Preghiera/Porzioni giornaliere/Ottobre
Ottobre
1 Ottobre
"Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta" (Ebrei 12:1).
Ogni desiderio ardente della tua anima verso il Signore Gesù Cristo; ogni movimento interiore di fede, speranza e amore verso il Suo nome benedetto; ogni consapevolezza della tua miseria e del tuo pericolo come povero peccatore colpevole, smarrito e condannato, per cui fuggi dall’ira a venire; ogni tentativo di uscire dal mondo e dal peccato per la tua stessa vita, con ogni respiro del tuo cuore che si riversa nel seno di Dio, affinché Egli abbia misericordia di te e ti benedica – tutti questi atti interiori del cuore credente, nel suo sforzo per ottenere la salvezza come una realtà sentita e vissuta, come il premio della nostra alta vocazione, sono rappresentati dall’emblema del "correre la gara che ci è proposta".
Il cristiano vede e sente che c’è un premio da ottenere, che è la vita eterna (vita significativa e permanente); una vittoria da conquistare, che è la vittoria sulla morte e sull’inferno; e vede le conseguenze certe se questo premio non viene ottenuto, se questa vittoria non viene vinta: un’eternità di sofferenza - che ci piaccia o meno sentirne parlare. Perciò, indipendentemente da ciò che gli altri pensano o dicono, egli sa che deve correre quand'anche tutti gli altri si fermassero; deve combattere quand'anche tutti gli altri fossero sopraffatti. Ma per fare questo, o qualsiasi parte di questo, il credente deve avere la vita di Dio nella sua anima. Cominciare a correre è opera della grazia e della potenza divina; per continuare, ha bisogno di un rifornimento costante che proviene dalla pienezza del Capo del patto; e per poter perseverare fino alla fine e vincere il premio, deve avere la forza di Cristo che si perfeziona continuamente nella sua debolezza. Ma alla fine vince; è reso più che vincitore per mezzo di Colui che l’ha amato. Gesù ha promesso che non sarà sconfitto, perché la gara non è per i veloci né la battaglia per i forti; ma "gli zoppi" si appropriano della preda, e "non per forza né per potenza, ma per il mio Spirito," dice il Signore, Dio dell'universo.
2 Ottobre
"Poiché tu ci hai messi alla prova, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento" (Salmo 66:10)
Il modo in cui il Signore tratta il Suo popolo nel deserto ha molto a che fare con questo scopo: metterli alla prova e vedere cosa c'è nei loro cuori. Ha il Signore piantato la vita nella tua anima? Ha toccato la tua coscienza con il Suo dito? Ha iniziato un’opera di grazia nel tuo cuore? Se è così, nel tuo viaggio attraverso questo deserto ci saranno, di tanto in tanto, delle situazioni che metteranno alla prova la realtà di quest’opera nella tua anima.
Avrai tentazioni; e quando arriveranno, queste dimostreranno se hai il timore di Dio nella tua anima per resistere alla tentazione, o se invece cadi sotto di essa; oppure, se cadi nella tentazione, se ne uscirai mai. E se sei un’anima vivente, il Signore continuerà a portare circostanza dopo circostanza, evento dopo evento, una cosa dopo l’altra; e tutte queste situazioni, mentre ti si presenteranno, serviranno a dimostrare se il timore di Dio è nel tuo cuore o no. Ora, se il timore di Dio non è nel cuore di una persona, essa dovrà allontanarsi, dovrà cadere. SATANA sarà più forte di chiunque, tranne che della famiglia di Dio; il PECCATO sconfiggerà e distruggerà tutti, tranne coloro i cui peccati sono perdonati attraverso il sangue espiatorio e l'amore morente di Cristo; e il MONDO, prima o poi, vincerà tutti coloro che non hanno la fede degli eletti di Dio, grazie alla quale il mondo viene superato. Così il Signore, nei Suoi misteriosi trattamenti (e quanto sono misteriosi i Suoi modi di agire!), dimostra la realtà dell'opera di grazia in ogni cuore dove quell'opera è iniziata, e smaschera l'ipocrisia di tutti coloro che hanno solo un’apparenza di vita mentre la loro anima è morta davanti a Dio.
3 Ottobre
"E noi tutti, contemplando a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo il Signore, che è lo Spirito" (2 Corinzi 3:18).
Quando i nostri desideri e affetti si elevano verso il luogo dove ora si trova il Signore Gesù Cristo, quando siamo sollevati al di sopra di tutto il fumo e la nebbia, il frastuono e i conflitti, il rumore e l'agitazione, le preoccupazioni e le ansie, gli impegni e i piaceri, i peccati e i dolori di questa scena terrena, possiamo, nella fede e nella speranza, nell'amore e nell'affetto, vivere al di sopra e oltre tutte le cose di quaggiù. Guardando con il volto scoperto la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine, "di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore". Questo è ciò che significa essere fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù.
Quando il Signore Gesù salì in alto, entrò nella Sua gloria. E così, quando Lo contempliamo nella Sua gloria con fede e amore, c'è un riflesso della Sua gloria, e i santi che ricevono questo favore entrano nel cielo già mentre sono ancora sulla terra. Essi hanno un anticipo della gloria che sarà rivelata al ritorno del Signore, prima ancora di esserne rivestiti per sempre. È vero che sono pochi coloro che ricevono un favore così grande, e anche loro solo a intervalli rari e per brevi momenti; ma questo non cambia la verità e la certezza del fatto. È una verità profondamente benedetta che, se siamo membri del corpo mistico di Cristo, la mancanza di esperienza, anche se ci priva di gran parte del godimento, non ci priva del nostro interesse e della nostra unione con il nostro grande Capo del patto, né dei frutti che ne derivano.
Anche se non sempre sentiamo intensamente questa unione o viviamo in quella costante comunione con Cristo che desidereremmo, la nostra appartenenza a Lui rimane sicura. Non è la perfezione della nostra esperienza a definire la nostra relazione con Lui, ma è la Sua fedeltà, la Sua grazia e la Sua opera compiuta per noi.
4 Ottobre
"Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata" (Ezechiele 34:16).
Malattie particolari richiedono rimedi particolari, ma qui abbiamo un rimedio generale, una medicina per la famiglia di Dio. Il Signore non ha solo rimedi forti per le malattie disperate, ma nella Sua farmacia divina ha anche i suoi rIcostituenti e fortificanti. "Fortificatemi con delle schiacciate d'uva, sostentatemi con delle mele, perché io sono malata d'amore" (Cantico 2:5). Mi ero fortemente indebolita, avevo bisogno di un ricostituente per riprendermi. Allo stesso modo, un'anima povera e sfinita può venire ad ascoltare l'Evangelo predicato, o aprire la sua Bibbia e dire: "Cosa c’è qui per me? Quando sento descrivere esperienze profonde, mi sembrano troppo per me; e quando ascolto di grandi rivelazioni, mi sembrano troppo alte. Mi sento quindi come una creatura strana, fuori posto, che non riesce né a tuffarsi né a volare, né a sprofondare né a salire".
Bene, sei malato; sei come uno in ospedale, afflitto da una malattia che confonde tutti i medici. Alla fine, uno più esperto degli altri dice: "Non c'è una malattia particolare. Ma questo paziente ha carenze alimentari, sta morendo per denutrizione. Ha bisogno di una trasfusione di sangue migliore, di cibo e vino buoni, e di una dieta nutriente per recuperare le forze e rimettere vita nel suo corpo. Così agisce il grande Medico. "Io fortificherò la malata". Il sangue e la giustizia di Gesù – quella carne che è vero cibo e quel sangue che è vera bevanda – vengono dati al povero affamato per rianimarlo con un cordiale celeste.
"Non c'è balsamo in Galaad? Non c'è lì nessun medico? Perché dunque la piaga della figlia del mio popolo non è stata medicata?" (Geremia 8:22). Sì, c'è un Medico. A quel balsamo e a quel Medico ricorrono le anime malate di peccato. Se hai un vero problema, puoi essere sicuro che c’è un rimedio nella "farmacia di famiglia". Non lo hai ancora trovato, o almeno non lo hai trovato ancora tu, ma c'è un cassetto, e in quel cassetto c'è una pozione preparata da infinita saggezza e composta da amore eterno. È davvero un rimedio che nessun medico erudito della scuola dei farisei ha mai prescritto, o che un farmacista saggio ai propri occhi ha mai composto; eppure è proprio ciò che serve, esattamente la cosa giusta. E quando quel cassetto viene aperto, e la pozione tirata fuori, e tu la prendi, sarai in grado di dire con Davide, nella gioia del tuo cuore: "Benedici il Signore, anima mia, e tutto quello che è in me benedica il suo santo nome".
