Predicazioni/Matteo/Riconoscenti per una chiamata irresistibile
Riconoscenti per una chiamata irresistibile
Persone e circostanze “decisive”
Quand’è che voi siete giunti alla fede in Cristo? Chi vi ha accompagnato per la prima volta a conoscere il Signore e Salvatore Gesù Cristo, la cui opera vi ha permesso di comprendere Dio come vostro amorevole Padre e di stabilire così una comunione salvifica con Lui? Oppure anche: com’è successo che avete abbandonato il materialismo che caratterizza gran parte della gente oggi, per esplorare la fede cristiana biblica che apre la mente ed il cuore a valori e realtà spirituali? Ognuno di voi potrebbe raccontare esperienze diverse al riguardo. Alcuni potrebbero parlare con riconoscenza della benefica influenza su di voi di vostro padre o madre; altri potrebbero menzionare l’apporto di conoscenti o amici credenti; altri ancora rammentare la buona testimonianza data da una comunità cristiana che avevate conosciuto o che vi ha avvicinato. Potreste menzionarmi altre persone o circostanze che per voi sono state “decisive” nell’accostarvi a Cristo, o persino parlarmi di esperienze scioccanti che vi hanno provvidenzialmente scosso.
Una cosa, però, è chiara: quale che sia la strumentalità di persone o circostanze, è Dio stesso che vi chiamava a Sé, a far parte del Suo popolo, della Sua famiglia. Magari è stato solo qualche tempo dopo, ripensando a come si è sviluppata la vostra vita, che avete compreso come allora Dio vi chiamasse alla comunione con Sé. Come dice il Signore nella Bibbia tramite il profeta Osea: “L'ho attirato a me con affetto e amore. Sono stato per lui come uno che solleva il suo bambino fino alla guancia. Mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo” (Osea 11:4 TILC). In teologia questa è definita come la chiamata o vocazione irresistibile.
Due vocazioni
Vorrei oggi che consideraste due testi biblici (fra i molti che si potrebbero citare al riguardo) di chiamate o vocazioni in qualche misura paradigmatiche o esemplari. La prima, nell’Antico Testamento, è quella del patriarca Abramo. Ascoltiamola dal capitolo 12 del libro della Genesi.
“L'Eterno disse ad Abramo: “Vattene dal tuo paese e dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò: e io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione: benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. E Abramo se ne andò, come l'Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran. E Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono per andarsene nel paese di Canaan; e giunsero nel paese di Canaan. E Abramo traversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di More. A quel tempo i Cananei erano nel paese. L'Eterno apparve ad Abramo e disse: “Io darò questo paese alla tua progenie”. Ed egli costruì lì un altare all'Eterno che gli era apparso. E di là si spostò verso la montagna a oriente di Betel, e piantò le sue tende, avendo Betel a occidente e Ai a oriente; e lì costruì un altare all'Eterno e invocò il nome dell'Eterno. Poi Abramo partì, proseguendo da un accampamento all'altro, verso il meridione” (Genesi 12:1-9).
La seconda lettura, del Nuovo Testamento, ci parla di un uomo che sarebbe poi diventato l’evangelista Matteo.
“Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo, chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte e gli disse: “Seguimi”. Ed egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù era a tavola in casa di Matteo, ecco, molti pubblicani e peccatori vennero e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. I farisei, visto ciò, dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?”. Gesù, avendoli uditi, disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Ora andate e imparate che cosa significhi: 'Voglio misericordia, e non sacrificio' poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”. (Matteo 9:9-13).
Cause seconde e causa prima
Il movimento che ha dato origine all’antico popolo di Israele come pure il movimento dei discepoli di Gesù, il Cristo, che ne costituisce il proseguimento e il compimento, non è un fenomeno che si possa spiegare in termini umani. Certo, come ogni fenomeno storico vi sono delle cause contingenti che oggi gli storici e i sociologi studiano e cercano di descrivere. Vi è pure chi “spiega” certi fatti come sorgenti “dal caso”, cioè “senza una causa particolare” oppure “per coincidenza”. Come chi dice che l’essere umano sia sorto e poi evoluto per una “fortunata coincidenza” di cause fra innumerevoli altre.
