Teopedia/ Herman Bavinck
Herman Bavinck
Herman Bavinck (1854-1921) è stato un teologo olandese e figura importante nella storia della teologia riformata. Bavinck è stato professore di teologia sistematica presso l'Università libera di Amsterdam e ha scritto numerosi libri teologici influenti, tra cui "Reformed Dogmatics", una monumentale opera in quattro volumi che rappresenta uno dei più importanti contributi alla teologia riformata del XX secolo. Bavinck era noto per la sua attenzione alla tradizione riformata e alla sua capacità di integrare la teologia con altre discipline, come la filosofia e le scienze sociali. Ha anche svolto un ruolo importante nella difesa dell'ortodossia cristiana contro le influenze del modernismo e del liberalismo teologico. Oggi, la sua eredità teologica continua ad essere studiata e apprezzata da teologi riformati e cristiani in tutto il mondo.
Herman Bavinck, uno dei più importanti teologi riformati e uno dei massimi esponenti della teologia evangelica a cavallo tra Ottocento e Novecento. Egli, insieme ad Abraham Kuyper fu usato da Dio per promuovere un risveglio della teologia riformata classica in Olanda, rimanendo al tempo stesso attento ai cambiamenti culturali in corso. Oltre alla teologia, infatti, s’interessò della cultura e della società, includendo la politica, l’educazione, la pedagogia, la psicologia e la filosofia. Bavinck può essere considerato uno dei teologi riformati più significativi di quel periodo. Le sue molte opere continuano ad essere lette ed apprezzate ancora oggi, fra cui i quattro volumi della sua teologia dogmatica. Tra le sue opere, che entro il 2005 saranno accessibili anche in italiano, segnaliamo: Filosofia della rivelazione, La dottrina di Dio, Nel principio: fondamenta per una teologia della creazione. Vogliamo onorarlo con riconoscenza, ispirati come siamo dallo stesso proposito ideale che egli aveva: far ritornare le chiese riformate storiche al “primo amore” dopo essere corse, senza discernimento, e a loro danno, dietro seducenti ed ingannevoli “amanti”.
Opere
Herman Bavinck ha scritto numerose opere teologiche, ma tra le più importanti ci sono:
- "De algemeene genade" (1886), un'opera sulla dottrina della grazia comune;
- "Gereformeerde Dogmatiek" (1895-1901), comunemente conosciuta come "Reformed Dogmatics", un'opera in quattro volumi che tratta in modo esaustivo di molti aspetti della teologia sistematica riformata;
- "In the Beginning" (1909), un'opera sulla dottrina della creazione e la relazione tra fede e scienza;
- "The Philosophy of Revelation" (1909), un'opera sulla natura della rivelazione e il rapporto tra la teologia e la filosofia;
- "Christianity and Socialism" (1911), un'opera sulla relazione tra la fede cristiana e le teorie socialiste.
Altre opere di Bavinck includono "The Doctrine of God", "The Doctrine of Man", "The Doctrine of the Covenant and of Divine Election", e "Essays on Religion, Science, and Society". Tutte le opere di Bavinck riflettono la sua profonda conoscenza delle Scritture e la sua attenzione alla tradizione teologica riformata, unita a una grande apertura alle discipline accademiche e alla cultura del suo tempo.
Herman Bavinck (1854-1921)
A 150 anni dalla sua nascita, desideriamo rammentare Herman Bavinck, uno dei più importanti teologi riformati e uno dei massimi esponenti della teologia evangelica a cavallo tra Ottocento e Novecento. Egli, insieme ad Abraham Kuyper1 fu usato da Dio per promuovere un risveglio della teologia riformata classica in Olanda, rimanendo al tempo stesso attento ai cambiamenti culturali in corso. Oltre alla teologia, infatti, s’interessò della cultura e della società, includendo la politica, l’educazione, la pedagogia, la psicologia e la filosofia. Bavinck può essere considerato uno dei teologi riformati più significativi di quel periodo.
