Predicazioni/Atti/Conosci il vero Dio?

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Conosci il vero Dio? (Atti 17:22-31)

Se tu avessi una scatola di montaggio “fai-da-te” che ti permettesse di crearti il tuo proprio dio, che dio ne verrebbe fuori? Non la si trova in vendita, ma tutti, nessuno escluso, se ne fabbricano uno a proprio uso, consumo e convenienze. Si tratta di un idolo – che poi adorano e che determina la loro vita. Tutti hanno il proprio dio, anche quelli che negherebbero a viva voce di averne uno. Vanno sotto vari nomi. L’essere umano non ne ha mai fatto a meno, e non ne fa a meno neppure oggi, per quanto sia un mondo che si dice secolarizzato. Si tratta del dio che meglio risponde alle proprie idee, esigenze o ambizioni e può essere di varia natura. Il mondo ne è pieno. Le fabbriche di idoli lavorano a pieno ritmo. Producono tante fedi e religioni. Le si vedono sia nelle società liberali e pluraliste, come nelle società tiranniche. In queste ultime ne impongono una, di fede, e perseguitano le altre.

Un giorno l’apostolo Paolo capita ad Atene, un mondo che si vantava del suo pluralismo e “…il suo spirito s’inacerbiva in lui, vedendo la città piena di idoli” (Atti 17:16). Paolo, come ogni autentico cristiano, credeva che non ogni fede vada bene “basta che sia sincera”, ma che esista un solo Dio, vero e vivente, e che i molteplici idoli fabbricati dall’uomo, non solo siano menzogneri, ma abbiano un effetto deleterio. Ecco così che Paolo, che serviva Dio nel suo spirito “annunciando il vangelo del Figlio suo” (Romani 1:9) proprio in quella città osa proclamare l’esclusività del Dio che si è rivelato nella persona e nell’opera di Gesù Cristo.

Ecco come lo descrive il libro degli Atti degli Apostoli:

“'22'“Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all’Areopago, disse: «Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi. '23'Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: “AL DIO SCONOSCIUTO”. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. '24'Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d’uomo, '25'e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa; '26'or egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, '27'affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi. '28'Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua progenie”. '29'Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all’oro o all’argento o alla pietra o alla scultura d’arte e d’invenzione umana. '30'Ma ora, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. '31'Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti»'” (Atti 17:22-31).

Dobbiamo conoscere dunque il vero Dio, non quelli di fantasia, Colui che ha rivelato sé stesso nella Bibbia e in Gesù Cristo. Atene, allora, era un grande centro di vita intellettuale e religiosa.  Era, per così dire, un grande supermercato di religioni e di filosofie. Non c’era che l’imbarazzo della scelta. Paolo non ne era compiaciuto. Egli fremeva dentro di sé, e la Bibbia descrive la sua rabbia come santa e giusta perché non è vero che tutto sia lo stesso: c’è il vero Dio e vi sono divinità false e deleterie.

La gente allora come oggi cercava di mettere insieme il puzzle della loro vita. Tutti cerchiamo di capire infatti il proposito e il significato della nostra vita e a questo ciascuno dà la sua risposta o la sua non-risposta agnostica. Ma è quella giusta? Di fatto, tutto ciò che si mette di mezzo fra noi e Dio, tutto ciò che, nella nostra vita prende il posto di Dio vero e vivente, è un idolo, un demone che ci fa del male.

Paolo, davanti ad un tale spettacolo, sfida tutti quelli che incontra annunziando con chiarezza che Dio, difronte alla confusione dei tentativi umani di conoscerLo, ha preso Egli stesso l’iniziativa di rivelarsi in Gesù Cristo ed attraverso il messaggio della Bibbia. Paolo non teme nemmeno di discutere con gli intellettuali del tempo e con loro egli parla della risurrezione di Cristo. Questo per loro era qualcosa di nuovo. Non ne avevano mai sentito parlare, e alcuni reagiscono prendendolo in giro come un uomo irrazionale, primitivo, credulone, o peggio, un “venditore di fumo” e lo sfidano a contrapporsi alla loro “sapienza filosofica”.