5 Ottobre
"E la mia preghiera è che il vostro amore sempre più abbondi in conoscenza e in ogni discernimento" (Filippesi 1:9).
L'amore è in modo particolare il frutto della conoscenza, e sappiamo che l'amore è un frutto dello Spirito Santo. Quando lo Spirito del Signore apre la preziosa verità di Dio all'anima, l'amore abbraccia ciò che lo Spirito Santo rivela. In questo modo si ha una conoscenza del solo vero Dio attraverso l'insegnamento dello Spirito. Ma il nostro amore deve crescere non solo nella conoscenza, che è il fondamento, perché se non c'è conoscenza del Signore, non può esserci amore per Lui o per il Suo popolo, ma anche in ogni sentimento, in ogni percezione, in ogni esperienza.
La conoscenza spirituale e l'esperienza vissuta sono quindi i due nutrimenti dell'amore cristiano, come due fiumi che scorrono fianco a fianco dal trono dell'Altissimo e si uniscono in quel fiume sconfinato che è l'amore. Ed è proprio attraverso questa unione tra conoscenza ed esperienza, tra luce divina e vita celeste, tra l'insegnamento dello Spirito e la testimonianza dello Spirito, tra la verità compresa e il sentimento nelle nostre affezioni, che l'amore è mantenuto nell'anima e si riversa verso il Signore e verso il Suo popolo.
Questa conoscenza spirituale è molto diversa dalla semplice conoscenza intellettuale e sterile. La prima è un fiume che scorre, la seconda è una pozzanghera stagnante; la prima fertilizza il cuore, rendendolo fruttuoso in ogni parola e opera buona, mentre la seconda lascia il cuore come una palude deserta, dove si annidano e strisciano creature spaventose, e da cui sorgono miasmi, malattie e morte. Quindi, l'unione tra conoscenza ed esperienza, che sostiene l'amore, distingue l'opera dello Spirito da ogni sua imitazione, e dove c'è la vera opera dello Spirito ci saranno conoscenza e sentimento vissuto.
Questa è la benedizione particolare dell'esperienza viva: essa cammina mano nella mano con la conoscenza di grazia per sostenere l'amore celeste. Cristo è il fine e l'oggetto di entrambi, sia della conoscenza salvifica che dell'esperienza autentica; perché, come in tutto il resto, Egli è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine, il primo e l'ultimo.
6 Ottobre
"Poiché così parla colui che è l'Alto, l'Eccelso, che abita l'eternità, e che ha nome il Santo: “Io abito nel luogo alto e santo, ma sono con colui che è oppresso e umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi" (Isaia 57:15).
Che mistero meraviglioso che Dio abbia due dimore! Il "cielo dei cieli" che "non può contenerlo" e il cuore umile, spezzato e contrito! Ma affinché il Signore del cielo possa avere un luogo dove vivere e dimorare, Dio dona al suo popolo doni e grazie. Infatti, Egli non può venire a dimorare nella mente carnale, nella nostra natura ribelle, in un cuore pieno di inimicizia e malvagità; perciò, crea Lui stesso una dimora, una sorta di padiglione in cui il Re della gloria può abitare, con tende simili a quelle di Salomone. Questa dimora è quella natura santa e divina che ci viene comunicata nella rigenerazione: "l'uomo nuovo, creato a immagine di Dio nella giustizia e nella vera santità". Così Cristo dimora nel cuore per mezzo della fede, ed è "in noi, la speranza della gloria". Ed è per questo che Paolo dice: "Sono stato crocifisso con Cristo; non vivo più io, ma Cristo vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me".
Questo è il fine dell'opera di Dio: che il Signore Dio possa abitare nel suo popolo; che ci sia un'unione tra la Chiesa e il suo Capo dell'Alleanza - "Io in loro e loro in me, affinché siano perfetti nell'unità". Questo è lo svelarsi del grande enigma, la soluzione del mistero incomprensibile: "Dio manifestato nella carne", affinché il Signore Dio possa dimorare nel suo popolo. "Dimorerò in loro e camminerò in mezzo a loro; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo". E così Egli si glorifica riempiendo i loro cuori con la sua grazia e la sua gloria, come accadde un tempo nel tempio di Salomone, affinché possano gioire di Lui ed essere con Lui per l'eternità, quando il tempo non ci sarà più. Questo è il grande segreto dietro tutte le opere di Dio nell'anima e dietro tutte le sue misteriose guide nella provvidenza: che il Signore Dio possa abitare nei cuori del suo popolo qui e sia eternamente glorificato in loro in un mondo più luminoso e migliore.
7 Ottobre
"Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace e il Dio d'amore e di pace sarà con voi" (2 Corinzi 13:11).
Chi è in comunione con Cristo trova sempre motivo di rallegrarsi, anche nelle circostanze peggiori. La "perfezione" della quale questo versetto ci parla e che costituisce parte dei saluti finali di questa lettera dell'Apostolo, è l'opera di redenzione compiuta per noi dal Cristo, non ciò che noi potremmo conseguire con i nostri sforzi. Essa dobbiamo "ricercare", vale a dire guardare, sempre considerare. Nulla potrà per noi pregiudicarla, perché la grazia di Dio ci accompagnerà fino al sicuro compimento finale della nostra salvezza. Egli opera affinché la Sua chiesa, cioè l'insieme dei Suoi eletti, "per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile" (Efesini 5:27). Tutto questo è per noi di grande consolazione. Nulla deve turbare questo medesimo sentimento, questa pace, la consapevolezza dell'amore di Dio per noi in Cristo.
Quando guardiamo all’esperienza concreta, spesso scopriamo che i momenti in cui il popolo di Dio pensa di stare male sono proprio quelli in cui, in realtà, sta bene. E, allo stesso modo, ci sono momenti in cui pensa di stare bene, ma sta male. Per esempio, quando le loro anime sono oppresse dalle difficoltà, sembra loro di stare male. Sentono come se la mano di Dio fosse contro di loro, come se Lui avesse nascosto il suo volto; non riescono a trovare accesso alla grazia, non ricevono dolci conferme da parte del Signore che il cammino che stanno percorrendo sia quello da Lui scelto e che tutto finirà bene. In queste situazioni, credono davvero di stare male, eppure forse non stanno mai così bene come in quei momenti di difficoltà, tristezza e afflizione. Queste esperienze li distaccano dal mondo decaduto. Se però il loro cuore e i loro affetti si stavano dirigendo verso degli idoli, tali esperienze li riportano indietro. Se stavano costruendo "cisterne rotte" (ovvero cercando consolazione in cose futili), queste vengono distrutte. Se si stavano inchinando agli idoli nei loro cuori, afflizioni e problemi li abbattono davanti ai loro occhi, portando via i loro falsi dei e lasciandoli senza rifugio, se non nel Signore dell'universo.
Se guardi indietro, vedrai che spesso le benedizioni più grandi sono nate dalle sofferenze più profonde, e le gioie più dolci sono emerse dai dolori più amari. Le più grandi benedizioni sono scaturite dalle peggiori miserie, e ciò che allora pensavi fossero i tuoi dolori più grandi, si è rivelato la fonte di una luce splendida. Mai come in quei momenti, in cui eri caduto così in basso da non avere aiuto umano, saggezza o forza, il Signore si è mostrato così prezioso. Così, quando un figlio di Dio pensa di stare davvero male, oppresso da dolori, tentazioni e afflizioni, in realtà non sta mai così bene. Le nubi più scure prima o poi si dissiperanno, gli enigmi più complicati saranno risolti dallo Spirito Santo, e le provvidenze più oscure verranno chiarite. Vedremo che Dio era presente in tutto, "li condusse per la diritta via perché giungessero a una città da abitare" (Salmo 107:7).
8 Ottobre
"Io vado errando come pecora smarrita; cerca il tuo servitore, perché io non dimentico i tuoi comandamenti" (Salmo 119:176).
Se il Signore non ci cercasse, noi non lo cercheremmo mai. Questo è sicuro. Se sei una persona che cerca il Signore nella preghiera, nelle suppliche, nei desideri nascosti, con tanti sospiri e gemiti, spesso sia di giorno che di notte, puoi essere certo che non avresti mai cercato il Signore, se Lui non ti avesse cercato per primo. Ora è Lui che sta cercando te. Potrebbe volerci un po’ di tempo, come temi, prima che ti trovi, ma alla fine ti troverà.