Le sue molte opere continuano ad essere lette ed apprezzate ancora oggi, fra cui i quattro volumi della sua teologia dogmatica. Tra le sue opere, che entro il 2005 saranno accessibili anche in italiano, segnaliamo: Filosofia della rivelazione, La dottrina di Dio, Nel principio: fondamenta per una teologia della creazione.
Vogliamo onorarlo con riconoscenza, ispirati come siamo dallo stesso proposito ideale che egli aveva: far ritornare le chiese riformate storiche al “primo amore”2 dopo essere corse, senza discernimento, e a loro danno, dietro seducenti ed ingannevoli “amanti”.
“Come teologo e dogmatico di professione, Bavinck, per la sua teologia riformata, risale a Calvino. Facendo questo, e prendendo pure in considerazione, sebbene non senza critiche e riserve, l’erudizione e la scienza moderna, egli contribuì a liberare la teologia riformata dalla sclerosi ed ossificazione a cui era stata sottoposta dal 1750 circa … Come Agostino … egli cercava una filosofia della rivelazione che rispondesse ai problemi della vita e del mondo – una risposta che soddisfacesse sia il cuore che la mente” (Geesink).
La sua rilevanza, però, non riguarda solo le chiese storiche e quelle riformate propriamente dette, ma il mondo evangelico nel suo insieme, tendente com’è a riprodurre ancora oggi gli errori che Bavinck combatteva, sia nel campo del liberalismo di varia natura che nell’evangelicalismo.
Bavinck, nasce il 13 dicembre 1854 nella città di Hoogeven, provincia di Drenthe, Olanda. Era figlio di Jan Bavinck, ministro della Chiesa Riformata separatista olandese3. Studia teologia all’università statale di Leida per confrontarsi di prima mano con la teologia moderna. Qui riceve il dottorato pubblicando nel 1880 una tesi intitolata De ethiek van Ulrich Zwingli (l’etica di Ulrico Zwingli). Più tardi, riconosce che, se da un lato questi studi contribuivano alla sua formazione intellettuale, dall’altro, l’impoverivano spiritualmente.
E’ nominato professore alla Facoltà teologica della Chiesa Riformata Separatista di Kampen (1883) e diventa poi professore della Libera Università di Amsterdam4, dopo un tentativo fallito di unificare le due istituzioni teologiche. Portava in sé l’afflato della predicazione, associato al travaglio delle divisioni del mondo riformato e le sollecitazioni della cultura moderna
A Kampen, Bavinck pronuncia la sua lezione inaugurale dal titolo: De wetenschap van de H. Godgeleerdheid (“La scienza della sacra teologia”, che pone le basi della dogmatica che avrebbe pubblicato più tardi, proclamandosi in continuità con la teologia riformata classica.
“Dio,” disse, “è l’oggetto della teologia, e la Sacra Scrittura è la fonte della conoscenza. Nella Bibbia Dio ha disposto un sistema di conoscenza di Sé stesso, e dovere della teologia è trovarlo”.
Nel suo discorso inaugurale ad Amsterdam, aveva altresì detto:
“La religione, il timore di Dio, deve quindi essere l’elemento che ispira ed anima ogni investigazione teologica. E’ quello che deve essere lo stesso battito cardiaco della scienza. Un teologo è una persona che parla con coraggio su Dio perché parla da Dio ed attraverso Dio. Professare la teologia è un compito sacro. E’ un ministero sacerdotale nella casa del Signore. E’ esso stesso un servizio di culto, la consacrazione della mente e del cuore all’onore del Suo nome” (Godsdienst en Godgeleerdheit, 1902).
In quanto professore a Kampen, Bavinck pubblica i quattro volumi della sua teologia sistematica e continua ad elaborarla ad Amsterdam. E là che pubblica la sua Gereformeerde Dogmatiek, vol. 1-4 (1895-1901), la sua opera principale, ripubblicata più volte senza cambiamenti. In essa egli porta la teologia riformata classica in confronto dialettico con i tempi moderni. Quest’opera rimane un punto di riferimento per la teologia riformata classica in Olanda, ma ha anche varcato l’oceano e ha ispirato studiosi in Canada e negli Stati Uniti.
