Predicazioni/Matteo/L'insegnamento di Cristo sulla ritorsione

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Ritorno


L'insegnamento di Cristo sulla ritorsione  

Andrea Scalisi, in “The Banner of Truth”, n. 729, giugno 2024.

“Voi avete udito che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente'. Ma io vi dico: Non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e toglierti la tunica lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuole costringere a fare un miglio, fanne con lui due. Da' a chi ti chiede e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle” (Matteo 5:38-42).

C’è qualcosa di veramente straordinario nella natura di Gesù Cristo. Lo stesso Gesù che era (ed è) pienamente Dio umiliò se stesso assumendo la forma di dell’umanità per morire per i peccati di coloro che gli appartengono. Ma ancora più notevole, Gesù aveva la capacità esclusiva di condividere la nostra stessa natura umana senza ereditare la nostra natura peccaminosa. Ora siede alla destra del Padre come pienamente Dio e pienamente uomo.

Uno dei fattori più confortanti nel sapere che Gesù ha condiviso la nostra natura umana è che può relazionarsi con tutto ciò contro cui lottiamo. È come il nostro fratello o il migliore amico che sa cosa stiamo passando, che può simpatizzare con ogni nostra prova e tribolazione. E perché di fronte a questi stesse situazioni non ha mai peccato, Gesù è in grado di servire da esempio su come rispondere con perfetta giustizia basata sulle proprie azioni. Un ottimo esempio di ciò può si trova nel suo discorso sulla ritorsione contro i propri nemici nel Sermone sul Monte.

Interpretare le parole di Gesù  

La Scrittura ci mostra che Gesù era noto per parlare e agire al di fuori dei limiti delle norme culturali comunemente accettate. Gran parte di ciò che ha detto era offensivo, provocatorio e contrario alla tipica comprensione umana. Questo perché non era “il rabbino medio”. Dopo aver terminato il Sermone sul Monte, le folle erano stupite del suo insegnamento perché insegnava con autorità, a differenza dei loro scribi (Matteo 7:29). Questa è un'affermazione sorprendente. Gli scribi erano molto esperti sulla Legge ebraica, ma limitata all’insegnamento delle sue interpretazioni ampiamente accettate. Questo era la portata della loro autorità, anche se ancora più privilegiata della maggior parte. Eppure Gesù non somigliava affatto a questi scribi, come indica Matteo. Vedete, Gesù aveva l’autorità di presentare nuove interpretazioni della legge e di approvarle legalmente con giudizi basati su queste interpretazioni. La donna sorpresa in adulterio (Giovanni 7:53-8:11) è un esempio che può venirci in mente. Con le pietre in mano, gli scribi e i farisei riconoscono in qualche modo l'autorità di Gesù sull'argomento. Mentre loro l'avrebbero punita secondo la loro comprensione della Legge, la risposta di Gesù, si rivela culturalmente e religiosamente contraria: “Gesù le disse: “Neppure io ti condanno; va' e non peccare più” (versetto 11).

Ora torniamo al nostro testo centrale di Matteo 5:38-42. Gesù sta insegnando ai suoi seguaci il vero significato di ciò che la legge cerca di comunicare. Citando da Levitico 24:20, egli afferma: "Voi avete udito che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente’" La comprensione iniziale di questa affermazione sarebbe sembrata ovvia: Vendicati del tuo nemico, combatti il fuoco con azioni corrispondenti. Fai agli altri quello che loro hanno fatto a te, e così via. Ma se guardate indietro nel contesto di questa affermazione nel Levitico, Gesù rivela una verità alternativa che apre la porta a una nuova interpretazione che porta a una risposta radicale.

Senza entrare nei dettagli del brano del Levitico, Gesù rivela il vero significato nel fatto che Dio è il responsabile della vendetta sul malfattore. L'apostolo Paolo insiste su questo punto in Romani 12:19-21, citando dalla legge in Deuteronomio 32:35. Questo funge anche da eccellente ponte verso il fulcro principale dell'insegnamento di Gesù in questo passaggio: “Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all'ira di Dio, poiché sta scritto: “A me la vendetta; io darò la retribuzione”, dice il Signore. Anzi ‘se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo’. Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene”.