Il Signore ha spiegato tutto questo in modo molto dolce nella parabola della pecora smarrita. La povera pecora si è allontanata, e una volta uscita dal recinto, è quasi sicuro che finirà in qualche posto strano. Magari è caduta giù da una roccia, o è finita in un fosso, o è nascosta sotto un cespuglio, o si è infilata in una grotta, o sta giacendo in qualche gola profonda e lontana, dove solo un occhio esperto e una mano abile possono trovarla. Lo stesso accade con le pecore smarrite del Signore: finiscono in posti strani. Cadono da rocce, scivolano in buche, si nascondono tra i cespugli, e a volte si allontanano per morire in qualche caverna.
Quando una pecora si smarrisce, il pastore va a cercarla. Qui vede un’impronta, lì un po’ di lana strappata dai rovi. Cerca in ogni angolo, guarda in ogni posto, finché finalmente trova la pecora stanca, ferita e quasi senza vita, con appena la forza di gemere per il dolore. Non la picchia per farla tornare indietro, né le infligge dolore; ma la prende delicatamente, la mette sulle sue spalle e la porta a casa con gioia. Così è la grazia del Signore verso le sue pecore smarrite. Gli uomini agiscono in modo diverso. Se un "fariseo" vedesse una pecora caduta, come si dice in campagna, cioè sdraiata impotente sulla schiena, probabilmente la prenderebbe a calci per farla alzare, o la colpirebbe con il bastone, o le conficcherebbe una punta affilata nel fianco.
Davide ha fatto una preghiera saggia: ‘Lasciami cadere nelle mani di Dio, e non nelle mani degli uomini.’ Oh, cadere nelle mani di Dio; nelle mani di un Sommo Sacerdote misericordioso e compassionevole, che è stato tentato in tutto come noi, e può quindi comprendere il suo popolo povero e tentato! Queste, queste sono le uniche mani sicure in cui possiamo cadere; e chi cade in queste mani non ne uscirà, né cadrà attraverso di esse, perché ‘sotto di noi ci sono braccia eterne’, che non possono essere spezzate o separate.
Per la versione audio, vedasi qui: https://sfero.me/podcast/-buon-pastore-cerca-trova-sue
9 Ottobre
"Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, autore e compitore di fede, il quale, per la gioia che gli era posta dinanzi, sopportò la croce disprezzando l'infamia e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio" (Ebrei 12:1-2).
Nessuno può correre la corsa che ha davanti a sé senza tenere lo sguardo fisso su Gesù. È Lui che guida la corsa, è Lui che ci aspetta al traguardo con la corona della vittoria in mano, pronto a metterla sul capo di chi completa la gara. E possiamo correre solo guardando a Gesù con gli occhi della fede, vedendolo alla destra del Padre con le braccia aperte, pronto ad accoglierci nel Suo amore alla fine della corsa.
Ma nessuno può davvero guardare a Lui senza il dono speciale della grazia di Dio. Gesù deve essere rivelato all'anima dalla potenza di Dio. Dobbiamo contemplare la Sua divinità gloriosa e la Sua umanità sofferente con gli occhi della fede, vedendoLo come il Dio incarnato, l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini. Dobbiamo vedere l'efficacia del Suo sangue espiatorio, che purifica una coscienza colpevole; la benedizione della Sua obbedienza, che giustifica un'anima bisognosa e spoglia; la dolcezza del Suo amore che ha dato la vita, un balsamo e un conforto interiore contro tutti i mali e i dolori della vita. Dobbiamo vedere la Sua gloria come l'unigenito del Padre, pieno di grazia e verità; la Sua capacità di rispondere a ogni bisogno e sofferenza; la Sua infinita compassione per i peccatori peggiori e più indegni; la Sua meravigliosa pazienza verso i nostri peccati e le nostre ricadute; il Suo amore incrollabile, più forte della morte stessa; la Sua prontezza ad ascoltare, la Sua volontà di benedire e la Sua potenza di salvare completamente chiunque si avvicini a Dio per mezzo di Lui.
Così, il corridore celeste non guarda al percorso, per quanto lungo possa essere, né al terreno, per quanto accidentato; non conta sui propri sforzi, per quanto numerosi, né sulla propria forza, che sia molta o poca; non si lascia distrarre dagli amici che lo applaudono né dai nemici che lo criticano, ma guarda solo ed esclusivamente al Figlio di Dio incarnato. È Gesù che lo attira avanti con la Sua grazia irresistibile. Ogni sguardo alla Sua meravigliosa Persona riaccende il fuoco dell'amore santo; ogni visione del Suo sangue e della Sua giustizia accende il desiderio di sperimentarne sempre di più l'efficacia e la benedizione; e ogni tocco del Suo dito sacro scioglie il cuore in conformità alla Sua immagine sofferente. Questa è la vita del cristiano: giorno per giorno, correre una corsa verso l'eternità, e mentre si avvicina al traguardo celeste, dimostrare la propria sincerità e impegno continuando a desiderare profondamente le realtà divine e avanzando sempre di più verso il Signore Gesù Cristo, che lo attende con una corona celeste quando avrà completato la sua corsa con gioia.
10 Ottobre
"Dall'estremità della terra io grido a te, mentre il mio cuore viene meno; conducimi alla rocca che è troppo alta per me" (Salmo 61:2).
C'è qualcosa nell'espressione del nostro testo, 'roccia', che mi sembra gettare una luce dolce e benedetta su ciò che Gesù rappresenta per i poveri e i bisognosi. La roccia deve affondare fino al fondo delle acque profonde, così come emergere al di sopra di esse, per essere un rifugio sicuro per il marinaio naufragato! Se la roccia non arrivasse fino al fondo, non sarebbe stabile; sarebbe solo una sabbia mobile. Non è forse questo ciò che lo Spirito testimonia riguardo all'umanità di Cristo? Quanto profondamente si è immerso nelle nostre sofferenze, nei nostri dolori, nei nostri peccati, nella nostra vergogna! Per quanto profonde siano le acque, la roccia è ancora più profonda; per quanto profondi siano i dolori, i peccati e le sofferenze della Chiesa, le sofferenze e i dolori di 'Emmanuele, Dio con noi', sono stati infinitamente più profondi. Ma le onde e i flutti si infrangono invano contro la roccia; non riescono a spostarla dal suo posto. Così è con la roccia, Gesù. Tutti i peccati, le tentazioni, le sofferenze e i dolori degli eletti, insieme all'ira di Dio e alla furia dell'inferno, si sono abbattuti contro quella roccia, ma non l'hanno mai mossa dal suo posto.
Ma questa roccia è descritta nel nostro testo come 'troppo alta per me.' Qui vediamo la divinità. Perché se Gesù non fosse stato Dio oltre che uomo, il Dio-uomo, che supporto avrebbe potuto dare a un'anima che affonda? Che efficacia avrebbe avuto il Suo sangue espiatorio? Che potenza e gloria nella Sua giustizia che giustifica? Quale adeguatezza avrebbe avuto come Salvatore per coloro che sono completamente perduti? Ma essendo Dio oltre che uomo, sì, il Dio-uomo, il grande e glorioso Emmanuele, ha potuto scendere nella Sua natura umana fino alle profondità della caduta, e risalire nella Sua natura divina fino al trono dell'Altissimo; e così, come la scala di Giacobbe, la base era sulla terra, ma la cima era elevata fino alle nuvole. E allora, non sarà, non deve essere, il grido della nostra anima, mentre il Signore ce lo fa comprendere: 'Portami alla roccia che è più alta di me'? Nessuna salvezza da nessun'altra parte; nessuna pace da nessun'altra parte; nessuna consolazione altrove. Sbattuti dalle onde, quasi sommersi dai flutti, lontani da quella roccia; ma se guidati lì, portati lì, mantenuti lì dallo Spirito benedetto, troviamo un posto sicuro e stabile per l'eternità. E cos'altro, se non una roccia come questa, può salvare le nostre anime, o cos'altro, se non un Salvatore e una salvezza come questa, senza denaro e senza prezzo, può essere adatto per anime rovinate come le nostre?
11 Ottobre
"Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli". 1 Giovanni 3:14
Il popolo del Signore nei suoi primi giorni ha una misura di amore celeste. Anche se forse non possono dire che Gesù è loro; anche se non osano dichiarare che certamente andranno in paradiso quando moriranno; sebbene a volte non possano nemmeno affermare che l'opera della grazia sia realmente iniziata nelle loro anime; tuttavia in loro è manifesto amore per la parola di Dio, per il popolo di Dio, per i servitori di Dio e per la verità di Dio. C'è in loro, nei giorni più deboli e teneri, un distacco dal mondo, un'adesione alla sorte del popolo di Dio, un'uscita nella tenerezza del cuore e nell'affetto verso di lui. Lo vediamo in Ruth: sebbene fosse una povera idolatra pagana, non appena il suo cuore fu toccato dal dito di Dio, si unì a Naomi.
