Predicazioni/Efesini/Il più grande influencer che il mondo abbia mai conosciuto

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Il più grande influencer che il mondo abbia mai conosciuto

Ci sono dei personaggi nel mondo dei social media che sono diventati famosi “influencer” e che attirano dietro di sé anche milioni di “follower”. Sono termini diventati popolari. Spesso, però, si tratta di persone indegne che prima o poi vengono smascherate perché pensano solo a fare profitti per sé stessi ai danni degli ingenui. Si può però anche essere degli “influencer” per buone cause, diventare strumentali per conquistare non la fama per sé stessi, ma per servire “il più grande influencer che il mondo abbia mai conosciuto”, vale a dire il Salvatore Gesù Cristo. Egli influisce sulla vita dei Suoi discepoli e, tramite la loro testimonianza, attrae a Lui altre persone. È una buona, anzi, ottima e costruttiva imitazione. Un testo tratto dalla lettera agli Efesini (Efesini 5:22-30) parla di come applicare l’influenza di Cristo nella propria famiglia, ma il principio vale per ogni altro ambito della nostra vita.

Un termine affermato

Oggi si parla tanto degli “influencer” [1]. Chi sono? Il termine "influencer" nei social media e nei media in generale si riferisce a persone che hanno la capacità di influenzare le opinioni, le scelte e i comportamenti del pubblico attraverso l'uso delle piattaforme digitali. Gli influencer sono spesso individui che hanno costruito per sé un seguito significativo su social media come Facebook, Instagram, YouTube, TikTok, o altre piattaforme, grazie alla loro competenza, vera o presunta, in una specifica area, la loro personalità, o la loro capacità di creare contenuti che “risuonano” con il loro pubblico. Gli influencer hanno generalmente un numero significativo di follower o sottoscrittori, che possono variare da migliaia a milioni, a seconda della piattaforma e della nicchia di riferimento. Spesso lavorano con marchi e aziende per promuovere prodotti o servizi. Gli influencer esercitano un impatto significativo sulla società e sul comportamento dei consumatori. Possono, infatti, orientare le scelte d'acquisto e diffondere tendenze. Alcuni influencer utilizzano la loro piattaforma per promuovere cause sociali, sensibilizzare su problematiche ambientali, sanitarie o sociali, e per sostenere movimenti di giustizia sociale. Giustamente spesso, però, molti fra essi sono criticati per la loro disonesta furbizia per arricchirsi a spese del pubblico ingenuo. Vengono spesso accusati di promuovere stili di vita superficiali e materialistici, come pure possono avere effetti negativi sulla salute mentale dei loro follower.

Prescindendo dall’abuso che di questa categoria si potrebbe fare, potremmo dire che il Salvatore Gesù Cristo era e rimanga il più grande “influencer” che il mondo abbia mai conosciuto. Nell’episodio in cui Gesù lava i piedi ai Suoi discepoli in cui Egli li esorta non a dominare, ma a servire gli uni gli altri, Egli afferma: “Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io”. Che cosa ha fatto Gesù per le comunità dei Suoi discepoli? Lo troviamo sintetizzato in un testo della lettera agli Efesini. Illustra come l’Evangelo non sia “una bella teoria” ma che necessariamente comporti precise conseguenze sul comportamento dei Suoi autentici discepoli in ogni aspetto della loro vita. Ascoltiamo il testo tratto dal capitolo 5 di quella lettera.

Il testo biblico

“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla, dopo averla purificata lavandola con l'acqua della Parola, per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come i propri corpi. Chi ama sua moglie ama sé stesso. Poiché nessuno odiò mai la sua carne, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la Chiesa, poiché noi siamo membra del suo corpo” (Efesini 5:22-30).