Combatte, nelle sue opere, sia il Pietismo che il Liberalismo. Se il Pietismo tende a separare l’uomo dal peccato e dal mondo, per prepararlo alle benedizioni celesti, il Liberalismo tende a identificare la salvezza con la vocazione terrestre. Bavinck cerca di coniugare la pietà dell’esperienza con l’attenzione per la cultura moderna. L’essenza della fede cristiana consiste, secondo lui, nella creazione da parte del Padre, nella devastazione dovuta al peccato, nella restaurazione attraverso la morte del Figlio di Dio, e nella ricreazione, mediante lo Spirito Santo, nel Regno di Dio. Bavinck, inoltre, si oppone fortemente sia al Pelagianesimo che all’Arminianesimo.
Particolarmente notevole è la formulazione del Bavinck della dottrina dell’ispirazione delle Sacre Scritture. Pur conservando e valorizzando come fondamentale la dottrina dell’ispirazione plenaria delle Sacre Scritture, autentica Parola di Dio, per spiegarla egli introduce il concetto di ispirazione organica5, nel quale egli tiene in debita considerazione la personalità, esperienza e contesto storico degli autori biblici, più di quanto aveva fatto fino ad allora la dogmatica tradizionale conservatrice. Ugualmente importante è l’accento che egli pone sul fatto che l’intera Bibbia è ispirata dallo Spirito Santo (theopneustos). Ecco perché le Sacre Scritture, egli afferma, sono lo strumento principe dello Spirito Santo nell’impartire la fede e la nuova nascita.
Nella sua dottrina della creazione, Bavinck si oppone all’evoluzionismo, che discute in modo esteso. La fede cristiana, egli afferma, inoltre, non introduce affatto un elemento nuovo nell’ambito della creazione, ma rinnova il cosmo stesso, corrotto dal peccato.
Bavinck contribuisce ad affinare la riflessione teologica sulla grazia comune, dichiarando che da essa procede tutto quello che c’è di buono e vero che noi vediamo nell’uomo incredulo. C’è un desiderio per la verità, per la virtù e per l’amore tra genitori e figli. In tutto ciò che concerne la vita terrena, l’uomo è ancora capace di fare tante cose buone. Il peccato è una potenza, un principio che è penetrato in profondità in tutte le sfere della vita umana – esso avrebbe, se lasciato libero di agire, devastato e distrutto ogni cosa. Dio, però, ha posto un limite con la sua grazia. Attraverso la sua grazia comune egli ha limitato il peccato nel suo lavoro disintegrante e distruttivo. Tuttavia, essa non è sufficiente. Essa influenza, ma non cambia; limita, ma non lo conquista.
Egli promuove la dottrina dell’elezione rifiutandosi di operare una scelta fra i concetti classici, nella teologia calvinista posteriore alla Riforma, di supralapsarianismo ed infralapsarianismo6. Entrambi, infatti, sono insufficienti a spiegare l’elezione divina, perché la decisione di Dio non conosce un ordine specifico. Insieme essi formano il piano eterno di Dio, in cui non c’è né un “prima”, né un “dopo”.
Nella sua orazione di rettore Modernisme en orthodoxie (1911), Bavinck sostiene con forza l’esistenza di Dio e la rivelazione continua e riconoscibile, e questo contro l’ala agnostica della teologia liberale, rendendolo un militante oppositore del modernismo.
Nelle Stone Lectures a Princeton (1908), Wijsbegeerte der Openbaring, filosofia della rivelazione, in cui tenta una sintesi fra grandi pensatori come Agostino, Schleiermacher e Kant, Bavinck vuole provare che la fede cristiana non si oppone alla cultura moderna, ma solo al rifiuto del soprannaturale da parte della cultura moderna.
Soprattutto, Bavinck è un teologo del tutto biblico – egli sistematizza la verità cristiana sempre guidato dalla Bibbia. Un suo biografo scrive: “Proprio come Calvino raccoglieva i suoi pensieri dalla Scrittura, così Bavinck pescava sempre dalla Bibbia le sue idee, e, nella loro sistematizzazione, era guidato sempre dalla Scrittura” (Landwehr).
