Teopedia/Digiuno

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Digiuno

Il digiuno (l'astinenza dal mangiare e dal bere) viene praticato in diverse religioni e culture per ragioni religiose e/o morali. Le prescrizioni religiose quanto al digiuno variano molto, a partire dallo Zoroastrismo che lo proibisce, fino al Giainismo che insegna come l'obiettivo principale del credente nella vita sia il distacco dalle passioni che, idealmente, culminerebbe nel lasciarsi volontariamente morire di fame. Quasi ogni religione promuove o sanziona, in un modo o in un altro, il digiuno. Nelle religioni primitive e spesso un mezzo per controllare o soddisfare le divinità, un modo per favorire la virilità o per prepararsi ad osservanze cerimoniali.

Il digiuno era usato dagli antichi greci quado essi consultavano gli oracoli, dagli indiani d'America per acquisire il loro totem privato, e dagli sciamani africani per contattare gli spiriti. Molte religioni usano il digiuno per acquisire chiarezza di visione ed introspezioni mistiche. Il Giudaismo, diversi rami del Cristianesimo, e l'Islam hanno giorni fissi di digiuno, di solito associato a disciplina della carne o con il ravvedimento dal peccato. L'Islam lo pratica nel periodo denominato del Ramadan, un mese intero in cui i Mussulmani sono obbligati ad astenersi da ogni cibo ed acqua dall'alba al tramonto.
Il digiuno può essere completo o parziale, per un determinato periodo di tempo o ad intermittenza.

Il digiuno nella Bibbia

Fra gli israeliti, occasione principale per un digiuno pubblico era la festa annuale delle espiazioni (Levitico 16:29,31; 23:27,29,36; Numeri 29:7). In tutto l'Antico Testamento troviamo diversi digiuni speciali, sia individuali che pubblici (Giudici 20:26; 1 Samuele 14:24: 31:13; 2 Samuele 1:12; 12:16-23; 1 Re 21:27; 2 Cronache 20:3). L'Antico Testamento lo accompagna spesso alla preghiera, per esprimere il cordoglio (1 Samuele 31:13; 2 Samuele 1:12), come segno di ravvedimento e rimorso (2 Samuele 12:15-23; 1 Re 21:27-29; Neemia 9:1,2; Gioele 2:12,13), o per dimostrare la serietà degli impegni presi verso Dio (2 ronache 20:1-4; Salmi 35:13; 69:10; 109:24; Daniele 9:3). Un digiuno, però, che non fosse accompagnato da autentico ravvedimento e opere giuste, era denunciato dai profeti come una vuota osservanza legale (Isaia 58; Geremia 14:11,12).

Gesù Cristo pratica un digiuno prolungato subito dopo il Suo Battesimo per prepararsui al suo ministero (Matteo 4:1,2; Luca 4:1,2), ma non sembra avere espresso alcuna approvazione o disapprovazione del digiuno in quanto tale. Egli mette in evidenza come, se si vuole praticare il digiuno, questo debba essere fatto per la sola gloria di Dio, privatamente e volontariamente, non per mettersi in mostra ed esserne lodati (Matteo 6:16-18). Quando una volta gli chiedono espressamente un'opinione sul digiuno religioso, egli risponde che il digiuno sarà appropriato solo quando egli se ne sarà andato (Matteo 9:14,15). È chiaro, però, che Gesù dà importanza molto relativa al digiuno religioso e non prescrive al riguardo alcuna regola, come avevano fatto Giovanni Battista ed i Farisei. Per i cristiani il digiuno fa parte del "culto volontario", che comunque esso stesso non è privo di rischi, in quanto potrebbe oscurare i principi dell'Evangelo ben diversi dalle pratiche religiose delle religioni: "Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne" (Colossesi 2:23).

Vi sono evidenze della pratica del digiuno nella chiesa antica (Atti 13:2,3; 14:23), ma non sembra che essa abbia dato al digiuno l'importanza che esso assume in alcuni rami della Chiesa in periodi successivi. Il digiuno serve loro per sottolineale gli impegni solenni che si prendono in certe circostanze.
Pare che i cristiani d'origine israelita continuassero comunque ad osservare le loro antiche usanze di digiunare e pregare il lunedì ed il giovedì, non oltre, però, la fine del primo secolo quando, forse in reazione ai giudaizzanti i giorni di digiuno erano stati spostati al mercoledì ed al giovedì. In ogni caso tali digiuni terminavano nel primo pomeriggio e non erano obbligatori.