Negli ultimi due capitoli della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Efeso, l’Apostolo si rivolge a diverse categorie di persone per esortarle a comportarsi in modo coerente e conforme all’insegnamento ed all’esempio di Cristo. Si tratta, infatti, per ogni cristiano di “rivestire l’uomo nuovo in Cristo”, cioè di manifestare, in ogni circostanza della vita, quanto Gesù ha insegnato e esemplificato vivendo “a Sua imitazione”. Questo è evidente in quanto egli dice al versetto 5:1 dov’è scritto: “Siate dunque imitatori di Dio, come suoi cari figli”, cioè: seguite l'esempio di Dio in tutto ciò che fate, proprio come un figlio amato imita il proprio padre. La Rivelazione, infatti, ci parla di chi è Dio, di come Egli si sia rapportato al Suo popolo nel corso dei secoli e, soprattutto come si sia manifestato nella persona ed opera di Gesù Cristo.

Ecco così come al termine del capitolo 5, l’Apostolo applichi questo principio ai rapporti fra marito e moglie. Dal versetto 21 parla della necessità della loro reciproca amorevole sottomissione: “... sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo” e poi della grande tenera cura che il marito deve avere per sua moglie, come se si trattasse del suo stesso corpo - e di fatto, in un certo senso, lo è. Si tratta di applicazioni molto importanti che la dottrina biblica deve avere per il nostro comportamento, e non solo nel caso dei rapporti fra marito e moglie.

Riferendosi alla dottrina che noi dobbiamo applicare nella nostra vita, Paolo dice in questo testo: “Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla Chiesa”. Vogliamo così oggi chiederci: che cosa intende l’Apostolo quando parla del rapporto esistente fra Cristo e la Chiesa come di un “gran mistero”? Che cosa intende con “Chiesa”? E poi, in che modo questo rapporto si caratterizza e perché tanto da suscitare la nostra riconoscenza?

Un mistero?

Il termine "μυστήριον" (mystērion) in Efesini 5:32, tradotto generalmente come "mistero" in italiano, ha un significato ricco e sfaccettato nel contesto del Nuovo Testamento. Esso deriva dal greco e nell'antichità classica faceva riferimento a conoscenze o riti segreti accessibili solo a iniziati come nello Gnosticismo. Nei testi neotestamentari, però, "μυστήριον" non indica qualcosa di inaccessibile o esoterico, bensì una verità divina che è stata rivelata da Dio al Suo popolo. Questo concetto si trova in vari passaggi delle lettere paoline [2]. In Efesini 5:32, "μυστήριον" è utilizzato in un contesto specifico riguardante il rapporto tra Cristo e la Chiesa, paragonato al rapporto matrimoniale tra marito e moglie. L'apostolo Paolo descrive il matrimonio stesso come un "gran mistero", che però viene rivelato e spiegato come un'analogia della relazione tra Cristo e la sua Chiesa.

Il "μυστήριον" riguarda la rivelazione del piano salvifico di Dio, i Suoi propositi di salvarci dalle conseguenze del peccato e riconciliarci con Sé, quello che si manifesta in Cristo e si esplicita nella Chiesa. Questo mistero era nascosto nelle generazioni passate ma è ora reso noto, rivelato, attraverso la predicazione dell'Evangelo. Indubbiamente la relazione matrimoniale tra marito e moglie viene elevata a simbolo dell'unione intima tra Cristo (lo sposo) e la Chiesa (la sposa). Questo suggerisce, fra l’altro, che il matrimonio cristiano non sia solo un contratto sociale, ma partecipi di una realtà spirituale più profonda.

Il "mistero" riflette anche la natura dell'amore di Cristo, che si dona completamente per la Sua Chiesa, così come un marito è chiamato a donarsi completamente a sua moglie. Questo deve avvenire non solo in quell’ambito!