L'amore per Cristo può scaturire solo dagli insegnamenti e dalle operazioni di Dio sul cuore. La nostra “mente carnale è inimicizia contro Dio” – nient’altro che inimicizia implacabile e inconciliabile. Ma quando il Signore si compiace di farsi conoscere, in qualche misura, all'anima; quando si compiace, in una certa misura, di svelare il suo bel volto e di far scoprire la sua grazia e la sua gloria, immediatamente sboccia l'amore divino. È un oggetto così adorabile! Come dice la Sposa, Egli è "assolutamente adorabile". La sua bellezza è così straordinaria, la sua grazia così ricca, la sua misericordia così gratuita - tutto ciò che è e ha è così indicibilmente glorioso - che non appena svela il suo bel volto, conquista tutto l'amore del cuore, prende possesso del suo seno e fa sì che ogni affetto dell'anima si concentri tutto ed esclusivamente in sé.
12 Ottobre
“Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, rivestendo la corazza della fede e della carità, e per elmo la speranza della salvezza”. 1 Tessalonicesi 5:8
La sobrietà nella religione è un dono e una grazia benedetti. Nella nostra santissima fede non c'è spazio per la leggerezza. Le cose che riguardano la nostra pace sono questioni solenni e importanti, e se gravano con un certo grado di peso e potere sul nostro spirito, sottometteranno quella leggerezza che è il respiro stesso della mente carnale.
Ma la sobrietà implica non solo l’assenza di ogni sconveniente leggerezza nel parlare e nella condotta, ma anche l’assenza di ogni immaginazione sfrenata e visionaria nelle cose di Dio. Si denota, quindi, quello «spirito di una mente sana» che l'Apostolo dice essere il dono di Dio. La divinità vitale, è vero, ha i suoi misteri, le sue rivelazioni e manifestazioni, le sue scoperte e operazioni spirituali e soprannaturali; ma tutto ciò avviene attraverso la parola della verità, che è semplice, pesante e solida, e tanto lontana da tutto ciò che è visionario o fantasioso, selvaggio o volubile, come la luce lo è dalle tenebre; e perciò ogni atto di fede, o di speranza, o di amore, sarà semplice, solido e pesante come la stessa parola di verità, per mezzo della quale, per la potenza dello Spirito, sono prodotti e suscitati. . Se qualcuno dubita di ciò, legga in qualche momento solenne gli ultimi discorsi del nostro benedetto Signore ai suoi discepoli. Quanto semplici, quanto solidi, quanto pesanti sono questi discorsi. La fede che accoglie, crede e si mescola a queste parole di grazia e di verità, la speranza che si ancora alle promesse lì pronunciate, l'amore che abbraccia la Persona benevola e gloriosa di colui che le ha pronunciate, non devono dunque essere semplici? e anche solido? Che spazio c’è in tale fede, speranza e amore per le idee visionarie, le speculazioni selvagge e le false spiritualizzazioni della Scrittura, non più di quanto ce ne sia nelle parole del Signore stesso?
13 Ottobre
"Il quale ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non secondo le nostre opere, ma secondo il suo disegno e la sua grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima della creazione del mondo." 1 Timoteo 1:9
Hai qualche testimonianza che Dio ti ha chiamato con la sua grazia, ha ravvivato la tua anima nella vita divina, ti ha portato sotto la maledizione di una legge di condanna, ti ha dato il pentimento per i tuoi peccati, ha suscitato un sospiro e un grido nel tuo petto per avere un senso? del suo amore che perdona, ti ha portato allo sgabello della misericordia, ti ha dato la fede per credere nel suo caro Figlio, con qualche dolce speranza che abbia iniziato un'opera di grazia sul tuo cuore? Riesci a ricordare un periodo indimenticabile in cui il Signore, con la sua grazia speciale e onnipotente, ha ravvivato la tua anima nella vita divina? poiché credo che non potremo mai dimenticare le prime sensazioni dello Spirito di Dio nei suoi movimenti vivificanti sull'anima; quando egli, per usare la figura di Mosè, svolazza su di esso come un'aquila che risveglia il suo nido, infondendo e comunicando una vita nuova e celeste, come quando nella creazione si muoveva sulla superficie delle acque comunicando vita ed energia al caos morto . Sicuramente, se mai sentissimo la potente mano del Signore su di noi, non potremo mai dimenticare il momento memorabile in cui Egli si compiacque per la prima volta di comunicare la luce e la vita divina alle nostre anime morte, di riversare su di noi lo spirito di grazia e di suppliche, per separarci dal mondo, per portarci ai suoi piedi con confessioni e suppliche, aprendo e rivelando le realtà eterne con un peso e una potenza tali da entrare nei nostri pensieri e sentimenti più profondi e interiori. Puoi guardare indietro a quel periodo? Allora Dio è per te; e se Dio è per te allora puoi, poiché Egli si compiace di rafforzare la tua fede, guardare attraverso quella catena benedetta, con tutti i suoi anelli celesti, e vedere come egli ti ha preconosciuto prima della fondazione del mondo, e ha scritto il tuo nome in il Libro della Vita.
14 Ottobre
"Dunque, poiché stiamo ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo grati e adoriamo così Dio in modo accettevole, con riverenza e timore reverenziale". Ebrei 12:18
La grazia è il fondamento stesso del regno che non può essere spostato. È tutta grazia, dal primo all'ultimo. Per grazia siamo salvati; per grazia siamo chiamati; per grazia siamo quello che siamo. Per mantenere dunque chiaro il nostro interesse per il regno che non può essere scosso, dobbiamo tenerci saldi alla grazia; poiché non appena cessiamo di farlo, perdiamo le nostre confortevoli prospettive di questo regno, della nostra partecipazione ad esso e delle sue benedizioni celesti. È un regno di grazia presente e di gloria futura, quindi edificato tutto sulla grazia e non sul merito; interamente dal favore di Dio e non dalle opere della creatura. Fintantoché manteniamo la grazia, manteniamo il regno; poiché il regno sta nella grazia.
Ma perché dovrebbe essere necessaria questa esortazione? Non è molto facile mantenere salda la grazia? Sì, molto, quando non c'è nulla che lo possa provare; e questo è il modo in cui la maggior parte la tiene: nella testa, non nel cuore. Ma i veri partecipi della vita di Dio sono tentati da ogni parte a rinunciare alla grazia, a causa della potenza del mondo, della forza del peccato, dell'astuzia del loro instancabile avversario, dell'incredulità, dell'infedeltà e dello sconforto dei loro miserabili. cuore. Così a volte siamo tentati di distogliere lo sguardo dal regno che non può essere scosso, e di scendere verso cose inferiori; stare o su quella terra che è stata scossa sotto i nostri piedi, o su quel cielo, quel cielo dei farisei che è stato scosso sopra le nostre teste, e così perderci e disorientarsi tra il naufragio e la rovina di quelle cose che sono state scosse e rimosse .
L'Apostolo ci esorta dunque a conservare quella grazia per cui in prima istanza siamo arrivati ad avere un interesse salvifico per il regno che non vacilla; per cui siamo stati introdotti in una conoscenza sperimentale e nel suo possesso; e solo grazie al quale potremo mantenerlo saldo fino alla fine. Qualunque cosa tu faccia, quindi, per quanto in basso tu possa affondare e cadere, non abbandonare mai la tua salda presa sulla grazia. Non sarà mai più prezioso di quando viene stretto da una mano morente e aggrappato mentre espira.
15 Ottobre
"Affinché io possa vincere Cristo." Filippesi 3:8
Che cosa significa "vincere Cristo"? È averlo dolcemente abbracciato tra le braccia della nostra fede. È sentirlo manifestare la sua gloria celeste nelle nostre anime. Significa avere l'applicazione del suo sangue espiatorio, in tutta la sua efficacia purificatrice, sulla nostra coscienza. È sentire il nostro cuore sciogliersi e svenire per i dolci rapimenti del suo amore morente, versato all'estero fino a diventare opprimente. Questo è vincere Cristo. Ora, prima di poter vincere Cristo in questo modo, dobbiamo avere una visione di Cristo, dobbiamo contemplare la sua gloria, "la gloria come dell'unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità". Dobbiamo vedere l'incomparabile dignità della sua Persona gloriosa, l'efficacia espiatoria del suo sangue propiziatorio, la lunghezza e l'ampiezza, la profondità e l'altezza del suo amore insuperabile. Dobbiamo avere il nostro cuore pronto a scoppiare di ansiti, desideri e desideri ardenti che questo beato Emmanuele scenda dal cielo dei cieli in cui dimora oltre il velo, nel nostro cuore, e lì riversi il suo prezioso amore morente.
