Confessioni di fede/Elvetica/01
Confessione di fede elvetica del 1566 |
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I. La Sacra Scrittura, vera parola di Dio
La Scrittura canonica
Noi crediamo e confessiamo che le Scritture canoniche dei santi profeti e apostoli dell'Antico e del Nuovo Testamento sono la vera parola di Dio e che hanno sufficiente autorità da se stesse e non dagli uomini [senza avere bisogno che siano prima dagli uomini autenticate]. Dio ha infatti parlato personalmente ai padri, profeti e apostoli e parla ancora a noi attraverso le Sacre Scritture.
La Scrittura insegna la fede e la vita gradita a Dio. E la Chiesa universale di Cristo vede pienamente compreso ed insegnato in questa santa Scrittura tutto ciò che appartiene sia a quanto dobbiamo credere per essere salvati [per la fede salvifica] sia a quanto serve a condurre la nostra vita in modo da renderla gradita a Dio. E questo il motivo per cui Dio ha espressamente proibito di aggiungervi o togliervi qualsiasi cosa.
La vera sapienza
E tuttavia noi crediamo che si deve cercare e trarre dalle Scritture tanto la vera sapienza e pietà quanto la vera riforma e il vero governo delle chiese, con l'insegnamento di tutti i doveri del cristiano, e similmente l'approvazione [la conferma] di tutti i punti e articoli di fede che bisogna professare, con il rifiuto di tutti gli errori, e anche gli avvertimenti, come dice l'apostolo, cioè che “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2 Ti. 3:16). E inoltre: “affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Ti. 3:14-15). E ai Tessalonicesi dice: “perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete” (1 Te. 2:13). Il Signore stesso ha detto infatti nel Vangelo: “Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi“ (Mt. 10:20; Lu. 10:16; Gv. 13,20).
La predicazione della Parola di Dio
Quando perciò, oggi, questa parola di Dio viene annunciata nella chiesa da predicatori legittimamente chiamati, noi crediamo che è la vera parola di Dio che essi annunciano e che i fedeli ascoltano e che non si deve forgiare né attendere dal cielo altra parola di Dio. Noi diciamo anche che si deve porre attenzione a questa Parola che ci viene annunciata e non al ministro che l'annuncia: dal fatto che egli è peccatore e malvagio non consegue che la parola di Dio non sia vera e buona.
La predicazione esterna non è inutile
Cosi pure, noi non riteniamo che la predicazione esteriore debba sembrare inutile per il fatto che l'insegnamento della vera religione dipende dall'illuminazione interiore dello Spirito Santo, dal momento che sta scritto: “Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il SIGNORE!" poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE” (Gr. 31:34), “colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere!”(1 Co. 3:7). Infatti, sebbene nessuno venga al Cristo se non è attratto dal Padre celeste e illuminato interiormente dallo Santo (Gv 6:44), noi sappiamo tuttavia che Dio vuole assolutamente che la sua Parola sia predicata esteriormente e a viva voce.
E ben vero, come sta scritto negli Atti (At 10:6), che Dio avrebbe potuto ammaestrare Cornelio o attraverso il suo Santo Spirito o mediante il ministero di un angelo, senza servirsi di s. Pietro, e tuttavia egli lo rinvia a Pietro, il cui angelo, prendendo la parola, gli disse: Egli ti dirà quello che devi fare.
L’illuminazione interiore non rende superflua la predicazione esterna
In effetti, colui che ci illumina di dentro, donandoci il suo Santo Spirito, ha anche comandato ai suoi discepoli di andare per il mondo intero e di predicare il Vangelo a tutte le creature (Mr. 16:15). Per questo motivo Paolo ha predicato nella città di Filippi la parola esteriore a Lidia, mercante di porpora, e il Signore ha aperto interiormente il cuore di quella donna (At. 16:10.14).
Lo stesso S. Paolo, indicando in bella progressione i mezzi della nostra salvezza, ha concluso che la fede viene dall'udito e l'udito dalla parola di Dio. Confessiamo che Dio può illuminare gli uomini anche senza alcun ministero esteriore, chi e quando vuole: questo è in suo potere (Ro. 10:13-17). Ma noi parliamo del mezzo e del modo che egli segue abitualmente nell'ammaestrare gli uomini e del comandamento e dell'esempio che ci ha dato da parte di Dio.
Eresie
Ebbiamo quindi in esecrazione tutte le eresie (1) di Artemone, dei manichei, dei valentiniani, di Cerdone e dei marcioniti, che hanno negato che le Scritture siano derivate dallo Spirito Santo, ne hanno rigettato una parte e ne hanno falsificato e corrotto altre.
Apocrifi
E tuttavia non nascondiamo che alcuni libri dell'Antico Testamento sono stati chiamati apocrifi da certi autori antichi e ecclesiastici da altri, poiché volevano che li si leggesse nelle chiese, ma senza che attraverso di essi si potesse confermare e stabilire l'autorità della fede. Nel libro XVIII della Città di Dio, c. 38, s. Agostino riferisce che nei libri dei Re fatta menzione di libri e nomi di alcuni profeti, ma aggiunge che non sono compresi nel canone e che i libri che possediamo sono sufficienti per la pietà.
Note
(1) Si tratta di diversi eretici e movimenti ereticali dei primi secoli. Artemone, nel III secolo, a Roma negava il dogma della Trinità e rifiutava la preghiera rivolta a Cristo. I manichei, seguaci del persiano Mani, rifiutavano l'Antico Testamento e credevano nell'esistenza di due principi in lotta fra di loro: i principio della luce (bene) e il principio delle tenebre (male). Valentino, gnostico egiziano del II sec., rifiutava l'Antico Testamento e professava l'opposizione fra il Dio creatore e il Dio salvatore. Cerdone era uno gnostico siriano, precursore di Marcione. Marcione rifiutava l'Antico Testamento e aveva costituito un suo canone del Nuovo Testamento.