Gesù sta mostrando alle folle che esiste un solo vendicatore, ed è Dio Padre. Devono concentrarsi invece sulla giusta risposta in una situazione che, da una prospettiva mondana, richiede ritorsioni. La loro risposta è che dobbiamo rispondere con umiltà, sottomissione e amore. Nessuno lo ha esemplificato più di Gesù, come noi vedremo fra un attimo.

Azioni predette  

Questo passaggio prosegue descrivendo ciò che Gesù considera essere la giusta risposta di chi sopporta la persecuzione da parte dei malfattori. Il motivo per cui è giusto non è solo perché Gesù ha detto che lo è; ma anche perché lui ha dimostrato personalmente una tale risposta.

Lo vediamo nei tre scenari che ci espone: “Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra” (versetto 39).

"A chi vuol litigare con te e toglierti la tunica lasciagli anche il mantello” (versetto 40).

“Se uno ti vuole costringere a fare un miglio, fanne con lui due” (versetto 41).

Potrebbe benissimo darsi che questi non siano scenari arbitrari che Gesù usa come lezioni oggettive. Se noi guardiamo più da vicino, vedremo che sono profetici in termini di anteprima e forniscono la profondità della sofferenza che Cristo era destinato a sopportare e il modo in cui ha reagito ai suoi aguzzini.

Dove troviamo un punto nella Scrittura che descriva una persona che viene schiaffeggiata, spogliata del mantello e costretta a percorrere un'ardua distanza verso la propria morte? Ciò che Gesù sta facendo qui è dipingere un suo ritratto della propria crocifissione con questi tre scenari. Ogni racconto evangelico lo verifica: Gesù fu schiaffeggiato, presumibilmente in faccia, dai suoi accusatori (Matteo 26:67; Marco 14:65; Luca 22:64; Giovanni 18:22). Il suo stesso mantello è strappato dal suo corpo, solo per esserlo rimesso sulle ferite aperte e poi tirato a sorte fra i soldati romani (Matteo 27:31, 35; Marco 15:20, 24; Luca 23:34; Giovanni 19:23, 24). È stato costretto a trasportare la sua croce dal quartier generale del governatore al Golgota, una distanza di circa mezzo miglio. Il precedente trauma fisico che ha subito ha sicuramente reso il suo tempo reale, l'esperienza di quella via dolorosa sembrare molto più lunga, anche con l'aiuto di Simone di Cirene (Matteo 27:32; Marco 15:21; Luca 23:26; Giovanni 19:16, 17).

L'unica cosa più sorprendente della rivelazione di Gesù su ciò che sarebbe accaduto a lui stesso durante la crocifissione è la sua risposta quando ciò accadde realmente. Come gli schernitori gli passavano accanto, cantando "Salva te stesso!", Gesù adempie la parola di Dio come detto attraverso il profeta Isaia nel capitolo 53 versetto 7: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”.

Ciò che vediamo in mostra qui è l'umiltà, la sottomissione e l'amore di fronte ad una malvagia opposizione. La vendetta non era nella mente di Gesù perché era nelle mani del suo Padre Celeste. Questo è esattamente ciò che Gesù si aspetta da noi. Se il creatore dell’universo ha mostrato una tale moderazione di fronte al male, anche con tutta la disponibilità che avrebbe avuto di strumenti di liberazione, quanto più noi dovremmo rispondere nello stesso modo, come la sua stessa creazione! I veri cristiani sono chiamati a dare testimonianza della vita e l'opera di Gesù Cristo (Matteo 28:18-20) tanto attraverso le nostre azioni quanto mediante le nostre parole. Quando impariamo come cristiani a comportarci in questo modo cristiano noi mostriamo al mondo che ci circonda che non siamo del mondo, ma di Cristo.