Ora, non è questo il tuo sentimento, figlio di Dio? È stato mio più e più volte. Non è questo il tuo sentimento mentre ti stendi sul letto, a volte, con un desiderio dolce e sincero verso il Signore della vita e della gloria? Mentre cammini per la strada, mentre sei impegnato nelle tue faccende quotidiane, mentre rifletti e mediti segretamente, non capita spesso che questi desideri e questi respiri emergano nel seno stesso del Signore? Ma non puoi avere questo, a meno che tu non lo abbia visto con l'occhio di una comprensione illuminata, con l'occhio della fede, e tu non abbia avuto un assaggio della sua bellezza, uno scorcio della sua gloria e una scoperta della sua eterna preziosità. Devi aver avuto questo luccichio nei tuoi occhi, come i raggi di luce filtrano attraverso le finestre. Devi averlo avuto danzando nel tuo cuore, come i raggi del sole danzano sulle onde del mare. Devi aver avuto un dolce arrivo degli splendori della luce eterna sulla tua anima, sciogliendola e abbattendola allo sgabello dei suoi piedi, come la prima alba penetra attraverso le nuvole della notte. Quando hai visto e sentito questo, esclami: 'Oh, potessi conquistare Cristo!' Come l'ardente amante che desidera conquistare la sua sposa, tu desideri godere del suo amore e della sua presenza diffusa nel cuore dallo Spirito Santo.
16 Ottobre
"Le tue parole furono trovate e io le mangiai; e la tua parola fu per me la gioia e l'esultanza del mio cuore; poiché io sono chiamato con il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti." Geremia 15:16
C'è una dolcezza nelle promesse che rapisce il cuore; una bellezza in Cristo che conquista l'anima; un'unzione e una potenza salvifica nella parola di Dio, quando applicata, che attira verso di essa ogni affetto segreto e sacro. Non puoi a volte alzare lo sguardo e dire: "Benedetto Gesù, ti amo?" E quando la parola di Dio viene aperta, applicata e resa dolce e preziosa, non ti sei sentito a volte come se potessi baciare la pagina sacra, trasmettendo tanta dolcezza nella tua anima? Questo è abbracciare una promessa d'amore: abbracciarla, avvicinarla al petto, baciarla ancora e ancora con baci d'amore e di affetto, e provare in essa quella dolce gioia con cui lo sposo si rallegra per la sposa, come ora tutto suo - a volte quasi perduto, ma ora corteggiato e vinto, senza più essere separato. Questo è rallegrarsi della parola di Dio, compiacersi di un Gesù benedetto e delle promesse che di Lui testimoniano e si incentrano su di Lui.
Non hai sentito tu questi dolci abbracci nella tua anima alla verità così com'è in Gesù così preziosa, così adatta, così incoraggiante e così adatta ad ogni bisogno e dolore? Allora sei un credente; allora sei un figlio di Dio; allora c'è un'opera della grazia nel tuo cuore; allora conoscerai tu stesso la verità mediante l'insegnamento divino e la testimonianza divina. Potresti non aver ancora avuto quella liberazione completa, quella rivelazione benedetta, quella manifestazione travolgente per cui tutti i tuoi dubbi e paure sono stati spazzati via e la tua anima si è stabilizzata nel fermo godimento della libertà del Vangelo. Potresti averlo avuto o potresti non averlo avuto. Ma se hai impresso su di te questo carattere di aver visto le promesse da lontano e di esserne convinto, e di averle abbracciate con fede, speranza e amore, hai il segno di essere partecipe della fede degli eletti di Dio.
17 Ottobre
“Poiché avete bisogno di pazienza affinché, dopo aver fatta la volontà di Dio, possiate ricevere la promessa”. Ebrei 10:36
Perché è necessaria la pazienza? Perché se siamo il popolo del Signore, sicuramente avremo molte prove. Il Signore ci manda le afflizioni affinché possa darci la grazia della pazienza per sopportarle. Ma oh, che cuore ribelle portiamo in seno! Quanta perversità, quanta stizza e ostinazione abitano in noi! Quanto presto il nostro umore si agita e le nostre menti irritabili si risvegliano in un attimo per la più piccola sciocchezza! Quanta poca pazienza abbiamo davanti alle prove che Dio ritiene opportuno imporci! Impariamo così il nostro bisogno di pazienza e che questa non è un frutto del suolo della natura. La sua mancanza fa sì che l'anima lo insegua; e quando il Signore si sottomette alla sua volontà e permette ai suoi figli di vedere quanto siano utili queste prove per le loro anime, e come, senza questa pesante zavorra, sarebbero stati certamente portati via nel mondo, possono vedere la sua mano misericordiosa nelle loro gravi afflizioni.
Così talvolta sentendosi stizziti e ribelli, e conoscendo così il loro bisogno di pazienza; e talvolta sentendosi sottomessi e godendone la dolcezza, vedono quale grazia beata sia la pazienza. Di nessuna grazia abbiamo più bisogno quotidianamente. Ne abbiamo bisogno nei confronti di Dio, quando ci ostacola nei nostri progetti, ci ostacola nei nostri desideri e, invece di mostrare perché ci affligge, si nasconde dietro una fitta nuvola che né la fede né la preghiera possono penetrare.
Abbiamo bisogno di pazienza gli uni con gli altri, con il mondo, con le nostre relazioni nella vita e con la Chiesa di Dio. Abbiamo bisogno di pazienza quando viene detto o fatto qualcosa che ferisce la nostra mente, ferisce i nostri sentimenti, irrita il nostro umore e ci spinge alla vendetta. E quale misericordia è, in queste dure prove, avere pazienza, e seguire così l'esempio del Signore benedetto, "il quale, quando veniva insultato, non lo insultava più; quando soffriva, non minacciava, ma si impegnava a farlo". Colui che giudica giustamente."
18 Ottobre
"Possono due camminare insieme, a meno che non siano d'accordo?" Amos 3:3
C'è stato un tempo, figlio di Dio, in cui il mondo occupava il posto principale nel tuo cuore. Dio non era supremo nel tuo cuore. Tu e lui eravate quindi in disaccordo. Ma ora, attraverso la grazia, sei portato a fare dell’eternità la tua principale preoccupazione. Tu e Dio siete d'accordo su questo; poiché nella mente di Dio, l'eternità supera il tempo tanto quanto le stelle nel cielo di mezzanotte superano un granello di polvere. C'è stato un tempo in cui amavi il mondo e le cose del tempo e dei sensi; e la terra e le cose terrene erano il tuo elemento e la tua casa. Tu e Dio non siete d'accordo su questo argomento; perché il Signore vide che il mondo era pieno di male, mentre voi lo vedevate pieno di bene. Il Signore ha visto il mondo sotto la sua maledizione, e tu ne hai amato il favore e la benedizione, cercando follemente e malvagiamente di godere di ciò che Dio aveva denunciato; quindi non potresti essere d'accordo.
Vedi così che per essere d'accordo con Dio dobbiamo avere i pensieri di Dio nel nostro cuore, le vie di Dio nella nostra anima e l'amore di Dio nei nostri affetti. "Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice il Signore." Ma devono divenire tali; e quando una volta i pensieri di Dio diventeranno i nostri pensieri e le vie di Dio le nostre vie; quando una volta che abbiamo la mente di Cristo e vediamo con gli occhi di Dio, allora Dio e noi saremo d’accordo e, essendo d’accordo, potremo camminare insieme.
Che cosa significa camminare insieme? Perché significa godere dell’unione, della comunione, della fratellanza e dell’amicizia. Ora, quando siamo portati ad essere d’accordo con Dio, camminiamo con Dio. Egli ha eretto un propiziatorio in alto, e quando saranno così d'accordo, Dio e l'uomo potranno incontrarsi presso il propiziatorio del Redentore. Poiché gli occhi sono illuminati per vedere la verità di Dio; quando il cuore viene toccato per sentire la potenza di Dio; e quando gli affetti si spingono ad amare le cose di Dio, ci incontriamo al propiziatorio. È cosparso di sangue; contiene e nasconde alla vista le tavole spezzate della legge. Lì Dio incontra l'uomo in una benevola amicizia e gli permette di riversare la sua anima davanti a lui e di raccontargli i suoi problemi, le sue prove e le sue tentazioni. E di tanto in tanto si consola dolcemente lasciandosi sfuggire una graziosa promessa, applicando qualche parte della sua sacra verità, incoraggiandolo a credere nel suo caro Figlio, e a sperare ancora nella sua misericordia.
