il Suo occhio, misericordia le Sue viscere, l’eternità la Sua durata, ma la santità è la Sua bellezza” (Stephen Charnock). È proprio la santità, in modo supremo, che Lo rende amabile a coloro che sono stati liberati dal dominio del peccato.
Questa perfezione di Dio deve essere data particolare enfasi: «Dio viene spesso descritto più come santo che come onnipotente, e la sua santità è la parte della sua dignità che viene presentata più di ogni altra. Essa è stata fissata al suo Nome come l’epiteto più importante. Non troverete mai l’espressione “il suo potente Nome”, o “il suo sapiente nome”, ma “il suo grande nome”, e più di tutti, “il suo santo nome”. Questo è in assoluto il più alto titolo d’onore che si possa attribuirGli; in questo appare la maestà e la venerabilità del suo nome» (Stephen Charnock).
Questa perfezione, come nessun’altra, viene celebrata solennemente davanti al Trono dei Cieli, quando i serafini gridano: «Santo, santo, santo è i ‘Eterno degli eserciti» (Isaia 6:3). È Dio stesso a mettere in evidenza questa perfezione quando dice: «Ho giurato una volta per la mia santità» (Salmi 89:35). Dio giura per la Sua “santità”, perché essa, più di qualunque altra cosa è l’espressione maggiore di Sé stesso. È per questo che noi veniamo esortati: «Cantate lodi all ‘Eterno, voi suoi santi, e celebrate la sua santità» (Salmi 30:4). “Può essere affermato che questo sia un attributo trascendentale, perché esso corre tutto attraverso gli altri, e proietta luce su di essi tutti. È l’attributo degli attributi” (John Howe, 1670).
Leggiamo così de «la bellezza dell‘Eterno» (Salmi 27:4), il che non è altro che uno «splendore di santità» (Salmi 110:3).
Nello stesso modo in cui sembra sfidare un’eccellenza al di sopra di ogni altra Sua perfezione, così è la gloria di tutto il resto; tanto quanto lo è la gloria della Deità, così è la gloria di ogni perfezione nella Deità; allo stesso modo in cui la Sua potenza è la loro forza, così la Sua santità è la loro bellezza; così come tutte sarebbero deboli senza l’onnipotenza che sta loro dietro, così esse tutte sarebbero brutte se non le adornasse la santità. Se esse si sporcassero, tutto il resto perderebbe il suo onore. Se il sole improvvisamente perdesse la sua luce, tutto il resto perderebbe il suo calore, la sua forza, la sua virtù rigenerativa e vitale. Come la sincerità costituisce il lustro di ogni altra grazia nel cristiano, così la purezza e lo splendore in ogni attributo nella Deità. La Sua giustizia è una santa giustizia, la Sua sapienza una santa sapienza, il Suo “potente braccio” un “santo braccio” (Salmi 98:1), la Sua verità o promessa, una “santa promessa” (Salmi 105:42). Il Suo nome, che riassume tutti i Suoi attributi, “è santo” (Salmi 103:1) (Stephen Charnock).
La santità di Dio è manifestata nel carattere delle Sue opere. «L‘Eterno è giusto in tutte le sue vie e benigno in tutte le sue opere» (Salmi 145:17). Da Lui non può procedere altro che eccellenza. La santità e la regola di tutte le Sue azioni. All’inizio Egli aveva dichiarato ogni cosa “molto buona” (Genesi 1:31), il che Egli non avrebbe potuto fare se in esse ci fosse stato alcunché di imperfetto o di non santo. «Dio ha fatto l’uomo retto» (Ecclesiaste 7:29), all’immagine e somiglianza del Suo creatore. Gli angeli che poi decaddero erano stati creati santi, perché di loro ci vien detto: «lasciarono la loro propria dimora» (Giudici 6). Di Satana è scritto: «Tu eri perfetto nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato, finché non si trovò in te la perversità» (Ezechiele 28:15).
La santità di Dio viene manifestata nella Sua legge. La legge proibisce il peccato in tutte le sue espressioni: sia in quelle più raffinate che in quelle più grossolane, sia negli intenti della mente come nella contaminazione del corpo, sia nel segreto desiderio come negli atti esteriori. Per questo leggiamo: «Così, la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono» (Romani 7:12). Si, «I precetti dell’Eterno sono giusti e rallegrano il cuore; il comandamento dell‘Eterno è puro e illumina gli occhi. Il timore dell ‘Eterno è puro, rimane in eterno; i giudizi dell‘Eterno sono verità, tutti quanti sono giusti» (Salmi 19:8,9).
