Teologia/Attributi di Dio/Attri14

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Indice generale

Gli attributi di Dio, di A. W. Pink

CapitoliPrefazione - 1 La solitudine di Dio- 2 I decreti di Dio - 3 La conoscenza di Dio - 4 La precognizione di Dio - 5 La signoria di Dio - 6 La sovranità di Dio - 7 L’immutabilità di Dio - 8 La santità di Dio - 9 Il potere di Dio - 10 La fedeltà di Dio - 11 La bontà di Dio - 12 La pazienza di Dio - 13 La grazia di Dio - 14 La benignità di Dio - 15 La tenerezza di Dio - 16 L’amore di Dio - 17 L’amore di Dio verso di noi - 18 L’ira di Dio- 19 La contemplazione di Dio-  

14. La benignità di Dio

Celebrate l’Eterno, perché Egli è buono, perché la sua benignità dura in eterno” (Sl. 136:1). Iddio deve essere grandemente lodato per questa perfezione del Suo carattere. Tre volte in tre versetti consecutivi il Salmista qui esorta i santi a ringraziare il Signore per questo adorabile attributo. E certamente questo è il meno che si potrebbe chiedere da coloro che sono stati fatti oggetto di tale generosità. Quando contempliamo le caratteristiche di questa eccellenza divina non possiamo fare altro che benedire Dio per essa. Essa è “grande” (1 Re 3:6; Sl. 86:5; 1Pi. 1:3), essa “dura di eternità in eternità per quelli che lo temono” (Sl. 103:17). Di essa si parla come di «viscere di misericor­dia» in Lu. 1:78. Davvero possiamo ben dire come il Salmista “loderò ad alta voce la tua benignità‘“(59:16).

L’Eterno gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e prociamero il nome dell’Eterno. Farò grazia a chi farò grazia e avrò piètà di chi avrò pietà»”(Es. 33:19). Qual è la differenza fra «benignità/benevolenza» di Dio è «grazia”? La benignità di Dio trova la sua sorgente nella divina bontà. Il primo frutto della divina bontà è la Sua benignità o benevolenza, per la quale Egli dona generosamente alle Sue creature in quanto creature; per questo Egli ha dato essere e vita ad ogni cosa. Il secondo frutto della divina bontà è la Sua misericordia, che denota la disponibilità di Dio a sollevare la miseria delle Sue creature decadu­te. In questo modo «misericordia» presuppone il peccato. Sebbene, sulle prime possa non parere facile a perce­pire una reale differenza fra la benignità e la misericordia di Dio, ci potrebbe aiutare il riflettere su come Egli abbia trattato i Suoi angeli non decaduti. Verso di loro Egli non ha mai esercitato misericordia, perché non ne hanno mai avuto bisogno, non avendo peccato né essendo mai stati sottoposti agli effetti della maledizione. Certamente perché essi sono oggetto della libera e sovrana benignità di Dio. In primo luogo a causa della loro elezione dal complesso della razza angelica (1 Ti. 5:21), in secondo luogo, e in conseguenza della loro elezione, perché sono stati preservati dall’apostasia, quando Satana si era ribellato e trascinato giù dal cielo con un terzo dell’esercito celeste (Ap. 12:4). In terzo luogo nel far si che Cristo divenisse loro Capo (Cl. 2:10; 1 Pi, 3:22), per cui essi sono stati eternamente confer­mati nella santa, condizione in cui essi erano stati originalmente creati. In quarto luogo, a causa della loro posizione esaltata che è stata loro assegnata: vivere nell’immediata presenza di Dio (Da. 7:10), per servirlo eternamente nel Suo tempio celeste e per ricevere da Lui onorevoli incarichi (Eb. 1:14). Tutto questo non è altro che generosa benignità nei loro confronti, ma non si tratta di «misericordia» o di “grazia”.

Quando studiamo la benignità di Dio, come essa ci viene presentata nella Scrittura, è necessario fare una triplice distinzione, se vogliamo “esporre rettamente la parola della verità”. Esiste. dapprima una benignità generalizzata di Dio, la quale viene estesa non solo agli esseri umani,credenti e non credenti insieme, ma pure all’intera, creazione. «L’Eterno è buono verso tutti e pieno di compassione per tutte le sue opere» (Sl. 145:9), «lui dà a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa» (At. 17:25). Dio si dimostra benevolo verso il creato nel suo insieme provvedendo ad esso ciò di cui abbisogna.