19 Ottobre
"La spada dello Spirito, che è la parola di Dio". Efesini 6:17
C’è solo un’arma con cui possiamo combattere Satana per qualsiasi scopo, ed è la parola di Dio. Ma osserva che non deve essere semplicemente la lettera della parola. Deve essere la “spada dello Spirito”, e quindi una spada spirituale, che può essere presa in mano solo quando la parola di Dio viene applicata con una potenza divina al tuo cuore, e tu hai una fede viva in essa così come è stata creata” vita e spirito" alla tua anima. A nulla serve proporre un testo per resistere a una tentazione di Satana, se non riesco a farlo mio; in altre parole, a meno che non riesca a maneggiare quella spada come qualcuno che sa come maneggiarla. Prendere in mano un testo e non conoscerne la dolcezza e la potenza, sarebbe come un bambino che impugna la spada di un guerriero senza avere la mano del guerriero. Potrebbe giocare con la spada, ma cos'è la spada di un gigante nella mano di un bambino?
A Vienna veniva esposta la spada di Scanderbeg, famoso guerriero albanese contro i turchi. Un uomo che una volta la guardò e la maneggiava disse: "È questa la spada che ha ottenuto così tante vittorie? Non ci vedo nulla; è solo una spada comune". La risposta è stata: "Avresti dovuto vedere il braccio che lo brandiva". Quindi non si tratta semplicemente di prendere un testo, adottare il linguaggio delle Scritture e citare dei passaggi, che respingeranno gli assalti feroci di Satana. Questo significa avere la spada di Scanderbeg senza avere il braccio di Scanderbeg. Ma è avere la parola della verità portata nel nostro cuore per la potenza di Dio, fede suscitata per credere che Dio stesso la dice al nostro cuore, essendo così abilitati a maneggiarla con la forza dello Spirito e con il potere della fede nell’esercizio vivente, per resistere ad ogni spinta infernale.
In questa battaglia non dobbiamo cedere. Fuggire significa essere conquistati perché, come dice bene Bunyan, non esiste armatura per la schiena. Perciò, anche se in questo conflitto dovessi scivolare e cadere, non restare fermo come un prigioniero vinto, ma rialzarti e combattere. "Resisti a Satana ed egli fuggirà da te." È un nemico vinto; non può distruggervi se siete del Signore. La parola di verità, quindi, è piena delle promesse più gentili e dei dolci incoraggiamenti "a sopportare la durezza come buoni soldati di Gesù Cristo" e a non sottomettersi mai con il cuore o con le mani a essere conquistati dal peccato o da Satana.
20 Ottobre
"Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e le parlerò in modo confortante." Osea 2:14
È a margine "al suo cuore"; e Dio parla al cuore; questa è la caratteristica speciale della sua voce. Gli uomini possono parlare all'orecchio e non possono fare altro; ma Dio parla al cuore, perché è lì che si ode solo la sua voce. Tutta la vera religione risiede innanzitutto e per ultima nel cuore dell'uomo. Può avere la testa ben fornita di nozioni, ma il cuore privo di grazia. Ma non è così per i vasi di misericordia, poiché essi "credono con il cuore alla giustizia"; ed è mediante la voce di Dio udita nel cuore che suscita nell'anima una fede salvifica. Là Dio deve parlare se deve esserci una religione del cuore, un'esperienza sana o salvifica, una conoscenza della verità in modo da essere in tal modo benedetti e salvati. Ma nel deserto impariamo la profonda necessità che Dio parli al nostro cuore. Abbiamo bisogno che sia il Signore stesso a parlare e solo il Signore; e pronunciare parole che raggiungano il nostro cuore ed entrino con potere divino nella nostra coscienza.
Quando sei nel deserto, non hai amici, né aiuto umano, né conforto mondano: tutto questo ti ha abbandonato. Dio ti ha condotto nel deserto per privarti di questi legami terreni, di questi rifugi creature e di vane speranze, affinché possa parlare lui stesso alla tua anima. Se dunque vieni separato dal mondo essendo condotto nel deserto; se stai attraversando prove e afflizioni; se sei provato da una varietà di tentazioni e sei portato in quel punto in cui la creatura non ti dà né aiuto né speranza, allora ti viene fatto vedere e sentire che nient'altro che la voce di Dio che parla con potenza alla tua anima può darti basi solide. di riposo o di pace. Ma questo non è redditizio? Potrebbe essere doloroso; è doloroso ; ma è proficuo, perché attraverso esso impariamo a guardare al Signore e solo al Signore, e questa deve essere sempre una lezione benedetta da imparare per ogni figlio di Dio.
21 Ottobre
«Nessuno dunque si vanti negli uomini. Tutte le cose infatti sono vostre: sia Paolo, sia Apollo, sia Cefa, sia il mondo, sia la vita, sia la morte, sia le cose presenti, sia quelle future; tutto è vostro; e voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio." 1 Corinzi 3:21-23
Qualunque cosa ci sia in cielo, qualunque cosa ci sia sulla terra, che possa essere per il tuo bene spirituale, tutto è tuo finché sei un erede di Dio e un coerede di Cristo. L'argento, l'oro e il bestiame su mille colli sono tutti di Cristo perché a Lui è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Qualunque siano le vostre necessità temporali, Egli può soddisfarle, perché è re sulla terra così come in cielo. Qualunque siano i nemici che potresti avere, è in grado di sconfiggerli; qualunque male possa gravare su di te, egli è in grado di domarli; qualunque dolore ti circondi, è capace di consolarti sotto di essi. Tutto nel tempo, tutto nell'eternità, in questo mondo e nel mondo futuro, sono tutti dalla vostra parte, che siete eredi di Dio e coeredi di Cristo.
22 Ottobre
"E tu mi cercherai e mi troverai, quando mi cercherai con tutto il tuo cuore." Geremia 29:13
Dopo che il Signore ha ravvivato le nostre anime, per un certo periodo spesso andiamo avanti, direi, a sbagliare, senza sapere che esiste un Gesù. Pensiamo che lo stile di vita consista nell'osservare i comandamenti di Dio, obbedire alla legge, purificarci dal peccato, riformare la nostra vita e coltivare la santità universale nel pensiero, nella parola e nell'azione; e così andiamo, sbagliando e inciampando nelle tenebre; e nel frattempo non faccio mai un solo passo avanti. Ma quando il Signore ci ha permesso di stancarci per trovare la porta e di farci sprofondare sempre più nell’abisso della colpa e della rovina, sentendo che tutti i nostri tentativi di districarci non hanno fatto altro che sprofondarci sempre più in profondità, e lo Spirito di Dio apre alla comprensione e introduce nell'anima qualche scoperta spirituale di Gesù, e così fa conoscere che c'è un Salvatore, un Mediatore e una via di fuga: questa è la grande svolta nella nostra vita, la prima apertura nella valle di Acor della porta della speranza.
E quando l’anima ha visto una volta che c’è un Gesù, e una volta ha sentito una misura della potenza della sua risurrezione, non va mai da nessun’altra parte per chiedere perdono, giustificazione e salvezza. Quando lo Spirito di Dio comincia ad aprire con potenza nella sua coscienza che c'è un Gesù, che egli è l'unico Mediatore, che il Figlio di Dio è disceso e ha unito a sé una natura umana santa, ed è ora la destra del Padre, è il primo sorgere del giorno, il primo aurora della speranza; e su quel punto luminoso l'anima del naufrago fissa i suoi occhi desiderosi finché il Sole della giustizia non sorge su di essa con la guarigione nelle sue ali. È un grande passo nell'esperienza di un uomo volgersi completamente e unicamente al Signore e rinunciare a tutta la giustizia delle creature, a tutte le forme e cerimonie come via di salvezza. È una grande misericordia voltare le spalle a loro, come il marinaio naufrago si allontana dalla nave che affonda e guarda il sole nascente per mostrargli una via di fuga e dargli così un barlume di speranza.
23 Ottobre
"O miserabile uomo che sono!" Romani 7:24
Questi sentimenti per i quali gemette l'Apostolo sono sperimentati da tutta la famiglia vivificata. Benedetto sia dunque il nome di Dio altissimo, che lo ha ispirato a tracciare e lasciare per iscritto la sua esperienza, affinché potessimo trarne conforto e sollievo. Cosa avremmo pensato altrimenti? Avremmo ragionato così: 'Ecco un apostolo perfettamente santo, dalla mentalità perpetuamente celeste, che non ha in sé altro che l'immagine di Cristo, che vive continuamente alla gloria del Signore e gode incessantemente di comunione con Lui!' Lo avremmo considerato un santo perfetto, se non ci avesse detto cosa era; e poi, avendolo considerato un santo perfetto, avremmo rivolto i nostri occhi scoraggiati al nostro seno e avremmo visto un contrasto così terribile, che disperaremmo di poterci salvare! Ma vedere il conflitto dell'anima attraversato dall'Apostolo, e sentirne una misura nel nostro seno, incoraggia, sostiene e induce l'anima a credere che questa è la via sulla quale i santi sono chiamati a percorrere, comunque può sembrare duro, aspro e sconcertante per loro.
