Predicazioni/Matteo/Resistere o fuggire? Accettare pazientemente o difendersi?

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Resistere o fuggire? Accettare pazientemente o difendersi?

Oggi sta aumentando in modo esponenziale in tutto il mondo l’odio e le violenze contro ebrei e cristiani. Le forze che ne sono responsabili non si possono neanche più menzionare a causa di nuove leggi che, con pretesti vari, di fatto proteggono bugiardi e assassini. Com’è tipico per i bulli, i persecutori si fanno passare loro stessi per vittime! Non manca nemmeno, fra di noi, chi queste violenze le giustifica. Tutto questo non sorprende. Gesù stesso diceva: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” (Giovanni 15:18).

L’odio verso il Dio vero e vivente e tutto ciò che lo riguarda, qualunque forma quest’odio assuma, è costante espressione di questo mondo decaduto e ribelle a Dio. Sarà il mondo a prevalere? E’ un povero illuso se lo crede. Sarà Dio ed il suo Regno a prevalere, a loro vergogna. Troviamo questo persino nei racconti evangelici dell’infanzia di Gesù, che consideriamo quest’oggi, nel capitolo 2 di Matteo.

Leggiamo, allora, in: Matteo 2:13-15; 19-23 “Essi [i Magi] erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ‘Dall'Egitto ho chiamato mio figlio’ [...] Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»” (Matteo 2:13-15; 19-23).

Quel che Dio si propone di fare non può essere in alcun modo frustrato: esso si realizza sempre nonostante le forze che in questo mondo vi si oppongono. Quand’anche dal punto di vista umano lo ritenessimo impossibile, i propositi di Dio si realizzano sempre e esattamente come erano stati da Lui programmati fin dall’eternità.

Il recupero morale e spirituale di una parte dell’umanità, espressione della Sua grazia, sarebbe avvenuto attraverso la venuta in questo mondo, come uomo, del Salvatore Gesù Cristo. Preannunciata dalle antiche profezie di Israele, ciò che riguarda la sua persona ed opera si sarebbe svolto nel modo più certo e sicuro, muovendo Iddio persone e circostanze in maniera provvidenziale.

Quel che riguarda la nascita e l’infanzia di Gesù non ne è eccezione, benché i vangeli di Matteo e Luca, al riguardo, si limitino a darci poche ma significative informazioni. Si tratta di avvenimenti di cui non solo si trovano tracce negli scritti profetici, ma di cui persino la storia di Israele ne è, per molti versi, la prefigurazione. Ecco un’altra ragione per la quale la conoscenza da parte nostra della storia dell’antico Israele non è “opzionale” ma altrettanto importante quanto gli scritti del Nuovo Testamento, perché pure attraverso di essa Dio ci parla. La storia dell’antico Israele non solo è il presupposto degli scritti neotestamentari e loro compimento, ma è anche in sé stessa “messaggio”, com’è scritto: “Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza” (Romani 15:4).

Maria, Giuseppe e Gesù, bambino, sono incoraggiati a fuggire per salvarsi dal re Erode, che cerca il bambino per ucciderlo. Fuggire è quanto Dio stesso indica a Giuseppe. Ecco così che partono per l’Egitto, unendosi molto probabilmente alla locale comunità ebraica.

Resistere o fuggire? Dipende dalle circostanze e, soprattutto, da ciò che Dio suggerisce di fare agli uomini ed alle donne che lo amano e lo servono e che, invece che sé stessi, mettono al primo posto nella loro vita i propositi rivelati di Dio. Fuggire non è pavidità, se questo risponde a ciò che Dio, attraverso la preghiera, ci indica. E’ tutta questione di stabilire quale sia la migliore “strategia” per giungere agli obiettivi che Dio si propone ed ingannare il diavolo ed i suoi servi. Maria e Giuseppe avrebbero potuto rimanere a Betlemme o da quelle parti e confidare che Dio li avrebbe protetti. No, in quel caso, è meglio la fuga ed il rifugiarsi, temporaneamente, all’estero. Sarebbero tornati sotto migliori auspici, e neanche a Betlemme ma, per maggiore sicurezza, a Nazareth.

Nessuno di quegli spostamenti è “casuale”, ma tutto si rivela conforme ai progetti ultimi di Dio, ed è funzionale a quelli, così com’era stato adombrato dalle antiche profezie. Pure l’antico Isacco, i suoi figli ed il suo clan, si era rifugiato, per sfuggire ad una carestia, in Egitto. Anche in quel caso era stato preceduto da avvenimenti in sé deprecabili, come la storia di Giuseppe, ma, come lui stesso spiegherà ai suoi fratelli: “Ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione” (Genesi 45:5-7). La provvidenza di Dio può assumere tratti sorprendenti.

Anche Gesù avrebbe potuto fuggire e non essere catturato dai suoi avversari, condannato a morte e inchiodato su una croce. Impedisce persino a Pietro di difenderlo con la spada, come stava per avvenire nel giardino del Getsemani. Gesù non si è difeso e non è fuggito. Perché? Non perché volesse proteggere la sua vita, o magari fosse “pacifista” o rispettoso delle autorità. No, perché in quel caso la sua stessa morte in croce sarebbe stata conforme ai propositi di Dio, attraverso la quale Gesù avrebbe operato l’espiazione dei peccati di tutti coloro che gli sono stati affidati per ricevere la grazia della salvezza. Come si vede, la prassi da adottare è circostanziale, dipende dalla migliore “strategia” da adottare per giungere agli scopi che Dio si prefigge.

Così anche noi: dobbiamo sempre chiedere in preghiera al Signore quale sia la migliore strategia da adottare nelle circostanze in cui ci troviamo, quella che meglio risponde alle sue finalità e conformemente alla sua sapienza rivelata.

Esiste un rapporto dialettico fra predeterminazione di fatti ed avvenimenti e le scelte (ed errori) che noi facciamo nella vita, delle quali comunque dovremo rendere conto. Qualunque sia la scelta che dobbiamo fare, dobbiamo (ed è essenziale) chiedere a Dio in preghiera la sua sapienza affinché la nostra sia la scelta giusta, quella che onora Lui e contribuisce a promuovere la causa del Suo regno. Per coloro che amano Dio, però, attraverso le nostre eventuali scelte avventate e sbagliate Dio muove le cose affinché siano i Suoi propositi ultimi a prevalere. Certo non dev'essere per noi una scusa per fare scelte avventate, ma se siamo Suoi figlioli e ci preme che la Sua volontà prevalga, possiamo avere fiducia che ogni cosa rimane sotto suo controllo, e lo è sempre! Potremmo certo ancora soffrire gli inconvenienti temporali delle nostre scelte sbagliate, ma abbiamo fiducia che, come dice la Sua Parola: "Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno" (Romani 8:28).