In secondo luogo abbiamo una benignità speciale, esercitata verso i figli degli uomini, per aiutarli e soccorrerli, nonostante i loro, peccati. Anche ad essi Egli provvede secondo le necessità della loro vita: «egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt . 5:45).

In terzo luogo c’è una benignità sovrana che viene riservata per gli eredi della salvezza, la quale viene comunicata loro secondo i termini del patto con cui Egli si lega loro, attraverso un Mediatore.

Andiamo ora un po’ meglio a fondo sulla differenza che intercorre fra la seconda e ‘la terza distinzione prima delineata. E’ importante qui notare come le benedizioni che Dio impartisce ai malvagi siano di natura temporale, cioè, come ‘esse vengano strettamente riservate soltanto a questa vita. Non vi sarà per loro alcuna misericordia oltre la tomba: “Poiché è un popolo senza intelligenza, perciò colui che l’ha fatto non ne avrà compassione, colui che l’ha formato non gli farà grazia» (Is. 27:1 1). A questo punto però qualche lettore perplesso potrebbe ribattere: “La Scrittura non afferma forse che là Sua benignità dura in eterno? (Si. 136:1). Qui però è necessario notare due cose: Dio non può mai cessare di essere misericordioso, perché questa è una qualità dell’Essenza divina (SI. 116:5); però l’esercizio della Sua misericordia viene regolato dalla Sua volontà sovrana. Deve essere così perché non esiste nulla al di fuori di Sé stesso che Lo obblighi ad agire in un certo modo. Se ci fosse qualcosa che Lo potesse condizionare, sarebbe quel qualcosa ad essere supremo e Dio: cesse­rebbe di essere Dio. E’ la pura grazia sovrana che sola determina l’esercizio della misericordia divina. Dio afferma espressamente, questo fatto in Ro. 9:15 “Egli dice infatti a Mosè: «io avrò misericordia di chi avrò misericordia, e avrò, compassione di, chi avrò compassione»”. Non è la miseranda condizione della creatura a spingerLo ad usare misericordia, perché Dio non viene influenzato come noi da cose che, sono. al di fuori di noi stessi. Se Dio venisse influenzato dall’abietta miseria dei lebbrosi peccatori, Egli li purificherebbe e li salverebbe tutti. Egli però non lo fa. Perché? Semplicemente perché non si compiace di salvarli e non decide di farlo. Ancor meno possono essere i meriti della creatura a far si che Egli le impartisca benedizioni, perché è una contraddizione in termini parlare di una misericordia meritata... «egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia» (Tt. 3:5). L’una sta in antitesi diretta all’altra. E nemmeno sono i meriti i Cristo a muovere Dio a manifestare misericordia ai Suoi eletti; se fosse vero significherebbe confondere l’effetto con la causa. E’ infatti a causa della misericordia. del nostro Dio che Cristo è stato mandato al Suo popolo (Lu. 1:78). I meriti di Cristo rendono passibile a Dio di impartire giustamente misericordia spirituale ai Suoi eletti, dato che la giustizia è stata pienamente soddisfatta dal Garante! No, la misericordia sorge esclusivamente dal sovrano compiacimento di Dio. Inoltre, sebbene sia vero, gloriosamente e felicemente vero, che la misericordia di Dio dura per sempre, dobbiamo prestare particolare attenzione a chi sia l’oggetto di questa Sua misericordia. Persino il fatto che Egli getti il reprobo nello Stagno di Fuoco è un, atto di misericordia! Il castigo del malvagio deve essere considerato da un triplice punto di vista. Dal punto di vista di Dio, esso è un atto di giustizia, che vendica, il «Suo onore. La misericordia di Dio non si manifesta mai a pregiudizio della Sua santità e della Sua giustizia. Dal loro punto di vista, è un atto di equità, quando vengono fatti soffrire il dovuto castigo delle loro iniquità. Dal punto di vista dei redenti, però, il castigo del malvagio è atto di indicibile misericordia. Sarebbe terribile se dovesse per sempre continuare il presente stato di cose, se i figli di Dio dovessero continuare per l’eternità a vivere fra i figli del Diavolo! Il paradiso cesserebbe subito di essere paradiso se le orecchie dei santi dovessero continuare ad udire il linguaggio blasfemo e sporco dei reprobi. Che ‘magnifico atto di misericordia che nella ‘Nuova Gerusalemme che “Nulla'di immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità vi èntrerà mai, ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (Ap 21 27).