Che cos’è qui la Chiesa

Gesù, il Cristo, è “il capo e il Salvatore del corpo” (23) di cui noi siamo le membra (30) “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei” (25), ed Egli “la cura teneramente” (29). A che cosa si riferisce qui l’apostolo Paolo quando dice che Cristo ama e si prende cura della Chiesa? Non certo ad un edificio di culto come farebbe un sagrestano, e nemmeno ad una qualsiasi organizzazione ecclesiastica gerarchica sorta nella storia che pretenda in vario modo di rappresentare il Cristo. Questo è ciò che promuovono gli ecclesiolatri che divinizzano un’organizzazione ecclesiastica [3], ma il Salvatore Gesù Cristo non ha fondato una chiesa in quel senso, ma un movimento libero e dinamico.

Secondo l’insegnamento del Nuovo Testamento, la Chiesa, con la C maiuscola, è una realtà soprattutto spirituale, da intendersi come [4] il  numero completo di coloro che Dio dall’eternità, nell’ambito di un’umanità perduta, ha sovranamente destinato a ricevere la grazia della salvezza dalle conseguenze dei loro peccati. Per questo sono stati affidati all’opera di Cristo Gesù. Nel vangelo di Giovanni Gesù dice in preghiera: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola ... Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dato, perché sono tuoi ...  Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato... Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola” (Giovanni 17:6,9,11,20).

Essi sono “gli eletti”, coloro che sono stati, sono e saranno raccolti in unità sotto Cristo, loro Capo. È questa la Chiesa: ad essa appartengono coloro che solo Dio conosce. Essa è definita “la sposa”, “il corpo” di Cristo e consiste di tutti coloro che, nel mondo intero, professano l’Evangelo di Cristo insieme alla loro prole, non importa con quale nome si identifichino o siano identificati. Essa è il chiamata pure “il regno del Signore Gesù Cristo”, la casa e la famiglia di Dio. Così intesa, è vero che al di fuori di essa non vi sia alcuna ordinaria possibilità di salvezza, perché Dio salva solo coloro che dall’eternità Egli si è prefisso di concedere la Sua grazia in Cristo.

È anche per questo che le varie espressioni storiche della Chiesa non sono determinanti. La Chiesa, infatti, è stata visibile a volte più, a volte meno, e le chiese particolari, che ne sono le membra, sono più o meno pure, a seconda della maggiore o minore purezza in cui vi è insegnata e accolta la dottrina dell'Evangelo, amministrate le ordinanze divine e celebrato il culto pubblico. Di fatto, anche le chiese più pure sulla terra sono soggette sia a mescolanza che ad errori; ed alcune sono tanto degenerate da diventare non chiese di Cristo ma “sinagoghe di Satana”. Cionondimeno, vi sarà sempre sulla terra la Chiesa, persone salvate per grazia mediante la fede, per rendere culto a Dio secondo la Sua volontà, nonostante i possibili errori delle organizzazioni ecclesiastiche e le persecuzioni che subiscono.

Questo testo, inoltre, mette in evidenza come non vi sia poi altro capo della Chiesa se non il Signore Gesù Cristo risorto, il quale non ha delegato la Sua autorità ad alcuno. Non vi è altro Vicario di Cristo se non lo Spirito Santo di Dio, che opera in questo mondo con sovrana libertà promuovendone la causa dell’Evangelo come, quando e dove vuole.

Come si rapporta Cristo con la Sua Chiesa?

Vediamo, infine, quali preziose verità questo testo biblico contiene sull’opera di Cristo in favore della Sua Chiesa.

1. La prima opera di Dio: la Redenzione. Egli agisce per “santificarla, dopo averla purificata lavandola con l'acqua della Parola” (26). Gli eletti alla grazia della salvezza, coloro che formano la Sua Chiesa, sono un popolo speciale, messo a parte (il senso qui di “santificati”). Essi sono stati liberati dalle eterne conseguenze dei loro peccati quando Cristo ha sacrificato sé stesso morendo in croce, prendendo su di Sé al posto loro la morte che avrebbero meritato. In questo senso, “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Il sangue versato da Cristo per coloro che Dio Padre ha loro affidato, la Sua Chiesa, è come l’acqua che usiamo per lavare via lo sporco che abbiamo sul nostro corpo. Questa purificazione è figurata e annunciata nell’atto del battesimo cristiano. Come scrive l’apostolo Pietro: “Figura, questa, che corrisponde al battesimo, che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio, il quale ora salva anche voi mediante la risurrezione di Gesù Cristo” (1 Pietro 3:21). Il battesimo cristiano non determina in sé stesso questa purificazione, ma l’annuncia e la suggella allorché essa è proclamata dalla parola della predicazione dell’Evangelo ricevuta con fede.