Sicuramente c’è anche chi pensa di saper spiegare come mai voi qui siete arrivati alla fede nel Cristo diventandone discepoli, relativizzando poi la cosa, minimizzandola oppure discreditandola. “Ah, sei cristiano solo perché...”, come per dire: “Saresti potuto diventare qualcos’altro se...”. E allora si immaginano e teorizzano persino “dimensioni parallele” dove voi pure esistereste ma con storie e circostanze diverse da quelle che avete avuto in “questa dimensione”....
Per ogni cosa, è vero, vi sono delle cause, ma queste cause le definiamo secondarie, perché c’è una causa prima per cui esse sono avvenute, cosa che i moderni increduli “esperti in dibattiti culturali” ostinatamente negano.
Così la vicenda del patriarca Abramo che sta proprio all’inizio della formazione del popolo di Dio - e che è una figura fondamentale nell’intera Bibbia. Gli “esperti” diranno: “Ma chissà cosa gli è venuto in mente” o “Che cosa si è sognato” nel suo “fanatismo religioso” tanto da spingerlo ad abbandonare ogni cosa e partire senza neanche sapere dove stesse andando? Un folle... Demenza senile.. e che, nel suo caso, i suoi hanno “persino” assecondato! “ ...era proprio ...una famiglia di dementi” o no?
E poi guardiamo alla vicenda di Matteo, che lascia un lavoro ben pagato per alzarsi ed improvvisamente seguire “quell’altro”, Gesù di Nazareth ...che persino i suoi parenti e poi la madre e i fratelli avrebbero voluto riportarselo a casa perché credevano che fosse impazzito. Ricordate l’episodio? Si ripete due volte: “E quando i suoi parenti udirono ciò, uscirono per prenderlo, perché dicevano: «Egli è fuori di sé»” (Marco 3:21); “Nel frattempo giunsero i suoi fratelli e sua madre e, fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare. Or la folla sedeva intorno a lui; e gli dissero: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro, dicendo: «Chi è mia madre, o i miei fratelli?». Poi guardando in giro su coloro che gli sedevano intorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, mia sorella e madre»” (Marco 3:31-35).
Un movimento inarrestabile
Quella di Matteo è una delle tante chiamate del Signore e Salvatore Gesù Cristo che troviamo sia durante la Sua vita terrena che dopo la Sua risurrezione. Per essa si potrebbero dare tante “spiegazioni”. Perché quando Gesù lo chiama risponde subito alla chiamata, come Abramo, senza fare questioni? Il testo forse omette di menzionare le loro resistenze e perplessità? C’erano dei presupposti per cui essi avevano considerato in precedenza la chiamata di Dio, valutato i pro e i contro e poi fatto la loro libera scelta? C’è chi specula al riguardo.
Il fatto è che il “movimento” di Abramo e qui anche con questo Matteo è in realtà il movimento del Santo Spirito di Dio che opera in questo mondo in maniera sovrana perché, per sua grazia e misericordia, allora stava formandosi un popolo, un popolo che lo serve, che serve i Suoi eterni propositi in questo mondo di ribelli a Dio ed alla Sua volontà. Lo stesso sta avvenendo oggi, e proprio qui in mezzo a noi. La Scrittura, infatti, dice: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:16). Il sovrano, vivente ed eterno Dio è la causa prima di ogni cosa e, in particolare, la causa prima nel formarsi un popolo che gli appartenga in modo particolare
Dio non è in questo condizionato da niente e da nessuno. Egli persegue le sue finalità “senza consultarsi” con nessuno. Scrive l’apostolo Paolo: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e incomprensibili le sue vie! Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato il suo consigliere?” (Romani 11:33-34).
Certo, ci sono motivazioni umane per le quali una persona “decide” di rispondere alla chiamata di Dio. Sono “cause seconde” ma non casuali. C’è però una causa prima: la decisione è suscitata da Dio così come la fede è un dono di Dio, qualcosa che ci è accordata e che ci permette (come peccatori induriti e ribelli) di abbracciare Gesù, il Cristo, come nostro Signore e Salvatore. Siano rese grazie a Dio che esiste una “chiamata irresistibile”, altrimenti nessuno di noi sarebbe venuto a Cristo per essere salvato.
