Teologia/La doppia predestinazione

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La doppia predestinazione

Che cos’è la “doppia predestinazione”? La Bibbia la insegna? Il termine “doppia predestinazione” semplicemente significa che, proprio come Dio predestina alcuni, ma non tutti, all’eterna salvezza, così Egli predestina altri all’eterno castigo. La seconda parte della “doppia” predestinazione, vale a dire Dio che stabilisce che tutti siano destinati all’eterna distruzione ad eccezione degli eletti, è talvolta chiamata riprovazione, e coloro che non sono gli eletti sono chiamati i reprobi.

La dottrina della riprovazione è necessariamente vera se possono essere stabilite le seguenti premesse: (1) Sovranamente Dio sceglie alcuni come destinatari della grazia della salvezza; (2) Dio non sceglie come destinatari della salvezza tutti gli esseri umani; (3) non c’è possibilità alcuna di ottenere salvezza a parte dalla sovrana elezione di Dio a quel fine. In altre parole, se Dio ha scelto infallibilmente di salvarne alcuni, ed ha privato tutti gli altri di qualsiasi altro mezzo di salvezza, egli ha effettivamente operato una scelta al riguardo di ogni persona: egli ha scelto o di salvarla o di tagliarla fuori da ogni speranza di salvezza. Ciascuna di queste premesse possono essere certamente trovate nella Bibbia; è quindi manifesto che l’eterna scelta operata da Dio implica la salvezza di alcuni e la dannazione di altri.

La dottrina della doppia predestinazione è frequentemente contestata nei termini più forti, in larga parte a causa di un evidente malinteso di ciò che di fatto afferma questa dottrina. Gli oppositori di questa dottrina spesso si muovono dal presupposto che il modo in cui Dio porta gli eletti a salvezza debba precisamente corrispondere al modo in cui porta i reprobi alla dannazione. È naturalmente vero che la salvezza sorge dall’opera sovrana e monergistica di Dio nella Rigenerazione, cosicché tutto il credito vada solo a Lui. Alcuni suppongono che se fosse vera la doppia predestinazione, allora Dio pure dovrebbe essere sovranamente responsabile per gli inizi della dannazione nei reprobi: egli allora produrrebbe monergisticamente il peccato nel cuore dei non eletti, il che scaturirebbe nella condanna eterna. Questa comprensione della doppia predestinazione rende Dio autore del peccato, e questo non è assolutamente biblico.

Però, anche se dobbiamo respingere la distorsione della doppia predestinazione che vede Dio come Colui che produrrebbe il peccato ai fini della condanna proprio come Egli monergisticamente produce la fede ai fini della salvezza, dobbiamo respingere la negazione della doppia predestinazione in qualsiasi senso. Dio non è autore del peccato, ma egli indurisce esseri umani peccatori per i Suoi giusti propositi di giudizio e condanna.

La Bibbia è chiara sul fatto che proprio come Dio sceglie alcuni da destinare alla misericordia ed alla salvezza, così Egli sceglie altri per l’indurimento giudiziario e la riprovazione; quando è detto che Egli ha amato Giacobbe sin da prima della sua nascita, è pure detto che sin da prima della sua nascita Egli ha odiato Giacobbe (Romani 9:10-13); quando Egli sceglie di salvare Israele dall’Egitto per la gloria della Sua grazia, Egli pure sceglie di suscitare Faraone affinché si ribelli e si indurisca per la gloria della Sua ira (Romani 9:17-18). Di fatto Dio fa lo stesso con tutte le creature umane, scegliendole dalla stessa massa di creta per renderne alcuni vasi destinati ad un uso onorevole ed altri per renderli vasi destinati ad un uso disonorevole, e questo al fine di manifestare nella prima classe la gloria della Sua misericordia, e nell’altra classe la gloria del Suo giudizio di condanna ed ira (Romani 9:21-23).

Non è nemmeno solo l’apostolo Paolo che parla così chiaramente di questo argomento. Anche Pietro parla di coloro per i quali Cristo è la preziosa pietra angolare della salvezza e di coloro per i quali Egli è una pietra di inciampo, coloro che inciampano contro di essa per la loro eterna distruzione. Di quelli che sono riprovati, egli dice: “a questo sono stati anche destinati”, destinati a disubbidire alla Parola e quindi a perire (1 Pietro 2:6-8).

Le grandi Confessioni di fede riformate del XVI e del XVII secolo trattano di questa questione in maniera saggia e biblica. Da una parte affermano la dottrina della doppia predestinazione, ma dall’altra mettono in guardia dall’errore di accusare Dio di essere colpevole del peccato. Un buon esempio di questo è la Confessione di fede di Westminster:

“Come Dio ha destinato a gloria gli eletti, così pure Egli, con il liberissimo ed eterno proposito della Sua volontà, ha preordinato tutti i mezzi conseguenti [per giungere a quel fine]. Per cui, gli eletti, essendo decaduti in Adamo, sono redenti da Cristo); sono a tempo opportuno efficace­mente chiamati alla fede in Cristo tramite l'opera del Suo Spirito; vengono giustificati, santificati, nonché custoditi dalla Sua potenza mediante la fede a salvez­za. Nessun altro se non gli eletti sono redenti in Cristo, chiamati efficaceme­nte, giustificati, adottati, santificati e salva­ti” (3:6); “Secondo l'inscrutabile consiglio della Sua volontà, per il quale Egli accorda o trattiene la [Sua] misericordia come vuole, per la gloria della Sua potenza sovrana sulle Sue creature, è piaciuto a Dio di tralasciare il resto del genere umano e ordinarlo ad ignominia e ad ira per il suo peccato, a lode della Sua gloriosa giustizia” (3:7) [1].

Riferimenti

Sullo stesso argomentovedi il saggio più lungo di R. C. Sproul

Note