Egli rimane uno dei principali apologeti della fede riformata denunciando costantemente due minacce insite nella fede riformata: ortodossia formale e pietà evasiva7. Particolarmente rilevante è la necessità che egli sostiene che la chiesa cristiana sia coinvolta nel mondo e non si ritiri in un pietismo settario:
“Noi non potremmo mai essere una setta. Non vogliamo esserne una e non possiamo esserne una, se non negando il carattere assoluto della verità. Senza dubbio è vero che il Regno dei cieli non è di questo mondo, ma esige che tutto in questo mondo lo serva. E’ esclusivo e geloso, e non tollererà in alcun regno di questo indipendente e neutrale accanto a sé. Naturalmente, sarebbe molto più facile abbandonare questo mondo a sé stesso, e cercare la nostra forza in un quieto ritiro. Un simile riposo, però, non ci è permesso quaggiù. E questo perché ogni creatura è buona, e nulla è da rifiutare, se è ricevuta con riconoscenza, dato che tutte le cose sono santificate dalla Parola di Dio e dalla preghiera, e quindi respingere una qualsiasi creatura, sarebbe ingratitudine verso Dio, una valutazione errata o un sottovalutare la Sua bontà e i Suoi doni. La nostra guerra la dobbiamo combattere solo contro il peccato. Non importa quanto complicato sia questo rapporto, il rapporto in cui in questo tempo siamo posti come confessanti il Cristo, non importa quanto seri, difficili, e virtualmente insormontabili siano i problemi sociali, politici, e specialmente scientifici, sarebbe da parte nostra infedeltà e debolezza se orgogliosamente ci ritirassimo dalla lotta, anche se fosse sotto la guisa di una motivazione cristiana, e respingere la cultura del tempo come demonica” (H. Bavinck).
Al tempo stesso sostiene un verace ottimismo cristiano affermando che “la fede comporta la promessa della sua vittoria sul mondo”.
(Paolo Castellina, ottobre 2004).
Note
[1] Kuyper e Bavinck sono stati storicamente complementari nella rinascita della vitalità calvinista nella vita e pensiero dell’Olanda del 19° secolo. Dogmaticamente e spiritualmente, inoltre, Herman Bavinck, si sentiva congeniale con i teologi americani Charles Hodge e B. B. Warfield che ancora oggi valutiamo fra i più fedeli interpreti della teologia riformata dopo il secolo della Riforma.
[2] "Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi"(Ap. 2:4,5).
[3] LaGereformeerde Kerk,che aveva l’interesse di mantenere pura la tradizione del cristianesimo storico (calvinista) separandosi dalla compromessa Chiesa di Stato olandese ed opponendosi al tentativo dello stato di interferire con essa. In Olanda, la Chiesa riformata [HerformdeKerk] era, infatti, il corpo religioso maggiore, in parte dovuto al riconoscimento da parte dello stato e per il fatto che era tollerante delle differenze dogmatiche. In essa emerse un’ala conservatrice e pietista con il Risveglio (Réveil) degli anni 1820 [Da Costa, Groen Van Prinsterer e altri]. Nel 1834 un piccolo gruppo si separò dalla chiesa ufficiale [l’Afscheidingo “separazione”] L’enfasi maggiore della Chiesa riformata del tempo era sulla “vita” e non sul “dogma” [Scuola di Groningen]. La crescente tensione fra evangelici e modernisti cresceva. Nel 1886 A. Kuyper guida una seconda separazione [laDoleantie,circa 100.000 credenti ortodossi] dalla Chiesa riformata. Dopodiché, i due gruppi separatisti si riunirono nellaGereformeerde Kerk, il secondo gruppo religioso più vasto dell’Olanda.
[4] Fondata nel 1880 da Abraham Kuyper come università calvinista ortodossa, libera dal controllo della chiesa e dello stato.