E’ proprio percorrendo quella città che trova lo spunto per il suo discorso. Vede un altare su cui è scritto: «al dio sconosciuto», uno dei tanti altarini presenti in città, come le tante edicole di santi e madonne ancora presenti in città e paesi e che hanno rimpiazzato i precedenti idoli pagani. Anche noi possiamo essere religiosi e ciononostante camminare su una strada che non porta veramente a Dio. Possiamo essere religiosi, e ciononostante rimanere privi del perdono dei nostri peccati. Abbiamo bisogno della presenza del Salvatore Gesù Cristo. La religione ateniese incoraggiava un forte fisico ed uno splendido intelletto, ma lasciava vuota l’anima. Noi abbiamo un corpo ed un’anima creata all’immagine di Dio. Essa può essere soddisfatta solo in un’autentica comunione con Lui.

La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo erano gli epicurei. Pensavano che il fine della vita fosse la felicità ed il piacere. Cercavano l’assenza di dolore ed il massimo del piacere. E’ l’edonismo: quanti oggi pure sono così, gente che si occupa poco o nulla del lato spirituale della vita!

La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo c’erano pure gli stoici. Credevano che tutto il mondo fosse governato dalla ragione, o logica. Erano di solito gente moralmente a posto, ma molto egocentrici. Gli stoici erano déi a sé stessi, e avevano poco tempo da dedicare per i sentimenti o per la presenza di Dio.

Poi c’erano quelli che si consideravano seri e liberi ricercatori della verità. Possiamo forse anche noi essere così. Anche la Bibbia dice: «conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi». Essa però dice pure che non troveremo libertà fintanto che non conosciamo Cristo. Cristo può renderci liberi. Da quali problemi desideriamo essere liberati? Cristo solo può sovvenire a questo nostro bisogno, ed egli può e vuole farlo.

Così, quando l’apostolo Paolo accoglie l’invito di quelle persone a venire a parlare, osa annunciare loro dell’unico e vero Dio. Egli presenta loro ciò che Dio ha rivelato di sé stesso. Dio è il Creatore, Dio è spirito e santo. Egli è immutabile. Egli è il Dio d’amore. Molti sanno che un Dio esiste, che credono in Lui, ma Egli è sconosciuto per loro, non hanno idea che cosa voglia dire essere in comunione con Lui.

Poi l’apostolo Paolo dice: «Dio comanda a tutti gli uomini, e dappertutto, che si ravvedano». Dio desidera che noi ci ravvediamo. Davanti alla vera immagine e rivelata di Dio, Egli ci chiama a gettare via i nostri idoli, a confessare i nostri peccati e ad affidare tutta la nostra vita a Cristo, l’unico nome che al mondo possa darci veramente la salvezza. Siamo chiamati a “cambiare opinione”, ad accogliere la Rivelazione che Egli fa di Sé stesso e del nostro bisogno ultimo.

Dio è un Dio santo ed amorevole che ha donato Suo Figlio Gesù Cristo, a morire sulla croce per noi. Dobbiamo dire a Dio: “Sono su una strada sbagliata, lo riconosco con dolore, sono pronto a cambiare il mio modo di pensare e di vivere”.

L’apostolo Paolo spiega poi perché dobbiamo ravvederci: «Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito». Dobbiamo ravvederci perché ci sarà un giorno del giudizio e quel giorno noi ci saremo. Saremo giudicati dal Dio dell’universo. Ad alcuni non piace sentire parlare di un Dio Giudice. Cercano di farsi un Dio di comodo che non li disturbi troppo. Gesù però disse: «Non vi è nulla di nascosto che non debba essere palesato, né di occulto che non debba essere conosciuto». Noi siamo creature di Dio, Dio ci guarda dentro, e vede che cosa noi siamo in realtà, e un giorno noi dovremo rendere conto a Lui della nostra vita, e le nostre giustificazioni non serviranno.

