Predicazioni/2Corinzi/Promesse mantenute: in Cristo tutte

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Promesse mantenute: in Cristo tutte! 

In un mondo moralmente decaduto come il nostro, molte promesse che si sentono e si fanno, ad ogni livello, vengono regolarmente deluse. Possiamo ancora fidarci di qualcuno? Possiamo fidarci della Parola di Dio e delle Sue promesse? Solo di quelle! Tutte le Sue promesse si realizzano in Cristo Gesù e chi davvero è in comunione con Lui si impegna ad essere fedele e veritiero, come afferma l’Apostolo in 2 Corinzi 1:18-22. Che cosa dice e quali ne sono le implicazioni?

Promesse come “solo parole”? 

Che cos’è una promessa? Una promessa è un impegno preso liberamente e sulla parola, o anche in forma legale, di fronte ad altri, di fare o dare qualche cosa. Una promessa la si mantiene. È una questione di principio che caratterizza la persona onesta, corretta, degna di fiducia. In questo mondo, moralmente decaduto, però, questo non lo si può prendere per scontato. C’è chi promette ingannevolmente e che poi trova modo di tirare fuori delle scuse per non avere onorato le sue promesse. Accade a tutti i livelli, personale, politico, nel mondo degli affari e persino negli accordi internazionali. In politica, è diventato tipico e persino proverbiale che le promesse fatte dai politici durante le elezioni spesso non vengano mantenute o addirittura siano cambiate una volta che sono eletti. Questo è causa della perdita di fiducia dei cittadini nel sistema democratico e li allontana dalla partecipazione alle stesse elezioni. Queste situazioni ci fanno riflettere su concetti come la fiducia, l'onestà e la responsabilità.

Siete voi persone che quando si chiede loro qualcosa, rispondono chiaramente di sì, senza alcuna ambiguità, e poi fanno esattamente quanto viene loro richiesto nel tempo necessario “salvo imprevisti”, o anche persone che dicono di no ed è chiaro che non lo faranno? Quando si dice di sì bisogna rispettare l’impegno preso, e bisogna anche avere il coraggio di dire di no quando lo riteniamo necessario. Ci sono, però, persone ambigue, che non è mai chiaro se dicono di sì oppure di no, forse perché non si vogliono impegnare veramente in nulla, vogliono fare solo quello che gli è comodo di volta in volta e poi giustificare la loro scelta facendo leva proprio sulla risposta imprecisa che avevano dato fin dall’inizio. Le chiameremo “gente del sì e no”, come quando si dice: “La distanza che devi percorrere è sì e no venti chilometri”, cioè “circa”, “approssimativamente”, non siamo in grado di specificare con esattezza.

L’espressione “sì e no”, quindi, esprime incertezza, approssimazione, imprecisione, probabilità non garantita, non dimostrata. “Forse è così, chissà, magari…”. Non ne siamo del tutto sicuri, speriamo… Ci si può fidare delle promesse della “gente del sì e no”? Con loro tutto è più difficile.

I cristiani dell’antica città di Corinto avevano, una volta, atteso con ansia l’arrivo presso di loro dell’Apostolo Paolo. Aveva infatti promesso che avrebbe fatto loro visita. Desideravano udire il suo insegnamento per poter approfondire la dottrina della fede, come pure il suo aiuto per risolvere alcuni problemi della loro comunità. Sembrava però non arrivare mai. Forse che l’Apostolo aveva fatto loro vuote promesse che egli non aveva intenzione di mantenere? Era negligente ed inaffidabile? No, l’apostolo aveva avuto motivi validi per ritardare, perché, per principio, egli era un uomo che intendeva mantenere fede responsabilmente a tutte le sue promesse. Si proponeva serietà ed impegno massimo in tutto ciò che intraprendeva. Egli considerava questo un punto d’onore proprio per essere testimone della fedeltà di Dio a tutte le Sue promesse. Quando diceva sì era sì, e quando diceva di no, era no, senza alcuna ambiguità.

In fondo, era quello che Gesù stesso, infatti, aveva insegnato: «Ma sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no, poiché il di più viene dal maligno» (Matteo 5:37) come pure quello che ave va scritto l’apostolo Giacomo: «...sia il vostro sì, sì, e il vostro no, no, affinché non cadiate sotto giudizio» (Giacomo 5:12).