Siate certi, dunque, se non avete mai gridato dal profondo della vostra anima: "O miserabile uomo che sono!" sei morto nel peccato, o morto nella professione. Se il senso di colpa interiore, la miseria e la condanna non hanno mai fatto uscire quel grido dal tuo petto, dipende da questo, la vita e la potenza di Dio non sono nella tua anima. Ma se c’è stato, e c’è ancora, di tanto in tanto, questo grido nel tuo petto, costretto a uscire dalla pressione del peccato e della colpa, hai una testimonianza che lo stesso Signore che insegnò a Paolo ti sta insegnando.
24 Ottobre
"Chi mi libererà da questo corpo di morte?" Romani 7:24
Se il Signore Spirito ha impiantato nella nostra anima quel grido pietoso: "O miserabile uomo che sono!" ciò seguirà come conseguenza necessaria: "Chi mi libererà da questo corpo di morte?" Dove cercherò la liberazione? Da quale quartiere può provenire? Dovrò rivolgermi alla legge? Oh no! che mi maledice e mi condanna, perché lo spezzo continuamente. Posso guardare agli amici? Possono compatire e simpatizzare; ma non possono rimuovere il corpo del peccato e della morte; è troppo veloce per poter essere rimosso. Andrò dai ministri della verità? Potrei sentire quello che dicono con approvazione; ma c’è bisogno di qualcosa di più per rimuovere questo agghiacciante abbraccio del corpo del peccato e della morte. Dovrò guardare alle Scritture? Contengono il rimedio; ma ho bisogno che quel rimedio venga applicato con dolcezza.
"Chi allora mi libererà?" A quale rifugio posso rivolgermi? Dove posso andare, o dove devo girare? Da quale parte può venire l'aiuto o la liberazione? Guarda lo sconcerto! guardate la perplessità di un'anima esercitata! – guardando qui e guardando là; girando a destra e girando a sinistra. Eppure solo da una parte può arrivare la liberazione. E così, quando l'Apostolo fu portato qui - quando fu sprofondato in un punto basso e volgendo ansiosamente gli occhi da ogni parte per vedere da dove potesse venire la liberazione - Dio benedisse la sua anima con la visione del suo prezioso Figlio. Dio Spirito operò nel suo cuore quella fede viva per cui vide Gesù e per cui ci fu una comunicazione del sangue e dell'amore dell'Agnello alla sua coscienza.
25 Ottobre
"Perché i suoi occhi sono sulle vie degli uomini e vede ogni loro passo." Giobbe 34:21
Il cristiano deve dimostrare che nulla sfugge all'occhio di un Dio giusto e santo; che mette a nudo ogni pensiero segreto, scruta ogni scopo nascosto e scruta ogni desiderio e ogni movimento della mente. Egli così scopre e mette in luce tutti i peccati segreti del cuore. Gli uomini in genere non prestano attenzione ai peccati del cuore; se riescono ad astenersi dai peccati palesi nella vita, dagli atti palesi di immoralità, sono soddisfatti. Ciò che accade nelle camere segrete delle immagini non lo vedono né lo sentono. Non così con il figlio della grazia; conosce l'esperienza descritta nel Salmo 139. Porta con sé la segreta convinzione che l'occhio di Dio legge ogni pensiero. Ogni movimento interiore di orgoglio e ipocrisia, ribellione, scontento, irritabilità, irritabilità, lussuria e stravaganza, sente interiormente che l'occhio di Dio legge tutto, segna tutto, condanna tutto con la sua giusta legge, e poiché è così intrinsecamente puro, odia e detesta tutti.
In tal modo egli dimostra, tra "tutte le cose" che vengono soppesate e misurate nel tribunale interiore della coscienza secondo l'infallibile standard della parola di verità, la luce dell'insegnamento dello Spirito e le operazioni del santo timore, che egli è un peccatore davanti a Dio, e quello di una tinta più profonda e di un colore più cremisi di qualsiasi altro trasgressore, poiché vede e conosce il proprio cuore, che nessun altro può vedere o conoscere. È infatti consapevole che molti possono aver peccato più profondamente e grossolanamente per quanto riguarda gli atti esteriori; ma sente che nessuno può aver peccato interiormente più gravemente e continuamente di lui; e questo gli fa dire con Giobbe: "Ho udito parlare di te per orecchio; ma ora i miei occhi ti vedono; perciò detesto me stesso e mi pento nella polvere e nella cenere" (Giobbe 42:5, 6).
26 Ottobre
"Riteniamo fermamente la confessione della nostra speranza, senza vacillare, perché fedele è colui che ha fatto le promesse" (Ebrei 10:23)
La fede non può basarsi sulla fantasia; può poggiare solo sulla solida verità di Dio, come rivelata nelle Scritture. E quando entra nella verità di Dio, come la colomba di Noè entrò nell'arca come suo nido e casa, allora trova riposo e pace. Molte persone pensano che basiamo la nostra fede e speranza non sulle Scritture, ma su alcuni sentimenti della nostra mente, o le nostre fantasie, distinte dalla parola di Dio. Non costruisco e non posso fondare la mia fede su nient'altro che ciò che è rivelato nella Bibbia; e devo farlo perché non ho altro punto d'appoggio su cui appoggiarsi. Non provi la stessa cosa, tu che sai qualcosa della prova della fede? Hai avuto molti alti e bassi e spesso hai avuto bisogno di un punto d'appoggio su cui poggiare la tua fede. Hai cercato di credere a questa o quella dottrina, o di entrare in questa o quella esperienza; ma continuavi a venir meno, perché scoprivi che la tua fede aveva bisogno di qualcosa di più forte della testimonianza degli uomini; avevi bisogno di un fondamento solido su cui costruire per l'eternità; perché le cose in cui credere erano così invisibili e così misteriose, che nient'altro che la parola di Dio poteva bastare perché la tua fede si reggesse e riposasse.
Quando, quindi, in questa prova di fede, la verità di Dio così come è rivelata nelle Scritture è stata applicata al tuo cuore per un potere divino, allora hai scoperto che c’era un punto d’appoggio per credere, e che la tua fede poteva allora poggiare su la parola ispirata di Dio, come roccia su cui costruire, per la vita e la morte, il tempo e l'eternità.
Fu così con Abramo. Quando Abraamo aspettava con ansia la nascita del seme promesso, nella sua mente potevano sorgere molti dubbi o paure riguardo alla possibilità di avere un figlio da Sara. Ma si basò sulla parola della promessa e così ottenne un punto d'appoggio per la sua fede. Come parla l'Apostolo: "Egli, sperando contro speranza, credette per diventare padre di molte nazioni, secondo quel che gli era stato detto: “Così sarà la tua discendenza”." (Romani 4:18). Allo stesso modo la nostra fede deve poggiare sulla parola della promessa, «affinché, mediante due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare saldamente la speranza che ci era posta dinanzi» (Ebrei 6:18). prima di noi."
27 Ottobre
"Io creo la lode che esce dalle labbra. Pace, pace a colui che è lontano e a colui che è vicino!” dice l'Eterno, “io lo guarirò” (Isaia 57:19).
Lontano? Che cosa significa questo "lontano"? Significa che l'anima che attraversa quell'esperienza è separata, nei suoi sentimenti e ad una distanza infinita da Dio. Ora, questo senso interiore di essere "lontano" è uno dei sentimenti più dolorosi che un'anima possa sperimentare. Gli empi, che sono veramente lontani, non sanno nulla, nella loro esperienza, della distanza da Dio, perché non sono mai stati avvicinati spiritualmente. Non hanno sentito Dio che dice loro:“Io li attiravo con corde umane, con legami d'amore" (Osea 11:4) che li attirassero con dolce attrazione al trono dell'Altissimo; non hanno mai sospirato dietro alle dolci manifestazioni della misericordia e dell'amore di Dio; ma vivono volentieri e si crogiolano volontariamente in quelle cose che separano l'anima dal suo Creatore.
Ma coloro che sono “lontani” nei loro sentimenti, sono coloro che hanno visto qualcosa della bellezza del Signore e hanno sentito il male del peccato, che conoscono spiritualmente la purezza di Jahvè e l’impurità della creatura e hanno fatto esperienza della maledizione interiore, la schiavitù e la condanna di una Legge santa. Una scoperta spirituale della sua purezza e santità, rendendo manifesta la loro stessa bassezza, li ha allontanati dalla loro posizione ipocrita o presuntuosa e li ha allontanati da lui; non osa avvicinarsi, né può avvicinarsi; non sentendo alcun accesso spirituale, ma sospirando e piangendo per i loro cuori malvagi nel deserto, in luoghi desolati; e incapaci di fare un solo passo avanti, perché il Signore non li attira con il suo sorriso.