2. La seconda opera di Dio: la santificazione. “... per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (27). Coloro che Dio ha salvato in Cristo sono pure coloro nei quali Dio lo Spirito Santo opera durante tutta la loro vita per liberarli gradualmente da tutto ciò che a Dio dispiace, vale a dire dal peccato attuale. Ecco perché il singolo cristiano e le comunità dei cristiani sono ingaggiate, si impegnano diligentemente, attraverso i mezzi di grazia che Dio mette a loro disposizione, in quello che la Scrittura chiama “santificazione”, cioè la purificazione della loro vita dal peccato che guasta la loro vita. Essi lo fanno in vista del giorno in cui Dio renderà completo, di fatto, questo processo, quello che chiamiamo “glorificazione”. Come scrive l’Apostolo: “... ora, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi a Dio, voi avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna” (Romani 6:22); “... poiché dunque abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio” (2 Corinzi 7:1).

3. La terza opera di Dio: la provvidenza. “.... anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la Chiesa, poiché noi siamo membra del suo corpo” (29). A questo riguado riporto ciò che disse un commentatore: “Il Cristo provvede ai Suoi: egli li "nutre", come un padre il suo figlio, come un pastore il suo gregge, e come un marito la sua moglie. Egli li nutre con ciò che è nutriente, e con Sé stesso, il pane della vita, con il suo patto e le sue promesse, con l’Evangelo e le sue dottrine, e con il suo amore e la sua grazia. Egli li nutre con il suo Spirito, ministri, parola e ordinanze. Ed egli li "cura", concede loro una comunione intima e vicina con sé, di cui nulla è più desiderabile per loro, o gioioso per loro. Non c’è nulla più di questo che ravvivi e incoraggi di più la fede, la speranza e l'amore. Egli li riveste in modo appropriato alla loro dignità e al loro carattere, come sua sposa e sposo. Di questo ciò sono ben contenti, e per questo appaiono estremamente attraenti ai suoi occhi. Queste frasi sono espressive di tutta la cura che Cristo ha della sua Chiesa, nel fornirle tutto ciò che riguarda la vita e la pietà; per il suo conforto e la sua felicità in questo mondo e in quello a venire” [John Gill, 5].

Conclusione

Ad imitazione, dunque, di Cristo, il più grande “influencer”, i cristiani sono chiamati ad applicare, in questo mondo, in ogni ambito della vita, ciò che Egli loro insegna ed ha dimostrato e dimostra di fare. Lo possono fare - e questa non è una bella ma irrealizzabile teoria - come persone spiritualmente rigenerate chiamate a partecipare insieme a Cristo, al rinnovamento di ogni cosa in questo mondo. Dovunque imitino il Cristo, in famiglia, nella comunità cristiana, sul luogo di lavoro, nella vita sociale ecc. anche in piccolo, secondo i loro doni e opportunità essi testimoniano che cosa vuol dire far parte del popolo redento da Dio e diventano, per usare un’espressione biblica “il profumo di Cristo” in questo mondo. Anzi, diventano essi stessi “influencer per Cristo”. Essi, in qualunque circostanza si possano trovare, non si scoraggiano mai, ma sono proattivi per il Regno di Dio, confidando che il Cristo sempre vince nella storia ed un giorno nel Suo compimento finale. Come ci esorta l’Apostolo: “Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).

Paolo Castellina, 12 Luglio 2024

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