Teologia/Interpretazioni di Romani 7
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Interpretazioni di Romani 7
Una "vecchia questione" teologica è se l'esperienza di cui parla l'Apostolo Paolo in Romani 7:24 e in generale nel capitolo 7 di Romani, è se egli si riferisca alla sua condizione di prima di diventare cristiano, oppure la consapevolezza del "misero me" accompagni tutta la vita del cristiano. Ecco una rassegna schematica sull'argomento.
1. Paolo si riferisce alla sua condizione prima della conversione (Posizione pre-conversione)
- Sostenitori: Origene, Giovanni Crisostomo, Pelagio, Tommaso d'Aquino, teologi arminiani.
- Argomentazione: Secondo questa interpretazione, Paolo descrive lo stato di un uomo che vive sotto la Legge, ma che non ha ancora sperimentato la grazia della conversione. Il conflitto descritto riguarda la tensione tra la consapevolezza della legge morale e l'incapacità di adempiervi senza la grazia di Cristo. Il “misero me” rappresenta una condizione di prigionia sotto il peccato prima della liberazione attraverso la fede in Cristo.
- Pro: Il capitolo 7 si concentra sull’incapacità dell’uomo di adempiere alla legge senza l’aiuto dello Spirito, che secondo questi interpreti viene ricevuto solo dopo la conversione.
- Contro: Alcuni obiettano che Paolo usa il tempo presente nei versetti 14-25, suggerendo che stia parlando della sua condizione attuale, non di quella passata.
2. Paolo descrive la vita cristiana in generale (Posizione post-conversione)
- Sostenitori: Agostino (in una fase successiva), Giovanni Cavino, i Riformatori, i teologi riformati e puritani.
- Argomentazione: Secondo questa interpretazione, Paolo sta parlando della lotta interiore che ogni cristiano sperimenta. Il cristiano è giustificato, ma ancora vive in un corpo segnato dal peccato. La tensione tra il desiderio di obbedire a Dio e l’incapacità di farlo perfettamente è una realtà quotidiana per i credenti. Il "misero me" descrive quindi la consapevolezza permanente della debolezza umana, ma anche della speranza nella grazia di Cristo.
- Pro: Questa interpretazione è supportata dal fatto che Paolo usa il tempo presente e sembra identificarsi personalmente nella lotta con il peccato.
- Contro: Critici di questa visione affermano che essa potrebbe indebolire l'insegnamento sul potere trasformatore della grazia nella vita del credente.
3. Posizione "uomo ideale" o rappresentativo
- Sostenitori: Alcuni teologi moderni e protestanti liberali, tra cui Karl Barth.
- Argomentazione: Paolo non descrive né se stesso né un’esperienza esclusivamente pre- o post-conversione, ma piuttosto l’esperienza umana universale sotto la Legge. La figura descritta in Romani 7 rappresenta un "uomo ideale" che vive la tensione tra la carne e la Legge, un conflitto che culmina con la liberazione in Cristo descritta in Romani 8. È una descrizione teologica e non necessariamente autobiografica.
- Pro: Questa visione riconosce la funzione retorica e teologica del discorso di Paolo, piuttosto che una descrizione letterale della sua esperienza.
- Contro: Alcuni critici trovano questa interpretazione troppo astratta e meno fedele al linguaggio personale che Paolo usa nel testo.
4. Posizione "transizionale"
- Sostenitori: Alcuni teologi contemporanei e pentecostali.
- Argomentazione: Romani 7 descrive una condizione intermedia tra la conversione e la piena santificazione. Paolo potrebbe stare parlando di una fase di transizione, in cui un credente sta ancora lottando con il peccato, ma non ha ancora sperimentato la pienezza della vita nello Spirito descritta in Romani 8. Questa interpretazione enfatizza il cammino progressivo della santificazione.
- Pro: Spiega la tensione tra l’uso del presente e la presenza di una lotta interiore nel credente, ma lascia spazio alla progressiva vittoria sul peccato attraverso lo Spirito.
- Contro: Rischia di complicare eccessivamente il passaggio tra Romani 7 e Romani 8, creando una suddivisione non sempre chiara nel testo.
5. Posizione "dualismo antropologico"
- Sostenitori: Alcuni interpreti patristici e teologi di tradizioni ascetiche.
- Argomentazione: Paolo descrive il dualismo che esiste nella natura umana, tra la parte carnale e quella spirituale. Anche dopo la conversione, l’uomo continua a vivere in questa tensione, ma l'anima è stata rigenerata e può vivere in una nuova obbedienza, pur rimanendo il corpo soggetto al peccato.
- Pro: Questa visione riconosce la realtà della lotta anche nella vita del credente santificato, e si collega all'idea biblica del conflitto tra carne e spirito.
- Contro: Può essere criticata per un eccessivo dualismo che separa troppo nettamente corpo e anima, creando potenziali problemi nella comprensione dell'unità dell'essere umano.
Sintesi
- Pre-conversione: Paolo descrive lo stato sotto la Legge prima della conversione.
- Post-conversione: Paolo descrive la lotta quotidiana del cristiano tra la carne e lo Spirito.
- Uomo ideale: Paolo parla di una condizione umana generale sotto la Legge, non necessariamente autobiografica.
- Transizionale: Paolo descrive una fase di transizione nella vita cristiana verso una maggiore santificazione.
- Dualismo antropologico: Paolo descrive la tensione costante tra corpo e anima, anche nella vita del cristiano rigenerato.
Ogni posizione offre prospettive diverse sulla comprensione della lotta tra carne e spirito e del ruolo della Legge nella vita del cristiano.