Il digiuno nella storia della Chiesa

Dal secondo secolo AD in poi due giorni di digiuno erano osservati in preparazione della Pasqua. Nel quarto secolo, quando il Cristianesimo si impone come religione dell'impero romano e viene istituzionalizzato, la Chiesa mette un particolare accento sull'aspetto formale e cerimoniale della pratica religiosa. La pratica del digiuno diventa sempre di più legata ad una teologia legalistica ed al concetto di opere meritorie. Verso il decimo secolo, in Occidente, diventa obbligatorio il digiuno in tempo di Quaresima
Il digiuno, inoltre diventa elemento comune della disciplina del movimento monastico e lo stile di vista monastico sostituisce il martirio come il più alto atto di devozione della vita cristiana e particolarmente valutato.

Durante il Medioevo, la Chiesa cattolica romana aggiunge al calendario ecclesiastico un certo numero di giorni obbligatori di digiuno. In Italia li collega ai momenti più importanti della vita degli agricoltori. Erano giorni di digiuno il mercoledì, il venerdì ed il sabato seguenti la prima domenica di Quaresima; Pentecoste e il 14 di settembre. Una quarta stagione di digiuno decorreva dal 13 di dicembre a Natale. Pure durante il Medioevo la Chiesa ortodossa orientale aggiunge come giorni di digiuno obbligatorio a cominciare dal 15 di novembre, durante l'Avvento, dalla domenica della Trinità al 29 giugno, e due settimane prima del 15 di agosto.

I Riformatori protestanti del XVI secolo, con l'eccezione degli Anglicani respingono l'obbligatorietà dei giorni di digiuno, insieme a gran parte dei riti e delle cerimonie della Chiesa cattolica romana. Gli Anabattisti, più di qualsiasi altro movimento riformatore di questo periodo, relega ancora una volta il digiuno alla sfera privata, lasciando al singolo credente di determinare se è appropriato per promuovere l'autodisciplina e la preghiera.
La Chiesa cattolica romana conserva i suoi giorni di digiuno obbligatori fino al XX secolo, quando essi vengono modificati da diversi atti magisteriali che fanno seguito al Concilio Vaticano Secondo e che introducono una nuova normativa del digiuno ecclesiastico. Inoltre, l'approccio cattolico moderno associa la pratica del digiuno alla vocazione d'amare il prossimo ed a considerarlo come simbolo dell'identificazione del cristiano con i poveri e gli affamati del mondo. In alcuni circoli cristiani (cattolici e non cattolici, evangelici e non evangelici) vi è l'usanza crescente di incontrarsi con un pasto frugale dando poi il denaro che avrebbe costato un intero pranzo per combattere la fame nel mondo. I Pentecostali/Carismatici del XX secolo hanno una vasta letteratura sui benefici del digiuno, collegandolo alla preghiera come mezzo per approfondire la vita spirituale e/o per ottenere favori da Dio. Alcuni leader carismatici affermano persino che la pratica sistematica del digiuno e della preghiera possa cambiare il corso della storia.

Osservazioni

Come ogni altra pratica religiosa, il digiuno comporta dei pericoli, specialmente quando lo si sottolinea troppo a discapito di altre dottrine bibliche, oppure lo si abusa per fini egoistici. La Bibbia stessa rileva la possibilità di tali abusi come un tentativo di carpire a Dio l'esaudimento della preghiera, al posto di un autentico ravvedimento, come semplice formalità e quindi come un fine a sé stesso, e come occasione di religiosità esteriore (Isaia 58; Zaccaria 7:5; Matteo 6:16). Inoltre vi è prova che talvolta il digiuno sia pericoloso per la propria salute fisica o psichica. D'altro canto, vi sono pure evidenze bibliche che il digiuno e la preghiera praticati assieme, possano essere utile parte della vita di fede, personale e comunitaria, benchö non si possa permettere che questa pratica degeneri in una semplice osservanza formale vuota od un tentativo di manipolare Dio.