La Bibbia dice che presso Dio c’è “un libro”. Tutto vi è registrato come un backup universale. Tutto quello che siamo e facciamo è scritto in quel registro. E… verrà usato contro di noi nel giorno del giudizio. La Bibbia ci dice pure che quando veniamo con fede a Cristo – quando lo accogliamo, quando veniamo alla croce laddove è morto per noi, quando crediamo che egli è risorto e lo riceviamo in noi – da quei libri ogni nostra trasgressione verrà cancellata, come portata via dal sangue del sacrificio di Cristo. La croce è stato un giudizio. Gesù avrebbe pure potuto evitarlo, ma l’ha fatto perché ci amava, e mentre era sulla croce, Gesù pensava a noi. Sapeva che quello che stava facendo era l’unica base per la quale avremmo potuto essere salvati davanti a Dio. Dio, oltre che essere amore è un Dio giusto, non può far finta che le nostre trasgressioni non contino nulla: la giustizia vuole che chi sbaglia debba pagare. La legge di Dio dice: «Il salario del peccato è la morte», e «l’anima che pecca morrà», e Gesù prende su di sé ciò che il nostro peccato merita e paga per noi. Chi affida la sua vita a Gesù e lascia che Egli si prenda carico del nostro destino eterno, viene salvato. Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna… non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”».

Gesù è risorto come pegno e garanzia della risurrezione di chi a Lui si affida. Ciò di cui abbiamo bisogno noi oggi, come la gente di Atene, è speranza per il futuro. Vi sarà un glorioso futuro per coloro che si sono affidati a Cristo. Certo, potremo avere in questa vita ogni sorta di problemi, ma quando veniamo a Cristo, la Bibbia ci promette che passeremo l’eternità con Lui grazie a ciò che Cristo ha compiuto.

Udito di peccato, di ravvedimento, e di risurrezione, i filosofi greci non vogliono più continuare ad ascoltare, non lo sopportano più, e sospendono la riunione. Troppo scomodo, troppo “ridicolo”. Le reazioni della gente sono diverse. Alcuni lo deridono: “tutto questo è assurdo”. Perché? Forse per orgoglio, forse per la paura di quello che avrebbe la gente pensato di loro. La pressione dei propri simili li impediva di venire a Cristo. Succede anche oggi. Altri dicevano: «Ci penseremo, e forse un’altra volta». Non ci sarebbe stata. La Bibbia dice: «Ecco ora il tempo 'a'ccettevole, ecco ora il giorno della salvezza». L’opportunità potrebbe sfumare. Se oggi ti è data questa opportunità non rimandare. Essere un cristiano può ben significare essere in minoranza. Ma Gesù disse: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua», anche a costo di essere impopolari. Siamo pronti noi, come quelle persone, quel giorno ad Atene, a ritornare a casa e lasciare che la gente sappia che noi seguiamo Cristo?

Molti di fatto si costruiscono un dio a proprio uso e consumo: farà loro comodo per un po’, ma ben presto si accorgeranno di avere ingannato sé stessi e di non avere ottenuto quello che speravano. Dio però non è questione di opinioni, di gusti, di ipotesi: questo è inutile perché Dio si è rivelato in Gesù Cristo ed attraverso la Bibbia, ed attraverso questa rivelazione Egli ci chiama al ravvedimento ed alla fede, Egli ci chiama a trovare in Lui la risposta alle nostre domande.

Qualcuno ha detto: “La ricerca della verità, la ricerca di Dio, è come la ricerca di un ago in un pagliaio. Qualcuno per caso però, sedendosi, ha trovato quell’ago perché gli ha punto il sedere, ma ha preferito gettare via l’ago, perché gli era più comodo continuare a cercare nel pagliaio, piuttosto che riconoscere che la verità è stata trovata”. Seguiremo noi l’umana follia, forgiandoci un idolo secondo le nostre apparenti convenienze,oppure accetteremo con riconoscenza la sfida dell’Evangelo di Gesù Cristo?