Una volta “Gesù, prendendo di nuovo la parola, disse loro: «Figli, quanto è difficile, per coloro che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Ed essi, ancora più stupiti, dicevano fra di loro: «E chi dunque può essere salvato?». Ma Gesù, fissando lo sguardo su di loro, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché ogni cosa è possibile a Dio». E Pietro prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». Allora Gesù, rispondendo, disse: «Io vi dico in verità che non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o poderi per amor mio e dell'evangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna” (Marco 10:24-30).
Nessuno scandalo, ma riconoscenza
Dunque: vi scandalizza l’idea di una chiamata irresistibile? Non mi sorprenderebbe se qualcuno si scandalizzasse di questo, quasi che essa fosse “un affronto alla dignità umana”. Il fatto è che noi abbiamo un’immagine troppo elevata dell’essere umano e quindi di noi stessi e non ci rendiamo conto di quale sia effettivamente la disperante realtà della morte spirituale in cui si trova l’essere umano. Siamo così influenzati dall’ideologia umanista che è particolarmente confacente all’orgoglio umano che vorrebbe negare quanto la Scrittura dice a proposito della condizione spirituale in cui noi ci troviamo. Come dice, però, l’apostolo Giacomo: “Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18). Giacomo qui insegna che la nuova nascita (la rigenerazione spirituale per la quale una persona “si risveglia alle cose di Dio”) e comincia a cercarle è un atto sovrano di Dio. È lo Spirito Santo di Dio che produce nuova vita spirituale in coloro che Dio Padre ha eletto a salvezza e che, come tutti gli altri erano “morti nelle loro colpe e peccati”.
“E voi pure ha vivificato, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati” (Efesini 2:1); “... anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati)” (Efesini 2:5); “Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutti i peccati” (Colossesi 2:13).
Lo strumento che lo Spirito usa sempre per “innescare” la nuova nascita è “la parola di verità”. Lo Spirito accompagna l'annuncio della Parola con un irresistibile richiamo interiore che induce gli eletti a credere al messaggio dell’Evangelo. Dio fa questo in tutti coloro che Gli appartengono, anche in quelli inosservati o indesiderati da questo mondo.
Quando Giacomo scrive che Dio "ci ha generati", si riferisce alla rinascita spirituale di peccatori. La scelta di questa parola da parte di Giacomo afferma con forza che la rigenerazione è effettuata dalla sovrana volontà di Dio. Coime dice Giovanni: “... i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:13).
La volontà di Dio, causa prima
È per Sua volontà, non per volontà umana, che la rinascita spirituale inizia ed è portata a compimento - quali ne siano le cause secondarie. La volontà di Dio è l'unica causa della rigenerazione. Giacomo si riferiva a questi primi credenti come "le primizie delle sue creature". Questa raccolta iniziale era una garanzia di un raccolto più vasto di credenti a venire - quindi anche di noi oggi. La verità della rigenerazione sovrana stava dietro a questa fiducia dell’apostolo Giacomo, poiché sapeva che Dio avrebbe vinto ogni resistenza nei cuori di tutti gli eletti.
Giovanni Calvino lo vedeva molto chiaramente. Il riformatore ginevrino spiega: «Quando dice che Dio di sua volontà, o spontaneamente, ci ha generati, lascia intendere che non è stato indotto da altra ragione, poiché la volontà e il consiglio di Dio sono spesso posti in opposizione ai meriti di uomini... Come la nostra elezione prima della fondazione del mondo era gratuita, così noi siamo illuminati dalla sola grazia di Dio quanto alla conoscenza della verità, così che la nostra vocazione corrisponda alla nostra elezione. (...) Tale visione della rigenerazione dà tutta la gloria a Dio”.
Ringraziamo Dio che Egli, in modi diversi, ma sicuri, per la Sua grazia immeritata, ci ha chiamati a fare parte del Suo popolo. L’apostolo Pietro scrive: “Ma voi siete una generazione eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce; voi, che già non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (1 Pietro 2:9-10).
Paolo Castellina, 3-6-2023