La santità di Dio viene manifestata alla Croce. L’espiazione, in modo stupefacente e al tempo stesso solenne, manifesta l’infinita santità di Dio e l’orrore che Egli ha per il peccato. Come dev’essere odioso per Dio il peccato da punirlo al massimo grado allorché venne imputato al Suo Figlio!
Nemmeno tutti gli strali del giudizio che sono o saranno scagliati su questo mondo malvagio, né la fornace ardente della coscienza di un peccatore, né la sentenza inappellabile pronunciata contro i demoni ribelli, né i lamenti delle creature dannate, possono dare sufficiente dimostrazione dell’odio che Dio prova per il peccato, più di quanto lo faccia l’ira di Dio scatenata sul Suo Figlio. Mai altrettanto è apparsa la santità di Dio, in tutta la sua bellezza ed amabilità, di quanto traspariva sul volto del nostro Salvatore, sfigurato nella Sua agonia sulla croce. È ciò che Egli stesso riconosce nel Salmo 22. Proprio quando Dio aveva distolto da Lui il Suo sguardo sorridente, e affondato il Suo affilato coltello nel Suo cuore, che lo aveva fatto esclamare: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Egli adora questa perfezione: «Eppure, tu sei il Santo” (v. 3) (Stephen Charnock).
Proprio perché Dio è santo Egli odia ogni peccato. Egli ama tutto ciò che sia in conformità alla Sua legge, e detesta ogni cosa le sia contrario. La Sua parola apertamente dichiara: «…perché l’Eterno ha in abominio l’uomo perverso» (Proverbi 3:32). Ne consegue quindi che Egli debba necessariamente punire il peccato. Il peccato non può esistere senza esigere la Sua condanna più di quanto esiga il Suo odio per esso. Dio ha spesso perdonato i peccatori, ma Egli non ha mai perdonato il peccato; e il peccatore può venire perdonato solo nella misura in cui un Altro ne porti la pena, perché «senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati» (Ebrei 9:22). Pèr questo ci vien detto: «L‘Eterno è un Dio geloso e vendicatore; i ‘Eterno è vendicatore e pieno di furore. L ‘Eterno si vendica dei suoi avversari e conserva l’ira per i suoi nemici» (Nahum 1:2). Per un solo peccato Dio aveva bandito dall’Eden i nostri progenitori. Per un solo peccato tutta la posterità di Canaan, un figlio di Caino, era caduta sotto una maledizione che perdura a tutt’oggi (Genesi 9:21). Per un solo peccato Mosè venne escluso da Canaan, il servo di Elia era stato colpito dalla lebbra, Anania e Saffira erano stati recisi dalla terra dei viventi.
È proprio qui che troviamo la prova della divina ispirazione delle Scritture. Coloro che non sono rigenerati non credono veramente alla santità di Dio. Il concetto che hanno del Suo carattere è decisamente unilaterale. Essi sperano di tutto cuore che la Sua misericordia copra ogni altra cosa. Iddio li accusa così: «tu hai pensato che io fossi del tutto simile a te» (Salmi 50:2»: Essi pensano solo a un “dio” modellato secondo i desideri del loro cuore malvagio, per questo essi perseverano nella loro via di pazza follia. Le Scritture però sfidano i pii desideri dell’uomo e descrivono una santità parecchio scomoda e proprio questo dimostra la loro origine sovrumana. Il carattere che veniva attribuito agli “dei” dal paganesimo antico, come quello che viene loro attribuito dal paganesimo moderno, è proprio l’opposto di quella immacolata purezza che appartiene al vero Dio. Un Dio ineffabilmente santo, che detesta il peccato in modo assoluto, non ha certo potuto essere inventato dai decaduti discendenti di Adamo! Il fatto è che nulla di meglio manifesta la terribile depravazione del cuore umano e la sua inimicizia contro il Dio vivente che metterla a confronto con Colui che è infinitamente ed immutabilmente santo. L’idea che l’uomo si fa del peccato è praticamente corrispondente a ciò che il mondo chiama “crimine”. Tutto ciò che viene considerate al di sotto di un crimine viene giustificato ed addolcito con termini, come “difetti”, “errori”, “infermità”, ecc. E anche quando si ammette l’idea di un peccato, si tirano fuori solo delle scuse per relativizzarlo e giustificano.