Il testo biblico  

In questa circostanza Paolo scrive ai cristiani di Corinto e, sull’argomento della fedeltà alle promesse fatte, ad un certo punto egli dice:

«Ora, com'è vero che Dio è fedele, la parola che vi abbiamo rivolta non è “sì” e “no”. Perché il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato “sì” e “no”, ma è “sì” in lui. Poiché quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in lui il loro “sì”, perciò pure per mezzo di lui si pronuncia l'Amen alla gloria di Dio, in grazia del nostro ministero. Ora colui che con voi ci rende fermi in Cristo e che ci ha unti è Dio, il quale ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2 Corinzi 1:18-22).

L’apostolo qui, allora, è come se dicesse: «Io non sono di quelli che dicono di sì ma intendono no, oppure come le persone che ti vogliono lasciare apposta nell’ambiguità proprio perché non vogliono impegnarsi e che dicono: “Sì e no, forse, magari…”. Io voglio riflettere nella mia vita la fedeltà di Dio, le cui promesse, in Cristo, sono sempre “sì”».

Ecco una meravigliosa ed incoraggiante descrizione del carattere stesso di Dio: Egli è fedele alle sue promesse, e tutte le promesse di Dio trovano il loro compimento nella persona e nell’opera di Gesù, il Cristo. L’apostolo Paolo, in questo frammento della sua lettera, coglie dunque l’opportunità di confermare i cristiani a cui si rivolge nella verità della fedeltà di Dio alle Sue promesse, che deve necessariamente manifestarsi nella nostra fedeltà.

Una parola verace  

La prima cosa che qui l’Apostolo afferma è che Gesù Cristo, il contenuto della predicazione degli apostoli, non è “sì e no”, ma sempre “sì” certezza, verità, precisione, indiscutibile ed esatto dato di fatto, non ambiguo o soggetto ad interpretazione personale. È null’altro che infallibile verità, completamente affidabile e certa. Abbiamo a questo riguardo la testimonianza dell’Antico Testamento, che dice: «Il fondamento della tua parola è verità; tutti i tuoi giusti giudizi durano in eterno» (Salmo 119:160). Abbiamo la testimonianza stessa di Gesù, che dice: «La tua parola è verità» (Giovanni 17:17). Abbiamo la testimonianza degli apostoli, che dicono: «Ogni Scrittura è ispirata da Dio» (2 Timoteo 3:16), e quindi vera ed autorevole.

Vi sono cristiani che sembrano vivere, rispetto alle cose di Dio, in condizione di perenne incertezza. Conoscono quel che dice la Bibbia, ma affermano di non essere del tutto sicuri che le cose stiano veramente come stanno scritte. Sembrano confusi quando odono di “autorevoli personaggi” che mettono in questione non solo la Bibbia, ma anche l’esistenza stessa di “quel” Dio di cui essa parla. Odono poi le affermazioni di incredulità, di derisione e di discredito della Bibbia che sembrano provenire dalla “maggioranza” della gente e ne rimangono allibiti. Quando poi odono un predicatore cristiano che considera la Bibbia come completamente affidabile, vera Parola del Dio vivente e verace, proponendo la alla fede ed all’ubbidienza, allora “non sanno più che cosa pensare”. Di fronte al “coro” degli increduli che sembrano “cantare all’unisono”, quel predicatore solitario che annuncia la Parola con tanta sicurezza pare loro un’incomprensibile “nota stonata”. Magari lo “rispetteranno”, magari lo andranno anche ad ascoltare come una curiosa rarità da museo… ma si guarderanno bene dal prenderlo sul serio, risuonando nella loro mente le voci critiche che hanno udito, il cui volume ben presto coprirà la voce di quel solitario predicatore. In sé stessi dicono, infatti: “Se non riesco a credere a quelle storie su Adamo ed Eva, sul Diluvio, sui miracoli, sulla risurrezione … non posso neanche prendere sul serio la Bibbia quando mi parla del sacrificio di Cristo sulla croce per il perdono dei miei peccati, sulla necessità di riconoscerli e ravvedermene, come pure di ubbidirgli con fiducia”.

