Teopedia/Aseità

Da Tempo di Riforma Wiki.
Versione del 26 mar 2023 alle 19:24 di Pcastellina (discussione | contributi)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


Aseità

Nella teologia e filosofia scolastica il termine (dal latino aseitas «da sé, a sé») indica la caratteristica di ciò che sussiste per sé stesso, ossia di Dio, la cui perfezione consiste nell’esistere in virtù della stessa sua essenza. Si contrappone all’abalietà, ossia alla natura o caratteristica di ciò che è ab alio, cioè di un essere (gli esseri creati in genere) la cui esistenza dipende da un altro.

L'aseità di Dio è un concetto teologico che si riferisce all'idea che Dio esiste da se stesso, senza dipendere da nulla al di fuori di sé stesso. In altre parole, l'aseità di Dio si riferisce alla sua autosufficienza e indipendenza assoluta.

L'idea dell'aseità di Dio è stata sviluppata principalmente nella tradizione filosofica e teologica cristiana, sebbene sia presente anche in altre tradizioni religiose. Secondo questa concezione, Dio è l'essere supremo che esiste in modo assoluto e infinito, senza essere limitato o influenzato da nulla al di fuori di se stesso. Dio non ha bisogno di nient'altro per esistere o per essere pienamente se stesso.

L'aseità di Dio è strettamente correlata alla sua perfezione e immutabilità. Se Dio avesse bisogno di qualcos'altro per esistere o per essere pienamente se stesso, ciò lo renderebbe imperfetto e dipendente da qualcosa al di fuori di se stesso. Ma poiché Dio è perfetto, completo e autosufficiente, non ha bisogno di niente al di fuori di sé stesso.

Inoltre, l'aseità di Dio è strettamente correlata alla sua onnipotenza e onniscienza. Se Dio dipendesse da qualcosa al di fuori di sé stesso, ciò limiterebbe la sua potenza e la sua conoscenza. Ma poiché Dio è autosufficiente e completo in sé stesso, la sua onnipotenza e onniscienza sono illimitate e perfette.

In sintesi, l'aseità di Dio rappresenta l'idea che Dio è l'essere supremo, completo e autosufficiente, che esiste da se stesso e non ha bisogno di nulla al di fuori di se stesso per esistere o per essere pienamente se stesso.

L'idea dell'aseità di Dio è stata sviluppata dai teologi cristiani fin dai primi secoli del cristianesimo, ma il concetto ha avuto una particolare importanza nel periodo medievale.

Uno dei primi teologi cristiani ad affrontare il concetto di aseità di Dio è stato Agostino d'Ippona, nel IV secolo. Agostino sosteneva che Dio è l'essere supremo e perfetto, che esiste da se stesso e non ha bisogno di nulla al di fuori di se stesso. Questa concezione di Dio come autosufficiente e completo in sé stesso ha avuto un'importante influenza sulla teologia cristiana successiva.

Tuttavia, il concetto di aseità di Dio è stato esplicitamente formulato e definito in modo più preciso da Anselmo di Canterbury, un teologo e filosofo medievale del XI secolo. Anselmo ha sviluppato la sua teologia della divinità in due opere importanti: il "Monologion" e il "Proslogion". Nel "Proslogion", Anselmo ha sviluppato l'idea dell'aseità di Dio, sostenendo che Dio è l'essere supremo e completo in sé stesso, che non ha bisogno di niente al di fuori di sé stesso per esistere o per essere pienamente se stesso.

L'idea dell'aseità di Dio è stata sviluppata e affinata ulteriormente da altri teologi cristiani medievali, come Tommaso d'Aquino e Duns Scoto. Tuttavia, Anselmo di Canterbury è considerato il teologo che ha formulato per la prima volta in modo chiaro e preciso il concetto di aseità di Dio nel contesto cristiano.

Riferimenti