Predicazioni/Galati/L'origine divina del'insegnamento di Paolo di Tarso

Da Tempo di Riforma Wiki.
Versione del 25 giu 2020 alle 16:16 di Pcastellina (discussione | contributi) (Creata pagina con "Ritorno ---- == L'origine divina del'insegnamento di Paolo di Tarso == Indubbiamente in questo mondo vi è gente furba e abile in grado di far creder...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


L'origine divina del'insegnamento di Paolo di Tarso

Indubbiamente in questo mondo vi è gente furba e abile in grado di far credere ciò che verità non è, e questo per i propri interessi od ambizioni. Così, per non passare da stupidi creduloni, tanti dicono di non credere più a nessuno. Non è oggettivamente vero, ma questo diventa una comoda scusa per non verificare ed approfondire. Il discernimento è una virtù essenziale. Dio, nella sua stupefacente grazia, scelse Paolo di Tarso come il maggiore teologo della chiesa nascente e i suoi scritti rimangono a tutt'oggi normativi. Di lui i primi cristiani avevano ben motivo di non fidarsene, ma gradualmente si rendono conto che le sue affermazioni e testimonianza erano autentiche. Egli scrive:

“Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo” (Galati 1:11,12).

Ancora oggi, in ambienti razionalisti o comunque avversi alla fede cristiana, al fine di discreditare il cristianesimo, si afferma che sia stato Paolo, di fatto, “l'inventore del cristianesimo”. Essi immaginano un Saulo di Tarso ebreo ma influenzato da idee pagane che ambisce a creare una sintesi fra religioni misteriche ed ebraismo sulla base dell'originale movimento cristiano, quello che prima era deciso a combattere ma che, dopo una subitanea “illuminazione”, si rende conto come sarebbe stato invece più conveniente sfruttarlo per i suoi fini. Ecco così come egli si sarebbe inventato la storia dell'incontro con il Cristo risorto, ingannando le comunità cristiane e diventandone l'incontrastato capo ideologico.

Altri affermano che la sua esperienza di conversione non fosse altro che la risoluzione allucinatoria di forti conflitti interiori e sensi di colpa.

Queste ed altre simili accuse non sono una novità. Anche allora, cristiani d'origine ebraica ancora non avevano compreso le implicazioni dell'Evangelo della grazia e, insistendo sulla “necessità” di osservare diligentemente le prescrizioni tradizionali del Giudaismo, accusavano Paolo di sovvertire la fede di Israele. È così che l'Apostolo insiste sul fatto che il messaggio che porta non è risultato delle proprie riflessioni o idee, e nemmeno che origini dal pensiero di qualche intellettuale, filosofo o mistico.... ma sia esclusivamente frutto di una speciale rivelazione della quale è stato fatto oggetto da parte di Dio, in piena conformità con il messaggio e l'opera di Gesù di Nazareth.

Nessuna differenza, quindi, fra “il Gesù della storia” ed “il Cristo della fede”, ma continuità organica. L'eterna Parola di Dio si è incarnata in Gesù di Nazareth, ha compiuto l'opera della redenzione vivendo e morendo su una croce, è risuscitato, è apparso ai Suoi discepoli e, per ultimo, è apparso a Paolo rendendolo uno fra gli strumenti privilegiati del Suo Evangelo. Il mondo tenta sempre di “spiegare” quanto non comprende o non vuole accettare. 

L'Evangelo della grazia è rivelato da Dio ai Suoi eletti e li conduce al ravvedimento ed alla fede.


Preghiera. Fa' sì che abbia, o Signore, la mente di Cristo per vedere le cose dalla Sua prospettiva. Amen.