Quella Parola, però, proviene da Dio, Colui che non può mentire. Quella parola è “sì” ed il cristiano ad essa risponde pure: «sia Dio riconosciuto veritiero, ma ogni uomo bugiardo, com'è scritto: “Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole, e resti vincitore quando sei giudicato” (Romani 3:4). Ecco come inizia l’Apostolo la sua lettera al discepolo Tito: «Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della verità che è secondo pietà, nella speranza della vita eterna la quale Dio, che non può mentire, promise prima dei secoli, manifestando poi nei suoi tempi la sua parola mediante la predicazione che mi è stata affidata per mandato di Dio, nostro Salvatore» (Tito 1:1-3).

Una promessa verace  

Lo stesso è per ciò che Dio promette nella Sua Parola. Non si tratta di promesse ambigue o delle quali si possa dubitare se effettivamente saranno mantenute, ma di precisi impegni che Dio intende onorare. In tutte le parti dell’Evangelo vi è inviolabile costanza ed incontestabile sincerità. Spesso noi siamo, nonostante tutte le nostre migliori intenzioni, incostanti ed incoerenti, ma le promesse dell’Evangelo, sancite nell’impegno che Dio si è preso nel patto che Egli stesso ha stabilito, quello che predichiamo, sono ferme ed inviolabili, si realizzano tutte certamente, a tempo debito.

La promessa principe, quella che riecheggia in tutto l’Antico Testamento, è quella che riguarda la nascita in questo mondo del Salvatore del mondo, Gesù Cristo. Fin dal tempo della Genesi risuona la promessa che verrà uno che sconfiggerà il male. A Satana Dio aveva lanciato questa maledizione che per noi sarebbe stata una benedizione: “E io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la sua progenie; questa ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15). Questa progenie, discendenza, è il Signore e Salvatore Gesù Cristo. La Scrittura annunzia infatti: «Dio, quando fu giunto il tempo stabilito, mandò suo Figlio. Egli nacque da una donna e fu sottoposto alla legge, per liberare quelli che erano sotto la legge e farci diventare figli di Dio» (Galati 4:4,5 TILC).

Il Figlio di Dio si era preso un preciso impegno e l’ha portato avanti fino in fondo. “Allora ho detto: 'Ecco, io vengo' (nel rotolo del libro è scritto di me) 'per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebrei 10:7). Chi non ha alcun principio morale o che non ha scrupoli di violarlo quando gli conviene, è una persona falsa, di lui non ci si può fidare. Chi intende rispettare precisi principi etici e morali non riesce sempre ad esserne coerente, perché instabile ed incostante. Dio, però è verace, non è né incostante né falso e fedelmente realizza in Cristo, dopo averla lungamente preparata, la salvezza del genere umano da tutto ciò che l’ha condannato inesorabilmente a morte e che ne corrompe la natura, funzione e destino. Ecco così che unire la propria vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo significa vedersi rigenerare a vita nuova, anzi, diventare una nuova creatura, come dice la Scrittura: «Perché quando uno è unito a Cristo è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate; tutto è diventato nuovo» (2 Co. 5:17 TILC).

Ogni promessa di Dio si realizza in Cristo  

La cosa, però, che in questo testo io trovo stupefacente e sommamente rilevante, è quel versetto che dice: “Tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui”. Non solo Dio si è dimostrato fedele a quella che abbiamo chiamato la Sua “promessa principe”, ma ogni promessa che Dio abbia mai fatto nella Sua Parola trova in Cristo il suo adempimento.

Quante promesse ha fatto Dio nella Bibbia? Lo scrittore cristiano inglese Herbert Lockyer (1886-1984) ha scritto un libro di 352 pagine intitolato: “Tutte le promesse della Bibbia”. Egli conta più di 8000 promesse e dimostra come esse siano applicabili alla nostra vita di oggi. La Bibbia, infatti è colma di promesse di Dio. L’apostolo Pietro scrive: «La divina potenza di Cristo ci ha dato tutto ciò che è necessario per vivere santamente. Perché egli ci ha fatto conoscere Dio, il quale ha chiamato noi a partecipare alla sua gloria e alla sua potenza. Egli ci ha donato quelle cose grandi e preziose che erano state promesse» (2 Pietro 1:3,4 TILC). Herbert Lockyer organizza queste promesse in categorie che coprono tutto il vasto raggio degli interessi umani, da quelli spirituali a quelli materiali, da quelli collettivi a quelli personali.  Quando si giunge a comprendere le promesse di Dio e come esse si applicano ad ogni aspetto della nostra vita, si giunge ad avere una tale fiducia in Dio tanto da sostenerci attraverso i periodi peggiori della vita e da farle diventare la fonte della nostra gioia nei tempi migliori. Qual è l’ambito che particolarmente vi sta a cuore? Conoscete voi quali sono le promesse di Dio al riguardo?

