Predicazioni/Romani/Non tutti i discendenti d’Israele sono Israele

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Non tutti i discendenti d’Israele sono Israele

L'espressione "non tutti gli israeliti sono Israele" (o una formulazione simile) si trova in Romani 9:6 nel Nuovo Testamento, dove l'apostolo Paolo scrive:

"Non però che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti, non tutti i discendenti d’Israele sono Israele."

Contesto e significato

In questo passaggio, Paolo sta discutendo il tema della sovranità di Dio nella salvezza, affrontando una questione cruciale per i primi cristiani di origine ebraica: se il popolo d'Israele, che Dio aveva scelto nell'Antico Testamento, fosse ancora il destinatario delle Sue promesse, specialmente alla luce del rifiuto di molti ebrei di riconoscere Gesù come il Messia.

L'affermazione di Paolo distingue tra due gruppi all'interno del popolo d'Israele:

  1. Israele etnico: Tutti i discendenti fisici di Abramo, Isacco e Giacobbe (Israele), il popolo eletto nella carne.
  2. Israele spirituale: Coloro che, indipendentemente dalla loro discendenza etnica, hanno fede nelle promesse di Dio e accettano il Suo piano di salvezza, ora manifestato in Cristo.

Interpretazione teologica

Paolo spiega che l'appartenenza all'Israele di Dio non si basa semplicemente sulla discendenza fisica, ma su una chiamata divina alla fede e alla fedeltà alle promesse di Dio. In altre parole, il vero "Israele" è composto da coloro che sono eletti da Dio e rispondono alla Sua chiamata attraverso la fede, piuttosto che solo dalla genealogia o dall'adesione alla Legge mosaica.

Questo argomento è parte di una riflessione più ampia sul mistero dell'elezione, della grazia e del piano di Dio per il Suo popolo, che Paolo sviluppa in Romani 9-11. Il tema centrale è che Dio non ha abbandonato il Suo popolo, ma che la salvezza è ora estesa a tutti, sia Giudei che Gentili, in Cristo.