Il “dio” che la vasta maggioranza dei cristiani nominali ama, viene spesso dipinto come un vecchio indulgente, che certo preferisce la sobrietà ma che sa “chiudere un occhio” davanti alle “naturali” passioni giovanili. La Parola però dice: «tu hai in odio tutti gli operatori di iniquità» (Salmi 5:5). Èancora: «Dio è un giusto giudice e un Dio che si adira ogni giorno contro i malfattori» (Salmi 7:11). Gli uomini però si rifiutano di credere in questo Dio, e digrignano i denti quando si insiste su queste Sue caratteristiche. No, l’uomo peccatore per sua natura non avrebbe mai potuto ideare un Dio santo più di quanto avesse potuto creare il Lago di fuoco in cui lui sarà tormentato per l’eternità.
Propria perché Dio è santo, trovare accettabilità presso di lui sulla base delle nostre opere è assolutamente impossibile. Una creatura decaduta potrebbe più presto creare un mondo che produrre ciò, che potrebbe incontrare l’approvazione di un’infinita Purezza. Può esserci compatibilità fra la luce e le tenebre? Può forse l’Immacolato prendere piacere nei nostri “abiti sporchi” (Isaia 64:6)? Persino il meglio che un uomo possa produrre è contaminato. Un albero cattivo non può produrre frutti buoni. Dio rinnegherebbe Sé stesso, renderebbe vili le Sue perfezioni, se considerasse giusto e santo ciò che in sé stesso non lo è; e niente potrebbe essere considerato tale se avesse la più piccola macchia: sarebbe contrario alla natura di Dio. Sia benedetto però il Suo nome che ciò che la Sua santità esigeva ci è stato fornito in Gesù Cristo, nostro Signore. Ogni povero peccatore che si sia rifugiato in. ‘Lui si trova in condizione di essere a Lui accetto (Efesini 1:6). Alleluia!
Proprio perché Dio è santo bisogna avvicinarsi a Lui con la più grande circospezione e deferenza. «Dio è grandemente temuto nell‘assemblea dei santi, e profondamente rispettato da tutti quelli che lo circondano» (Salmi 89:7). Allora: «Esaltate i ‘Eterno, il nostro Dio, e prostratevi davanti allo sgabello dei suoi piedi. Egli è santo» (Salmi 99:5). Si, “davanti allo sgabello”, nella posizione più umile, prostratevi davanti a Lui. Quando Mosè voleva avvicinarsi al roveto ardente, Dio disse: «Non avvicinarti qui; togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo» (Esodo 3:5). Egli deve essere servito con “timore” (Salmi 2:11). Verso Israele Egli esigeva: «Questo è ciò di cui l’Eterno parlò dicendo: «Io sarò santificato da coloro che si avvicinano a me, e sarò glorificato davanti a tutto il popolo» (Le. 10:3). Più il nostro cuore teme di fronte alla Sua ineffabile santità, più accettabile sarà il nostro approccio a Lui.
Proprio perché Dio è santo noi desideriamo essere resi conformi a Lui. Il Suo comandamento è: «Siate santi, poiché io sono santo» (1 Pietro 1:16). A noi non viene richiesto di essere onnipotenti, o onniscienti come lo è Dio, ma ci viene richiesto di essere santi «in tutta la vostra condotta» (1 Pietro 1:15).
Ecco il primo modo per onorare Dio. “Non lo dobbiamo fare con elevate espressioni di ammirazione, o espressioni eloquenti, oppure con riti pomposi, ma solo quando aspiriamo a rapportarci con Lui con spirito immacolato, e viviamo per lui e come Lui” (Stephen Charnock).
Visto che allora Dio solo è Fonte e Sorgente di santità, cerchiamo presso di lui per noi stessi un conforme spirito di santità; che le nostre preghiere ogni giorno abbiano questo tenore: “Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (1 Tessalonicesi 5:23).