Come facciamo, però, a sapere se quelle promesse sono per noi? Come facciamo a sa pere se quelle promesse si realizzeranno? Tutte le promesse di Dio hanno in Cristo il loro sì. Se la vostra vita e destino è stata strettamente unita al Signore e Salvatore Gesù, Cristo, se nel vostro cuore voi conservate la Parola del Signore, credendole, amandola ed ubbidendole, queste promesse sono per voi e si realizzeranno. Dice l’apostolo Giovanni: «Voi dunque conservate nei vostri cuori la parola del Signore che avete udito dal principio! Se essa rimane in voi, sarete uniti col Figlio e col Padre. E questa è la promessa che Cristo ci ha fatto: la vita eterna» (1 Giovanni 2:24,25 TILC). Gesù Cristo è, nel linguaggio biblico “l’Amen”, cioè il “Così sia”, la certezza dell’adempimento di ogni promessa. Gesù è Colui che ci garantisce, il Garante, che le promesse fatte da Dio andranno a compimento (Ebrei 7:22).

Un cristiano verace  

Dio, dunque, è totalmente affidabile, Egli mantiene ogni Sua promessa, e la mantiene in Cristo, e Paolo, l’apostolo di Cristo, dice che intende riflettere, nel suo stesso comportamento, queste caratteristiche di Dio. Sì, tutto questo implica, presuppone, un cristiano verace, autentico, impegnato in fiduciosa ubbidienza alla volontà di Dio. Solo allora si vede come le cose funzionino veramente e non rimangano solo parole al vento. Paolo era un cristiano verace. Ecco perché, nel nostro testo, l’apostolo menziona lo Spirito Santo. Scrive infatti: «Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori»

Un cristiano autentico, infatti, è una persona trasformata e guidata dallo Spirito Santo. È Lui che garantisce la loro stabilità ed affidabilità, è Lui che li consacra con la Sua grazia. Egli pone nel loro cuore “la sua caparra” (21,22). Una caparra è una somma versata a garanzia di un contratto contro eventuali inadempienze. L’illuminazione dello Spirito è una caparra della vita eterna, il conforto che dà lo Spirito è una caparra della gioia eterna. Ecco perché per il cristiano le promesse di Dio non sono astrazioni, ma concrete realtà.

Ecco così che la veracità di Dio, la mediazione di Cristo e l’opera dello Spirito Santo, sono tutti impegnati a che le promesse siano certamente adempiute alla gloria di Dio, per la gloria della Sua grazia ricca e sovrana, verità infallibile e fedeltà.

Conclusione  

Nel testo biblico di oggi, dunque, l’apostolo dice che intende mantenere le promesse che ha fatto ai cristiani di Corinto perché vuole riflettere nel suo stesso modo di comportarsi la fedeltà di Dio alle Sue promesse. Dio è fedele ed affidabile: così pure sarà Lui. Dio mantiene le Sue promesse: così pure vuole fare Lui. Dio mantiene ogni Sua promessa in Cristo: ecco perché l’apostolo non si stanca di far conoscere Gesù e la Sua opera, non come un’astrazione teorica ma come verità, realtà e concretezza. La verità di Dio e delle Sue promesse è evidente nella vita dei cristiani autentici, che Dio sta trasformando all’immagine di Cristo alla Sua gloria. Uniti al Signore e Salvatore Gesù Cristo, le Sue promesse si realizzeranno per noi, per la Sua stupefacente grazia, nel presente e nel futuro.

Qualcuno pensa che le promesse di Dio siano immateriali e inconsistenti? Forse perché probabilmente ha conosciuto solo cristiani incoerenti ed inaffidabili. Può capitare. Cominciamo noi a prenderle sul serio ed anche noi diventeremo “persone serie”.

Paolo Castellina, 16/12/05, rielaborazione del 26/1/2024.