Perché il lettore non supponga che nell’ultimo paragrafo avessimo solo fantasticato, facciamo appello alla Sacra Scrittura per trovarvi ampio appoggio. Nel Salmo 143:12 troviamo Davide che prega: «Nella tua benignità distruggi i miei nemici e fa’ perire tutti quelli che affliggono l’anima mia,, perché io sono il tuo servo». Ancora, nei Salmo 136:15 leggiamo che Dio «travolse Faraone e il suo esercito nel Mar Rosso, perché la sua benignità dura in eterno». Non si trattava di un atto di vendetta contro Faraone e il suo esercito, ma un atto di «benignità» verso gli israeliti. Ancora, in Apocalisse 19:1-3 leggiamo: “Dopo queste cose udì nel cielo una gran voce di una grande moltitudine, che diceva: «Alleluia! La salvezza,, la gloria, l’onore e la potenza appartengono al Signore nostro Dio, poiché veraci e giusti sono i suoi giudizi. Egli ha infatti giudicato la grande meretrice che ha corrotto la terra con la sua fornicazione, ‘e ha vendicato il sangue dei suoi servi sparso dalla sua mano». E dissero per la seconda volta: «Alleluia! E il suo fumo sale nei secoli dei secoli».

Da quello che è stato. posto fin ora davanti a noi, notiamo così quanto vane siano le presuntuose speranze dei malvagi che, nonostante continuino a sfidare Dio, dicono di contare sulla Sua misericordia verso di loro. Quanti sono coloro che .dicono: “Non credo che Dio mai mi getterà all’inferno: è un Dio troppo misericordioso”. Una tale speranza però è come una vipera custodita in seno e che prima o poi ci morderà. Dio è un Dio di misericordia, ma è pure un Dio di giustizia, «che non lascia il colpevole impunito» (Es. 34:7). Si, Egli stesso ha detto: «Gli empi scenderanno nello Sceol; si, tutte le nazioni che dimenticano Dio» (Si. 9:17). Gli uomini possono pure ragionare così: «Io non credo che, come non lasci accumulare il sudiciume e marcire la spazza­tura, tanto da privare la gente di aria fresca, che Dio li faccia cadere preda di una febbre mortale”. Il fatto però sta che come coloro che trascurano le leggi della salute divengono preda della malattia, è ugualmente vero che coloro che trascurano le leggi della salute spirituale soffriranno per sempre la Morte Seconda.

E’ sconcertante vedere quanti abusino di questa divina perfezione. Continuano a disprezzare l’autorità di Dio, calpestano le Sue leggi, continuano a peccare e, ciononostante, presumono che Dio voglia essere. misericordioso nei loro confronti. Dio però non sarà ingiusto verso Sé stesso. Dio manifesta la Sua misericordia verso coloro che veramente. si ravvedono, ma non ‘agli impeni­tenti (Lu. 13:3). E’ diabolico perseverare nel peccato come se niente fosse e contare poi sulla misericordia divina che passi sopra il castigo. E’ come dire: «Facciamo il male affinché ne venga il bene?». Di tali è scritto: «La condanna di costoro è giusta» (Ro. :3:8). Tali false aspettative verranno amaramente deluse; si legga attentamente Deuteronomio 29:18-20. Cristo è il Propiziatorio spirituale, e tutti coloro che disprezzano e respingono la Sua signoria non rimarranno impuniti: «Sottomettetevi al Figlio, perché non si adiri e non penate per via, perché la sua ira può accendersi in un momento» (SI. 2:12). Il nostro pensiero finale rifletta però sulle misericor­dia spirituale che Dio riserva al Suo popolo. «perché grande fino al cielo è’la tua benignità» (Si. 57:10). Le ricchezze di questa benignità trascendono le nostre più alte immaginazioni. .~Poiché quanto sono alti i cieli aI di sopra della terra, tanto grande è la sua benignità verso quelli che lo temono» (Sl. 103:11). Nessuno la può misurare. Gli eletti vengono descritti come: «vasi di misericordia» (Ro. 9:23). E’ la misericordia che li vivifica quando erano morti nei falli (Ef. 2:4,5). E’ la misericor­dia che li salva (Tt. 3:5). E’. la Sua abbondante miseri­cordia che li rigenera ad una viva speranza per un’eredità incorruttibile (1 Pi. 1:3).

Ci manca ora il tempo per descrivere tutte le dimen­sioni di una misericordia che ci preserva, ci sostiene, ci perdona, ci provvede generosamente. Per loro Egli è «il Padre delle misericordie» (2 Co. 1:3). «Quando tutte le Tue misericordie, o Dio mio, l’anima mia ‘in volo considera, essa si perde estasiata nella visione, piena di stupefazione, di amore, e dì lode”.