Una persona deve sapere qualcosa sperimentalmente prima di essere avvicinata. Come possiamo conoscere un sentimento di vicinanza se non abbiamo conosciuto un sentimento di distanza? Come possiamo sapere cosa significhi essere portati "dall'estremità della terra" (Salmo 61:2) dalla manifestazione della misericordia e dell'amore di Dio, a meno che non siamo stati sospinti lì, nei nostri sentimenti, da qualche manifestazione dell'ira di Dio contro il peccato? Ma vedere il Signore benedetto e non potersi avvicinare a lui; vedere il suo sangue espiatorio a una distanza infinita da noi, la sua gloriosa giustizia ben lontano dalla vista, e la sua amabile Persona fuori dalla portata della nostra visione spirituale, in modo da non avere alcun accesso a queste gloriose realtà; questo, sperimentalmente e sentimentalmente, significa essere "lontano" da Dio. E credo che il popolo di Dio conosca molto bene questo sentimento. Non c'è molta vicinanza ai nostri giorni; non molto "dondolarsi sulle ginocchia", non molto sorridere all'anima, non molte visite d'amore, né pegni d'amore comunicati. Si parla davvero molto di loro; e vi è un'abbondanza di persone che affermano di averli; ma temo che si tratti, per la maggior parte, di imbrogli e contraffazioni. Il vero popolo di Dio, la famiglia dal cuore sincero, è, per la maggior parte, “lontano, sul mare”, perché è sono giorni bui e nuvolosi quelli in cui viviamo.
28 Ottobre
"Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi? Non sarà dal fatto che tu vieni con noi? Questo distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (Esodo 33:16).
La grazia è sempre "trovata". Non è guadagnata, né meritata né elaborata; ma si trova; e se un uomo non l'ha mai "trovata", non l'ha mai avuta. Si inciampa, per così dire, come il Signore espone nella parabola dell'uomo che trovò il tesoro nascosto in un campo (Matteo 13:44). L'uomo non stava pensando al tesoro. Possiamo supporre che stesse arando il campo. Non aveva idea che sotto le zolle ci fosse dell'oro. Ma trova tutto all'improvviso, nel modo più inatteso e inaspettato, e per la gioia di ciò «va, vende tutto quello che ha e compra quel campo». Lo stesso vale per il modo in cui si trova la grazia. Arriva così all'improvviso, così inaspettatamente e così dolcemente nell'anima di una persona, che quando arriva è come un uomo che ha trovato qualcosa di cui non aveva concepito finché non l'ha trovata. Non aveva idea di cosa fosse, né di come ottenerla, né da dove ottenerla; ma quando gli venne in cuore scope che lì aveva un tesoro. Il tesoro che l'uomo trova nel campo gli fu molto più dolce, perché trovato inaspettatamente, che se lo avesse guadagnato soldo per soldo. Il suo arrivo in un modo così peculiare, dalla sorpresa e dalla gioia prodotte, ha raddoppiato e triplicato il valore del denaro. Così, quando la grazia visita la terra in un momento inaspettato, e scende come la rugiada del cielo nell'anima, essa viene apprezzata molto di più che se guadagnata faticosamente denaro per denaro. La dolcezza del dono è raddoppiata dal fatto che è inaspettato e che arriva in modo così meraviglioso e miracoloso.
29 Ottobre
"Vale meglio il poco del giusto che l'abbondanza di molti empi" (Salmo 37:16).
Dura può essere la vostra sorte quaggiù, voi sofferenti santi dell'Altissimo, per quanto riguarda le cose esterne; dolorosi possono essere gli esercizi attraverso i quali passi quasi quotidianamente, attraverso la ribellione e la disperata malvagità della tua mente carnale; le tentazioni dolorose possono essere la tua porzione continua; molte spine pungenti e rovi acuti potrebbero trovarsi sul tuo cammino; e la strada può essere così accidentata ed aspra, che a volte potresti sentirti il più miserabile tra tutti gli uomini; e così saresti davvero se non fosse per la grazia di Dio nel tuo cuore ora, e per la gloria preparata per te oltre la tomba.
Eppure, nonostante tutto ciò, se le tue afflizioni e i tuoi dolori fossero mille volte più pesanti, ben si potrebbe dire di te: “Felice, tre volte felice, sei tu, o Israele!” Chi sulla terra hai bisogno di invidiare se hai la grazia di Dio nel tuo cuore? Con chi cambieresti, se mai l'amore di Dio visitasse la tua anima? Guardati intorno; fissa i tuoi occhi sull'uomo o sulla donna che sembrano circondati dalla massima felicità terrena, e poi chiedi alla tua coscienza: "Cambierei con te, farfalla della moda, o con te, libellula dorata, che vivi semplicemente la tua piccola giornata; prendendo il sole per qualche ora sotto il sole estivo, e poi sprofondando nella pozza oscura e lugubre che ti aspetta con la marea serale?".
Allora, con tutte le tue preoccupazioni in patria e all'estero, con tutte le tue sventure e le tue prove, sotto le quali ti senti a volte uno degli esseri più miserabili che possano trascinarsi in questa valle di lacrime, cambieresti con qualcuno, comunque? sano, o ricco, o favorito dalla massima prosperità personale, se allo stesso tempo privo della grazia di Dio?
30 Ottobre
«Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo» (Ebrei 2:17).
Ciò che il cuore può concepire o la lingua esprimere, le infinite profondità della condiscendenza del Redentore nel farsi così simile ai suoi fratelli – che il Figlio di Dio debba assumere una natura finita, soggetto alle infermità senza peccato necessariamente connesse con uno stato temporale e una dimorare sulla terra; che avrebbe lasciato il seno di suo Padre nel quale giaceva prima di tutti i mondi, e avrebbe acconsentito a diventare un abitante di questo mondo di lacrime; respirare l'aria terrena; essere testimone oculare e condividere lui stesso i dolori umani; avere davanti agli occhi lo spettacolo quotidiano dei peccati umani; essere bandito per così tanto tempo dalla sua casa natale; sopportare la fame, la stanchezza e la sete; essere soggetto alle persecuzioni degli uomini, alla fuga di tutti i suoi discepoli e al tradimento di uno di loro la cui mano era stata con lui sulla tavola; non nascondere il volto dalla vergogna e dagli sputi, ma essere schernito, colpito, schiaffeggiato e flagellato, e infine morire di una morte atroce tra due malfattori, tra disprezzo e infamia, e coperto, come si pensava, di confusione eterna e vergogna! Oh, quale infinita condiscendenza e misericordia si manifestano in queste sofferenze e dolori di un Dio incarnato! Il Signore ci dà la fede per guardare a Lui mentre li soffre per il nostro bene!
31 Ottobre
"Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore" (Sofonia 2:3).
L'umiltà. Come perseguire questa grazia di mitezza? Imparando il contrario. Quante volte abbiamo confuso il falso fuoco con la luce e il fuoco dello Spirito di Dio! e abbiamo combattuto più per le nostre opinioni, nel nostro spirito, con molte parole avventate e sconvenienti, piuttosto che per la gloria di Dio. Ma dopo un po’ siamo portati a vedere che la lotta e la contesa, nel nostro spirito, sono contrarie allo spirito e al temperamento dell'Evangelo, e siamo portati a vedere quale grazia benedetta sia lo spirito della mitezza. No, proprio la mancanza di essa, l'innalzamento di un temperamento arrogante, la rabbia, il conflitto, l'invidia e la gelosia che spesso operano nei nostri cuori ci convincono di quanto poco sappiamo della "mitezza e gentilezza di Cristo". Sentiamo così quale benedizione sia l'essere resi umili e sottomessi; e quanto sia impossibile entrare in comunione con un Gesù dal cuore spezzato, finché l'anima non è in qualche misura domata dal suo Spirito.
Ma è avendo una serie di cose che cercano di provocarci, che impariamo se siamo miti o meno. Il marito può essere molto mite, mentre la moglie e i figli fanno di tutto per compiacerlo; ma dov'è la sua mitezza quando lo contrastano e lo provocano? Il padrone può essere molto mite, mentre il servo è obbediente, servizievole e attento, ma come si comporta quando le cose sono diverse? Così la conoscenza della malattia ci fa desiderare il rimedio; e dalle sensazioni infelici provocate dall'ira e dal cattivo umore, siamo portati a desiderare l'esperienza di quei dolci sentimenti che la mitezza evangelica produce nella nostra coscienza.