[5] Il concetto di “ispirazione organica” afferma che la Bibbia venne all’esistenza dalla volontà stessa di Dio che operò sovrintendendo sulle facoltà umane degli autori in modo tale da rendere i loro scritti inerranti e, al tempo stesso, conservando la personalità dei singoli scrittori. Questa è la concezione presentata nei Canoni di Westminster e da studiosi riformati come A. A. Hodge, L. Berkhof, B. M. Palner, W. G. T. Shedd, Abraham Kuyper, Herman Bavinck, Gerrit C. Berkouwer, B. B. Warfield, e C. VanTil. La si ritrova pure in studiosi conservatori non riformati come L. S. Chafer e H. C. Thiessen. Una definizione di ispirazione recita così: “L’ispirazione è quello speciale atto dello Spirito Santo per il quale Egli guidò gli scrittori dei libri delle Sacre Scritture tanto da far si che le loro parole trasmettessero i pensieri che Egli voleva fossero trasmessi, conservassero un rapporto appropriato con gli altri libri ispirati, e fossero resi esenti da errori di fatto o dottrina di giudizio” (Allen McRae). Solo la concezione dell’ispirazione organica rende giustizia alle dirette affermazioni della Bibbia e considera le ovvie differenze d’espressione. Gli altri approcci cercano di conciliarsi con le idee e i presupposti umani. Essi mettono a rischio il concetto di infallibilità biblica, in erranza, e piena autorità divina, oppure negano l’idea di corrispondenza analogica nella rivelazione.
[6] Le due principali posizioni riguardanti l’elezione dopo la morte di Calvino. Discutono dove si possa collocare la caduta nei propositi elettivi di Dio. Il supralapsarianismo (“supra” per prima, “lapso” per caduta) afferma che Dio decretò sia l’elezione che la riprovazione da ogni eternità, senza considerare i meriti o i demeriti delle persone. Si differenzia dall’infralapsarianismo (“infra” sta per “dopo”) che sostiene che Dio, nella predestinazione, aveva in vista l’umanità peccatrice, nel contesto della quale elesse un certo numero a salvezza, passando oltre agli altri. L’oggetto della predestinazione, nel supralapsarianismo, è il genere umano non ancora creato e quindi non ancora decaduto (homo creabilis et habilis)e nell’infralapsarianismo, il genere umano come già creato e decaduto(creatus et lapsus). Per l’infralapsarianismo, la sequenza temporale: creazione, caduta e salvezza, è anche un ordine logico, mentre per il supralapsarianismo, l’ordine logico e temporale è capovolto. Entrambe le posizioni sono insoddisfacenti, perché la connessione fra caduta ed elezione è imperscrutabile. Il supralapsarianismo pare però più coerente e comprensivo. Vede, infatti, la salvezza come scopo primario di Dio, mentre l’infralapsarianismo è incline a vedere la salvezza come reazione divina al peccato, quasi come una misura di emergenza od un’opera di riparazione redentiva. D’altro canto il supralapsarianismo tende a razionalizzare il peccato ed il male, considerandoli come elementi necessari nei piani di Dio, e, di conseguenza ad accusare Dio di essere l’autore del peccato. Agli occhi dei cattolici, dei luterani e di alcuni teologi riformati, il Dio del supralapsarianismo assume l’aspetto di un demone che arbitrariamente salva alcuni e danna altri, un Dio che crea al fine di condannare. Rendendo incondizionale sia l’elezione che la riprovazione, essa è meno eticamente soddisfacente dell’infralapsarianismo, che rappresenta l’elezione come incondizionata, ma considera la riprovazione come condizionale alla peccaminosità umana.
[7] Si può dire che nel complesso della sua apologetica in favore del cristianesimo riformato scritturale, Bavinck avesse in mente quattro influenze opposte, due interne e due esterne alla fede riformata. Le due influenze esterne erano il moderno liberalismo religioso ed il Cattolicesimo romano. Le due influenze interne una moribonda ortodossia formale da una parte, ed un pietismo evasivo dall’altra.